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sabato 2 novembre 2019

La "solidarietà soprannaturale" di papa Paolo VI

«Regna tra gli uomini, per arcano e benigno mistero della divina volontà, una solidarietà soprannaturale, per cui il peccato di uno nuoce anche agli altri, così come la santità di uno apporta beneficio agli altri». Così scriveva papa Paolo VI, nella costituzione apostolica “Indulgentiarum doctrina”, il 1° gennaio del 1967. 

Sono parole da rileggere in questi giorni di visite ai cimiteri, giorni durante i quali è anche possibile lucrare l’indulgenza plenaria per i defunti: «Cristo, infatti, "il quale non commise peccato", "patì per noi", "fu ferito per le nostre iniquità, schiacciato per i nostri delitti... per le sue piaghe siamo stati guariti". Seguendo le orme di Cristo, i fedeli cristiani sempre si sono sforzati di aiutarsi vicendevolmente nella via che va al Padre celeste, mediante la preghiera, lo scambio di beni spirituali e la espiazione penitenziale; più erano animati dal fervore della carità tanto maggiormente imitavano Cristo sofferente, portando la propria croce in espiazione dei propri e degli altrui peccati, persuasi di poter aiutare i loro fratelli presso Dio, Padre delle misericordie, a conseguire la propria salvezza. 

È questo l’antichissimo dogma della comunione dei santi, mediante il quale la vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona».

Una foto del cimitero monumentale di Pavia dal Famedio nel giorno della Commemorazione dei fedeli defunti

giovedì 31 ottobre 2019

2 novembre: quando l'assenza si fa presenza

L’assenza è un macigno. Quando muore una persona cara si crea un piccolo strappo nel cuore, mentre sul petto si appoggia un grande peso, spesso superiore alle nostre forze. A volte, proprio insostenibile. Siamo schiacciati dalla perdita e a nulla servono le frasi “vedrai, col tempo…”. No, il tempo non cura nulla, il tempo anestetizza i sintomi, ma lo strappo nel cuore rimane aperto, vivo.

Da quella ferita è possibile vedere il ribollire della nostra coscienza, strapazzata dai rimorsi e dai rimpianti. Per quel giorno che non sono stato abbastanza presente, per quella sera che mi è scappata una parola cattiva che non pensavo, per tutto quello che avrei potuto fare e non ho fatto. Non ho fatto in tempo, perché il tempo all’improvviso ha iniziato a correre, molto più veloce del solito, e “sorella morte” ti ha portato via. Non sono riuscito a vederla, non sono riuscito a fermarla, non ho potuto tenerla fuori dalla tua stanza. Non sono arrivato in tempo.

È con questo carico di pensieri che si passa davanti al cimitero, e spesso è proprio questo carico di pensieri che blocca, che ci impedisce di entrarvi. 

Scultura con due innamorati posta su una tomba nel cimitero delle Porte Sante, basilica di San Miniato al Monte, Firenze

sabato 3 novembre 2018

"Morte dov'è la tua vittoria?"

E ancora, come ogni anno, la tradizionale processione dei ceri nella Messa della sera per la Commemorazione dei defunti. All’altare si porta un cero con il nome della persona cara morta durante l’anno, e ogni piccola fiamma arderà, una dopo l’altra, durante il nuovo anno liturgico accanto al Santissimo. Tanti nomi, tante storie, tanti incontri. 
La vita del quartiere passa anche da qui, dalla croce, segno della più grande sofferenza e della più grande speranza. «Sulla cappella del cimitero del mio paesello c’è una scritta, “Resurrecturis” – ha ricordato don Antonio Lecchi, parroco del San Luigi Orione –, è una perifrastica attiva che indica un’azione imminente, “a coloro che stanno per risorgere”. Questa sera siamo qui per fare memoria, non solo per ricordare un passato, ma per celebrarlo nell’attesa della risurrezione»
I 64 ceri sono stati portati davanti all’altare mentre il coro cantava a piena voce “Cristo è risorto veramente alleluia”. Ritorna alla mente una frase pronunciata da don Antonio dopo la processione di due anni fa: «Tanti ceri formano una croce. E noi sacerdoti siamo qui. Piangiamo con voi, crediamo con voi, speriamo con voi»

giovedì 2 novembre 2017

Tutti i Santi: "Festa di luce e di speranza"

“Carissimi fratelli e sorelle,
Siamo agli inizi del mese di novembre, mese che la Chiesa dedica, in modo particolare, al ricordo e alla preghiera per i nostri fratelli defunti: potrebbe sembrare un tempo velato di tristezza, perché il pensiero dei nostri cari, che non sono più tra noi, ci fa percepire la fragilità e la precarietà della nostra esistenza. La stessa natura, nei colori autunnali, nello spettacolo delle foglie che ingialliscono e cadono, sembra ricordarci questa condizione mortale, da sempre cantata ed espressa dai poeti: «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie», così scriveva il nostro grande Giuseppe Ungaretti.

Eppure, ci fa bene sostare sul mistero della morte, prendere di nuovo contatto con la verità della nostra condizione umana, andare a visitare le tombe dei nostri cari in questi giorni, proprio in un tempo nel quale, da una parte, si vive, si pensa e si agisce, come se la morte non ci fosse, o come se tutta la vita fosse qui, negli anni che ci sono donati sotto questo cielo; d’altra parte, ci sono tentativi di esorcizzare la morte, di ridurla a uno “spettacolo” – in fondo il triste rito di Halloween, con i suoi aspetti banali o inquietanti, è un modo per non essere seri e leali di fronte alla morte e per non interrogarci sul senso della nostra vita e sul nostro destino totale – o si coltivano sogni di raggiungere una condizione di vita illimitata, sogni che possono diventare incubi!

Ora, è bello che la Chiesa ci faccia entrare in questo mese, attraverso il “portale” della festa di oggi, Solennità di Tutti i Santi, perché è una festa piena di luce e di speranza, e ci permette di andare oltre il velo di malinconia, che la morte sembra portare con sé.

Testimonianza su Chiara Corbella in Carmine a Pavia

Festa di luce e di speranza, perché parlare di santità significa riscoprire la grandezza e la bellezza del nostro destino di creature, volute e amate da Dio, chiamate a partecipare alla sua vita e alla sua gioia: i santi sono tutti coloro che ci hanno preceduto nel pellegrinaggio dell’esistenza, in questo tempo di prova, nel quale decidiamo di noi stessi di fronte a Dio, e che ora vivono, per sempre, nell’abbraccio del Padre, del Figlio e dello Spirito, nell’intensità, per noi inimmaginabile, di un eterno presente, immerso nella luce e nella beatitudine. Con il linguaggio semplice della fede, i Santi sono la Chiesa che vive la gioia del Paradiso, e come ricordava Papa Francesco: «Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un giardino incantato. Il paradiso è l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la misericordia e la felicità; senza di Lui c’è il freddo e la tenebra» (Udienza generale, mercoledì 25/10/2017).

Celebrare la solennità di Tutti i Santi è ritrovare il senso della nostra vita: siamo stati chiamati all’esistenza, non per caso, fragili esseri, gettati nel tempo, scintille che appaiono e poi scompaiono, inghiottite dal buio del nulla! Ma Dio ci ha pensati, ci ha voluti, ci ha tratti dal nulla, per essere suoi figli, suoi familiari, partecipi di una vita che non ha fine, che non è il prolungamento indefinito di questa esistenza, segnata da tanti limiti, ma è una vita nuova, che supera ogni immaginazione e ogni desiderio. Come diceva il Catechismo di San Pio X, «siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio e goderlo nell’altra vita».

giovedì 3 novembre 2016

2 novembre: Commemorazione dei Defunti

Al termine della Santa Messa, abbiamo portato all’altare un cero per i nostri cari defunti in questo anno. Tanti nomi, tante storie, tanti incontri. Che grande conforto sentire l’abbraccio della comunità, condividere il dolore e la speranza. Come ha detto il nostro don Antonio: “Tanti ceri formano una croce. E noi sacerdoti siamo qui. Piangiamo con voi, crediamo con voi, speriamo con voi.” 

Croce con i ceri per la Commemorazione dei fedeli defunti

"La liturgia ci invita a condividere il gaudio celeste dei santi, ad assaporarne la gioia. I santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero, verso la quale la liturgia ci esorta oggi a levare lo sguardo. In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina. Della gran parte di essi non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio." (Papa Benedetto XVI, 01/11/2006)