Come un gelso che cresce piantato in mezzo al mare, come il
miracolo di una vita che fiorisce anche nei luoghi più inospitali. È risuonata
più volte in cattedrale questa immagine durante la messa per la festa di sant’Alessandro
Sauli: «Gesù è capace di far fiorire una vita dove noi non siamo neanche capaci
di immaginare – ha spiegato don Luigi Pedrini, vicario generale della diocesi
di Pavia –. E il primo miracolo che scopriamo ripercorrendo la storia di
sant’Alessandro è proprio la sua vita, la vita di un giovane aristocratico che,
conquistato da Cristo, si spoglia di tutti i privilegi che gli avrebbero
garantito una vita sicura, comoda, agiata, per mettersi a servizio dei fratelli».
La trasformazione del giovane Alessandro è così radicale che persino i Barnabiti,
ai quali chiede di essere accolto, non la comprendono fino in fondo. Non si
fidano, temono si tratti del capriccio giovanile di un ricco viziato: «Lo fanno
aspettare a lungo, lo sottopongono a diverse prove, che Alessandro supera
brillantemente – ha ricordato don Luigi –. Alessandro ci mostra il miracolo di
un cuore trasformato, capace di vedere le cose in un modo nuovo».
Anche la devozione a sant’Alessandro in Pavia è antica eppure sempre nuova, come la processione dal cortile del vescovado fino all’altare del santo, dove i fedeli hanno lasciato in dono un fiore. Forse anche ritrovarsi in cattedrale un venerdì sera, dopo le tante fatiche della settimana, è un piccolo grande miracolo di sant’Alessandro.
Anche la devozione a sant’Alessandro in Pavia è antica eppure sempre nuova, come la processione dal cortile del vescovado fino all’altare del santo, dove i fedeli hanno lasciato in dono un fiore. Forse anche ritrovarsi in cattedrale un venerdì sera, dopo le tante fatiche della settimana, è un piccolo grande miracolo di sant’Alessandro.
La sua parola, che «non è stata mai cattedratica
bensì mansueta, benevola, accogliente», risuona ancora in questi momenti di
devozione che parlano di noi, che ci invitano a tessere nuovi legami con le
nostre radici, che richiamano lo sguardo verso il Cielo e danno nuova luce alla
quotidianità. «Ringraziamo sant’Alessandro – ha concluso don Luigi Pedrini –
perché è stato fedele fino alla fine, perché non si è risparmiato mai, perché
ha sempre corrisposto in pieno la volontà del Signore. Chiediamo a lui di
trasformare la nostra vita e renderla un dono ai fratelli».
Lasciando il duomo, per attraversare il centro animato dalla movida, echeggiava nella mente il canto eseguito dalla Corale Felice…
Lasciando il duomo, per attraversare il centro animato dalla movida, echeggiava nella mente il canto eseguito dalla Corale Felice…
“Guardiamo a te che sei
Maestro e Signore
chinato a terra stai,
ci mostri che l’amore
è cingersi il grembiule,
sapersi inginocchiare,
c’insegni che amare è servire.
Fa’ che impariamo,
Signore, da Te,
che il più grande è chi più sa servire,
chi si abbassa e chi si sa piegare,
perché grande è soltanto l’amore…”
Buongiorno Giacomo, grazie per questo bell'articolo, insegno informatica nella scuola di Milano da dove è partita la croce di Sant'Alessandro, lo Zaccaria, posso condividere questo articolo con il giornalino dei bambini della primaria del nostro istituto? Lascio anche la mia mail l.tridari@istitutozaccaria.it buon fine settimana. Luca.
RispondiEliminaBuongiorno Luca, grazie per il tuo commento. Ma certo, condividilo pure! Un saluto ai tuoi alunni dello Zaccaria, buone letture!
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