Ci sono scale che sono più faticose di altre, sono più
ripide, sono infinite. Scale alla fine delle quali arrivi senza fiato, con il
cuore in gola. Davanti a te trovi una porta antipanico, in teoria facile da
aprire, in realtà pesante come se dall’altra parte ci fosse la paura a opporsi.
E forse c’è.
Quando si affrontano le scale che si arrampicano lungo i nove piani del Dea, il nuovo padiglione del San Matteo a Pavia, si è investiti da questo vortice di sensazioni, che rallenta il passo e spezza il respiro. Camminando poi nei 65mila metri quadrati della struttura ci si scontra con tante domande: da dove veniamo? A cosa tendiamo? Chi o cosa è in grado di garantirci la felicità? Cos’è il male? Perché esiste la sofferenza? Siamo liberi?
E proprio su questi interrogativi vuole riflettere il nuovo gruppo di studio nato da un’alleanza fra la diocesi di Pavia, l’ateneo pavese e l’Irccs policlinico San Matteo.
Quando si affrontano le scale che si arrampicano lungo i nove piani del Dea, il nuovo padiglione del San Matteo a Pavia, si è investiti da questo vortice di sensazioni, che rallenta il passo e spezza il respiro. Camminando poi nei 65mila metri quadrati della struttura ci si scontra con tante domande: da dove veniamo? A cosa tendiamo? Chi o cosa è in grado di garantirci la felicità? Cos’è il male? Perché esiste la sofferenza? Siamo liberi?
E proprio su questi interrogativi vuole riflettere il nuovo gruppo di studio nato da un’alleanza fra la diocesi di Pavia, l’ateneo pavese e l’Irccs policlinico San Matteo.