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venerdì 13 dicembre 2019

C'è posto per me nella Chiesa?

Matrimonio, prete, suora, frate. Ecco gli stati di vita possibili, ecco i modelli ai quali dobbiamo conformarci. Questa è l’immagine della Chiesa che solitamente passa, una Chiesa allineata ai valori, più esposti che vissuti, di una società borghese in crisi (rileggere Svevo oggi è illuminante). Ma la nostra identità deve passare per forza da un modello? Una regola di vita è una violenza alla nostra identità? Se siamo unici, irripetibili, diversi, perché dobbiamo aderire a un modello statico e universale? 

Immagine della Quinta Direzione nel seminario vescovile di Pavia

giovedì 5 novembre 2015

Artisti in pre-rec

L'artista è un'eccezione: il suo ozio è un lavoro, e il suo lavoro un riposo: è sia elegante che trascurato; indossa, per scelta, la blusa da contadino e impone il frac indossato dall'uomo alla moda; non subisce le leggi: le detta.” (Honoré de Balzac, “Trattato della vita elegante”, 1830)

Sta facendo molto discutere in questi giorni la querelle Laura Pausini – Marinella Venegoni riguardo l’esclusione di quest’ultima dalla presentazione di “Simili”, il nuovo disco della cantante romagnola in uscita venerdì 6 novembre. Riporto di seguito alcuni stralci dell’articolo firmato Venegoni. 

"(...) Però rilevo anche che negli ultimi anni è molto, molto difficile leggere pezzi di musica popolare con un taglio problematico, non esagero nemmeno a dire critico. Si è appiattito tutto dentro la marmellata della promozione, che è diventata un guaio non arginabile per la deriva che ha preso. (...) Bisogna essere forti e determinati. Volendo, certo. (...) Temo che la sua evoluzione abbia preso una piega divistica, attribuisco questo suo atteggiamento alla presenza di troppi signorsì nei suoi dintorni, e non mi piace questo alone di strapotenza che la circonda. I grandi consiglieri sono quelli che ti dicono anche e soprattutto le cose che non vanno, e tu ne devi far tesoro. Se non lo fai, peggio per te." (Marinella Venegoni, "Pausini e i giornalisti embedded. Le polemiche sul viaggio a Miami", 03/11/2015)

Senza soffermarsi troppo sul caso Pausini, e senza trasformare in dogma l'articolo di Venegoni, la vicenda delinea una triste ma non certo nuova verità: se non stai attento, il mondo dello spettacolo ti risucchia e trasforma in un burattino. Un burattino facilmente manipolabile ed estremamente utile, perché a sua volta ha a disposizione un pubblico più o meno vasto da manipolare. 

Tendenza al conformismo nel mondo contemporaneo più estesa e più profonda che nel passato: la standardizzazione del modo di pensare e di operare assume estensioni nazionali o addirittura continentali”. (A. Gramsci, "Quaderni del carcere", p. 862)

Tutto questo avviene pian piano, dolcemente. La star del momento inizia a dire la sua su alcuni temi di attualità (ovviamente l’arte e la discografia non le considera minimamente), guadagnandosi prime pagine e articoli. I fan più stretti aderiscono “senza se e senza ma” alla verità assoluta ma, successivamente, l’idea raggiunge una platea più vasta, perché la star in questione è una presenza famigliare, che accompagna in radio o in televisione da sempre la nostra quotidianità. Ad un certo punto, sfogliando i giornali, scopri che le lezioni di vita, di amore e di relazione sono impartite da showgirl, cantanti, presentatori, attori… Prese di posizione definite “coraggiose, innovative, aperte”, che ad un’occhiata più attenta appaiono invece perfettamente allineate al politicamente corretto. L’artista non più come colui che detta le mode, ma come un semplice scrutatore della direzione del vento.

Eppure gli artisti sono capaci di guardare la realtà e vedere la finzione, scoprire l’inganno e raccontarlo con l’arte. Gli artisti sanno guardare lontano, prevedere ciò che accadrà, mettere in guardia dalle dittature. E’ questo che hanno sempre fatto. Oggi, invece, molti paiono servi consenzienti della dittatura del pensiero unico. E poco importa se nei loro concerti non c’è più neanche l’onestà di musica e voce 100% live, poco importa se invece di vedere il pericolo di un pensiero unico si coglie l’occasione per una prima pagina in più, poco importa se l’unica cosa che conta è l’applauso automatico del pubblico, poco importa se le domande prevedibili dei giornalisti (?) danno adito a risposte altrettanto prevedibili degli artisti (?)…
 
Ancora una volta pare essenziale un antidoto: la consapevolezza. Ascoltiamo, leggiamo, cantiamo. Ma poi fermiamoci un attimo e riflettiamo, confrontiamo, verifichiamo.
  
"Se mi etichetti, mi annulli." (S. Kierkegaard)

domenica 4 ottobre 2015

Papa Francesco apre il Sinodo sulla Famiglia

Papa Francesco ha aperto il Sinodo sulla Famiglia con un’omelia intensa, che profuma di profezia. Le sue parole hanno evidenziato con precisione le difficoltà e le sfide che già vediamo all’orizzonte, sempre più nitide. Ma hanno anche indicato una via per superarle, per curare le ferite dell’uomo contemporaneo. Sono parole che non credo troveranno molto spazio sui nostri giornali. Condivido con voi alcuni passaggi.  


"(…) La solitudine, il dramma che ancora oggi affligge tanti uomini e donne. Penso agli anziani abbandonati perfino dai loro cari e dai propri figli; ai vedovi e alle vedove; ai tanti uomini e donne lasciati dalla propria moglie e dal proprio marito; a tante persone che di fatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai migranti e ai profughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti giovani vittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultura dello scarto.
Oggi si vive il paradosso di un mondo globalizzato dove vediamo tante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il calore della casa e della famiglia; tanti progetti ambiziosi, ma poco tempo per vivere ciò che è stato realizzato; tanti mezzi sofisticati di divertimento, ma sempre di più un vuoto profondo nel cuore; tanti piaceri, ma poco amore; tanta libertà, ma poca autonomia… Sono sempre più in aumento le persone che si sentono sole, ma anche quelle che si chiudono nell’egoismo, nella malinconia, nella violenza distruttiva e nello schiavismo del piacere e del dio denaro.
Oggi viviamo, in un certo senso, la stessa esperienza di Adamo: tanta potenza accompagnata da tanta solitudine e vulnerabilità; e la famiglia ne è l’icona. Sempre meno serietà nel portare avanti un rapporto solido e fecondo di amore: nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nella povertà, nella buona e nella cattiva sorte. L’amore duraturo, fedele, coscienzioso, stabile, fertile è sempre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità. Sembrerebbe che le società più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale. (…) Ricordo san Giovanni Paolo II quando diceva: «L’errore e il male devono essere sempre condannati e combattuti; ma l’uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso e amato […] Noi dobbiamo amare il nostro tempo e aiutare l’uomo del nostro tempo» (Discorso all’Azione Cattolica Italiana, 30 dicembre 1978: Insegnamenti I [1978], 450). E la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo e accompagnarlo, perché una Chiesa con le porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera: «Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli» (Eb 2,11)."