lunedì 28 febbraio 2011

"Atelier Fontana. Le sorelle della moda" Un sogno che merita di continuare...

E Rai1 torna a stupire… Ieri sera è andata in onda la prima puntata di “Atelier Fontana. Le sorelle della moda”, fiction che racconta la storia di Micol (Alessandra Mastronardi), Zoe (Anna Valle) e Giovanna (Federica De Cola), tre sorelle che hanno saputo esportare la moda italiana in tutto il mondo. Cast eccezionale, sceneggiatura vicina alla storia vera delle tre sorelle e tanto buon gusto per un film-tv che merita davvero di essere visto.
La prima puntata ha raccontato questa storia affascinante fino all’arrivo delle tre sorelle a Roma, città da dove partirà la loro grande fortuna, fermandosi poco dopo il loro incontro con la principessa Caetani, interpretata da una divina Piera Degli Esposti, la prima a dar loro fiducia aiutando e seguendo la nascita dell’Atelier Fontana.
Tutto comincia quando la sorella più grande, Zoe, decide di lasciare Traversatolo per una grande città, convinta che lì avrebbe trovato fortuna. Indecisa se partire verso il nord o verso il sud Italia, Zoe sale sul primo treno che trova in stazione, senza sapere dove la condurrà. Quel treno la porterà a Roma, e proprio da questa magica città comincia la storia delle sorelle della moda.
L’inizio fu molto difficile, ma le sorelle Fontana lavorarono duramente, tanto da avere orari di lavoro ancora più pesanti di quelli degli operai nelle fabbriche. E tutta questa fatica cominciò pian piano a dare i suoi frutti, portando la prima cliente importante: Gioia Marconi, figlia del celebre scienziato. Dopo di lei vennero Linda Christian, Mirna Loy, Barbara Stanwich, Michelle Morgan e soprattutto Ava Gardner, forse la più assidua frequentatrice dell’Atelier Fontana.
Fu proprio grazie all’instancabile lavoro di queste tre sorelle che la moda italiana riuscì a farsi scoprire anche al di fuori del nostro Paese, arrivando addirittura a sfidare la moda francese, ormai affermata da diversi anni.
La storia delle sorelle Fontana sembra d’altri tempi, ma proprio per questo merita di essere riscoperta oggi, quando l’unica cosa che pare importante è la “celebrità anche per poco ma a tutti i costi”. Ed è lei, Micol Fontana, unica delle tre sorelle ancora in vita, che appare all’inizio della fiction e ci racconta l’importanza di una vita dedicata al proprio lavoro, guidata da principi saldi quali l’onestà, l’impegno, il rispetto.
Forse proprio in questi mesi così burrascosi sarebbe opportuno ritirarsi un secondo nei meandri della nostra mente per riflettere, cercando di analizzare le nostre capacità attraverso una meritocrazia vera (non quella sbandierata da alcune riforme) che ci aiuti ad unire i nostri sogni con le nostre capacità. Credo che riscoprire il valore di un lavoro serio, impegnato, anche lontano dai riflettori e dalla cronaca, potrebbe aiutarci a costruire una società diversa, lontana dall’idea di futuro che ci confezionano i vari reality show.
Lo studio, l’applicazione, le rinunce e la gavetta in corsa dietro ai propri sogni non portano i paparazzi sotto casa oggi, ma possono regalare un trafiletto nel grande libro della storia, domani.  

mercoledì 16 febbraio 2011

Un appuntamento da non perdere

Alcuni mesi fa, in contemporanea con l’uscita del suo ultimo (e splendido) disco, Milva ha dato l’addio alle scene musicali, lasciando così un vuoto incolmabile nella musica italiana. Sì, perché quello che ha rappresentato Milva nei suoi cinquant’anni di carriera è inimitabile ed insostituibile. La Rossa ci lascia dischi frutto di collaborazioni uniche, basti pensare a “Milva canta Merini” (le poesie di Alda Merini si trasfigurano e diventano musica), oppure a “In territorio nemico” (canzoni composte da Giorgio Faletti), senza dimenticare il bellissimo disco realizzato con Ennio Morricone e la lunga e fertile collaborazione con Franco Battiato, l’anima gemella musicale di Milva. Per quanto riguarda il teatro poi, la Pantera di Goro ha saputo donare perle preziose grazie al lavoro con Giorgio Strehler, Astor Piazzolla e Luciano Berio (per citarne solo alcuni). 


Proprio grazie al suo incredibile impegno, Milva è riuscita a diventare la più grande interprete brechtiana in Germania, paese solitamente “ostile” nei confronti di cantanti italiani. Il suo successo non si è fermato lì, conquistando letteralmente mezzo mondo, rapito dal fascino della Rossa.

Ho scoperto questa grande artista al festival di Sanremo del 2007, quando vi ha partecipato con il brano (tratto dall’album “In territorio nemico”) “The show must go on”. Ho voluto approfondire la mia conoscenza di questa interprete dalla lunga chioma rossa che sembrava fermare il tempo mentre cantava sul palco dell'Ariston.

Da quel momento ho sempre avuto un sogno: poter assistere ad un suo concerto dal vivo. Purtroppo, quando stavo per acquistare i biglietti per il concerto di presentazione dell’album “Non conosco nessun Patrizio”, Milva viene ricoverata in ospedale e, dopo un mese, abbandona le scene. Poco tempo dopo però, durante il programma “L’Arena” su Rai1, la cantante annuncia un ultimo contratto con il Piccolo, per quattro serate de “La variante di Luneburg”, ed esprime il suo desiderio di riuscire a rispettarlo, come ultima apparizione sul palcoscenico. La settimana dopo ero in macchina (con una persona speciale, insostituibile compagna di avventure) e giravo perso nelle vie di Milano alla ricerca della biglietteria del Piccolo. Alla fine ce l’ho fatta: ho i biglietti per martedì 22 marzo 2011 e non vedo l’ora che arrivi quel momento.

Voglio davvero invitarvi tutti al Piccolo teatro di Milano per “La variante di Luneburg” 2011, “fabula in musica” tratta dal best-seller dello scrittore Paolo Maurensig, con le musiche del maestro Silviotti, la voce recitante di Walter Mramor e naturalmente lei: Milva.

Smog: i 70km/h a Milano non bastano

La decisione, paventata già alcuni post fa, di abbassare il limite di velocità a 70km/h sulle provinciali milanesi è entrato finalmente in vigore ieri. A premere l’acceleratore per questo provvedimento sono state proprio le concentrazioni di Pm10: 153 microgrammi per metro cubico in via Senato e 137 mg/mc al Verziere. Considerando che la soglia di attenzione è fissata a 50 mg/mc… 

Nell’ordinanza provinciale, pubblicata ieri nell’albo pretorio, è previsto l’abbassamento della temperatura a 19 gradi negli edifici pubblici ed il limite a 70km/h sulle strade provinciali, insieme all’invito ai comuni lombardi a prendere la stessa iniziativa per le loro strade di competenza.
Durante la giornata di ieri, i tecnici del Comune hanno lavorato per il posizionamento dei nuovi cartelli sulla Milano-Meda, sulla Paullese, sulla Monza, Rho e sulla Valtidone (le sanzioni scatteranno da sabato, per dare tempo a tutti i cittadini di venire a conoscenza del nuovo limite). Giovanni de Nicola, assessore provinciale ai Trasporti, ricorda però l’importanza di un’azione comune a tutte le province, come unica soluzione ad un’emergenza che coinvolge tutta la regione. Nessuna iniziativa, se sola, può portare risultati significativi.
Ora la patata bollente, se mi consentite l’espressione, passa agli altri comuni lombardi. E, considerando che in molti si sono superati i venti giorni con concentrazioni di Pm10 oltre il limite, sarà necessaria un’azione seria ed immediata. 

Spesso sembra che queste polveri sottili siano un problema secondario; non è così, perché questa è l’aria che tutti noi respiriamo, nessuno escluso. Oltre ad aumentare le allergie e favorire l’abbassamento delle difese immunitarie, l’aria inquinata contribuisce all’insorgenza di gravi malattie respiratorie, senza contare le numerose, ma per fortuna meno gravi, alterazioni ed infiammazioni che possono provocare a contatto con la nostra pelle.

La situazione è grave, ma se ci impegniamo tutti insieme possiamo cambiarla. Quindi cerchiamo di premere meno sull’acceleratore (risparmio di carburante e aumento di sicurezza), di non usare auto o motocicli che non siano almeno euro 2 (oltre a rischiare una sanzione, si inquina più del doppio rispetto ad un’auto euro 4) e di mantenere nelle nostre case una temperatura che oscilli tra i 18 ed i 22 gradi (diminuisce rischio di allergie ed abbassa lo sbalzo termico casa – esterno).

martedì 15 febbraio 2011

"Burlesque": commedia musicale sottovalutata

L’11 febbraio 2011 è approdato in Italia un film molto speciale, accolto però con molta freddezza dalla critica: “Burlesque”, che segna il debutto della cantante Christina Aguilera come attrice ma soprattutto il ritorno (dopo più di 10 anni di assenza dal grande schermo) di una leggenda: Cher.

La nota cantante, attrice, autrice e produttrice, non si vedeva al cinema dal 1998 quando, con la regia di Franco Zeffirelli, ci aveva deliziati in “Un tè con Mussolini”.
In seguito, si è dedicata alla musica, con la pubblicazione dell’album “Believe” (l’omonimo singolo detiene tuttora il record di “singolo più venduto da una cantante donna in Inghilterra") e “Living Proof”, nel 2001. Dal 2002 al 2005 Cher gira il mondo con il suo “Farewell Tour”, che diventa il tour più di successo intrapreso da una cantante donna.
Dal 2008 al 2011 si è “ritirata” nel favoloso hotel Caesar Palace di Las Vegas dove ha regalato al pubblico ben 192 concerti, tutti sold out. Va anche ricordato che Cher è l’unica cantante che possa vantare almeno una canzone al numero uno della Top Ten americana Billboard in sei decadi differenti, dagli anni sessanta fino al primo decennio del duemila.

Per quanto riguarda la sua carriera cinematografica, non possiamo non ricordare “Stregata dalla luna”, film con il quale, nel 1988, Cher ha vinto l’Oscar come migliore attrice protagonista. Altri film importanti nella sua carriera sono “Le streghe di Eastwick”, “Infedeli per sempre”, “Dietro la maschera” e “Silkwood” (che le è valso la nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista).

Burlesque” non è certo un film dello stesso spessore dei precedenti, ma sicuramente merita un po’ di attenzione. Cher interpreta Tess, la proprietaria di un club dove si fanno ogni sera spettacoli di burlesque; locale che però rischia di chiudere a causa dei forti debiti accumulati. Christina Aguilera, giovane ragazza che sogna di fare la cantante, incrocia la strada di Tess e… La sceneggiatura è semplicistica e il cast non è dei più impegnati. Da questo paesaggio forse un po’ desolato emergono prepotentemente Cher e Stanley Tucci (suo fidato collaboratore e carissimo amico), due grandissimi attori che regalano il meglio di sé, arricchendo con la loro personalità una storia abbastanza inflazionata.
Burlesque” quindi merita di essere visto da chiunque desideri passare due ore divertendosi con leggerezza e gustandosi questi due incredibili nomi del cinema e dello spettacolo, in grado di trascendere completamente i loro ruoli. Il resto? Canzoni orecchiabili (e ballabili), grandi balletti e piccoli amori. 

Concediamoci un po’ di leggerezza, ogni tanto. Basta non esagerare.

"C'era una volta un Vaticano"... Ci sarà ancora?

“C’era una volta un Vaticano”. Con questo titolo, che sembra velare il saggio con una nota di nostalgia, ci accingiamo ad analizzare la situazione della Chiesa in Occidente.
Massimo Franco, inviato e notista politico del “Corriere della Sera”, parte con la sua indagine dal luglio 2010, quando Benedetto XVI crea un ministero per rianimare il cattolicesimo in Occidente. Questa sua decisione chiude un’epoca ed ufficializza la presenza di grandi difficoltà all’interno della Chiesa stessa. La ricerca di Franco si snoda in un’Europa sempre più distante dal cristianesimo, vicina addirittura ad approvare la rimozione del crocifisso nei locali pubblici, passando poi per lo scandalo dei preti pedofili e per le numerose guerre intestine al Vaticano, che minano fortemente la solidità di un potere millenario.
C’era una volta un Vaticano mostra come il nemico della Chiesa non sia più il regime comunista, bensì una “società liquida”, sempre più indifferente al messaggio cristiano. E proprio a questa indifferenza vanno imputati la grande perdita di fedeli e la drastica diminuzione di seminaristi e novizie. Nasce spontanea una domanda: chi ha causato questo allontanamento? Massimo Franco risponde con schiettezza: gran parte della “colpa” è del Vaticano e gli indizi sono presto elencati. Prima di tutto vi è stata una pessima “gestione” dello scandalo pedofilia: si è cercato in tutti i modi di nascondere una tragica realtà, provocando quindi una delusione ed una rabbia ancora maggiore nei fedeli una volta che questi fatti sono venuti a galla. Altro elemento che non ha giovato all’immagine del Vaticano è stato il continuo perseguire nella propria lotta contro divorzio e unioni civili, appoggiando i politici che potevano seguire la loro linea, senza però preoccuparsi di creare al contempo un fertile dialogo con divorziati, conviventi, omosessuali, abbarbicandosi su scogli di pensiero così desueti da sfiorare lo straniamento. Vi è un Vaticano costantemente “in ritardo” rispetto alla società che cambia e quindi non in grado di dare consigli e giudizi consoni alla situazione attuale.

Un esempio lampante è stato l’intervento del Cardinal Bertone, segretario di Stato Vaticano (e quindi secondo solo al papa), che ha affermato come vi siano relazioni tra omosessualità e pedofilia. Ennesima gaffe, sintomo di un meccanismo arrugginito ed inceppato.
Il mio augurio è che questo saggio possa generare un dibattito serio, portando nuova luce ad un faro ormai spento, ma forse tanto necessario per un mondo così confuso.  

domenica 13 febbraio 2011

Ritorno al nucleare in Italia? No, grazie! Però...

Il 12 e 13 giugno 2011 gli italiani saranno chiamati alle urne per quattro referendum: privatizzazione dell'acqua (2), ritorno al nucleare (1) e legittimo impedimento (1). 
Vorrei soffermarmi sul secondo quesito: il ritorno dell’energia nucleare in Italia. E vorrei farlo facendo mio il pensiero di Vittorio Cogliati Dezza, Presidente nazionale Legambiente, che ha lanciato il suo accorato appello per il “no al nucleare” attraverso un editoriale sul numero di febbraio de “La nuova ecologia”, il mensile di Legambiente. L’articolo evidenzia i vari scogli da superare per ottenere la vittoria, primo fra tutti il grande tasso di astensione che ha determinato il fallimento degli ultimi referendum.
E spaventa proprio quell’astensionismo passivo, causato da chi non si interessa a queste vicende fino a quando non si ritrova la centrale nucleare accanto a casa. Ma è fondamentale capire che il momento per agire e per far sentire la propria voce è adesso. Questo referendum sarà l’ultima possibilità per mettere la scritta stop ai numerosi progetti per la costruzione di nuove centrali nucleari.

Il secondo aspetto preoccupante è la massiccia campagna pubblicitaria a favore del nucleare, con la creazione di forum, community, gruppi face book e blog fortemente favorevoli a questo progetto, in un vero e proprio delirio di demagogia atomica. Come esempio lampante possiamo citare il famoso “Forum nucleare italiano”, nato con lo scopo di rispondere alle domande dei cittadini confusi e di chiarire i numerosi dubbi e timori generati dall’argomento. Approfondendo però la nostra conoscenza su questo sito scopriamo che il presidente è Chicco Testa: ex Legambiente ed ora strenuo sostenitore del nucleare. E l’imparzialità? Dove va a finire?
Altro aspetto sconcertante è che in opposizione agli spot che dovrebbero convincere la popolazione dell’utilità del nucleare, vi è il nulla più assoluto: trovare uno spot contrario al nucleare è impossibile, almeno in televisione. Diventa però possibile in rete dove, proprio in questo periodo, circola il contro-spot realizzato dagli attivisti di Legambiente (complimenti per l’intraprendenza!).
Per ora quindi, prima di approfondire le nostre conoscenze sul nucleare, addentrandoci in calcoli e tecnicismi, occorre prestare molta attenzione a ciò che viene mostrato in televisione e su molti giornali. Una scelta consapevole, infatti, può maturare solo dopo aver visto e compreso entrambe le posizioni.

Personalmente, sposo la campagna di Legambiente: “Una scoria è per sempre”.

Un compleanno senza festa?

Il 17 marzo 2011 è una festa importantissima per noi italiani, ricorre infatti il 150esimo anniversario dell’Unificazione italiana.
Qualunque stato che condivida una ricorrenza così grande si preparerebbe a celebrarla con una grande festa nazionale... Ma l’Italia no. Assisto piuttosto sconcertato ad un’infinita bagarre tra ministri ed imprenditori, persi in astratte discussioni attorno alla decisione di chiudere scuole ed uffici. Una delle voci più autorevoli che si è levata con forza contro l’idea di fermare la produzione delle industrie per il 17 marzo è quella di Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Al suo pensiero hanno fatto eco le dichiarazioni del ministro Calderoli e della ministra Gelmini, entrambi fermamente convinti che sia meglio accorpare questa ricorrenza con il 2 giugno, evitando così la chiusura di scuole ed uffici.
Pur essendo purtroppo consapevole della gravità della crisi economica, credo che un piccolo stop di 24 ore dedicato a questa ricorrenza non sia solo importante, bensì fondamentale. E non solo perché stiamo parlando di una festa che ricorre ogni 50 anni, e che cade proprio quest’anno, quando la quasi totalità delle feste “laiche” è coperta dai fine settimana. Per superare la crisi (pensiero di un giovane totalmente estraneo all’economia ma lo stesso alla ricerca di un futuro migliore) è necessario un sogno. Sì, in un momento storico così “di stallo” occorre un obbiettivo, occorre una meta che possa dare coraggio di fronte ad una situazione spesso scoraggiante.
Ebbene, io non conosco la soluzione: non so in quale campo e attraverso quale via sia immediata e certa la scoperta di una meta. Però ho un suggerimento: il 17 marzo prendiamoci un giorno per riflettere. Concediamoci un piccolo giro nel nostro Bel Paese, riscopriamo i luoghi e i monumenti che hanno segnato la storia di uno stato piccolino come l’Italia, ma così ricco di arte, cultura e tradizioni da far invidia a molte superpotenze.
Non so se un giro in un borgo caratteristico, in mezzo alle nostre colline oppure in una delle tante città di mare potrà portare un po’ di energie nuove. Ma credo che valga la pena provare.
Un giorno così può portare incontri, scoperte, ma soprattutto può lasciare un bel ricordo da conservare per i giorni che verranno; un piccolo promemoria di ossigeno per quando saremo di nuovo tutti dietro ad un banco oppure ad una scrivania, davanti ad una casa da costruire o ad un paziente da visitare, sicuri che riscoprendo il nostro passato potremo costruire l’Italia del futuro.
E poi scusatemi, ma 150 anni non si compiono mica tutti i giorni!

venerdì 11 febbraio 2011

Inquinamento? Ci salva la tartaruga...

In queste settimane le polveri sottili a Milano (ed in molte altre città del nord Italia) hanno abbondantemente superato il limite consentito, facendo così incorrere il Comune in una pesante multa dell’Unione Europea. 

Il massiccio uso delle caldaie, come difesa dalle temperature polari di questo periodo, unito al traffico massiccio su tutte le principali arterie stradali hanno cominciato a fare i primi danni. A dare il colpo di grazia è arrivato un mese di gennaio quasi totalmente privo di rovesci piovosi. E febbraio non si presenta diversamente. Il Comune è subito corso ai ripari, annunciando una serie di “domeniche a piedi”; decisione poi limitata a una domenica sola, dopo i deludenti risultati ottenuti. Si cambia strategia (e stavolta si gioca una carta interessante) scegliendo di abbassare a 70km/h il limite di velocità sulle tangenziali e sugli assi viari a scorrimento veloce gestiti dalla Provincia. 

Ottima idea! Peccato che questa limitazione valga solamente per le Tangenziali Est, Ovest e Nord e per le arterie a scorrimento veloce della Provincia: risulta esclusa l’autostrada. Ora, prima di approfondire il tema “circolazione eco-sostenibile”, riflettiamo un attimo insieme. Le associazioni ambientaliste, vedi Legambiente, denunciano con forza la pericolosità di un tasso di Pm10 così alto nelle nostre città, chiedendo provvedimenti chiari ed incisivi. Il Comune risponde che il problema non sono le macchine, bensì gli impianti di riscaldamento, soprattutto dei privati, ormai desueti e quindi a forte consumo energetico. Bene, ma allora se ci sono soldi per avviare la costruzione di nuove centrali nucleari e di un’opera immensa (e discutibile) come il ponte sullo Stretto di Messina, sicuramente ci sono anche per degli incentivi seri a sostegno di chi cambia la vecchia caldaia con una moderna, a minore impatto ambientale. Ecco risolto il problema caldaie.

Torniamo al problema del traffico: l’abbassamento del limite di velocità è una soluzione eccellente, che unisce al risparmio di carburante ed all’abbassamento dell’inquinamento acustico, un grande aumento della sicurezza stradale. Però, su 10 mila strade, questo provvedimento ne riguarderà sì e no 20! Da fermo sostenitore dello slow-driving, credo fondamentale l’estensione di questa riduzione a tutte le principali strade della regione, anzi, di tutte quelle regioni così strozzate dall’inquinamento. Non solo, dopo un periodo di prova su situazioni di emergenza come queste, si potrà studiare un abbassamento dei limiti di velocità sulle strade di tutta Italia. 


Eliminare molti cartelli inutili, come alcuni che pongono un limite di 30km/h nel bel mezzo di una tangenziale totalmente libera, sostituendoli con pochi limiti sensati e ben controllati, può essere un passo importante verso un nuovo modo di guidare, meno prepotente e più attento, nel rispetto di noi stessi e chi ci circonda. 

lunedì 7 febbraio 2011

Ordinaria follia scolastica... di qualità!

Dopo un periodo abbastanza desolante per la Rai, ricco di fiction gratuitamente volgari e di trasmissioni totalmente immerse nella cronaca nera, forse si comincia a vedere un po’ di luce con un prodotto di qualità…
Sto parlando di “Fuoriclasse”, fiction ambientata in una scuola superiore con protagonista Luciana Littizzetto, brillante insegnante di italiano, coinvolta in mille situazioni difficili. Prima fra tutte la sua: madre di un ragazzino adolescente che non ama studiare e che si ritrova come insegnante la collega meno amata dalla mamma, e moglie, o meglio ex-moglie, di un dentista che è scappato con una giovane esperta di denti da latte. A questa delicata situazione famigliare si unisce un’intricata vita professionale, densa di situazioni avverse. Non mancano i colleghi che tentano in tutti i modi di ostacolare la professoressa Passamaglia (Luciana), un vicepreside che abusa della sua posizione, una preside suora intraprendente ed autoritaria, ma con un passato oscuro, e tanti altri ostacoli che Luciana dovrà affrontare, quasi sempre da sola. A queste difficoltà si intrecciano quelle degli studenti, perché alle classiche simpatie-antipatie si aggiungono ragazzi provenienti da situazioni di degrado, una ragazza disabile fresca ed intelligente ma che a volte fatica ad integrarsi totalmente col resto della classe, un ragazzo che rischia di cadere nel vortice della droga…
Già, purtroppo è uno spaccato (forse un po’ impietoso) del mondo della scuola italiana. Ragazzi annoiati, spesso desiderosi solo di finire al più presto la loro giornata scolastica, ma anche gravati da problematiche importanti, che non riescono ad accettare. Ed insegnanti molte volte distaccati, confusi, incapaci di instaurare un rapporto umano con questi giovani così variegati e ricchi di sfumature. Troppo spesso, purtroppo, gli studenti e gli insegnanti finiscono col percorrere binari paralleli ma lontanissimi, come chi è costretto a gareggiare con un avversario e non a camminare insieme con una guida.
Agli autori della fiction “Fuoriclasse” e a tutti gli attori va quindi un meritato applauso, per aver saputo raccontare con ironia (ma senza superficialità) la storia di ordinaria follia di un liceo come tanti. Unico appunto? Qualche parolaccia di troppo… La realtà spesso ce ne “regala” già tante, cerchiamo ti evitarle dove si può… 

domenica 6 febbraio 2011

"Toppy, un moscerino dal cuore grande"

Non poteva mancare in questo parco un fiorellino dedicato a Toppy. Come chi è Toppy? Toppy è un moscerino speciale… E’ il migliore amico di Zippy… Va bene, ok, ora mi spiego bene. “Toppy, un moscerino dal cuore grande” è il titolo del mio primo libro. Si tratta di un racconto illustrato con protagonisti due moscerini. I nostri piccoli eroi vivono un’avventura che porta il piccolo lettore (e, mi auguro, anche quello più grande) a riflettere su temi quali l’amicizia, la solidarietà e l’accoglienza reciproca.
Toppy quindi non è solo un piccolo passo verso il mio sogno di scrittore, ma anche un modesto spunto di riflessione su alcuni valori che non riesco più a vedere nella nostra società. Che fine ha fatto la solidarietà? Ultimamente si vede o un finto buonismo o un muro d’intransigenza. E l’accoglienza reciproca? Ormai sembra impossibile veder nascere un confronto serio tra chi ha idee diverse: o si combatte o non si parla neanche. E Toppy è nato sull’onda di questi miei pensieri. Una piccola favola illustrata da Christian Seppi (che ringrazio ancora per aver saputo “leggere” la fisionomia dei personaggi nella storia ed averla rappresentata proprio come desideravo) che spero giunga al cuore di piccoli e grandi, divertendoli e facendoli riflettere un po’, con la convinzione che insieme si può cambiare il mondo.

“Toppy, un moscerino dal cuore grande”
Ed. EdiGio’
Disponibile su tutte le librerie online (es. www.ibs.it), nel circuito Feltrinelli.it ed ordinabile in qualunque libreria.

mercoledì 2 febbraio 2011

Il successo travolgente di "Benvenuti nella mia cucina"

Proprio in questi giorni il libro di ricette “Benvenuti nella mia cucina” di Benedetta Parodi, la conduttrice del seguitissimo “Cotto e mangiato”, sfiora i due milioni di copie vendute, sbaragliando la concorrenza di Eco, Ammaniti etc… Subito spuntano come funghi le polemiche, con accuse alla Parodi di aver “tolto” lettori ad Eco e agli altri grandi che escono vinti da questo confronto.
Prima di dire il mio pensiero su questa vicenda voglio riportare una frase della “ladra di lettori”, prese da un’intervista a “Oggi”: “La cucina è cultura, tradizione. Le mie ricette non tolgono copie al romanzane di Umberto Eco e spesso mi compra gente che non ha mai aperto un libro.
Già, è stata proprio questa la sua fortuna: a comperare il libro sono state moltissime persone che cercavano semplicemente le sue ricette, di facile realizzazione anche in pochi minuti. In realtà, hanno scoperto che “Benvenuti nella mia cucina” non è un semplice elenco di ricette, bensì un piccolo diario della giornalista che annota e racconta le sue giornate, le occasioni per le quali prepara un determinato dolce e così via… I lettori hanno così scoperto un libro-diario utilissimo in cucina e divertentissimo in salotto. Io stesso, pur avendo le mensole travolte da Manfredi, Pilcher, Modignani, Gruber, Cronin etc, ho chiesto per Natale il libro della Parodi.
Giunti a questo punto occorre chiedersi il perché di tante polemiche: invidia? No, è troppo. Però… Com’è possibile che si consideri “concorrenza” un libro di ricette-diario, nato sull’onda del successo di un breve programma di cucina su Italia1, per un romanzo come quello di Umberto Eco? Certo, è desolante che i grandi libri dei grandi nomi vengano battuti così facilmente, però bisogna anche ricordare che, in un paese dove il Grande Fratello fa 7 milioni di telespettatori, è difficile che “Il cimitero di Praga” di Eco ne faccia 14…
Questo risultato quindi non ha fatto altro che mostrare un Paese dove i grandi nomi della letteratura perdono sempre più importanza: non è certo un dato incoraggiante. Secondo me comunque, finchè si parla di un libro che vende molto, qualcosa di cui gioire c’è.
E poi, chi ci assicura che leggendo “Benvenuti nella mia cucina” non nasca anche il desiderio di provare un romanzo impegnato?

martedì 1 febbraio 2011

Cosa succede alla televisione?

Cominciamo subito con un argomento che mi sta molto a cuore: la televisione. Ultimamente si sta verificando un lento ma progressivo imbarbarimento dei programmi televisivi, che finisce inevitabilmente col contagiare il pubblico a casa. Stiamo assistendo ad una drastica diminuzione di un valore fondamentale: il rispetto. Rispetto tra gli opinionisti, tra giornalisti e politici, tra conduttori e direttori di rete e rispetto degli autori televisivi per il pubblico a casa, soprattutto di quello più giovane.
Voglio citare alcuni casi che hanno colpito maggiormente la mia attenzione; non può mancare l’episodio di “Blog”, trasmissione di Rai3 che, tempo fa, ha trasmesso (in piena fascia protetta) un folle monologo pieno di bestemmie ed insulti sotto alcune immagini del Grande Fratello. Altro esempio che potremmo citare è “Terra ribelle”, fiction di Rai1 che si presentava in prima serata con il bollino verde, pur contenendo scene volgari e violente. Nelle ultime settimane abbiamo assistito poi a liti continue in tutti i talk-show televisivi, trasmissioni nelle quali si insultavano persone non presenti e telefonate in diretta di persone non presenti in cui si insultavano conduttori, autori ed ospiti presenti nelle trasmissioni.
Un girone infernale reso ancora più folle dalla scritta che è apparsa più volte sul nostro teleschermo, che ci invitava a pagare un certo canone… Credo sia il momento di fare una pausa: dove vogliamo arrivare? Siamo circondati da grida che coprono un vuoto immenso, un enorme cratere dal quale sono scomparsi il rispetto, la buona educazione, un linguaggio corretto e ricco… Dove sono le coscienze? Dove sono l’indignazione ed il buon gusto? Dove sono le mail di protesta? Le mie non bastano…

Benvenuti ne "Il parco di Giacomo"

Un sito…? Va bene, ma vorrei anche qualcosa di più interattivo… Ecco, così è nata l’idea di creare questo blog. Va bene, è un racconto leggermente superficiale. Ora approfondiamo… Mi chiamo Giacomo Bertoni, sono un universitario di Filosofia ed uno scrittore di racconti per bambini. Amo moltissimo leggere, scrivere, ascoltare tanta musica, andare a concerti, spettacoli teatrali e mostre. Proprio leggendo e scrivendo è nato in me il desiderio di confrontarmi con gli altri, di discutere, conoscere, approfondire i vari temi che toccano la nostra sfera personale ogni volta che sfogliamo un giornale o accendiamo la televisione. Ho quindi deciso di creare “Il parco di Giacomo”, dove raccontare i miei pensieri nei confronti dei fatti che più mi colpiscono, nella speranza di poter instaurare un dialogo costruttivo ed arricchente con voi.
Bene, superata la fase “politically correct”, preferisco passare a quella più diretta: sono un ragazzo estremamente curioso e rompiscatole, sempre desideroso di riflettere e dire la sua su ciò che lo circonda. Credo profondamente nell’importanza di diventare protagonisti attivi della propria vita, senza lasciarsi scivolare addosso le cose, ma afferrandole con forza e dirigendole verso la meta per noi più giusta. Troppo spesso vedo persone che tacciono per non voglia, delusione, esaurimento delle energie combattive. Ecco, questo blog vuole essere una piccola piazza dove tutti possono dire la propria sui temi che tratterò. Naturalmente questo presuppone il rispetto di alcune regole basilari: se le parole fondamentali devono essere il dialogo ed il rispetto reciproco, le parole assolutamente bandite sono il razzismo, le volgarità, gli insulti e tutto ciò che va contro un dialogo che abbia come fine quello di poter esprimere con serenità il proprio pensiero.
Il parco di Giacomo (il nome l’ho preso in prestito, pescando nella mia parte di bambino, da una canzone di Cristina D’Avena) è quindi un grande giardino, in cui ognuno potrà far crescere un fiore, curando il proprio e rispettando la crescita degli altri fiori. Questa è la prima margherita; spero ne pianteremo presto molte altre… Benvenuti!