Una cucina in miniatura completa di tutti gli accessori,
tavoli per disegnare, pouf colorati e tanti libri pieni di favole. Superata la
grande porta a vetri sembra quasi di non essere più in un ospedale, ma nella
sala bambini di una biblioteca.
Succede all’Irccs Maugeri di Pavia dove, grazie a una vera e propria rete di solidarietà e creatività, da oggi è presente un’area a misura di bambini e ragazzi. Siamo nella hall dell’istituto pavese, in via Salvatore Maugeri 4: il via vai di persone è costante e caotico. Medici, infermieri, pazienti, personale del 118. Qualcuno aspetta gli esiti di una visita, qualcuno muove i primi passi incerti incontro ai parenti, qualcuno in silenzio spera.
Come portare un bambino qui dentro a trovare un genitore, un nonno, un parente ricoverato? Come proteggerlo dagli stimoli acustici, visivi e olfattivi che parlano di medicine, dolore, sofferenza? Una cosa però è certa: il bambino non può perdere il contatto con il suo famigliare ricoverato. La vicinanza, l’incontro, i momenti trascorsi insieme nonostante la malattia sono fondamentali per entrambi. Forse, anche questi sono parte della cura.
Succede all’Irccs Maugeri di Pavia dove, grazie a una vera e propria rete di solidarietà e creatività, da oggi è presente un’area a misura di bambini e ragazzi. Siamo nella hall dell’istituto pavese, in via Salvatore Maugeri 4: il via vai di persone è costante e caotico. Medici, infermieri, pazienti, personale del 118. Qualcuno aspetta gli esiti di una visita, qualcuno muove i primi passi incerti incontro ai parenti, qualcuno in silenzio spera.
Come portare un bambino qui dentro a trovare un genitore, un nonno, un parente ricoverato? Come proteggerlo dagli stimoli acustici, visivi e olfattivi che parlano di medicine, dolore, sofferenza? Una cosa però è certa: il bambino non può perdere il contatto con il suo famigliare ricoverato. La vicinanza, l’incontro, i momenti trascorsi insieme nonostante la malattia sono fondamentali per entrambi. Forse, anche questi sono parte della cura.
È nata
così la nuova area bambini in Maugeri, inaugurata oggi alla presenza del
direttore generale Paolo Migliavacca e del direttore dell’istituto Mario
Melazzini. Come racconta Annalisa Andaloro, responsabile del Patrimonio, tutto
è nato quasi per caso: «Da un colloquio con la fotoreporter Marcella Milani, che
ha donato una sua fotografia. A questo scatto si sono ispirati otto artisti
pavesi per realizzare altrettante opere, messe poi all’asta nel giugno 2018 per
raccogliere fondi. Ma la generosità ha contagiato anche molte aziende che
collaborano con noi come fornitori, che hanno voluto donarci la struttura e gli
arredi».
E Paola Gabanelli, psicologa che ha curato la nascita dell’area, ha gli occhi che brillano mentre accompagna i giornalisti all’interno della nuova area bambini: «Le stanze di un ospedale non sono il luogo migliore per far incontrare ai bambini i loro parenti ricoverati. Ci sono poi trasformazioni fisiche causate dalla malattia e degenze lunghe che rischiano di creare estraneità fra il genitore ricoverato e il suo bambino. Un grave danno per entrambi.
Questo luogo vuole essere un piccolo rifugio dove far sgorgare tutta quella umanità della quale l’uomo ha tanto bisogno, soprattutto di fronte alla sofferenza. Qui ci si potrà incontrare, si potrà giocare insieme, anche i medici potrebbero ricevere i bambini e rispondere alle loro domande. Qui potrà anche scappare qualche lacrima, ma certo sarà asciugata».
E Paola Gabanelli, psicologa che ha curato la nascita dell’area, ha gli occhi che brillano mentre accompagna i giornalisti all’interno della nuova area bambini: «Le stanze di un ospedale non sono il luogo migliore per far incontrare ai bambini i loro parenti ricoverati. Ci sono poi trasformazioni fisiche causate dalla malattia e degenze lunghe che rischiano di creare estraneità fra il genitore ricoverato e il suo bambino. Un grave danno per entrambi.
Questo luogo vuole essere un piccolo rifugio dove far sgorgare tutta quella umanità della quale l’uomo ha tanto bisogno, soprattutto di fronte alla sofferenza. Qui ci si potrà incontrare, si potrà giocare insieme, anche i medici potrebbero ricevere i bambini e rispondere alle loro domande. Qui potrà anche scappare qualche lacrima, ma certo sarà asciugata».
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