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venerdì 13 marzo 2020

Coronavirus: "Le chiese rimangano aperte"

«Mi sembra un segno bello di speranza che le porte siano aperte e che chi vuole sostare un momento in preghiera, lo possa fare». Annuncia così, il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, la decisione di tenere aperte le chiese, nonostante l’emergenza coronavirus avesse fatto ventilare l’ipotesi chiusura, chiusura adottata poi per alcune basiliche della diocesi di Roma. 

I vescovi lombardi decidono che le chiese rimangano aperte

domenica 8 marzo 2020

Un antidoto spirituale alla paura

Così tramonta il sole su Pavia, l’antica Ticinum, la fiera città dalle cento torri e dalle centotrentacinque chiese. Dalla chiesa di Sant’Alessandro, al quartiere Crosione, si intravede lo skyline della città. Là, mentre il cielo si tinge di rosso, c'è un assaggio della storia cristiana pavese: ecco la cupola del duomo e il campanile di Santa Maria del Carmine. Due presenze amiche, fedeli, rassicuranti. Due sentinelle preziose sulla incolumità di Pavia. Arrivo qui grazie a un passaparola last minute: da stasera, per aiutare la preghiera personale, verrà esposto il Santissimo Sacramento ogni giorno dalle 16.30 alle 19, e il venerdì anche dalle ore 21 alle 22.

Le messe con popolo sono sospese allora Sant'Alessandro organizza l'Adorazione

lunedì 24 febbraio 2020

Come seguire la messa in radio e tv

Le diocesi lombarde hanno sospeso la celebrazione delle sante Messe con concorso di popolo, come misura precauzionale per limitare il contagio del coronavirus. I vescovi chiedono ai fedeli di unirsi in preghiera al suono delle campane, e invitano a seguire le celebrazioni eucaristiche e le preghiere attraverso la radio e la televisione. Di seguito, ecco alcuni appuntamenti radiofonici e televisivi. 

Immagine delle guglie del duomo di Milano

venerdì 22 novembre 2019

"Dobbiamo smettere di usare la vita come un paravento"

Come ogni mattina ci svegliamo, facciamo cose, le facciamo perché le dobbiamo fare, ma dentro di noi avvertiamo il desiderio profondo di capire chi siamo, dove stiamo andando, perché siamo nati. Viviamo gran parte della nostra vita calati nel mondo, procedendo a tentoni, per tentativi: sarà questa la donna della mia vita? Tento. Sarà questa la facoltà giusta? Tento. Sarà questo il modo giusto di stare al mondo? Tento. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci apra gli occhi, che ci ricordi il vero motivo per cui vale la pena tutto.

Questo desiderio è la vocazione: ovunque nasce un uomo o una donna, si porta addosso un desiderio di vocazione, un desiderio di tenere gli occhi aperti sul motivo per cui la sua vita vale la pena. E così il Vangelo di Marco (10,46-52), con il cieco Bartimeo che grida a Gesù, è diventato specchio della nostra vocazione nella catechesi di don Luigi Maria Epicoco, ospite della diocesi di Pavia per la catechesi di Avvento dedicata ai giovani. 

Gesù guarisce il cieco Bartimeo, dal Vangelo di Marco

lunedì 24 giugno 2019

Corpus Domini: "Rimettere al centro Cristo"

«(…) Che impressione quando si legge la testimonianza di cristiani che hanno conosciuto la prigionia nei lager, nei gulag o in altri luoghi di orrore e di violenza sotto i regimi totalitari del Novecento, e non dimentichiamo che anche oggi ci sono fratelli nella fede privati della libertà solo perché cristiani! Credenti che hanno celebrato di nascosto l’Eucaristia, quando hanno trovato tra loro un sacerdote o un vescovo, preti che, per non far mancare a se stessi e ai fedeli detenuti con loro questo pane di vita, hanno celebrato tenendo nella palma della mano un po’ di pane, magari sottratto alla loro fame, e un po’ di vino, e l’hanno donato con gioia ai compagni nel buio di una cella.

Penso alla testimonianza commovente del cardinale vietnamita Van Thuan, di cui è in corso la causa di beatificazione, o del cardinale albanese Ernest Simoni, solo per indicare qualche nome di questi testimoni che stanno davanti ai nostri occhi, se vogliamo guardare. Penso a comunità che, prive per decenni di un sacerdote, hanno continuato a ritrovarsi ogni domenica per ascoltare la Parola di Dio, per pregare, ponendo al centro il segno del pane e del vino, come richiamo dell’Eucaristia attesa e desiderata!

Pensiamo anche a comunità che oggi partecipano alla messa ogni domenica, sapendo che possono rischiare la vita, per attentati folli da parte di gruppi fondamentalisti islamici: ricordiamo che cosa è successo a Pasqua nello Sri Lanka. 

Omelia del vescovo Corrado Sanguineti nella basilica del Santissimo Salvatore

Carissimi fratelli e sorelle, richiamo a me a voi queste testimonianze di un recente passato o drammaticamente attuali per lasciarci provocare nella nostra fede che rischia di non percepire più la bellezza di poter celebrare ogni domenica l’Eucaristia, la grazia di poter nutrirci di questo pane che è Cristo vivo tra noi, la gioia di poter adorare nel silenzio delle nostre chiese il Signore nascosto e presente nel Santissimo Sacramento dell’altare.

Anche i santi della nostra terra c’indicano che non accade il miracolo della santità, lo spettacolo di un’umanità trasfigurata nel bene e nella verità da Gesù, senza una profonda esperienza eucaristica: stiamo vivendo, come Diocesi, l’anno giubilare in onore di San Riccardi Pampuri, e poche settimane fa è stato riconosciuto venerabile il nostro Don Enzo Boschetti, che proprio qui, a San Mauro, iniziò la sua opera per i giovani e con i giovani.

Ebbene, nella vita di questi due uomini, così diversi per il contesto sociale in cui sono vissuti e per il percorso della loro esistenza, ritroviamo la centralità dell’Eucaristia, insieme al desiderio e al coraggio di far scoprire ad altri questo dono di cui vivere. 

giovedì 1 novembre 2018

Chiara Luce Badano: "Io ho tutto"

«Rifugio è il Dio dei tempi antichi e quaggiù lo sono le sue braccia eterne…» (Dt 33,27a)


«Era come se attorno a noi fiorissero ogni giorno tante nuove realtà». A volte il senso della propria vita diventa evidente dopo un incontro. Un incontro che non spazza via le domande, le paure, le difficoltà, ma dà a tutte le fatiche una direzione. E mentre la riga della vita inizia pian piano a unire tutti i puntini che prima rischiavano di perdersi, possono compiersi tanti piccoli grandi miracoli. A raccontare un incontro straordinario, in una chiesa del Carmine gremita per la veglia “Notte dei Santi”, è stato Ferdinando Garetto, medico, che il suo incontro l’ha vissuto con la beata Chiara Luce Badano

«È bello ricordare Chiara stasera – ha detto Ferdinando –, perché questa è la festa che unisce terra e cielo. Ho incontrato Chiara quando avevo 23 anni, ero uno studente di medicina e nella testa iniziavo a pormi alcune domande di senso, ad esempio sulle scelte definitive: è possibile dire “sì” per sempre? E a questo si sommava un periodo particolarmente intenso nel mio percorso universitario, perché ero al quarto anno e per la prima volta passavo dalle malattie studiate sui libri al dolore vivo dei pazienti che incontravo in ospedale».

Testimonianza in Carmine alla Notte dei Santi su Chiara Luce Badano