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sabato 10 ottobre 2020

Halloween 2020: notte di luce

Zucche (vuote), maschere, trucchi, scheletri e cappelli da strega. Nonostante il Covid-19, i supermercati sono già pieni di articoli dedicati ad Halloween. Non è ancora chiaro come si potrà fare “dolcetto o scherzetto”, dato che potrebbe essere necessario disinfettare i gommoni e mettere in quarantena i cioccolatini, ma l’imperativo categorico è vendere. Poi si vedrà. 

Anche i giornali iniziano a occuparsi di Halloween 2020 con largo anticipo: l’agenzia “Ansa” spiega come non rinunciare alla festa nonostante la pandemia, “Amica” consiglia i 12 film horror più spaventosi da vedere su Netflix ad Halloween, “SKyTg24” intervista alcuni esperti che invitano a evitare i festeggiamenti, “Corriere Romagna” fotografa la situazione di Mirabilandia, che punta su Halloween per recuperare dopo il lockdown, “Today” guarda invece agli Stati Uniti, dove il coronavirus spegne per la prima volta la tradizione del “dolcetto o scherzetto”. 

Ma la notte del 31 ottobre non è solo questo. La notte del 31 ottobre è in realtà una notte di luce. 

Candela finestra

venerdì 1 novembre 2019

Carlotta Nobile: la vita vale la pena sempre

Come si può mantenere lo sguardo fiducioso e incantato di fronte alla diagnosi “melanoma al quarto stadio con metastasi”? Come si fa a continuare a vivere, a sorridere, a suonare, senza gridare ogni istante contro gli altri e contro Dio il proprio dolore? La terribile diagnosi piomba nella vita di Carlotta Nobile il 5 ottobre del 2011.

Carlotta ha solo 22 anni, ma ha già ottenuto un diploma al conservatorio e la maturità classica, ha girato l’Europa con i più grandi maestri di violino, si sta laureando in storia dell’arte e ha scritto due libri. La prima reazione è la rabbia: perché a me? Perché questo errore del destino? Perché il cancro dopo tutti i miei sforzi per realizzare bene la mia vita? 

La storia di Carlotta Nobile raccontata durante la Veglia nella Notte dei Santi a Pavia

giovedì 31 ottobre 2019

2 novembre: quando l'assenza si fa presenza

L’assenza è un macigno. Quando muore una persona cara si crea un piccolo strappo nel cuore, mentre sul petto si appoggia un grande peso, spesso superiore alle nostre forze. A volte, proprio insostenibile. Siamo schiacciati dalla perdita e a nulla servono le frasi “vedrai, col tempo…”. No, il tempo non cura nulla, il tempo anestetizza i sintomi, ma lo strappo nel cuore rimane aperto, vivo.

Da quella ferita è possibile vedere il ribollire della nostra coscienza, strapazzata dai rimorsi e dai rimpianti. Per quel giorno che non sono stato abbastanza presente, per quella sera che mi è scappata una parola cattiva che non pensavo, per tutto quello che avrei potuto fare e non ho fatto. Non ho fatto in tempo, perché il tempo all’improvviso ha iniziato a correre, molto più veloce del solito, e “sorella morte” ti ha portato via. Non sono riuscito a vederla, non sono riuscito a fermarla, non ho potuto tenerla fuori dalla tua stanza. Non sono arrivato in tempo.

È con questo carico di pensieri che si passa davanti al cimitero, e spesso è proprio questo carico di pensieri che blocca, che ci impedisce di entrarvi. 

Scultura con due innamorati posta su una tomba nel cimitero delle Porte Sante, basilica di San Miniato al Monte, Firenze

lunedì 28 ottobre 2019

Una luce nella notte di Halloween

Mai come quest’anno Halloween si fa sentire. Da almeno una settimana nelle panetterie ci sono biscotti a forma di ragno, fantasma e zucca, nei bar ragnatele finte corrono lungo il bancone, in un grande vivaio ho trovato addirittura una riproduzione della morte (con scheletro, mantello, cappuccio nero e falce), accanto alla cassa. Halloween o legge di bilancio? Mi è rimasto il dubbio. 

Cari amici del parco di Giacomo, ho chiesto a don Donato Vicini, sacerdote ambrosiano e voce di Radio Mater, di fare un tagliando alla nostra bussola per questi giorni così particolari. 

Ceri per la veglia nella Notte dei Santi
Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

Halloween si espande, anche sul calendario, ma da dove nasce questa insistenza sulla notte? Come si spiega questa pervasività del volto oscuro di Halloween? «Da un lato c’è l’attrazione del proibito – spiega don Donato Vicini –, come quando la mamma ci diceva “non aprire quella scatola lì”, e il nostro primo pensiero era scoprire cosa ci fosse dentro. Il proibito però non soddisfa mai in pieno l’uomo, dunque bisogna alzare l’asticella sempre più in alto. 

Va poi detto che, quando togli la luce, avanzano le tenebre. Se non proponi più i modelli belli e luminosi, se non presenti più la bellezza della fede, avanza il buio. Non rimangono spazi vuoti, non esistono spazi neutri fra Dio e il diavolo. Halloween inoltre è un grande business, e l’idea di vederci tutti come consumatori manipolabili è da sempre affascinante per i potenti di turno»

La notte del 31 ottobre accendiamo un cero per tutti i Santi
Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

sabato 3 novembre 2018

"Morte dov'è la tua vittoria?"

E ancora, come ogni anno, la tradizionale processione dei ceri nella Messa della sera per la Commemorazione dei defunti. All’altare si porta un cero con il nome della persona cara morta durante l’anno, e ogni piccola fiamma arderà, una dopo l’altra, durante il nuovo anno liturgico accanto al Santissimo. Tanti nomi, tante storie, tanti incontri. 
La vita del quartiere passa anche da qui, dalla croce, segno della più grande sofferenza e della più grande speranza. «Sulla cappella del cimitero del mio paesello c’è una scritta, “Resurrecturis” – ha ricordato don Antonio Lecchi, parroco del San Luigi Orione –, è una perifrastica attiva che indica un’azione imminente, “a coloro che stanno per risorgere”. Questa sera siamo qui per fare memoria, non solo per ricordare un passato, ma per celebrarlo nell’attesa della risurrezione»
I 64 ceri sono stati portati davanti all’altare mentre il coro cantava a piena voce “Cristo è risorto veramente alleluia”. Ritorna alla mente una frase pronunciata da don Antonio dopo la processione di due anni fa: «Tanti ceri formano una croce. E noi sacerdoti siamo qui. Piangiamo con voi, crediamo con voi, speriamo con voi»

giovedì 1 novembre 2018

Chiara Luce Badano: "Io ho tutto"

«Rifugio è il Dio dei tempi antichi e quaggiù lo sono le sue braccia eterne…» (Dt 33,27a)


«Era come se attorno a noi fiorissero ogni giorno tante nuove realtà». A volte il senso della propria vita diventa evidente dopo un incontro. Un incontro che non spazza via le domande, le paure, le difficoltà, ma dà a tutte le fatiche una direzione. E mentre la riga della vita inizia pian piano a unire tutti i puntini che prima rischiavano di perdersi, possono compiersi tanti piccoli grandi miracoli. A raccontare un incontro straordinario, in una chiesa del Carmine gremita per la veglia “Notte dei Santi”, è stato Ferdinando Garetto, medico, che il suo incontro l’ha vissuto con la beata Chiara Luce Badano

«È bello ricordare Chiara stasera – ha detto Ferdinando –, perché questa è la festa che unisce terra e cielo. Ho incontrato Chiara quando avevo 23 anni, ero uno studente di medicina e nella testa iniziavo a pormi alcune domande di senso, ad esempio sulle scelte definitive: è possibile dire “sì” per sempre? E a questo si sommava un periodo particolarmente intenso nel mio percorso universitario, perché ero al quarto anno e per la prima volta passavo dalle malattie studiate sui libri al dolore vivo dei pazienti che incontravo in ospedale».

Testimonianza in Carmine alla Notte dei Santi su Chiara Luce Badano

giovedì 2 novembre 2017

Tutti i Santi: "Festa di luce e di speranza"

“Carissimi fratelli e sorelle,
Siamo agli inizi del mese di novembre, mese che la Chiesa dedica, in modo particolare, al ricordo e alla preghiera per i nostri fratelli defunti: potrebbe sembrare un tempo velato di tristezza, perché il pensiero dei nostri cari, che non sono più tra noi, ci fa percepire la fragilità e la precarietà della nostra esistenza. La stessa natura, nei colori autunnali, nello spettacolo delle foglie che ingialliscono e cadono, sembra ricordarci questa condizione mortale, da sempre cantata ed espressa dai poeti: «Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie», così scriveva il nostro grande Giuseppe Ungaretti.

Eppure, ci fa bene sostare sul mistero della morte, prendere di nuovo contatto con la verità della nostra condizione umana, andare a visitare le tombe dei nostri cari in questi giorni, proprio in un tempo nel quale, da una parte, si vive, si pensa e si agisce, come se la morte non ci fosse, o come se tutta la vita fosse qui, negli anni che ci sono donati sotto questo cielo; d’altra parte, ci sono tentativi di esorcizzare la morte, di ridurla a uno “spettacolo” – in fondo il triste rito di Halloween, con i suoi aspetti banali o inquietanti, è un modo per non essere seri e leali di fronte alla morte e per non interrogarci sul senso della nostra vita e sul nostro destino totale – o si coltivano sogni di raggiungere una condizione di vita illimitata, sogni che possono diventare incubi!

Ora, è bello che la Chiesa ci faccia entrare in questo mese, attraverso il “portale” della festa di oggi, Solennità di Tutti i Santi, perché è una festa piena di luce e di speranza, e ci permette di andare oltre il velo di malinconia, che la morte sembra portare con sé.

Testimonianza su Chiara Corbella in Carmine a Pavia

Festa di luce e di speranza, perché parlare di santità significa riscoprire la grandezza e la bellezza del nostro destino di creature, volute e amate da Dio, chiamate a partecipare alla sua vita e alla sua gioia: i santi sono tutti coloro che ci hanno preceduto nel pellegrinaggio dell’esistenza, in questo tempo di prova, nel quale decidiamo di noi stessi di fronte a Dio, e che ora vivono, per sempre, nell’abbraccio del Padre, del Figlio e dello Spirito, nell’intensità, per noi inimmaginabile, di un eterno presente, immerso nella luce e nella beatitudine. Con il linguaggio semplice della fede, i Santi sono la Chiesa che vive la gioia del Paradiso, e come ricordava Papa Francesco: «Il paradiso non è un luogo da favola, e nemmeno un giardino incantato. Il paradiso è l’abbraccio con Dio, Amore infinito, e ci entriamo grazie a Gesù, che è morto in croce per noi. Dove c’è Gesù, c’è la misericordia e la felicità; senza di Lui c’è il freddo e la tenebra» (Udienza generale, mercoledì 25/10/2017).

Celebrare la solennità di Tutti i Santi è ritrovare il senso della nostra vita: siamo stati chiamati all’esistenza, non per caso, fragili esseri, gettati nel tempo, scintille che appaiono e poi scompaiono, inghiottite dal buio del nulla! Ma Dio ci ha pensati, ci ha voluti, ci ha tratti dal nulla, per essere suoi figli, suoi familiari, partecipi di una vita che non ha fine, che non è il prolungamento indefinito di questa esistenza, segnata da tanti limiti, ma è una vita nuova, che supera ogni immaginazione e ogni desiderio. Come diceva il Catechismo di San Pio X, «siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio e goderlo nell’altra vita».