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lunedì 1 giugno 2020

Le Sante Spine sono ancora la festa di Pavia

Una festa delle Sante Spine diversa, in un duomo che si riempie a fatica di fedeli, tutti ben distanziati. È dal 1499 che la cattedrale di Pavia custodisce tre spine che provengono dalla croce di Cristo, e da secoli la città, nel lunedì dopo Pentecoste, si ritrova nel suo duomo per rendere omaggio alle Sante Spine. 

Il segno è la processione che attraversa le strade del centro storico, una processione che raccoglie migliaia di pavesi e che è guidata dalla grande cupola illuminata, come una stella polare nella notte. Quest’anno, per la prima volta, niente di tutto questo è possibile. Ci si ritrova così in duomo, rispettando distanze e norme igieniche. 

Immagine della festa delle Sante Spine nel duomo di Pavia

domenica 29 marzo 2020

Una lampada davanti a San Siro contro l'epidemia da coronavirus

Una lampada accesa davanti all’altare di San Siro, come simbolo di una città in preghiera davanti alla pandemia. Una luce in questa Quaresima che assomiglia sempre di più a una traversata del deserto.

Lampada davanti all'urna di San Siro per l'epidemia

domenica 8 marzo 2020

Supplica alla Madonna del vescovo Corrado

Il vescovo Corrado Sanguineti ha composto una preghiera, una supplica alla Madonna per chiedere protezione e liberazione dalle malattie e dalle calamità. Invita tutti i fedeli a recitarla nelle proprie case ogni sera alle 21. Di seguito, il testo della supplica alla Vergine Maria.

Cappella dell'Immacolata nel duomo di Pavia

O Vergine Santa, dolce madre Maria,
nella nostra terra d’Italia sei invocata con tanti titoli e nomi,
che da secoli esprimono l’affetto del nostro popolo:
tu, madre di Cristo e madre della Chiesa,
sei sempre pronta ad ascoltare e a soccorrere i tuoi figli.
I nostri padri tante volte si sono rivolti a te, con fiducia,
nelle fatiche e nelle prove della vita,
invocando il tuo aiuto e la tua protezione davanti a malattie e calamità.
Anche noi ora, in questi giorni di trepidazione,
veniamo a te e ti chiediamo di allontanare dai nostri paesi e dalle nostre città,
l’epidemia e il male che ci minacciano.
Sostieni Maria i malati e gli anziani, le persone più fragili,
sii presente con il tuo amore materno nelle famiglie,
infondi coraggio e fortezza negli operatori sanitari,
tutti dediti alla cura degli infermi,
ottieni il dono della vera sapienza ai governanti,
mantieni nella concordia le comunità.
Intercedi presso tuo Figlio Gesù e ottieni da Lui
giorni sereni, lieti e operosi,
vissuti con fede, speranza e carità.
Con tutto il cuore ti ripetiamo:
O Madonna, tu sei la nostra fiducia e la nostra sicurezza!
“Mater mea, fiducia mea!”
Amen


Pavia, domenica 8 marzo 2020


   + Corrado vescovo

domenica 23 febbraio 2020

Coronavirus: messaggio del vescovo Corrado Sanguineti

(Di seguito, il messaggio del vescovo Corrado Sanguineti a tutti i fedeli e i sacerdoti della Diocesi di Pavia)

Carissimi fedeli e cari confratelli nel sacerdozio,
Con questo messaggio intendo offrire alcune indicazioni che ci aiutino a vivere la situazione che si sta creando, anche nel territorio della nostra Diocesi, per l’infezione virale del “Coronavirus”.
Ovviamente, siamo tenuti a osservare le disposizioni emanate e aggiornate dalle competenti Autorità che hanno lo scopo di fronteggiare la diffusione del virus, evitando allarmismi esagerati e la crescita di un clima sociale di sfiducia e di paura.
Dovendo purtroppo sospendere, fino a nuova indicazione, la celebrazione delle sante Messe, dispongo che le chiese rimangano aperte, per la preghiera personale dei fedeli, e chiedo che anche nei giorni feriali, i sacerdoti celebrino la Messa quotidiana, a porte chiuse, pregando a nome di tutta la comunità, segnalando con il suono della campane che l’Eucaristia è offerta per i vivi e i defunti: anche se non possiamo celebrare pubblicamente, non deve venire meno la preghiera liturgica che per noi sacerdoti è appuntamento quotidiano di vita ed è sorgente inesauribile di grazia per tutto il popolo di Dio. I sacerdoti mantengano i contatti con i fedeli, e non manchino di continuare la loro presenza presso i malati e gli anziani nelle case e nelle strutture di accoglienza.

Piazza duomo e la facciata della cattedrale di Pavia

lunedì 9 dicembre 2019

San Siro: l'impronta dei santi nella città degli uomini

La storia di Pavia è costellata di testimoni luminosi: uomini «che hanno fatto della loro esistenza un dono d’amore a Dio e agli altri», uomini che sono «un dono per tutti e generano un bene per tutti, credenti e non credenti, lasciando una traccia viva nella Chiesa e nella città degli uomini». È ruotata attorno alle figure di quattro uomini che hanno segnato la storia della città l’omelia del vescovo Corrado Sanguineti per la solennità di San Siro. Una celebrazione che ha unito San Siro, patrono della città e della diocesi, San Riccardo Pampuri, del quale è in corso l’anno giubilare, don Enzo Boschetti, nel luglio scorso dichiarato “venerabile”, e monsignor Carlo Allorio, vescovo di Pavia dal 1942 al 1968.

L'altare di San Siro nel duomo di Pavia

All’inizio del solenne pontificale è stata data lettura del decreto di venerabilità del Servo di Dio don Enzo Boschetti, firmato dal cardinal Angelo Becciu e dall’arcivescovo Marcello Bartolucci. «I testimoni che stanno davanti a noi hanno tratti e cammini originali: San Siro è il vescovo evangelizzatore che ha posto i fondamenti della nostra Chiesa; San Riccardo, per la maggior parte della sua vita, è stato un semplice laico cristiano, medico amato nella campagna di Morimondo, e solo negli ultimi tre anni di vita è diventato religioso nell’ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli – ha spiegato il vescovo Corrado durante l’omelia –; don Enzo, come prete, si è lasciato interpellare da forme nuove di povertà sociale ed esistenziale, soprattutto nel mondo dei giovani, della Pavia a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, e ha speso la sua vita in un’appassionata opera educativa, affrontando inizialmente non poche incomprensioni e fatiche; il vescovo Carlo Allorio, pastore in anni di profondi cambiamenti culturali e sociali, ha amato con cuore di padre il suo popolo, i suoi sacerdoti, e ha favorito nuove forme di pastorale, dando impulso al laicato nelle parrocchie, negli oratori, negli ambienti sportivi e sociali». 

Il vescovo Corrado sul pulpito del duomo per l'omelia

lunedì 18 novembre 2019

Chiesa e giovani (2): luce nella notte

Chi non ha una preghiera nascosta nel cuore? Chi non ha una paura che lo blocca, un desiderio che lo anima, una speranza che lo fa vivere? Chi non ha bisogno di una luce per illuminare la notte? Ci sono incontri, segni, gesti che parlano al cuore di tutti i giovani di buona volontà: continua il nostro viaggio “Chiesa e giovani”. 

Lo skyline di Firenze, di notte, è segnato dalla grande cupola del Brunelleschi illuminata
Foto di Rolanas Valionis da Pixabay

Venerdì 23 ottobre, ore 21.30, Duomo, cupola illuminata. L’appuntamento è di quelli che non si possono perdere: si replica “Luce nella notte”. L’evento, proposto l’anno scorso grazie alla collaborazione della pastorale universitaria con i frati Minori, aveva colpito la movida pavese con la sorpresa di una Cattedrale aperta di notte, dove qualunque giovane desideroso di pregare, confessarsi, ma anche solo parlare e confrontarsi era il benvenuto. Anche stavolta siamo stati divisi in quattro gruppi: chi avrebbe animato la serata con il canto, chi avrebbe girato le strade della movida per invitare i ragazzi all’evento, chi avrebbe fatto accoglienza in Cattedrale e chi avrebbe pregato perché questo momento speciale potesse essere illuminato dallo Spirito Santo.

Scelto per il servizio di accoglienza, ho avuto la fortuna di incontrare per tutta la serata e buona parte della notte la vera Pavia notturna, una Pavia che la parola “movida” non sa descrivere appieno. Il degrado che toglie colore alle vie del centro la notte ferisce il cuore di chi ama Pavia e vorrebbe poterla vivere in serenità sempre, ma sembra impossibile trovare soluzioni. Se è vero che la repressione, le multe ed i controlli non bastano, anche se sarebbe gradito vederne di più, occorre impegnarsi per creare alternative ricche di senso alle serate vuote fatte di alcool e fumo. “Luce nella notte” è stato anche questo. 

sabato 12 ottobre 2019

Sant'Alessandro Sauli, come un gelso piantato nel mare

Come un gelso che cresce piantato in mezzo al mare, come il miracolo di una vita che fiorisce anche nei luoghi più inospitali. È risuonata più volte in cattedrale questa immagine durante la messa per la festa di sant’Alessandro Sauli: «Gesù è capace di far fiorire una vita dove noi non siamo neanche capaci di immaginare – ha spiegato don Luigi Pedrini, vicario generale della diocesi di Pavia –. E il primo miracolo che scopriamo ripercorrendo la storia di sant’Alessandro è proprio la sua vita, la vita di un giovane aristocratico che, conquistato da Cristo, si spoglia di tutti i privilegi che gli avrebbero garantito una vita sicura, comoda, agiata, per mettersi a servizio dei fratelli». 

L'altare di sant'Alessandro Sauli nel duomo di Pavia

sabato 21 settembre 2019

Il vescovo Corrado: "L'Eucaristia è un dono per tutti"

Sine Dominico non possumus”. L’affermazione dei martiri di Abitene è risuonata più volte nella cattedrale colma di fedeli per l’apertura dell’anno pastorale, che già nel titolo, “L’Eucaristia, cuore della Chiesa”, richiama i 49 cristiani giustiziati nel 303 in Africa perché non avevano rinunciato alla fede.  

«Anche oggi ci sono cristiani nel mondo che rischiano la vita a causa della loro fede – ha ricordato il vescovo Corrado Sanguineti –, e forse noi cristiani occidentali ci sentiamo sorpresi da questa realtà. Sì, ci sono uomini e donne disposti a perdere la vita pur di non perdere l’Eucaristia domenicale.  E le testimonianze dei loro vescovi parlano di chiese piene, di chiese vive. Noi oggi potremmo ripetere con verità l’affermazione “sine Dominico non possumus”?»

La lettera pastorale del vescovo di Pavia Corrado Sanguineti

L’Eucaristia come realtà da scoprire partecipando alla vita della comunità cristiana, l’Eucaristia come gesto che ritma la vita stessa della comunità cristiana: «Un rito che interrompe il quotidiano per restituirgli respiro – ha aggiunto il vescovo Corrado –. Rimettere al centro l’Eucaristia non è una fuga spiritualistica di fronte a un mondo ostile, ma una condizione imprescindibile per rinnovare la missione nel mondo. 

L’Eucaristia rimane, in questo tempo benedetto e drammatico, un dono per tutti, anche se non è condiviso da tutti. Perché senza Cristo viene meno la speranza che ci permette di affrontare ogni fatica, senza Cristo manca l’essenziale per vivere»

L'apertura dell'anno pastorale in duomo a Pavia con il vescovo Sanguineti e fratel Goffredo Boselli

venerdì 13 settembre 2019

Agli amici che ritrovano con noi la rotta perduta

Ci sono amici che entrano nella nostra vita in momenti di foschia, di nebbia, di navigazione a vista. Senza imporre nulla ci fanno compagnia accanto al timone e, tra una pizza e una chiacchiera, aggiustano la nostra bussola, ritrovano con noi la rotta perduta. Poi, magari, ci si perde di vista, ma quell’incontro rimane luminoso nella memoria, e si riaccende ad ogni saluto, ad ogni confidenza, ad ogni promessa di un caffè.

Anche quando ci si frequenta meno, c’è un’immediatezza nello sguardo che vince ogni attesa. C’è la comprensione, la consapevolezza di aver fatto insieme un tratto di percorso decisivo, che a sua volta ha aperto nuove strade di amicizie ed esperienze. Succede che un giorno il lavoro metta sul piatto una opportunità da non perdere, in una città lontana. E allora la tristezza si fa sentire. Perché quell’amicizia era una sicurezza nel caos del quotidiano. 

Il duomo di Pavia illuminato per la Veglia delle Palme 2019

Camminando per le strade della città in una sera di settembre, in una passeggiata che vuole essere un arrivederci e per questo continua a trovare nuove viuzze da percorrere, si rivedono i luoghi che proprio quell’amicizia ha fatto vivere. Quel bar, che ha già cambiato gestione tre volte, dove si chiacchierava con il nostro piccolo gruppetto di amici fino a quando la proprietaria non ci accompagnava alla porta per chiudere. Quella libreria dove ci siamo confrontati, scoperti attraverso i nostri titoli preferiti, dove abbiamo cercato regali per compleanni sempre, testardamente, all’ultimo secondo.

Quelle finestre, dove prima abitava la nostra amica in comune, dietro le quali facevamo serate (e nottate) di giochi da tavolo, per la gioia dei vicini. Quelle basiliche, tante, una più bella dell’altra, che tante volte grazie alla pastorale giovanile e universitaria siamo riusciti a tenere aperte per coinvolgere i giovani della città con canti, preghiere, confessioni e adorazione. 

L'interno del duomo di Pavia illuminato per la Veglia delle Palme 2019

martedì 11 giugno 2019

Festa delle Sante Spine: "Mettiamo al centro della nostra comunità i soggetti più fragili"

«(…) Pensavo: come sarebbe più povera la nostra città senza gesti di memoria come questi, come la festa della Madonna della Stella, o altre feste mariane che mantengono un profilo popolare nelle varie comunità (S. Maria di Caravaggio, la Madonna delle Grazie nella chiesa custodita dai salesiani). Come sarebbe più povera Pavia senza la festa di San Siro, suo patrono, e la festa delle Sante Spine!

Ritrovarsi insieme, come credenti e come pavesi, alla processione delle Sante Spine, passare in Duomo nei giorni in cui le venerande reliquie sono esposte per una preghiera, sono gesti che ci aiutano a non perdere il senso e l’anima della nostra storia e della nostra città, in questi mesi segnati da non pochi cambiamenti a livello d’istituzioni civili, culturali e amministrative. (…)» (dall’editoriale del vescovo Corrado Sanguineti, “il Ticino” di venerdì 7 giugno 2019)

Festa delle Sante Spine e processione in duomo

«(...) Non giriamo gli occhi e il cuore da un’altra parte davanti agli anziani soli che abitano nei nostri quartieri, davanti alle famiglie che vivono disagi sociali e relazionali, davanti ai ragazzi e agli adolescenti che riempiono il vuoto e la noia con l’uso dell’alcool, delle droghe, con forme di trasgressione che portano a banalizzare l’affettività e la sessualità. Ci sia un’alleanza buona e forte nella grande opera dell’educazione, tra le famiglie, la scuola, le parrocchie con gli oratori, tutte le varie associazioni di volontariato che possono offrire esperienze belle e positive. 

Non giriamo gli occhi e il cuore davanti a giovani e meno giovani che faticano a trovare un lavoro stabile e dignitoso, davanti agli immigrati che sono tra noi e che spesso portano con sé storie drammatiche di povertà e di violenza. Mettiamo sempre più al centro della nostra comunità civile i soggetti più fragili e deboli, chi rischia di restare ai margini, coloro che non sono nemmeno accolti al loro affacciarsi alla vita, coloro che non sono adeguatamente curati e accompagnati a una morte dignitosa perché non rispondono a criteri di efficienza e di pretesa qualità della vita. 

venerdì 22 febbraio 2019

Pavia e gli splendori delicati della sua storia

«Anche i milanesi devono concederci che Pavia col bel tempo è proprio una bella città, forse la più bella città di Lombardia. (Credo che ci si possa stancare d’esser milanesi; mai d’esser pavesi). Quel cielo manzoniano, così bello quando è bello, si distende particolarmente su di lei, che se lo gode sollevandosi tutta — torri chiese case — in un rapimento tranquillo. 

Pavia vista dall'alto

Il bel tempo a Pavia è un accorto compromesso tra l’azzurro dei cieli longobardi e l’oro dei cieli latini mediterranei: azzurro inverosimile al nord, verso le Alpi; incandescenza scarlatta al sud, verso gli Appennini; come abbiamo spesso veduto nei nostri viaggetti in su e in giù, quando eravamo più giovani. Di mezzo, sta la pausa sospensiva della valle padana, nella quale la luce trova il suo temperato splendore, la sua mitezza; in essa, Pavia acquista le trasparenze e gli splendori delicati della sua storia, e i colori sepolti nei secoli delle sue pietre tornano a gemere e a rivivere, dal rosso delle torri e del castello al plenilunio di San Michele, la cui arenaria vanisce in una deliquescenza subacquea. 

Il duomo e i tetti di Pavia dall'alto

giovedì 2 novembre 2017

Tutti i Santi: "Festa di luce e di speranza"

“Carissimi fratelli e sorelle,
Siamo agli inizi del mese di novembre, mese che la Chiesa dedica, in modo particolare, al ricordo e alla preghiera per i nostri fratelli defunti: potrebbe sembrare un tempo velato di tristezza, perché il pensiero dei nostri cari, che non sono più tra noi, ci fa percepire la fragilità e la precarietà della nostra esistenza. La stessa natura, nei colori autunnali, nello spettacolo delle foglie che ingialliscono e cadono, sembra ricordarci questa condizione mortale, da sempre cantata ed espressa dai poeti: «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie», così scriveva il nostro grande Giuseppe Ungaretti.

Eppure, ci fa bene sostare sul mistero della morte, prendere di nuovo contatto con la verità della nostra condizione umana, andare a visitare le tombe dei nostri cari in questi giorni, proprio in un tempo nel quale, da una parte, si vive, si pensa e si agisce, come se la morte non ci fosse, o come se tutta la vita fosse qui, negli anni che ci sono donati sotto questo cielo; d’altra parte, ci sono tentativi di esorcizzare la morte, di ridurla a uno “spettacolo” – in fondo il triste rito di Halloween, con i suoi aspetti banali o inquietanti, è un modo per non essere seri e leali di fronte alla morte e per non interrogarci sul senso della nostra vita e sul nostro destino totale – o si coltivano sogni di raggiungere una condizione di vita illimitata, sogni che possono diventare incubi!

Ora, è bello che la Chiesa ci faccia entrare in questo mese, attraverso il “portale” della festa di oggi, Solennità di Tutti i Santi, perché è una festa piena di luce e di speranza, e ci permette di andare oltre il velo di malinconia, che la morte sembra portare con sé.

Testimonianza su Chiara Corbella in Carmine a Pavia

Festa di luce e di speranza, perché parlare di santità significa riscoprire la grandezza e la bellezza del nostro destino di creature, volute e amate da Dio, chiamate a partecipare alla sua vita e alla sua gioia: i santi sono tutti coloro che ci hanno preceduto nel pellegrinaggio dell’esistenza, in questo tempo di prova, nel quale decidiamo di noi stessi di fronte a Dio, e che ora vivono, per sempre, nell’abbraccio del Padre, del Figlio e dello Spirito, nell’intensità, per noi inimmaginabile, di un eterno presente, immerso nella luce e nella beatitudine. Con il linguaggio semplice della fede, i Santi sono la Chiesa che vive la gioia del Paradiso, e come ricordava Papa Francesco: «Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un giardino incantato. Il paradiso è l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la misericordia e la felicità; senza di Lui c’è il freddo e la tenebra» (Udienza generale, mercoledì 25/10/2017).

Celebrare la solennità di Tutti i Santi è ritrovare il senso della nostra vita: siamo stati chiamati all’esistenza, non per caso, fragili esseri, gettati nel tempo, scintille che appaiono e poi scompaiono, inghiottite dal buio del nulla! Ma Dio ci ha pensati, ci ha voluti, ci ha tratti dal nulla, per essere suoi figli, suoi familiari, partecipi di una vita che non ha fine, che non è il prolungamento indefinito di questa esistenza, segnata da tanti limiti, ma è una vita nuova, che supera ogni immaginazione e ogni desiderio. Come diceva il Catechismo di San Pio X, «siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio e goderlo nell’altra vita».

lunedì 11 settembre 2017

Il primo giorno di scuola e la città

Sono passati 7 anni. Ormai è un ritorno maturo, sei cambiato. Non passi più davanti al busto di Torquato come studente, ma come cronista (quindi puoi anche guardarlo negli occhi). Ora sei un osservatore esterno, distaccato. Eppure l’emozione si ripresenta. Il primo giorno di scuola fa ancora tremare le ginocchia, anche se forse c’entra la corsa che hai dovuto fare non trovando parcheggio… 
Seguire e raccontare (domani in edicola) il primo giorno di scuola nell’istituto dove hai vissuto il tuo primo giorno di scuola superiore è un’esperienza quasi mistica. I passi, oggi più sicuri, si posano sugli stessi gradini, percorrono gli stessi corridoi. Qualcosa è cambiato: cosa sono queste cartine geografiche antiche? E questo splendido pianoforte a coda? Tutta questa tecnologia, i computer, le lim? Le cose importanti però sono rimaste le stesse: il sorriso dei collaboratori scolastici, le voci dei professori, la fila in segreteria. Vi rendete conto di quanto sono belle le nostre radici?

La cupola del duomo di Pavia fotografata da una finestra del liceo Taramelli

martedì 6 giugno 2017

La processione delle Sante Spine a Pavia

“(…) Ora, fratelli e sorelle, la testimonianza suprema di Cristo, che continua a rinnovarsi nei martiri cristiani dei nostri giorni, acquista la forza di una provocazione per noi, chiamati a vivere in un tempo non facile. Purtroppo si susseguono notizie di attentati terroristici che mietono vittime innocenti, in Europa e in tante nazioni, e dobbiamo riconoscere che, a volte, sembrano “contare” di più le vittime degli attentati “di casa nostra” in Inghilterra, in Francia, in Germania, in Belgio, rispetto alle vittime, molto più numerose, di nazioni lontane, come l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iraq, la Siria, l’Egitto, lo Yemen, la Nigeria, le Filippine, l’Indonesia. E potremmo aggiungere altri paesi! 
Fa davvero impressione la minaccia del terrorismo fondamentalista religioso, che sfigura il nome di Dio, e che rappresenta un cancro terribile, che giunge a infettare anche giovani nati e cresciuti nella nostra Europa.

La cupola del duomo di Pavia illuminata durante la festa delle Sante Spine

lunedì 15 maggio 2017

Preghiera di consacrazione alla Madonna di Fatima

Sabato 13 maggio 2017 il vescovo Corrado Sanguineti ha consacrato la diocesi di Pavia alla Madonna di Fatima. Di seguito, il testo integrale della preghiera di affidamento e consacrazione. L’articolo che racconta la celebrazione è in edicola oggi, sulle pagine de “la Provincia Pavese”.


"Nostra Signore di Fatima, ci raccogliamo stasera ai tuoi piedi, in questo giorno in cui ricordiamo la tua prima apparizione ai tre pastorelli, avvenuta cent’anni fa, mentre l’Europa era dilaniata dal primo conflitto mondiale,
e si addensavano nubi oscure sul suo orizzonte.
Tu, Madre dolcissima, sei scesa dal cielo, e hai posato il tuo sguardo su tre semplici bambini, Giacinta, Francesco e Lucia, che alla tua scuola hanno percorso un cammino di grazia e di santità.
Ti sei manifestata ai loro occhi limpidi e al loro cuore puro, li hai chiamati all’incontro con Te, e attraverso di loro hai consegnato un messaggio rivolto alla Chiesa e al mondo, un messaggio che non cessa di essere attuale e di parlare ai nostri tempi e alle nostre anime.

Nelle tue parole, Vergine Santa, risuona il Vangelo del Tuo Figlio Gesù, con il suo forte invito alla conversione e alla penitenza, strada alla pace e alla gioia vera: quanto abbiamo bisogno di pace, nelle nazioni, nelle nostre comunità, nelle nostre famiglie ferite!
Quanto abbiamo bisogno di ritrovare le sorgenti della gioia, la gioia pura e bella, che non può essere ridotta a fuggevoli momenti di piacere, a un benessere ricercato sopra ogni cosa!
Insieme con l’invito alla conversione, Tu, Maria, hai fatto riecheggiare a Fatima il richiamo alla preghiera, per chiedere e custodire il dono della pace, per ottenere la conversione e la salvezza dei peccatori, che rischiano di indurirsi nel peccato, di chiudersi per sempre all’amore di Dio, condannando se stessi all’eterna dannazione.
Ai tre pastorelli hai affidato la preghiera del Rosario, da Te particolarmente amata e raccomandata come strumento di salvezza.
Alla preghiera, hai unito l’invito all’offerta di sacrifici e penitenze, come atto d’amore a Gesù, in riparazione dei peccati che offendono e feriscono il cuore di Dio; così Tu chiedi a tutti noi, proprio iniziando dai bambini, prediletti del Padre e di Gesù, di partecipare all’opera redentiva di Cristo, di farci carico dei nostri fratelli e sorelle, più lontani da Dio, più oscurati nell’anima dal peccato, dalla menzogna, dal Maligno: «Pregate, pregate molto e fate dei sacrifici per i peccatori: molte anime vanno all’inferno perché non c’è nessuno che prega e si sacrifica per loro!».

A Fatima hai manifestato il segno del tuo Cuore Immacolato, strettamente unito al Cuore di Cristo, hai indicato nel legame con il tuo Cuore una via semplice di grazia e di santità, hai chiesto, attraverso la tua serva Lucia, la consacrazione a Te e al tuo amore materno della Chiesa, del mondo, dei popoli, e hai preannunciato un destino di dolorose persecuzioni, che avrebbero accompagnato il cammino della Chiesa, giungendo a colpire anche il Papa.
Grazie alla potenza di questa consacrazione, più volte rinnovata da San Giovanni Paolo II, abbiamo già sperimentato, in vari modi, il tuo soccorso, la tua protezione che libera, la tua supplice onnipotenza che intercede e ottiene pace dal Signore della vita.

sabato 10 dicembre 2016

A Pavia, la Solennità di San Siro

Con trepidazione e gioiaMons. Corrado Sanguineti ha aperto le celebrazioni per la Solennità di San Siro, patrono di Pavia, da lui vissute per la prima volta come pastore della Chiesa pavese. "Il cristianesimo", così ha ricordato nell’omelia del Pontificale, "ha fecondato la società fin dai primi anni della sua nascita", e oggi siamo qui "non per ricordare un passato sepolto", bensì per "celebrare i continui frutti che la fede porta all’uomo di oggi". 


Noi pavesi siamo eredi di una lunga storia, già San Martino di Tours scriveva di una comunità cristiana viva e coinvolgente nella sua visita all’antica Ticinum. Seguendo l’esempio di S. Siro, primo pastore ed evangelizzatore della nostra comunità, siamo chiamati ad “andare in tutto il mondo”, perché la gioia della fede, che è un incontro con la persona di Gesù, è così travolgente che non può essere tenuta solo per noi, e perché “non c’è cristianesimo senza missione”. 
La prima festa di S. Siro di Mons. Sanguineti coincide anche con la sua prima lettera pastorale, dal titolo “Maestro dove dimori? Incontrare Cristo oggi”. Tre i nodi centrali: da dove partire per il cammino della Chiesa? Come rileggere l’incontro di Gesù con i discepoli? Dove vivere oggi questo incontro? Alle comunità parrocchiali l’invito quindi a verificarsi e a fare scelte capaci di rendere la grandezza della fede vissuta nella contemporaneità, riscoprendo il gusto dell’essenziale. Come la tradizione di S. Siro ci ricorda, anche noi siamo chiamati a condividere il poco pane che abbiamo, perché “solo ciò che è condiviso si moltiplica”. 


martedì 28 giugno 2016

"Il Giubileo della Misericordia: Grazia, Arte e Storia nella diocesi di Pavia"

Continua il ciclo di trasmissioni dedicate al Giubileo della Misericordia nelle diocesi italiane. Mercoledì 6 luglio la puntata de “Il Giubileo della Misericordia: Grazia, Arte e Storia nella diocesi di…” sarà dedicata alla diocesi di Pavia
Introduce padre Gianfranco Barbieri, ideatore della trasmissione. Conduce Giacomo Bertoni. 

La cupola del duomo vista da piazza della Vittoria, Pavia

Vi aspettiamo mercoledì 6 luglio a partire dalle h. 21.00 sulle frequenze di Radio Mater.

mercoledì 8 giugno 2016

Ordinazioni presbiterali in Duomo a Milano

Un giorno di festa. Questo basta per descrivere cosa ci attende sabato 11 giugno 2016. Festa per chi? Per la Chiesa di Milano, certo, ma tutta la Chiesa è chiamata a gioire con Milano. In Duomo, assieme al Cardinal Scola, vivremo il conferimento delle ordinazioni presbiterali a 26 Candidati.

Le ordinazioni presbiterali nel duomo di Milano

Sono futuri sacerdoti  molto diversi fra loro, per età, corso di studi e provenienza, ma uniti dalla decisione di spendere la loro vita alla sequela di Cristo. Proprio da uno dei Candidati, Emmanuel Santoro, con un diploma di primo livello al Conservatorio, viene l’immagine che meglio descrive il gruppo dei futuri presbiteri: “un’orchestra formata da 26 strumenti, ognuno con il proprio timbro, ormai pronta a suonare accordandosi sul diapason dello Spirito, condotta dal gesto del Direttore e Maestro”. 

Rassegna stampa e scaletta delle ordinazioni presbiterali, Radio Mater

martedì 10 maggio 2016

La Chiesa cammina accanto ai giovani

Venerdì 15 aprile, h. 15.00, stazione ferroviaria di Pavia. Fa caldo, ma c’è un vento così forte che scuote i pensieri. Ci stiamo radunando per partire alla volta di Milano e festeggiare insieme a migliaia di studenti da tutta la Lombardia il Giubileo dell’Università. Pian piano tutti rispondono all’appello, rivelando una sorpresa speciale: il nostro Vescovo, Mons. Corrado Sanguineti, viaggia in treno con noi! Se anche il sistema ferroviario avesse confermato le sue discutibili efficienze, noi non ce ne saremmo accorti, tanto eravamo presi dal fare conoscenza e raccontarci a vicenda.
La delegazione pavese comprendeva la Fuci di Pavia, con don Riccardo Santagostino Baldi, guida insostituibile, una rappresentanza dei giovani di San Genesio, capitanati da Alessandra Belloni (quante volte ci saremmo persi senza di lei!), il gruppo degli universitari di Comunione e Liberazione, guidati dalla professoressa Rosy Nano, docente di Anatomia comparata e Citologia dell’Università degli Studi di Pavia, e poi vari studenti delle diverse facoltà. Una splendida occasione per raccontare al nostro Vescovo le speranze, i sogni e le aspettative che ci animano. Ma anche per ridere e scherzare insieme. A Milano poi abbiamo incontrato anche madre Eleonora, del Collegio “Senatore”, e Giovanni Naldi, pavese, professore di Matematica presso la Statale di Milano. 

venerdì 13 novembre 2015

Luce nella notte

Venerdì 23 ottobre, ore 21.30, Duomo, cupola illuminata. L’appuntamento è di quelli che non si possono perdere: si replica “Luce nella notte”. L’evento, proposto l’anno scorso grazie alla collaborazione della pastorale universitaria con i frati Minori, aveva colpito la movida pavese con la sorpresa di una Cattedrale aperta di notte, dove qualunque giovane desideroso di pregare, confessarsi, ma anche solo parlare e confrontarsi era il benvenuto… 


La chiave per riaccendere la notte pavese passa anche da questi momenti. Momenti che nascono per annunciare la gioia dell’incontro con Gesù, e aiutano a creare nuovi incontri,  nuovi ponti, a trasformare una massa di figure indistinte in volti nitidi, per poter riconoscere tratti comuni e strade condivise. Mi è rimasta particolarmente impressa una frase che mi ha detto un ragazzo inizialmente diffidente: “Io sono ateo, non credo, ma apprezzo questa iniziativa, perché tutti abbiamo sogni, speranze o, come le chiamate voi, preghiere. E’ bello incontrarsi qui.” (Giacomo Bertoni, “Una luce rischiara la notte pavese”, “il Ticino”, venerdì 30 ottobre 2015, anno 124, n. 40, p. 16)