Che cosa fare a Capodanno? Un viaggio. Un viaggio
indietro nel tempo, nei dodici mesi che ora si concludono, un viaggio a ritroso
tra le gioie e le ferite che si sono impresse nell’anima. Il viaggio, per chi
crede, può trasformarsi in Te Deum, in canto di lode al Signore per i doni
concessi. Per tutti, questo viaggio all’indietro nell’anno trascorso può
diventare occasione di rinascita. Perché tutto questa notte acquista una luce
particolare, perché tutto può essere rivissuto come da un altopiano, con il
distacco necessario e la lucidità conquistata, perché “da lontano tutto è
nitido, da lontano in un attimo il sereno si intravede già, e i temporali si
allontanano”. Non partiamo soli, riempiamo le nostre valigie di testimoni
luminosi, capaci non solo di indicarci la strada giusta, ma di camminare al
nostro fianco.
Blog di Giacomo Bertoni, giornalista e scrittore. Già la Provincia Pavese, Ossigeno per l'informazione, il Ticino, Radio Mater, iFamNews. Qui si parla di giornalismo, giovani, vita, libri, Chiesa e futuro.
sabato 28 dicembre 2019
Cosa fai a Capodanno? Un viaggio
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lunedì 23 dicembre 2019
"Soul": dove rinasce l'Europa
“L’uomo sembra indifferente a Dio, ma nel suo cuore abita
un desiderio che non si può estirpare. Dio è l’Eterno, e nel cuore dell’uomo c’è
sempre il desiderio dell’Eternità.” E ancora: “La vita monastica ha sempre la
capacità di rifiorire, anche nelle circostanze più difficili della storia.” Perché:
“La vita monastica rappresenta Cristo cercato in una vita semplice, fraterna,
di Vangelo vissuto.”
Perle di speranza dall’incontro tra Monica Mondo e due monache trappiste di Vitorchiano, da “Soul” del 22 dicembre. Per prepararci al Natale che viene, per ricostruire l'Europa dalle fondamenta.
Perle di speranza dall’incontro tra Monica Mondo e due monache trappiste di Vitorchiano, da “Soul” del 22 dicembre. Per prepararci al Natale che viene, per ricostruire l'Europa dalle fondamenta.
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mercoledì 18 dicembre 2019
Come prepararsi al Natale?
Che cosa significa “attendere il Natale”? Come possiamo
avvicinarci al Mistero che spalanca la notte del 24 dicembre? Come prepararci
alla venuta di Gesù? Questo tempo di attesa può essere vissuto anche da chi non
ha fede, anche da chi sta attraversando la sua notte oscura? Papa Benedetto
XVI, nella celebrazione dei vespri per l’inizio dell’Avvento del 28 novembre
2009, ha dato risposta a queste e a tante domande che animano il cuore dell’uomo
che si prepara al Natale. Perché ogni cuore vivo prima o poi si scontra con le
grandi domande di senso, e non censurarle significa aprirsi alla speranza.
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lunedì 16 dicembre 2019
Novena di Natale: manca ancora il bonus
Novena di Natale. Lo leggi di sfuggita, tra uno stato
WhatsApp e il quotidiano che rischia di macchiarsi di caffè. Novena di Natale.
Riprendi a sfogliare il giornale e intanto pensi al programma della giornata,
che come sempre è troppo intricato per lasciar intravedere una fine a orari
decenti. Novena di Natale. Ovvero meno 9 giorni al 25 dicembre.
Il tempo non finge comprensione per i tuoi programmi e accelera, sì, accelera: è questo che fa da oggi fino al 24 sera. Con un balzo supersonico ti scaraventa in avanti, e ti trovi nel cuore della festa senza neanche esserti fatto la barba. Il pericolo è qui, sulle spalle, come un avvoltoio: arrivare alla festa senza il vestito bello, senza il regalo. Insomma, per uscire dalla metafora, con il cuore ancora distratto.
Il tempo non finge comprensione per i tuoi programmi e accelera, sì, accelera: è questo che fa da oggi fino al 24 sera. Con un balzo supersonico ti scaraventa in avanti, e ti trovi nel cuore della festa senza neanche esserti fatto la barba. Il pericolo è qui, sulle spalle, come un avvoltoio: arrivare alla festa senza il vestito bello, senza il regalo. Insomma, per uscire dalla metafora, con il cuore ancora distratto.
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venerdì 13 dicembre 2019
C'è posto per me nella Chiesa?
Matrimonio, prete, suora, frate. Ecco gli stati di vita
possibili, ecco i modelli ai quali dobbiamo conformarci. Questa è l’immagine
della Chiesa che solitamente passa, una Chiesa allineata ai valori, più esposti
che vissuti, di una società borghese in crisi (rileggere Svevo oggi è
illuminante). Ma la nostra identità deve passare per forza da un modello? Una
regola di vita è una violenza alla nostra identità? Se siamo unici,
irripetibili, diversi, perché dobbiamo aderire a un modello statico e
universale?
giovedì 12 dicembre 2019
Soul Food: avete mai volato con il cuore?
Poi all’improvviso ti rivedi sul muro del convento di
Santa Maria Incoronata di Canepanova… La prima sera della nuova edizione di “Soul
Food 4 You”, quando sono state proiettate nel chiostro del convento alcune
delle immagini più significative dello scorso anno, è stato ancora più facile
rendersi conto della fortuna. La fortuna di esserci, di far parte di un
progetto nuovo, la fortuna di condividere un’alternativa di senso con altri
giovani inquieti.
Sì, perché è questa la cifra distintiva di Soul Food: l’inquietudine. Semplicemente, tutto è troppo poco. Abbiamo il futuro nelle nostre mani? Abbiamo mille possibilità di scelta? Possiamo cambiare la nostra vita tutte le volte che vogliamo? A noi tutto questo non basta. C’è qualcosa di più, che continuamente sfugge eppure continuamente richiama: il senso. Perché abbiamo il futuro nelle nostre mani? Perché abbiamo mille possibilità di scelta? Perché cambiare tutto?
Sì, perché è questa la cifra distintiva di Soul Food: l’inquietudine. Semplicemente, tutto è troppo poco. Abbiamo il futuro nelle nostre mani? Abbiamo mille possibilità di scelta? Possiamo cambiare la nostra vita tutte le volte che vogliamo? A noi tutto questo non basta. C’è qualcosa di più, che continuamente sfugge eppure continuamente richiama: il senso. Perché abbiamo il futuro nelle nostre mani? Perché abbiamo mille possibilità di scelta? Perché cambiare tutto?
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martedì 10 dicembre 2019
Dov’è finita Milva?
«Ma dov’è finita la tua Milva?». La domanda scoppia così,
all’improvviso, nell’aria gelida di Milano. È la sera di Sant’Ambrogio, manca
poco all’ora di cena. La sosta davanti alla vetrina di una grande libreria
risveglia la curiosità di un amico. Sugli scaffali sono esposti gli ultimi
arrivi: decine e decine di dischi stampati per il Natale. Alcuni nati da
un’ispirazione, altri da un calcolo, alcuni già onnipresenti in radio, altri
invece ancora in attesa di essere scoperti.
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lunedì 9 dicembre 2019
San Siro: l'impronta dei santi nella città degli uomini
La storia di Pavia è costellata di testimoni luminosi:
uomini «che
hanno fatto della loro esistenza un dono d’amore a Dio e agli altri», uomini
che sono «un dono per tutti e generano un bene per tutti, credenti e non
credenti, lasciando una traccia viva nella Chiesa e nella città degli uomini». È ruotata
attorno alle figure di quattro uomini che hanno segnato la storia della città
l’omelia del vescovo Corrado Sanguineti per la solennità di San Siro. Una
celebrazione che ha unito San Siro, patrono della città e della diocesi, San
Riccardo Pampuri, del quale è in corso l’anno giubilare, don Enzo Boschetti,
nel luglio scorso dichiarato “venerabile”, e monsignor Carlo Allorio, vescovo
di Pavia dal 1942 al 1968.
All’inizio del solenne pontificale è stata data
lettura del decreto di venerabilità del Servo di Dio don Enzo Boschetti,
firmato dal cardinal Angelo Becciu e dall’arcivescovo Marcello Bartolucci. «I
testimoni che stanno davanti a noi hanno tratti e cammini originali: San Siro
è il vescovo evangelizzatore che ha posto i fondamenti della nostra Chiesa; San
Riccardo, per la maggior parte della sua vita, è stato un semplice laico
cristiano, medico amato nella campagna di Morimondo, e solo negli ultimi tre
anni di vita è diventato religioso nell’ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli
– ha spiegato il vescovo Corrado durante l’omelia –; don Enzo, come prete, si è
lasciato interpellare da forme nuove di povertà sociale ed esistenziale,
soprattutto nel mondo dei giovani, della Pavia a cavallo tra gli anni Sessanta
e Settanta del secolo scorso, e ha speso la sua vita in un’appassionata opera
educativa, affrontando inizialmente non poche incomprensioni e fatiche; il
vescovo Carlo Allorio, pastore in anni di profondi cambiamenti culturali e
sociali, ha amato con cuore di padre il suo popolo, i suoi sacerdoti, e ha
favorito nuove forme di pastorale, dando impulso al laicato nelle parrocchie,
negli oratori, negli ambienti sportivi e sociali».
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Avvento: assomigliare a Maria
Domenica, Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, sul foglietto della messa era presente una meditazione di mons. Giovanni
D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno. Ve la ripropongo qui, con l’augurio che
possa essere una piccola scintilla di luce per l’Avvento. Una buona lettura per
questi giorni di attesa, di soste silenziose nelle chiese delle nostre città
davanti ai presepi, davanti a un Mistero che cambia il mondo.
venerdì 6 dicembre 2019
Preghiera dei giovani a Maria
non permettere che davanti alle sfide di questo tempo
la nostra esistenza sia soffocata dalla rassegnazione o
dall’impotenza.
Aiutaci a custodire l’attitudine all’ascolto,
grembo nel quale la parola diventa feconda
e ci fa comprendere che nulla è impossibile a Dio.
Maria, Donna premurosa,
destaci dall’indifferenza che ci rende stranieri a noi
stessi.
Donaci la passione che ci educa a cogliere il mistero
dell’altro
e ci pone a servizio della sua crescita. Liberaci
dall’attivismo sterile,
perché il nostro agire scaturisca da Cristo, unico
Maestro.
Maria, Madre dolorosa,
che dopo aver conosciuto l’infinita umiltà di Dio
nel Bambino di Betlemme,
hai provato il dolore straziante di stringerne tra le
braccia
il corpo martoriato,
insegnaci a non disertare i luoghi del dolore;
rendici capaci di attendere con speranza quell’aurora
pasquale
che asciuga le lacrime di chi è nella prova.
Maria, Amante della vita, preserva le nuove generazioni
dalla tristezza e dal disimpegno.
Rendile per tutti noi sentinelle
di quella vita che inizia il giorno in cui ci si apre, ci
si fida e ci si dona.”
Questa preghiera, conosciuta anche come “Preghiera per
l’Educazione”, chiude il documento programmatico della Conferenza episcopale
italiana per il decennio 2010-2020 dedicato alla formazione, dal titolo
“Educare alla vita buona del Vangelo”. È stata recitata al termine della Santa
Messa di Avvento per gli universitari nella chiesa di Santa Maria del Carmine,
a Pavia, il 5 dicembre 2019.
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mercoledì 4 dicembre 2019
Avvento: un tempo per rimanere
“Nelle oasi dell’est ci sono le baccanti che fanno la
festa
le baccanti fanno la festa e s'inebriano col nettare di Bacco
e dentro l’acqua
i capelli scintillanti, i capelli scintillanti.
Silenzioso il sottomarino
lancia i siluri e se ne va
in fondo al mare, in fondo al mare, in fondo al mare.
in fondo al mare, in fondo al mare, in fondo al mare.
Aeromobili da caccia ad ovest
fanno cadere la tempesta atomica.
È un
mistero il mondo intero, sentimento non ne ha più...”
«La città si accende per Natale, i bar si riempiono mentre il sole tramonta, nelle vetrine si specchiano passanti veloci carichi di borse. Voi non avete voglia di scappare? Di fuggire lontano? Solo per qualche giorno, solo per poco. Da bambini queste settimane erano l’attesa per i regali, per il misterioso passaggio di Gesù Bambino e del suo asinello con grandi sacchi pieni di doni per i bimbi buoni. Con il passare degli anni questa costruzione di cristallo ha iniziato a opacizzarsi, a scheggiarsi. (…)». Per il blog di Costanza Miriano, una riflessione sull’Avvento.
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venerdì 29 novembre 2019
Da grande voglio fare...
Ma tu, che cosa vuoi fare da grande? Hai ancora il
coraggio di porti la domanda, una domanda «politicamente scorretta in questo tempo che non ama le scelte»? L’idolo dei nostri anni è
l’indeterminatezza: «Al centro di tutto c’è un ego edonista che vuole
soddisfarsi e che non accetta limitazioni – ha spiegato don Luca Massari nel
nuovo appuntamento con “La quinta direzione” –. La vita è intesa come un foglio
bianco, oppure come un foglio scritto con la penna cancellabile. Ma in questa
indeterminatezza, ad essere precaria diventa la tua storia. In questa
indeterminatezza, in uno scorrere senza una direzione, pesca il consumismo».
Sempre alla ricerca di nuovi burattini infatti, di nuove pedine isolate, grigie, manipolabili e interscambiabili, il consumismo approfitta di una situazione che rischia di essere quella incisa sull’epitaffio tombale di Cyrano de Bergerac, che “in vita sua fu tutto e non fu niente”.
Sempre alla ricerca di nuovi burattini infatti, di nuove pedine isolate, grigie, manipolabili e interscambiabili, il consumismo approfitta di una situazione che rischia di essere quella incisa sull’epitaffio tombale di Cyrano de Bergerac, che “in vita sua fu tutto e non fu niente”.
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lunedì 25 novembre 2019
Ticino: l'esondazione e la resilienza
«Sono i pro e i contro di vivere qui». Così spiega un borghigiano
alla giornalista di SkyTg24. L’acqua del Ticino gli supera le caviglie e corre
dentro al cortile della sua casa, ma lui non sembra darci troppo peso.
Intorno
alla troupe l’attività continua frenetica: la barca della polizia locale si
avvicina alla riva, ne scendono il sindaco Fabrizio Fracassi e il comandante
Flaviano Crocco. «Ci sono case sommerse per oltre un metro – racconta il
sindaco –, è difficile fare previsioni su quello che accadrà nelle prossime ore,
molto dipende dall’acqua che arriva dal Piemonte. Stiamo valutando se chiudere
anche il Ponte Coperto al traffico, ma soprattutto siamo qui, a disposizione
dei pavesi».
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venerdì 22 novembre 2019
"Dobbiamo smettere di usare la vita come un paravento"
Come ogni mattina ci svegliamo, facciamo cose, le
facciamo perché le dobbiamo fare, ma dentro di noi avvertiamo il desiderio
profondo di capire chi siamo, dove stiamo andando, perché siamo nati. Viviamo
gran parte della nostra vita calati nel mondo, procedendo a tentoni, per
tentativi: sarà questa la donna della mia vita? Tento. Sarà questa la facoltà giusta?
Tento. Sarà questo il modo giusto di stare al mondo? Tento. Abbiamo bisogno di
qualcuno che ci apra gli occhi, che ci ricordi il vero motivo per cui vale la
pena tutto.
Questo desiderio è la vocazione: ovunque nasce un uomo o una donna, si porta addosso un desiderio di vocazione, un desiderio di tenere gli occhi aperti sul motivo per cui la sua vita vale la pena. E così il Vangelo di Marco (10,46-52), con il cieco Bartimeo che grida a Gesù, è diventato specchio della nostra vocazione nella catechesi di don Luigi Maria Epicoco, ospite della diocesi di Pavia per la catechesi di Avvento dedicata ai giovani.
Questo desiderio è la vocazione: ovunque nasce un uomo o una donna, si porta addosso un desiderio di vocazione, un desiderio di tenere gli occhi aperti sul motivo per cui la sua vita vale la pena. E così il Vangelo di Marco (10,46-52), con il cieco Bartimeo che grida a Gesù, è diventato specchio della nostra vocazione nella catechesi di don Luigi Maria Epicoco, ospite della diocesi di Pavia per la catechesi di Avvento dedicata ai giovani.
mercoledì 20 novembre 2019
Frozen 2: ecco "Nell'ignoto"
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lunedì 18 novembre 2019
Chiesa e giovani (2): luce nella notte
Chi non ha una preghiera nascosta nel cuore? Chi non ha
una paura che lo blocca, un desiderio che lo anima, una speranza che lo fa
vivere? Chi non ha bisogno di una luce per illuminare la notte? Ci sono
incontri, segni, gesti che parlano al cuore di tutti i giovani di buona
volontà: continua il nostro viaggio “Chiesa e giovani”.
Foto di Rolanas Valionis da Pixabay |
Venerdì 23 ottobre, ore
21.30, Duomo, cupola illuminata. L’appuntamento è di quelli che non si possono
perdere: si replica “Luce nella notte”. L’evento, proposto l’anno scorso grazie
alla collaborazione della pastorale universitaria con i frati Minori, aveva
colpito la movida pavese con la sorpresa di una Cattedrale aperta di notte,
dove qualunque giovane desideroso di pregare, confessarsi, ma anche solo
parlare e confrontarsi era il benvenuto. Anche stavolta siamo stati divisi in
quattro gruppi: chi avrebbe animato la serata con il canto, chi avrebbe girato
le strade della movida per invitare i ragazzi all’evento, chi avrebbe fatto
accoglienza in Cattedrale e chi avrebbe pregato perché questo momento speciale
potesse essere illuminato dallo Spirito Santo.
Scelto per il servizio di accoglienza, ho avuto la fortuna di incontrare per tutta la serata e buona parte della notte la vera Pavia notturna, una Pavia che la parola “movida” non sa descrivere appieno. Il degrado che toglie colore alle vie del centro la notte ferisce il cuore di chi ama Pavia e vorrebbe poterla vivere in serenità sempre, ma sembra impossibile trovare soluzioni. Se è vero che la repressione, le multe ed i controlli non bastano, anche se sarebbe gradito vederne di più, occorre impegnarsi per creare alternative ricche di senso alle serate vuote fatte di alcool e fumo. “Luce nella notte” è stato anche questo.
Scelto per il servizio di accoglienza, ho avuto la fortuna di incontrare per tutta la serata e buona parte della notte la vera Pavia notturna, una Pavia che la parola “movida” non sa descrivere appieno. Il degrado che toglie colore alle vie del centro la notte ferisce il cuore di chi ama Pavia e vorrebbe poterla vivere in serenità sempre, ma sembra impossibile trovare soluzioni. Se è vero che la repressione, le multe ed i controlli non bastano, anche se sarebbe gradito vederne di più, occorre impegnarsi per creare alternative ricche di senso alle serate vuote fatte di alcool e fumo. “Luce nella notte” è stato anche questo.
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venerdì 15 novembre 2019
Esuberi alla Provincia Pavese: non numeri ma persone
Morena, Monica, Elena, Roberta, Gianpiero, Giulio, Monia.
I loro nomi mi sono esplosi nella testa appena ho saputo la decisione di GEDI
di tagliare 121 poligrafici nelle 15 testate del gruppo, 7 di questi a Pavia,
alla Provincia Pavese. Perché dietro a questo numero, 7, dietro a questa
parola, poligrafici, parola forse misteriosa per i non addetti ai lavori, ci
sono volti, voci, sorrisi, lavoro.
Sono i poligrafici che ti accolgono quando entri nella redazione di viale Canton Ticino, sono loro che rispondono al telefono, al 434511, sono le loro voci che danno risposta alle domande dei lettori, che li rassicurano, che li consigliano. I poligrafici sono il primo contatto con la città, sono l’anello di congiunzione fra i lettori e i giornalisti. Loro raccolgono le segnalazioni, fanno le prime verifiche, a volte rassicurano i lettori che si trovano a raccontare una brutta esperienza vissuta. Sono i poligrafici che aiutano a disegnare il giornale, che gli danno forma e colore.
Sono i poligrafici che ti accolgono quando entri nella redazione di viale Canton Ticino, sono loro che rispondono al telefono, al 434511, sono le loro voci che danno risposta alle domande dei lettori, che li rassicurano, che li consigliano. I poligrafici sono il primo contatto con la città, sono l’anello di congiunzione fra i lettori e i giornalisti. Loro raccolgono le segnalazioni, fanno le prime verifiche, a volte rassicurano i lettori che si trovano a raccontare una brutta esperienza vissuta. Sono i poligrafici che aiutano a disegnare il giornale, che gli danno forma e colore.
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"Mai troppo umano": è nella relazione che il dolore si apre alla speranza
Il dolore è oggi
una parola Cenerentola che fugge dal dibattito pubblico, eppure le domande di
senso si fanno sempre più insistenti: perché l’uomo deve soffrire? Perché
esiste il dolore innocente? Cosa possiamo sperare in questa vita? Davanti al
binomio “dolore e speranza” si sono posti Alfonso Pedatzur Arbib, rabbino capo
della comunità ebraica di Milano, Rosanna Virgili, teologa, e Silvana Borutti,
filosofa, nell’aula magna dell’ateneo pavese che è rimasta colma di persone
fino a mezzanotte per la prima conferenza di “Mai troppo umano”. Il dibattito è
stato moderato da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera.
«Il dolore – ha
introdotto il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti – è un fattore scandaloso,
che suscita domande e contestazioni anche contro Dio. Da qui vuole partire il
comitato “Mai troppo umano”, per coinvolgere tutti gli uomini amanti del vero,
credenti e non, per un sano confronto tra le visioni del mondo. In
un’intervista al Corriere Umberto Galimberti pensando ai giovani ha parlato di
angoscia del nichilismo, di assenza di futuro. Eppure in questa angoscia
permane una promessa di bene, permane la domanda: cosa possiamo sperare?». Concentrarsi
sulla propria sofferenza è uno dei problemi più grandi della sofferenza: «Non vedere oltre la
propria sofferenza e concentrarsi solo sul proprio dolore è tradire se stessi –
ha spiegato il rabbino Alfonso Arbib –. Pensiamo al capitolo 28 del libro di
Giobbe: qui, dopo il racconto del mondo che è franato addosso a quest’uomo
giusto, a quest’uomo di fede, c’è la perdita totale della speranza. L’uomo è
consapevole della sofferenza, ed è consapevole che non troverà mai risposte
alla sofferenza. L’intelligenza e la sapienza umana si fermano davanti al
mistero. Eppure improvvisamente Dio interviene, ed offre a Giobbe un quadro più
ampio, gli consente di ridimensionare il suo dolore. E, soprattutto, dopo notti
di dolore e domande, Dio si fa sentire. Uno dei motivi della speranza è essere
in relazione, perché una malattia condivisa è una sofferenza che può aprirsi
alla speranza».
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martedì 12 novembre 2019
Pavia: screening gratuito dei parametri connessi al diabete
Giovedì 14 novembre, Giornata mondiale del diabete, dalle
ore 9 alle 17 saranno allestite in città 4 postazioni per lo screening gratuito
dei parametri “spia” del diabete e del rischio cardiovascolare: glucosio,
colesterolo, trigliceridi e pressione arteriosa. A tutti i cittadini che si
presenteranno agli stand sarà rilasciata una scheda con i valori misurati e con
i consigli per un corretto stile di vita in base all’età. L’iniziativa è stata
presentata ieri in comune (ne scrivo oggi sulla Provincia Pavese) alla presenza
del sindaco Fabrizio Fracassi, dell’assessore ai servizi sociali Anna Zucconi e
del consigliere comunale con delega alla sanità Lidia Decembrino.
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venerdì 8 novembre 2019
Perché l'individualismo ci ruba la speranza
“Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia…”
(“Dilemma”, Giorgio Gaber)
«Voi parlate
tanto dei vostri figli, ma che mondo lasciate loro?». Greta Thunberg compare sul
maxi schermo e attacca i politici, colpevoli di aver creato e di continuare a
promuovere un modello iniquo di società, dove pochi si arricchiscono sulle
spalle di tanti. «Il cuore del messaggio di Greta non è tanto l’ambiente,
quanto un mondo nel quale si sono rotti tutti i legami. Quello fra l’uomo e la
natura, certo, ma prima di tutto quelli fra gli uomini, come il legame
transgenerazionale», commenta don Luca Massari al termine del video.
È giovedì sera, siamo nell’aula magna del seminario vescovile di Pavia. Fuori diluvia: per raggiungere il seminario abbiamo attraversato le viuzze longobarde trasformate in fiumi. Si apre così la seconda serata de “La Quinta Direzione”, il cammino per i giovani che si presenta come: «Un percorso rivolto a chi non si accontenta di cercare seguendo le classiche planimetrie, i quattro punti cardinali che ben descrivono le realtà piatte, senza spessore».
È giovedì sera, siamo nell’aula magna del seminario vescovile di Pavia. Fuori diluvia: per raggiungere il seminario abbiamo attraversato le viuzze longobarde trasformate in fiumi. Si apre così la seconda serata de “La Quinta Direzione”, il cammino per i giovani che si presenta come: «Un percorso rivolto a chi non si accontenta di cercare seguendo le classiche planimetrie, i quattro punti cardinali che ben descrivono le realtà piatte, senza spessore».
Foto di Harut Movsisyan da Pixabay |
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martedì 5 novembre 2019
Accettare il dolore, trovare la speranza
Ci sono scale che sono più faticose di altre, sono più
ripide, sono infinite. Scale alla fine delle quali arrivi senza fiato, con il
cuore in gola. Davanti a te trovi una porta antipanico, in teoria facile da
aprire, in realtà pesante come se dall’altra parte ci fosse la paura a opporsi.
E forse c’è.
Quando si affrontano le scale che si arrampicano lungo i nove piani del Dea, il nuovo padiglione del San Matteo a Pavia, si è investiti da questo vortice di sensazioni, che rallenta il passo e spezza il respiro. Camminando poi nei 65mila metri quadrati della struttura ci si scontra con tante domande: da dove veniamo? A cosa tendiamo? Chi o cosa è in grado di garantirci la felicità? Cos’è il male? Perché esiste la sofferenza? Siamo liberi?
E proprio su questi interrogativi vuole riflettere il nuovo gruppo di studio nato da un’alleanza fra la diocesi di Pavia, l’ateneo pavese e l’Irccs policlinico San Matteo.
Quando si affrontano le scale che si arrampicano lungo i nove piani del Dea, il nuovo padiglione del San Matteo a Pavia, si è investiti da questo vortice di sensazioni, che rallenta il passo e spezza il respiro. Camminando poi nei 65mila metri quadrati della struttura ci si scontra con tante domande: da dove veniamo? A cosa tendiamo? Chi o cosa è in grado di garantirci la felicità? Cos’è il male? Perché esiste la sofferenza? Siamo liberi?
E proprio su questi interrogativi vuole riflettere il nuovo gruppo di studio nato da un’alleanza fra la diocesi di Pavia, l’ateneo pavese e l’Irccs policlinico San Matteo.
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lunedì 4 novembre 2019
Chiesa e giovani (1): come essere felici?
Ma io sono davvero felice? Cosa penso della mia vita? Gli
amici che ho accanto mi aiutano a volare? Gli studi che ho scelto sono il mio
sogno o il frutto di un calcolo? Che senso hanno le mie serate in discoteca?
Cosa mi regala quel cocktail in più? Dove vanno a finire i pensieri che
nascondo sotto apericena, palestra e smartphone? Ci sono domande, a volte
sommerse a volte dirompenti, che nascono e prendono dimora nel cuore dei
giovani. Domande alle quali molte sirene cercano di dare risposta, offrendo scorciatoie,
slogan ciclostilati in proprio e compromessi in cambio di follower.
La Chiesa da sempre offre ristoro all’inquietudine dell’uomo, e lo fa anche attraverso proposte pensate apposta per i giovani, proposte che prendono vita nelle singole diocesi. Nelle prossime settimane vorrei riproporvi alcune esperienze, cresciute nella vivace diocesi di Pavia, come stimolo e spunto di riflessione per condividere bellezza. Partiamo oggi dalla sera del 12 aprile 2014: siamo in piazza del Carmine insieme a tantissimi giovani…
La Chiesa da sempre offre ristoro all’inquietudine dell’uomo, e lo fa anche attraverso proposte pensate apposta per i giovani, proposte che prendono vita nelle singole diocesi. Nelle prossime settimane vorrei riproporvi alcune esperienze, cresciute nella vivace diocesi di Pavia, come stimolo e spunto di riflessione per condividere bellezza. Partiamo oggi dalla sera del 12 aprile 2014: siamo in piazza del Carmine insieme a tantissimi giovani…
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Noi giovani desideriamo
ardentemente la felicità. Riconosciamo il valore della serenità, della
saggezza, della pace interiore, ma la nostra ricerca più frenetica è volta alla
felicità. Lo potete leggere nei nostri occhi, lo potete scoprire scavando nei
nostri discorsi, a volte sciocchi a volte importanti, osservandoci per le
strade di Pavia. Spesso crediamo di trovare la felicità nel non avere problemi,
in una buona situazione economica, nell’incontro con una persona che ci ami. A
volte scopriamo che non ci basta, a volte rischiamo addirittura di perderci per
strade pericolose, inutili, e tutto per la felicità. Con questo bagaglio di
aspettative ci siamo ritrovati sabato 12 aprile in piazza del Carmine per
l’inizio della “Veglia delle palme. I giovani in preghiera col Vescovo”.
sabato 2 novembre 2019
La "solidarietà soprannaturale" di papa Paolo VI
«Regna tra gli uomini, per arcano e benigno mistero della divina
volontà, una solidarietà soprannaturale, per cui il peccato di uno nuoce anche
agli altri, così come la santità di uno apporta beneficio agli altri». Così
scriveva papa Paolo VI, nella costituzione apostolica “Indulgentiarum doctrina”,
il 1° gennaio del 1967.
Sono parole da rileggere in questi giorni di visite ai cimiteri, giorni durante i quali è anche possibile lucrare l’indulgenza plenaria per i defunti: «Cristo, infatti, "il quale non commise peccato", "patì per noi", "fu ferito per le nostre iniquità, schiacciato per i nostri delitti... per le sue piaghe siamo stati guariti". Seguendo le orme di Cristo, i fedeli cristiani sempre si sono sforzati di aiutarsi vicendevolmente nella via che va al Padre celeste, mediante la preghiera, lo scambio di beni spirituali e la espiazione penitenziale; più erano animati dal fervore della carità tanto maggiormente imitavano Cristo sofferente, portando la propria croce in espiazione dei propri e degli altrui peccati, persuasi di poter aiutare i loro fratelli presso Dio, Padre delle misericordie, a conseguire la propria salvezza.
È questo l’antichissimo dogma della comunione dei santi, mediante il quale la vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona».
Sono parole da rileggere in questi giorni di visite ai cimiteri, giorni durante i quali è anche possibile lucrare l’indulgenza plenaria per i defunti: «Cristo, infatti, "il quale non commise peccato", "patì per noi", "fu ferito per le nostre iniquità, schiacciato per i nostri delitti... per le sue piaghe siamo stati guariti". Seguendo le orme di Cristo, i fedeli cristiani sempre si sono sforzati di aiutarsi vicendevolmente nella via che va al Padre celeste, mediante la preghiera, lo scambio di beni spirituali e la espiazione penitenziale; più erano animati dal fervore della carità tanto maggiormente imitavano Cristo sofferente, portando la propria croce in espiazione dei propri e degli altrui peccati, persuasi di poter aiutare i loro fratelli presso Dio, Padre delle misericordie, a conseguire la propria salvezza.
È questo l’antichissimo dogma della comunione dei santi, mediante il quale la vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona».
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venerdì 1 novembre 2019
Carlotta Nobile: la vita vale la pena sempre
Come si può mantenere lo sguardo fiducioso e incantato di
fronte alla diagnosi “melanoma al quarto stadio con metastasi”? Come si fa a
continuare a vivere, a sorridere, a suonare, senza gridare ogni istante contro
gli altri e contro Dio il proprio dolore? La terribile diagnosi piomba nella
vita di Carlotta Nobile il 5 ottobre del 2011.
Carlotta ha solo 22 anni, ma ha già ottenuto un diploma al conservatorio e la maturità classica, ha girato l’Europa con i più grandi maestri di violino, si sta laureando in storia dell’arte e ha scritto due libri. La prima reazione è la rabbia: perché a me? Perché questo errore del destino? Perché il cancro dopo tutti i miei sforzi per realizzare bene la mia vita?
Carlotta ha solo 22 anni, ma ha già ottenuto un diploma al conservatorio e la maturità classica, ha girato l’Europa con i più grandi maestri di violino, si sta laureando in storia dell’arte e ha scritto due libri. La prima reazione è la rabbia: perché a me? Perché questo errore del destino? Perché il cancro dopo tutti i miei sforzi per realizzare bene la mia vita?
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giovedì 31 ottobre 2019
2 novembre: quando l'assenza si fa presenza
L’assenza è un macigno. Quando muore una persona cara si
crea un piccolo strappo nel cuore, mentre sul petto si appoggia un grande peso,
spesso superiore alle nostre forze. A volte, proprio insostenibile. Siamo
schiacciati dalla perdita e a nulla servono le frasi “vedrai, col tempo…”. No,
il tempo non cura nulla, il tempo anestetizza i sintomi, ma lo strappo nel
cuore rimane aperto, vivo.
Da quella ferita è possibile vedere il ribollire della nostra coscienza, strapazzata dai rimorsi e dai rimpianti. Per quel giorno che non sono stato abbastanza presente, per quella sera che mi è scappata una parola cattiva che non pensavo, per tutto quello che avrei potuto fare e non ho fatto. Non ho fatto in tempo, perché il tempo all’improvviso ha iniziato a correre, molto più veloce del solito, e “sorella morte” ti ha portato via. Non sono riuscito a vederla, non sono riuscito a fermarla, non ho potuto tenerla fuori dalla tua stanza. Non sono arrivato in tempo.
È con questo carico di pensieri che si passa davanti al cimitero, e spesso è proprio questo carico di pensieri che blocca, che ci impedisce di entrarvi.
Da quella ferita è possibile vedere il ribollire della nostra coscienza, strapazzata dai rimorsi e dai rimpianti. Per quel giorno che non sono stato abbastanza presente, per quella sera che mi è scappata una parola cattiva che non pensavo, per tutto quello che avrei potuto fare e non ho fatto. Non ho fatto in tempo, perché il tempo all’improvviso ha iniziato a correre, molto più veloce del solito, e “sorella morte” ti ha portato via. Non sono riuscito a vederla, non sono riuscito a fermarla, non ho potuto tenerla fuori dalla tua stanza. Non sono arrivato in tempo.
È con questo carico di pensieri che si passa davanti al cimitero, e spesso è proprio questo carico di pensieri che blocca, che ci impedisce di entrarvi.
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lunedì 28 ottobre 2019
Una luce nella notte di Halloween
Mai come
quest’anno Halloween si fa sentire. Da almeno una settimana nelle panetterie ci
sono biscotti a forma di ragno, fantasma e zucca, nei bar ragnatele finte
corrono lungo il bancone, in un grande vivaio ho trovato addirittura una
riproduzione della morte (con scheletro, mantello, cappuccio nero e falce),
accanto alla cassa. Halloween o legge di bilancio? Mi è rimasto il dubbio.
Cari amici del parco di Giacomo, ho chiesto a don Donato Vicini, sacerdote ambrosiano e voce di Radio Mater, di fare un tagliando alla nostra bussola per questi giorni così particolari.
Cari amici del parco di Giacomo, ho chiesto a don Donato Vicini, sacerdote ambrosiano e voce di Radio Mater, di fare un tagliando alla nostra bussola per questi giorni così particolari.
Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay |
Halloween si espande, anche sul calendario, ma
da dove nasce questa insistenza sulla notte? Come si spiega questa pervasività
del volto oscuro di Halloween? «Da un lato c’è l’attrazione del proibito –
spiega don Donato Vicini –, come quando la mamma ci diceva “non aprire quella
scatola lì”, e il nostro primo pensiero era scoprire cosa ci fosse dentro. Il
proibito però non soddisfa mai in pieno l’uomo, dunque bisogna alzare
l’asticella sempre più in alto.
Va poi detto che, quando togli la luce, avanzano le tenebre. Se non proponi più i modelli belli e luminosi, se non presenti più la bellezza della fede, avanza il buio. Non rimangono spazi vuoti, non esistono spazi neutri fra Dio e il diavolo. Halloween inoltre è un grande business, e l’idea di vederci tutti come consumatori manipolabili è da sempre affascinante per i potenti di turno».
Va poi detto che, quando togli la luce, avanzano le tenebre. Se non proponi più i modelli belli e luminosi, se non presenti più la bellezza della fede, avanza il buio. Non rimangono spazi vuoti, non esistono spazi neutri fra Dio e il diavolo. Halloween inoltre è un grande business, e l’idea di vederci tutti come consumatori manipolabili è da sempre affascinante per i potenti di turno».
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sabato 26 ottobre 2019
"Sradicati": i cittadini globali e il mito della società aperta
“Un nuovo ordine mondiale economico e politico non funziona
se non c’è un rinnovamento spirituale, se non possiamo avvicinarci di nuovo a
Dio.”
(Benedetto XVI, omelia, 6 gennaio 2007)
La nuova presidente della Commissione
europea, Ursula Von der Leyen, nel suo discorso programmatico da candidata alla
presidenza aveva annunciato, fra l’altro, che triplicherà i fondi destinati a
Erasmus, il programma di mobilità studentesca della Ue. Un dettaglio, forse.
Oppure un'indicazione precisa per spingere ancora di più su di un certo modello
di cittadino europeo? Tanti giovani beneficiano del programma di mobilità
studentesca, ma oltre alle opportunità ci sono tante criticità. «È un programma
ideologico volto a produrre persone sradicate e conformiste, attraverso anche
l’industria del divertimento e dello sballo», dice il giovane storico Paolo
Borgognone al Timone. Di fronte a fenomeni complessi come il cosiddetto
globalismo, ricordiamo che popolo e nazione sono realtà che fanno parte della
dimensione naturale della persona. Pensare di fabbricare a tavolino una terra
dei padri è utopia, scrive Stefano Fontana. Questo e molto altro sul numero di
ottobre del Timone.
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venerdì 25 ottobre 2019
Il cammino di San Colombano per riscoprire la dimensione spirituale dell'uomo
«L’uomo deve scoprire di essere amato, al di fuori di questo
disegno l’uomo è un fallito». Possiamo definire eufemisticamente “diretto e
inaspettato” l’intervento di don Siro Cobianchi, responsabile dell’Ufficio beni
culturali ecclesiastici della diocesi di Pavia, a “Il cammino di San Colombano
in Europa”, convegno organizzato dalla Camera di Commercio di Pavia per
presentare l’itinerario ormai pronto a candidarsi per l’approvazione al
Consiglio d’Europa (ne scrivo sulla Provincia Pavese di domani).
L’attesa era quella per un saluto istituzionale, nel quale sarebbe stato portato l’augurio di buon lavoro del vescovo Corrado, assente giustificato. Bisogna premettere una cosa: per noi giornalisti, che arriviamo a seguire anche quattro convegni, seminari e conferenze stampa al giorno, il momento dei saluti istituzionali non è proprio l’apice dell’attenzione. Di solito insomma, salvo curiose eccezioni, la notizia non la si trova nei saluti.
In realtà, don Siro Cobianchi ha volato molto alto: «Nel 525 a Pavia moriva San Severino Boezio, il grande filosofo che ha segnato il pensiero cristiano dei secoli successivi. Mentre Severino moriva, Colombano nasceva. E si trovava davanti un’Europa confusa, ferita da una cultura pagana pervasiva».
L’attesa era quella per un saluto istituzionale, nel quale sarebbe stato portato l’augurio di buon lavoro del vescovo Corrado, assente giustificato. Bisogna premettere una cosa: per noi giornalisti, che arriviamo a seguire anche quattro convegni, seminari e conferenze stampa al giorno, il momento dei saluti istituzionali non è proprio l’apice dell’attenzione. Di solito insomma, salvo curiose eccezioni, la notizia non la si trova nei saluti.
In realtà, don Siro Cobianchi ha volato molto alto: «Nel 525 a Pavia moriva San Severino Boezio, il grande filosofo che ha segnato il pensiero cristiano dei secoli successivi. Mentre Severino moriva, Colombano nasceva. E si trovava davanti un’Europa confusa, ferita da una cultura pagana pervasiva».
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mercoledì 23 ottobre 2019
Bambini in ospedale: l'idea di Maugeri Pavia
Una cucina in miniatura completa di tutti gli accessori,
tavoli per disegnare, pouf colorati e tanti libri pieni di favole. Superata la
grande porta a vetri sembra quasi di non essere più in un ospedale, ma nella
sala bambini di una biblioteca.
Succede all’Irccs Maugeri di Pavia dove, grazie a una vera e propria rete di solidarietà e creatività, da oggi è presente un’area a misura di bambini e ragazzi. Siamo nella hall dell’istituto pavese, in via Salvatore Maugeri 4: il via vai di persone è costante e caotico. Medici, infermieri, pazienti, personale del 118. Qualcuno aspetta gli esiti di una visita, qualcuno muove i primi passi incerti incontro ai parenti, qualcuno in silenzio spera.
Come portare un bambino qui dentro a trovare un genitore, un nonno, un parente ricoverato? Come proteggerlo dagli stimoli acustici, visivi e olfattivi che parlano di medicine, dolore, sofferenza? Una cosa però è certa: il bambino non può perdere il contatto con il suo famigliare ricoverato. La vicinanza, l’incontro, i momenti trascorsi insieme nonostante la malattia sono fondamentali per entrambi. Forse, anche questi sono parte della cura.
Succede all’Irccs Maugeri di Pavia dove, grazie a una vera e propria rete di solidarietà e creatività, da oggi è presente un’area a misura di bambini e ragazzi. Siamo nella hall dell’istituto pavese, in via Salvatore Maugeri 4: il via vai di persone è costante e caotico. Medici, infermieri, pazienti, personale del 118. Qualcuno aspetta gli esiti di una visita, qualcuno muove i primi passi incerti incontro ai parenti, qualcuno in silenzio spera.
Come portare un bambino qui dentro a trovare un genitore, un nonno, un parente ricoverato? Come proteggerlo dagli stimoli acustici, visivi e olfattivi che parlano di medicine, dolore, sofferenza? Una cosa però è certa: il bambino non può perdere il contatto con il suo famigliare ricoverato. La vicinanza, l’incontro, i momenti trascorsi insieme nonostante la malattia sono fondamentali per entrambi. Forse, anche questi sono parte della cura.
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lunedì 21 ottobre 2019
Weekend a Firenze: perdersi per ritrovarsi
“Quando sento che mi prende la depressione, torno a
Firenze a guardare la cupola del Brunelleschi: se il genio dell’uomo è arrivato
a tanto, allora anche io posso e devo provare a creare, agire, vivere.” (Franco
Zeffirelli)
Proprio non riuscivo a capire Firenze. Non trovavo la chiave per
andare oltre le immagini da cartolina. Non capivo dove fosse Firenze nei
marciapiedi sporchi, spesso maleodoranti. Non capivo dove fosse Firenze in un
turismo di rapina, che invade le vie sgomitando, calpestando passanti e lapidi.
Non capivo dove fosse Firenze nel fiume di persone che fotografano all’impazzata senza neanche guardare le opere d’arte disseminate ovunque. Non lo capivo mentre giravo guardando Maps sullo smartphone, preoccupato di raggiungere tutti i monumenti più importanti nei pochi giorni a disposizione.
Non capivo dove fosse Firenze nel fiume di persone che fotografano all’impazzata senza neanche guardare le opere d’arte disseminate ovunque. Non lo capivo mentre giravo guardando Maps sullo smartphone, preoccupato di raggiungere tutti i monumenti più importanti nei pochi giorni a disposizione.
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mercoledì 16 ottobre 2019
Cara Milva, ci manchi
La nostalgia potrebbe prendere il sopravvento. In un
turbinio di ricordi, melodie, atmosfere che certamente non torneranno più,
rimane la memoria. Memoria di una chioma rossa, che avanza superba sul
palcoscenico catalizzando l'attenzione. Memoria di una voce, che cresce
vibrando dalle più profonde armonie e riempie il teatro. Memoria di uno
sguardo, che anticipa storie e sentimenti. Ogni esibizione un viaggio, ogni
canzone una storia, ogni nota un assaggio di perfezione.
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lunedì 14 ottobre 2019
Lettera da una professoressa
«Miei cari ragazzi,
ho predisposto un volumetto con i
vostri lavori più belli, che non sempre siamo riusciti a leggere in classe. C’è
anche il racconto di Valentina e una “cosina” che avevo scritto qualche tempo
fa, e che vi dedico, pensando al periodo impegnativo e meraviglioso dell’adolescenza
che state vivendo.
È un’idea per lasciarvi un ricordo del tempo passato
insieme: abbiamo lavorato, vi ho sempre trovati curiosi, entusiasti,
disponibili e, se posso dire, contenta, che ho la fortuna di fare il lavoro
(per me) più bello del mondo, lo devo a studenti come voi, oltre che,
naturalmente, alle “cose meravigliose” che altri hanno scritto per noi.
Ci
sarebbe stato ancora moltissimo da leggere e gustare insieme! Però vi dico
anche che un po’ v’invidio, perché avete ancora tanto da conoscere: i Russi, i
Francesi, i Sudamericani…! Un libro ti aiuta a fuggire da te stesso, quando ne
hai bisogno (come dice Pennac), ed è anche il modo più formidabile per
rientrarvi, riuscendo a capirsi un po’ di più (come dice Proust).
Grazie di
tutto.
Buona fortuna per tutto quello che desiderate.
Un abbraccio:
Chiara
Gramegna».
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domenica 13 ottobre 2019
"Exit", hotel fantasma in provincia di Pavia
Ogni volta che si passa davanti a un edifico abbandonato,
la curiosità prende il controllo e fa rallentare il passo, fino a fermarlo. Quei
muri scrostati, quelle finestre mosse dal vento, quell’edera che
prepotentemente cerca di prendere il sopravvento sui mattoni: tutto sembra
immobile, eppure non è così. Se parliamo di grandi alberghi fantasma poi,
sembra che lì la vita si sia fermata da poche ore, da pochi giorni. Le cucine
sono silenziose, attrezzate, pronte a sfornare delizie. Le camere arredate, con
la carta da parati che ancora riscalda le pareti, conservano decine di storie
dei loro ospiti passati, tutte da raccontare.
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sabato 12 ottobre 2019
Sant'Alessandro Sauli, come un gelso piantato nel mare
Come un gelso che cresce piantato in mezzo al mare, come il
miracolo di una vita che fiorisce anche nei luoghi più inospitali. È risuonata
più volte in cattedrale questa immagine durante la messa per la festa di sant’Alessandro
Sauli: «Gesù è capace di far fiorire una vita dove noi non siamo neanche capaci
di immaginare – ha spiegato don Luigi Pedrini, vicario generale della diocesi
di Pavia –. E il primo miracolo che scopriamo ripercorrendo la storia di
sant’Alessandro è proprio la sua vita, la vita di un giovane aristocratico che,
conquistato da Cristo, si spoglia di tutti i privilegi che gli avrebbero
garantito una vita sicura, comoda, agiata, per mettersi a servizio dei fratelli».
giovedì 10 ottobre 2019
"Il Giornalino": ritrovare un vecchio amico di carta
“Cara Billa, mi sai dire quando uscirà il seguito del
film La maledizione della prima luna? Mi puoi pubblicare una foto di Jack
Sparrow?”. Così scrive Anna’93, via sms, sul Giornalino del 16 luglio 2006. Nella
pagina accanto si annuncia “Sul prossimo numero del Giornalino, il mega poster
dei magnifici tre: Rupert Grint, Daniel Radcliffe, Emma Watson”.
Erano gli anni di Harry Potter, gli anni delle corse in libreria alla ricerca dell’ultimo capitolo di una saga che ha segnato la fantasia della mia generazione. L’amicizia, la ricerca della verità, la lotta tra il bene e il male, lotta che diventa quasi opprimente quando il male occupa tutti i posti di potere e confonde le coscienze. Harry, Ron, Hermione, Silente, la professoressa Minerva McGranitt e noi, che ci sentivamo spesso una balbettante bambocciona banda di babbuini.
Erano gli anni di Harry Potter, gli anni delle corse in libreria alla ricerca dell’ultimo capitolo di una saga che ha segnato la fantasia della mia generazione. L’amicizia, la ricerca della verità, la lotta tra il bene e il male, lotta che diventa quasi opprimente quando il male occupa tutti i posti di potere e confonde le coscienze. Harry, Ron, Hermione, Silente, la professoressa Minerva McGranitt e noi, che ci sentivamo spesso una balbettante bambocciona banda di babbuini.
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mercoledì 9 ottobre 2019
Truffe: come difendersi
Non si apre la porta agli sconosciuti, non si fanno
accomodare in casa propria gli sconosciuti, non ci si ferma per strada a
parlare con gli sconosciuti, non si consegnano soldi agli sconosciuti. Forse potrebbe bastare questo a evitare molte
truffe, spesso perpetrate ai danni di anziani soli, ma vale la pena fare un po’
il punto della situazione.
Ho partecipato per “la Provincia Pavese” al convegno “Più sicuri insieme”, organizzato da Confartigianato Persone in collaborazione con il ministero dell’Interno, e mi è stato chiesto di rilanciare questa campagna sicurezza per gli anziani anche sui miei canali. Lo faccio con piacere, perché questo argomento ci tocca tutti.
Ho partecipato per “la Provincia Pavese” al convegno “Più sicuri insieme”, organizzato da Confartigianato Persone in collaborazione con il ministero dell’Interno, e mi è stato chiesto di rilanciare questa campagna sicurezza per gli anziani anche sui miei canali. Lo faccio con piacere, perché questo argomento ci tocca tutti.
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lunedì 7 ottobre 2019
Quando giocavamo con le macchinine
Sono ancora lì, nel grande scatolone colorato, chiuse da
anni eppure ancora pronte a rombare fuori. Grandi, piccole, medie. Da
collezione o da poco più di mille lire. Perfette riproduzioni in scala di
modelli esistenti o strani prototipi futuristici. Sono le macchinine! Quanti
pomeriggi abbiamo passato a giocarci? A volte con i compagni di classe, a volte
sequestrando i nonni e costringendoli a rispettare le (nostre) infinite regole
del gioco.
Perché, osservando la scena dall’esterno, magari dalla porta della cameretta, un adulto poteva vedere un bambino seduto a terra davanti al suo letto, intento a spingere una o più macchinine. In realtà il bambino non era davanti al letto, ma dentro a una metropoli fatta di grattacieli, strade trafficate, pedoni, fantasmagorici uffici dove andare a fare fantastici lavori. E ogni modello di macchinina aveva la sua perfetta collocazione.
Per attraversare la nostra città immaginaria, per esempio, le automobiline ideali erano quelle piccole, magari dotate di ammortizzatori, così da rendere più realistiche le frenate e le ripartenze ai semafori, e di portiere apribili, perché bisognava pur scendere per fare le commissioni. Il massimo era unire le macchinine ai tappeti con disegnate strade, aiuole, case, supermercati e sensi unici.
Perché, osservando la scena dall’esterno, magari dalla porta della cameretta, un adulto poteva vedere un bambino seduto a terra davanti al suo letto, intento a spingere una o più macchinine. In realtà il bambino non era davanti al letto, ma dentro a una metropoli fatta di grattacieli, strade trafficate, pedoni, fantasmagorici uffici dove andare a fare fantastici lavori. E ogni modello di macchinina aveva la sua perfetta collocazione.
Per attraversare la nostra città immaginaria, per esempio, le automobiline ideali erano quelle piccole, magari dotate di ammortizzatori, così da rendere più realistiche le frenate e le ripartenze ai semafori, e di portiere apribili, perché bisognava pur scendere per fare le commissioni. Il massimo era unire le macchinine ai tappeti con disegnate strade, aiuole, case, supermercati e sensi unici.
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sabato 5 ottobre 2019
Francesco va', ripara la mia Chiesa
La fede cristiana come l’avventura di un amore che
afferra l’esistenza e la trasforma. È questa la prospettiva che ancora oggi San
Francesco ci invita a considerare per misurare il nostro rapporto con Cristo.
Ed è questo l’invito che il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, ha
rivolto ai fedeli durante l’omelia per la solennità di San Francesco, celebrata
nella basilica di Santa Maria Incoronata di Canepanova.
«Per Francesco – ha spiegato il vescovo Corrado –, amare Cristo è amare una persona viva e presente, che si è data per noi, che si è caricata i nostri peccati sul legno della croce e ha lavato la nostra sporcizia con il suo sangue».
«Per Francesco – ha spiegato il vescovo Corrado –, amare Cristo è amare una persona viva e presente, che si è data per noi, che si è caricata i nostri peccati sul legno della croce e ha lavato la nostra sporcizia con il suo sangue».
Questo incontro vivo e luminoso stravolge il quotidiano, sveglia dal torpore la coscienza: «San Francesco sarebbe a disagio di fronte a un cristianesimo esangue, ridotto alla difesa di valori, per quanto importanti, come la pace, la cura dell’ambiente, la causa dei poveri – ha ricordato monsignor Sanguineti –. Stiamo attenti al nuovo “moralismo” che tende a rendere accettabile la Chiesa nel consesso del mondo moderno, a condizione che si limiti a diventare una buona agenzia educativa che propugna e difende alcuni valori facilmente condivisibili. Alcuni. Per altri, come la purezza, la castità, il pudore, la custodia e la difesa della vita nascente o morente, non c’è molto spazio».
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venerdì 4 ottobre 2019
Avere cura dell'umano per salvare il Creato
«Da uno dei ponti sospesi che collegano la torre A e la
torre B del Mondino è possibile vedere le grandi sagome della Maugeri e del
Dea. Siamo quasi sul tetto della Fondazione Mondino Istituto Neurologico
Nazionale di Pavia: immerse nel verde, le due strutture si stagliano nel cielo
azzurro di questo giovedì mattina, indifferenti al forte vento che sembra
volermi spingere lontano. Tre centri d’eccellenza, centinaia di dipendenti,
migliaia di pazienti. (…)». Per il blog di Costanza Miriano, una riflessione nata sul ponte più alto della Fondazione Mondino.
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