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sabato 6 marzo 2021

Boomer vs. Achille Lauro 1 - 0

Fa discutere, come da copione, l’ultimo “quadro” di Achille Lauro, realizzato sul palco dell’Ariston per la serata di venerdì del 71° Festival di Sanremo. 

A incendiare gli animi social il bacio fra Lauro e Boss Doms, un bacio in realtà già visto nella precedente edizione del Festival. Colpo di grazia per lo spettatore medio di Rai 1, "boomer per antonomasia"? Forse no. 

Achille Lauro

giovedì 4 marzo 2021

Metti una sera... Con Morricone e Milva

«Con questo titolo da me deciso ho voluto onorare le qualità di Milva come cantante e come interprete». Si apre così la nota di retrocopertina di “Dedicato a Milva da Ennio Morricone”. È il 1972, la Dischi Ricordi pubblica in Italia, Belgio, Germania, Austria e Giappone un album sorprendente, nato dalla stima che il maestro Morricone prova per Milva. Un album composto da 12 brani scelti, arrangiati e prodotti direttamente dal grande compositore. 

Da riscoprire oggi, dopo il triplice omaggio che il Festival di Sanremo ha reso al maestro con l’esecuzione del tema di “Il buono, il brutto e il cattivo”, con il trombettista Nello Salza, di “Metti una sera a cena”, con la direzione di Andrea Morricone e di “In your love”, con Il Volo. 

Ennio Morricone e Milva

lunedì 1 marzo 2021

Milva e la memoria (che non c'è)

«Esiste un'artista, che si chiama Milva, che nella sua lunga carriera è passata dalla canzone popolare al Teatro di Giorgio Strehler, toccando la musica di Battiato, di Morricone, di Astor Piazzolla, le canzoni dei grandi compositori greci, francesi, tedeschi e tantissime altre cose, portando una testimonianza di immenso talento italiano in tutto il mondo. Un'artista di tale spessore non merita uno speciale televisivo?». 

Non ha dubbi Peppe Barra, cantante e attore teatrale, che si unisce all’appello di Renato Zero e Diego Della Palma affinché la televisione italiana dedichi uno speciale a Milva. Ma può uno speciale in tv curare l’italica smemoratezza? 

Milva teatro

sabato 27 febbraio 2021

Milva oggi è libera

«Ingiustamente dimenticata», l’ha definita Renato Zero. «Noi italiani non coltiviamo la memoria», ha aggiunto Diego Della Palma. Da dieci anni la cantante Milva si è ritirata dalle scene e la televisione italiana si è presto dimenticata di lei. Eppure, la Rossa continua a sorprendere il proprio pubblico. Ecco la storia che la tv non può raccontare. 

Dov’è finita Milva? Cosa fa oggi la Rossa? Come sta la pantera di Goro? Sono passati dieci anni da quando la cantante ha annunciato il ritiro dalle scene con un'intensa lettera indirizzata al proprio pubblico. In quel messaggio, intitolato semplicemente “Grazie”, è condensato il saluto al palcoscenico dell’ultima diva dal fascino mitteleuropeo. Un saluto sofferto, segnato dalla malattia, eppure sorprendentemente sereno. Un saluto superbo (nell’accezione evocata da Alda Merini), eppure affettuoso e sincero. 

Oggi Milva «aspetta all’angolo come Marlene», con la consapevolezza di chi ha donato tutto il proprio talento, scoprendo così la libertà. La libertà di fare un passo indietro, fuori dal fascio di luce dell’occhio di bue, la libertà di non dover a tutti i costi occupare uno spazio pubblico per affermare la propria realizzazione. 

Milva oggi

martedì 16 febbraio 2021

Canzoni contro il grigiore da isolamento

«Non ce la faccio più. È un anno che non lavoro, non vedo mia figlia, non vedo mia madre anziana. Non vivo più e sono stanco. Ora basta». Qualche settimana fa, pubblicando su Twitter il link all’articolo “Isolamento e depressione, una rassegna stampa”, sono stato sommerso da messaggi come questo. Grida silenziose che non riescono a conquistare spazio sui più importanti quotidiani, eppure ci sono, eppure sono segnali d’allarme che non possono essere ignorati. 

Grazie alla collega Letizia Davoli e ad Alessandro Mella, che sono intervenuti sotto al tweet, abbiamo cercato di dare una risposta a tutti gli utenti. Due parole, due chiacchiere anche leggere, un accenno di quella umanità che manca da troppo tempo ormai. 

Giradischi

venerdì 12 febbraio 2021

Una Rossa di troppo

«Noemi è matura per diventare almeno la “prima rossa” della canzone italica (exaequo con la Mannoia)» (dalle pagelle di Avvenire, 11 febbraio 2021). No Massimiliano Castellani, no Avvenire. Premessa: si comprende bene la fretta, si comprende bene la pressione nel preparare le pagelle insieme a decine di giornali concorrenti. 

Si comprende anche la dimenticanza, in fondo chi di noi non sbaglia mai nulla? Io ho conosciuto una volta un collega che non sbagliava mai un articolo: non ne scriveva. Però ci sono scivoloni dai quali vale la pena risollevarsi presto. Di Rossa la canzone italica ne ha già una. 

Milva Sanremo

mercoledì 20 gennaio 2021

Il 27 gennaio l'amore crea

«Nel cuore di madre il sorriso del bimbo non si cancella, nel cuore, anime bianche nel cielo non vi scordate, per quanto sia il male non vi scordate»: così recita “Allodole”, uno dei brani più intensi de "La variante di Luneburg", fabula in musica con Milva e Walter Mramor ispirata all’omonimo romanzo di Paolo Maurensig. Dopo la deportazione, le torture, l’annientamento, addirittura dopo la morte, c’è qualcosa in grado di sbaragliare tutte le carte in tavola. C’è qualcosa che non muore, che non si cancella. 

Perché celebrare ancora oggi, nel 2021, la Giornata della Memoria? Per questa inaspettata rivelazione, visibile anche a chi non crede, cantata anche in un’opera laica come "La variante di Luneburg". Avvicinarsi all’Olocausto, seppur attraverso articoli di giornale, documentari e opere teatrali, consente di toccare con mano un’assurda verità: dove abbonda l’orrore, sovrabbonda l’amore. 

Memoriale Olocausto

venerdì 15 gennaio 2021

Giornata della Memoria 2021

Mercoledì 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, pietra d’inciampo nel calendario per risvegliare la coscienza intorpidita dalla quotidianità. Era proprio il 27 gennaio, del 1945, quando si aprirono per la prima volta i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz, nei pressi di Oświęcim, in Polonia. L’orrore uscì fuori e percorse le strade del mondo come un grido silenzioso ma straziante. Non si poteva più fingere, non si poteva più voltare lo sguardo in un’altra direzione. 

L’inferno era riuscito a rompere la crosta terrestre e aveva mostrato parte del proprio volto. Un volto violento, come i calci dei fucili sbattuti sui volti inermi dei prigionieri, e un volto cinico, come la banalità del male dei funzionari, dei lavoratori che hanno svolto i loro compiti ogni giorno, portando a fine mese a casa un pane che grondava sangue innocente. 

Auschwitz rotaie treno

domenica 10 gennaio 2021

Il disco più bello del mondo

Se provate a chiedere a Google quale sia il disco più bello del mondo, il motore di ricerca vi propone la lista dei 500 migliori album stilata da Rolling Stone. In questa lunga lista, pubblicata per la prima volta dalla rivista statunitense nel 2003, e successivamente aggiornata, non sono presenti ad oggi dischi italiani. Se chiedete quale sia il disco italiano più bello del mondo, Google vi propone invece la lista dei 100 migliori album italiani, pubblicata il 30 gennaio 2012 da Rolling Stone Italia. Stuzzicare ulteriormente Google è inutile: dischi italiani belli ci sono, ma non bisogna pretendere troppo che entrino in classifiche internazionali. 

Si sa, per entrare in queste liste dorate non basta pubblicare un album straordinario, è necessario anche scalare le classifiche, perché qui si certificano canzoni che hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo, canzoni che hanno raccontato o influenzato la cultura e l’opinione pubblica di un Paese, canzoni fischiettate su migliaia di biciclette o cantate coralmente negli stadi o urlate durante oceaniche manifestazioni di protesta. E tutto questo è impensabile se un disco vende poche migliaia di copie. 

Dischi

domenica 22 novembre 2020

Giuni Russo e Milva, il duetto impossibile

Sono le prove a fare la differenza. Sono quei momenti rubati da una telecamera quasi nascosta, quando ancora il teatro o il palazzetto o la piazza sono vuoti, a certificare la differenza fra l’artista e altro. Perché sì, bando al politicamente corretto: non tutti sono artisti. Non tutto ciò che viene proposto da un palco è arte. 

Ciò non significa imbrigliare le emozioni, queste vanno dove vogliono e non fanno differenza fra tormentone estivo costruito a tavolino e poesia trasformata in musica dal più grande compositore. Però è giusto riconoscere per cosa si è pagato il biglietto. 

Giuni Russo foto

lunedì 24 agosto 2020

Milva, tu come mai non senti nostalgia?

La borsa del Piccolo Teatro è ancora lì. In un angolo nascosto e protetto dell’armadio. Al suo interno, i biglietti autografati della Variante di Luneburg e il programma dello spettacolo. Oltre al DVD “Milva canta Brecht”. Sembra una settimana fa, invece tutto risale alla sera del 22 marzo 2011. 

E «tutto mi ricorda» l’incontro nei camerini, al termine della rappresentazione, «con le mani un po’ tremanti» che porgevano un piccolo dono di Pavia e una copia con dedica di “Toppy, un moscerino dal cuore grande”. Lo sguardo divertito, sorpreso eppure attento e curioso. Le battute sui dolci pavesi e sul libro di favole. La chioma raccolta ma sempre protagonista. La stanchezza che spariva nell’incontro con il pubblico.  

I manifesti fuori dal teatro Arena del Sole di Bologna per l'ultimo spettacolo di Milva

mercoledì 27 maggio 2020

La solitudine dopo l'isolamento

«Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio». (Benedetto XVI)  

Qualcuno è rimasto solo. Qualcuno ha perso il lavoro. Qualcuno ha perso se stesso. Finalmente muoviamo i primi passi fuori casa: il lockdown è finito, ma lo spettacolo che troviamo nelle nostre strade non è quello che ci aspettavamo. Non tutto si è congelato, rimanendo così protetto dallo scorrere del tempo. Ci sono saracinesche che forse non si alzeranno più, ci sono volti che non incontreremo più, e ci sono sorrisi che non riconosciamo. La ripartenza, la rinascita, la Fase 3. Belle parole che faticano a diventare realtà. 

Immagine di una donna in riva al mare circondata da gabbiani in volo

martedì 19 maggio 2020

12 anni di favole

Leggere, in fondo, non vuol dire altro che creare un piccolo giardino all’interno della nostra memoria. Ogni bel libro porta qualche elemento, un’aiuola, un viale, una panchina sulla quale riposarsi quando si è stanchi. Anno dopo anno, lettura dopo lettura, il giardino si trasforma in parco e, in questo parco, può capitare di trovarci qualcun altro.” (Susanna Tamaro) 

Immagine presentazione Giacomo Bertoni Festival Borghi&Valli2009

giovedì 30 aprile 2020

Isolamento con Milva: l'aria sa già di musica

«Il Piccolo Teatro, queste tavole consunte anche dalle mie scarpe, dai miei passi, sono tra le cose che ho amato di più nella mia vita». Cosa significa tornare dove tutto ha avuto inizio? E cosa si prova a farlo dopo oltre 50 anni di carriera?

C’è tutto questo e molto altro nel flusso di parole e ricordi che Milva regala a Pino Strabioli e ai telespettatori in questa intervista, realizzata nel 2009 per il programma “Cominciamo Bene Prima”, su Rai3. Intervista che oggi, non senza azzardo, proviamo a immergere nel silenzio carico di attese della quarantena.

Il disco Milva canta Merini al Castello visconteo di Pavia

mercoledì 4 marzo 2020

“Lives not worth living”, an expression to be banned

«How to live Holocaust Remembrance Day well? Remembering the night of humanity in the death camps. But those white souls in the sky ask us for a solemn commitment to keep watch, like sentinels in the morning, so that hatred for man does not return. Even when hatred is called love, even when truth is called a lie, even when darkness has found servants in the world of politics, information, perhaps even in unthinkable places».

Immagine Memoriale dell'Olocausto in ricordo dei campi di sterminio nazisti

domenica 19 gennaio 2020

Milva: frammenti di una storia da riscoprire

«Io non voglio parlare di carriera ma di lavoro: il mio è un lavoro che va avanti, è uno studio che va approfondito, come in tutte le attività. Credo che un grande professore, un medico, non si fermi dopo aver operato due o tre volte, va avanti e cerca di fare sempre meglio. E così è il mio lavoro. Sono molto rigida con me stessa, non mi accontento delle cose appena acquisite, voglio fare meglio. E si può sempre fare meglio». 

Così si racconta Milva nella grande hall di un hotel a Salonicco, ospite di “Storie con sette note”, un programma della televisione greca. È l’ottobre del 1997, e la Rossa è in Grecia per presentare il suo recital, “Milva canta un nuovo Brecht”, con la regia di Giorgio Strehler. 

Milva canta un medley di successi ospite di una tv tedesca

martedì 10 dicembre 2019

Dov’è finita Milva?

«Ma dov’è finita la tua Milva?». La domanda scoppia così, all’improvviso, nell’aria gelida di Milano. È la sera di Sant’Ambrogio, manca poco all’ora di cena. La sosta davanti alla vetrina di una grande libreria risveglia la curiosità di un amico. Sugli scaffali sono esposti gli ultimi arrivi: decine e decine di dischi stampati per il Natale. Alcuni nati da un’ispirazione, altri da un calcolo, alcuni già onnipresenti in radio, altri invece ancora in attesa di essere scoperti. 

Milva ascolta il disco di Mina Fossati fotografata dalla sua assistente Edith Meier

venerdì 11 gennaio 2019

Milva canta Merini: un album da riscoprire

Come in tempi di dame e cavalieri, in tempi di castelli e signori, in tempi di oscuri nemici e grandi battaglie. C’è un respiro medievale nell’incontro di violino, viola, violoncello e mandolino, in quel sapore antico che gli archi regalano ai brani di “Milva canta Merini”.

Sono le parole della grande poetessa italiana del Novecento, sono le musiche di Giovanni Nuti, è la voce di Milva: questo album, da ascoltare ad occhi chiusi, fin dalle prime note rivela un sentiero sconosciuto, che attira indietro nel tempo.

Il disco Milva canta Merini fotografato al Castello Visconteo di Pavia

«Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta», sono le parole manifesto di un’intera vita di lucida follia. Alda Merini è stata una poetessa, è stata un’artista, perché ha saputo intravedere nelle pieghe del reale il vero. E lo ha raccontato al mondo con la forza della poesia, con la sua arte più sincera. Forse la rugiada che fa brillare l’erba al mattino è il pianto di Proserpina?

Certo ci sono assonanze e vibrazioni che sfuggono all’occhio umano, occhio che, se staccato dall’anima, non è più capace di cogliere la ricchezza. E l’anima di Alda era troppo sensibile e irrequieta per non lasciarsi toccare, afferrare, spintonare e ferire dalla vita.

giovedì 27 dicembre 2018

Ci sarà la ristampa della discografia di Milva nel 2019?

Dopo cinquantadue anni di ininterrotta attività, migliaia di concerti e spettacoli teatrali sui palcoscenici di una buona metà del pianeta, dopo un centinaio di album incisi in almeno sette lingue diverse, ho deciso di mettere un punto fermo alla mia carriera di interprete dal vivo: una carriera che credo grande e unica, non solo come cantante ma come attrice ed esecutrice musicale e teatrale, prediletta da registi e compositori della statura di Giorgio Strehler e Astor Piazzolla, Franco Battiato e Vangelis, Luciano Berio ed Ennio Morricone; oltre che complice privilegiata di scrittori e poeti come Alda Merini, Paolo Maurensig, Giorgio Faletti, ai cui testi ho offerto la mia voce. 

In tutti questi anni, la mia prima cura, preoccupazione e desiderio è stata quella di garantire al pubblico dei tantissimi teatri in cui ho avuto l’onore di esibirmi, dalla Scala al Piccolo Teatro di Milano dallo Châtelet all’Opéra di Parigi e dallo Schauspielhaus di Zurigo alla Konzerhaus di Berlino, dal Concertgebouv di Amsterdam alla Suntory Hall a Tokyo, la più alta qualità dell’interpretazione e dell’esecuzione musicale: e quindi la massima precisione tecnica e vocale ma anche l’intensità emozionale, la partecipazione di tutta me stessa. 

Ritengo che proprio questa speciale combinazione di capacità, versatilità e passione sia stato il mio dono più prezioso e memorabile al pubblico e alla musica che ho interpretato e per quello voglio essere ricordata. Oggi questa magica e difficile combinazione forse non mi è più accessibile: per questo, dato qualche sbalzo di pressione, una sciatalgia a volte assai dolorosa, qualche affanno metabolico; e, soprattutto, dati gli inevitabili veli che l’età dispiega sia sulle corde vocali sia sulla prontezza di riflessi, l’energia e la capacità di resistenza e di fatica, ho deciso di abbandonare definitivamente le scene e fare un passo indietro in direzione della sala d’incisione, da dove posso continuare ad offrire ancora un contributo pregevole e sofisticato. 

Fra pochi giorni, alla fine di settembre, sarà disponibile il mio nuovo cd “Non conosco nessun Patrizio”, composto e prodotto da Franco Battiato. 

Saluto con affetto e riconoscenza il mio adorato pubblico di Italia, Germania, Svizzera, Austria, Giappone, Francia, Grecia, Spagna, Argentina, Polonia, Olanda, Corea, Croazia, Slovenia, Russia, Stati Uniti, che mi ha seguita e amata

Grazie, Milva

Milva durante un concerto

Sono passati quasi nove anni da questa lettera di congedo e continua incessante la desertificazione del panorama musicale contemporaneo. In un mix di corsa al ribasso e di appiattimento delle differenze, l’offerta si fa sempre più ricca di nomi eppure sempre più povera di idee. 

Dov’è finita la “magica e difficile combinazione di capacità, versatilità e passione”? L’idea insomma che salire su un palco sia prima di tutto un dare. Dare al pubblico il risultato di un talento innato, di anni di studio e di passione bruciante. L’interprete è qualcuno che prende la canzone di un autore e la traduce: dandole vita, la rende accessibile. Dunque, oggi più che mai, AAA interpreti cercasi. 

martedì 11 dicembre 2018

La magia di Venezia si svela di notte

Visitare Venezia non è come visitare una qualsiasi città piena d’arte e di storia. Visitare Venezia è entrare in una dimensione parallela che non è passato glorioso, non è Roma insomma, ma non è neanche futuro vertiginoso, non è dunque Milano. E no, non basta lo zampettare incessante di migliaia di turisti distratti per essere presente laborioso. Il tempo a Venezia si è fermato, e il momento migliore per rendersene conto è dalle 22 in poi.

Venezia e la magia della notte

Il flusso di gente con smartphone e videocamere costantemente accese si placa, i negozi sono ormai chiusi e i lampioni diffondono un tenuo chiarore, appena sufficiente a vedere dove si mettono i piedi. Lungo le calli dai contorni sfumati per la foschia si incrociano persone dai volti nascosti dall’oscurità, s’odono echi di passi dei quali non si comprende l’origine, si intravedono passare lente barche silenziose, che sfiorano mura scrostate dall’umidità.

Foto Venezia al tramonto