Visualizzazione post con etichetta monastero. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta monastero. Mostra tutti i post

venerdì 15 maggio 2020

Europa, non dimenticare la libertà religiosa

«ONG e leader musulmani in Pakistan rifiutano aiuti di emergenza contro il Coronavirus ai cristiani e alle altre minoranze religiose, nonostante questi ultimi siano fra quelli più gravemente colpiti dalla pandemia». La denuncia arriva da Cecil Shane Chaudhry, Direttore esecutivo della Commissione nazionale giustizia e pace, ed è stata rilanciata da Aiuto alla Chiesa che Soffre

Immagine dell'abbazia di Mont Saint Michel al tramonto

giovedì 2 gennaio 2020

Cosa significa "Epifania" oggi?

Cos’ha da dire all’uomo di oggi la Solennità dell’Epifania? Cosa c’entra con la mia vita super impegnata la storia di tre anziani Re Magi che si sono messi in cammino seguendo una stella? È difficile rendersene conto, ma questi giorni di festa sono una grazia. Dall’attesa del 24 dicembre alla gioia del 25, dai pranzi (merende e cene incluse) con i parenti del 26 ai preparativi per il 31, ogni giorno è un dono, perché invita a guardare al Cielo.

La messa di mezzanotte a Natale, il canto del “Te Deum” l’ultimo giorno dell’anno, il canto del “Veni Creator” il primo giorno dell’anno nuovo: sono segni che scandiscono un tempo spirituale, il tempo dell’anima. Che chiede ristoro dopo un anno di sollecitazioni senza soluzione di continuità. 

I Re Magi in cammino verso la grotta per adorare Gesù

lunedì 23 dicembre 2019

"Soul": dove rinasce l'Europa

“L’uomo sembra indifferente a Dio, ma nel suo cuore abita un desiderio che non si può estirpare. Dio è l’Eterno, e nel cuore dell’uomo c’è sempre il desiderio dell’Eternità.” E ancora: “La vita monastica ha sempre la capacità di rifiorire, anche nelle circostanze più difficili della storia.” Perché: “La vita monastica rappresenta Cristo cercato in una vita semplice, fraterna, di Vangelo vissuto.”

Perle di speranza dall’incontro tra Monica Mondo e due monache trappiste di Vitorchiano, da “Soul” del 22 dicembre. Per prepararci al Natale che viene, per ricostruire l'Europa dalle fondamenta.

mercoledì 18 settembre 2019

Benedetto XVI: "L'Europa è sbocciata nei monasteri occidentali"

Non c’è futuro senza Europa, non c’è pace senza Europa, non c’è lavoro senza Europa. Ma quale Europa? È papa Benedetto XVI, in un discorso tenuto il 12 settembre 2008 al Collegio dei Bernardini in Francia, a fornire un quadro di questo continente oggi confuso, forse tradito, di certo trasformato. Un’Europa che è nata nei monasteri, che ha saputo guardare lontano perché ha cercato le cose ultime, vere. Un’Europa che perde la sua capacità di mettere al centro l’uomo se volutamente cancella le sue radici, autenticamente cristiane.

Nei monasteri occidentali, tra le opere di grandi santi, il lavoro di conservazione della cultura e la preghiera quotidiana, è sbocciata l’Europa. E le tracce di questo passato, ancora ben visibili nelle nostre città, sono il nostro filo di Arianna della storia europea. Nel rintocco di una campana batte il cuore dell’Europa.  

Nei monasteri occidentali, ricorda Benedetto XVI, è nata l'Europa

«Vorrei parlarvi stasera delle origini della teologia occidentale e delle radici della cultura europea. Ho ricordato all’inizio che il luogo in cui ci troviamo è in qualche modo emblematico. È infatti legato alla cultura monastica, giacché qui hanno vissuto giovani monaci, impegnati ad introdursi in una comprensione più profonda della loro chiamata e a vivere meglio la loro missione. È questa un’esperienza che interessa ancora noi oggi, o vi incontriamo soltanto un mondo ormai passato? 

Per rispondere, dobbiamo riflettere un momento sulla natura dello stesso monachesimo occidentale. Di che cosa si trattava allora? In base alla storia degli effetti del monachesimo possiamo dire che, nel grande sconvolgimento culturale prodotto dalla migrazione di popoli e dai nuovi ordini statali che stavano formandosi, i monasteri erano i luoghi in cui sopravvivevano i tesori della vecchia cultura e dove, in riferimento ad essi, veniva formata passo passo una nuova cultura. 

Ma come avveniva questo? Quale era la motivazione delle persone che in questi luoghi si riunivano? Che intenzioni avevano? Come hanno vissuto? Innanzitutto e per prima cosa si deve dire, con molto realismo, che non era loro intenzione creare una cultura e nemmeno conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio. 

L'ombra di una campana riflessa sul Ponte Coperto di Pavia

lunedì 3 giugno 2019

Abbazia di Chiaravalle: dove sono i custodi della storia?

«L’Abbazia di Chiaravalle Milanese, fondata da San Bernardo di Clairvaux nel 1135, è uno tra i più importanti complessi monastici italiani, situato in Milano all’interno del Parco Agricolo Sud Milano. Ancora oggi popolata dalla tradizionale comunità monastica cistercense, è luogo di considerevole valore spirituale e polo di rilievo dal punto di vista storico, artistico e culturale. Il complesso rappresenta una meta turistica di altissimo pregio, il cui valore è stato notevolmente incrementato negli ultimi anni grazie ad interventi di restauro e di valorizzazione». 

Così si legge sul sito monasterodichiaravalle.it, nella sezione “Storia e arte”. Le aspettative dunque sono altissime: si parte alla ricerca di un luogo di pace, silenzio, sulle orme di San Bernardo e San Benedetto.

Da san Bernardo a san Benedetto, le radici dell'Europa passano anche da Chiaravalle

È da questi centri di fede, di arte e di cultura che l’Europa è nata: dalla storia conservata e trascritta in preziosi volumi, dalle tradizioni botaniche e fitoterapiche, dalle comunità che crescevano attorno ai monasteri, dalle relazioni umane coltivate nella quotidianità della campagna, dalle preghiere silenziose e notturne recitate mentre fuori dalle mura il mondo era squassato dalle guerre. 

Entrando nell’antica abbazia, lo sguardo è subito catturato dalle imponenti colonne che sembrano il punto d’incontro tra l’architettura romanica e le linee gotiche, i due stili che caratterizzano l’intera struttura. Gli antichi affreschi sono quasi interamente indecifrabili, ma non è solo il tempo il colpevole.