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venerdì 7 agosto 2020

Il bambino sperduto

Così tanto forte da farla morire…” La consapevolezza arriva così, all’improvviso, nel traffico di Milano, mentre il disco gira nell’autoradio coprendo i rumori della strada. Quante volte, prima di oggi, questa melodia ha risuonato nell’abitacolo senza sconvolgere la guida. 

La traccia 5: una canzone così misteriosa, così cupa eppure lieve, nostalgica e forse terribile. Questa volta è diverso. L’ascolto allarga l’orizzonte, le parole arrivano finalmente dritte al cuore, e trasformano lo sguardo in un lago che tenta di straripare. 

La copertina dell'album di Ornella Vanoni "Meticci"

martedì 2 giugno 2020

Giovani e Fase 3: facciamo vela verso Ithaca

È viola il mio primo fiordaliso di questa insolita primavera. Ha fatto capolino stamattina, come se volesse prendere parte alla ripartenza del Paese dopo il lungo isolamento. Anche lui, giovane fiore, vuole esserci. E i giovani umani invece, che possibilità hanno in questa ripartenza? 

Li semino ogni anno i fiordalisi, questi eleganti eppure rustici fiori dai leggerissimi petali azzurro/blu. Crescono in fretta, si moltiplicano con generosità, formano una macchia di colore che spazia dall’azzurro cielo al blu profondo del mare a un viola quasi cupo. Un viola che non potresti mai portare a teatro. 

Immagine di un fiordaliso viola appena sbocciato in primavera

mercoledì 27 maggio 2020

La solitudine dopo l'isolamento

«Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio». (Benedetto XVI)  

Qualcuno è rimasto solo. Qualcuno ha perso il lavoro. Qualcuno ha perso se stesso. Finalmente muoviamo i primi passi fuori casa: il lockdown è finito, ma lo spettacolo che troviamo nelle nostre strade non è quello che ci aspettavamo. Non tutto si è congelato, rimanendo così protetto dallo scorrere del tempo. Ci sono saracinesche che forse non si alzeranno più, ci sono volti che non incontreremo più, e ci sono sorrisi che non riconosciamo. La ripartenza, la rinascita, la Fase 3. Belle parole che faticano a diventare realtà. 

Immagine di una donna in riva al mare circondata da gabbiani in volo

giovedì 12 marzo 2020

Il compleanno al tempo del coronavirus

Cosa fai per il tuo compleanno? Guardo i fiori del mio giardino. E ascolto una canzone. È tutto così diverso questo 12 marzo 2020, stretti in famiglia mentre fuori tutto è rallentato, come se il tempo fosse sospeso. Due passi in giardino sono l’unica boccata d’aria concessa, anche se il silenzio irreale continua ad essere rotto dalle sirene delle ambulanze. Quante ne stanno passando in questi giorni? Si perde il conto già al mattino.

I segnali della primavera ci sono tutti: i fiori più impazienti mostrano già tutti i loro colori. Ma il pericolo delle gelate è ancora forte. 

Fiori di campo in giardino, margherita e dente di leone

mercoledì 19 febbraio 2020

Da una canzone venne la resilienza

Una panchina. Il mare. Poche voci lontane. La luna che si specchia nelle acque, nere come la notte. “This is goodbye”. Sono passati anni, eppure bastano quelle prime note accarezzate sul piano per strapparti via dalla sedia. Il locale è semideserto, solo una coppia sussurra romantiche frasi d’amore tre tavolini più in là. Già non li vedi più. Quelle note, quella melodia, quella dissolvenza. Quella musica, questa musica: la canzone che cercavi da anni. Non sei più a cena con un’amica, non stai più scegliendo cosa ordinare. 

Immagine di un tramonto sul mare foto scattata dalla spiaggia

martedì 10 dicembre 2019

Dov’è finita Milva?

«Ma dov’è finita la tua Milva?». La domanda scoppia così, all’improvviso, nell’aria gelida di Milano. È la sera di Sant’Ambrogio, manca poco all’ora di cena. La sosta davanti alla vetrina di una grande libreria risveglia la curiosità di un amico. Sugli scaffali sono esposti gli ultimi arrivi: decine e decine di dischi stampati per il Natale. Alcuni nati da un’ispirazione, altri da un calcolo, alcuni già onnipresenti in radio, altri invece ancora in attesa di essere scoperti. 

Milva ascolta il disco di Mina Fossati fotografata dalla sua assistente Edith Meier

mercoledì 16 ottobre 2019

Cara Milva, ci manchi

La nostalgia potrebbe prendere il sopravvento. In un turbinio di ricordi, melodie, atmosfere che certamente non torneranno più, rimane la memoria. Memoria di una chioma rossa, che avanza superba sul palcoscenico catalizzando l'attenzione. Memoria di una voce, che cresce vibrando dalle più profonde armonie e riempie il teatro. Memoria di uno sguardo, che anticipa storie e sentimenti. Ogni esibizione un viaggio, ogni canzone una storia, ogni nota un assaggio di perfezione. 

Collezione dischi di Milva, la Rossa, che dal 2011 vive lontana dalle scene

venerdì 11 gennaio 2019

Milva canta Merini: un album da riscoprire

Come in tempi di dame e cavalieri, in tempi di castelli e signori, in tempi di oscuri nemici e grandi battaglie. C’è un respiro medievale nell’incontro di violino, viola, violoncello e mandolino, in quel sapore antico che gli archi regalano ai brani di “Milva canta Merini”.

Sono le parole della grande poetessa italiana del Novecento, sono le musiche di Giovanni Nuti, è la voce di Milva: questo album, da ascoltare ad occhi chiusi, fin dalle prime note rivela un sentiero sconosciuto, che attira indietro nel tempo.

Il disco Milva canta Merini fotografato al Castello Visconteo di Pavia

«Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta», sono le parole manifesto di un’intera vita di lucida follia. Alda Merini è stata una poetessa, è stata un’artista, perché ha saputo intravedere nelle pieghe del reale il vero. E lo ha raccontato al mondo con la forza della poesia, con la sua arte più sincera. Forse la rugiada che fa brillare l’erba al mattino è il pianto di Proserpina?

Certo ci sono assonanze e vibrazioni che sfuggono all’occhio umano, occhio che, se staccato dall’anima, non è più capace di cogliere la ricchezza. E l’anima di Alda era troppo sensibile e irrequieta per non lasciarsi toccare, afferrare, spintonare e ferire dalla vita.

martedì 14 febbraio 2012

Due cuori e un San Valentino

Ettore e Andromaca il quadro di De Chirico per il giorno di San Valentino
("Pianto d'amore" Ettore e Andromaca, De Chirico)


“…E’ solo tempo con l’amaro in bocca
che segna gli occhi mentre se ne va
ma anche un orologio fermo prima o poi
avrà ragione
vedi come tutto ciò sembra sia normale
pare che non serva mai
e a volte può bastare...

Ma io per come sono io
come ci credo ancora
con l’animo di un enigmista ti risolverei
ma vedi io per come sono io
magari per un’ora
con zelo di collezionista ti custodirei
sarebbe luce della tua presenza
che rimane spenta quando non ci sei
e pure per un falso allarme
contro il mondo intero ti proteggerei
e pure per un falso allarme
contro il mondo intero ti proteggerei...
(“Cambio d’identità”, Milva – Giorgio Faletti)


Scivola una frase dolce fra le mani che aprono una scatola di cioccolatini. La magia si ripete, ancora. Il soffio dell’amore si moltiplica, rinasce, brilla di una luce nuova. Abita il sorriso degli innamorati davanti ad un caffè, le risate di una coppia che passeggia serena, il pianto del cuore infranto nella solitudine. L’amore penetra nelle pagine dei libri e coccola le note delle canzoni: nessuno ne è immune. Non esiste forza più sconvolgente, vibrante eccitazione d’intesa. Sì, oggi è la festa degli Innamorati. Oggi è il cuore che comanda. E allora, auguri a chi Ama, di tutto cuore. Giacomo