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venerdì 29 novembre 2019

Da grande voglio fare...

Ma tu, che cosa vuoi fare da grande? Hai ancora il coraggio di porti la domanda, una domanda «politicamente scorretta in questo tempo che non ama le scelte»? L’idolo dei nostri anni è l’indeterminatezza: «Al centro di tutto c’è un ego edonista che vuole soddisfarsi e che non accetta limitazioni – ha spiegato don Luca Massari nel nuovo appuntamento con “La quinta direzione” –. La vita è intesa come un foglio bianco, oppure come un foglio scritto con la penna cancellabile. Ma in questa indeterminatezza, ad essere precaria diventa la tua storia. In questa indeterminatezza, in uno scorrere senza una direzione, pesca il consumismo».

Sempre alla ricerca di nuovi burattini infatti, di nuove pedine isolate, grigie, manipolabili e interscambiabili, il consumismo approfitta di una situazione che rischia di essere quella incisa sull’epitaffio tombale di Cyrano de Bergerac, che “in vita sua fu tutto e non fu niente”. 

Immagine con Snoopy che dice da grande voglio fare la persona felice

venerdì 8 novembre 2019

Perché l'individualismo ci ruba la speranza

Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia…” 
(“Dilemma”, Giorgio Gaber) 

«Voi parlate tanto dei vostri figli, ma che mondo lasciate loro?». Greta Thunberg compare sul maxi schermo e attacca i politici, colpevoli di aver creato e di continuare a promuovere un modello iniquo di società, dove pochi si arricchiscono sulle spalle di tanti. «Il cuore del messaggio di Greta non è tanto l’ambiente, quanto un mondo nel quale si sono rotti tutti i legami. Quello fra l’uomo e la natura, certo, ma prima di tutto quelli fra gli uomini, come il legame transgenerazionale», commenta don Luca Massari al termine del video.

È giovedì sera, siamo nell’aula magna del seminario vescovile di Pavia. Fuori diluvia: per raggiungere il seminario abbiamo attraversato le viuzze longobarde trasformate in fiumi. Si apre così la seconda serata de “La Quinta Direzione”, il cammino per i giovani che si presenta come: «Un percorso rivolto a chi non si accontenta di cercare seguendo le classiche planimetrie, i quattro punti cardinali che ben descrivono le realtà piatte, senza spessore». 

Oggi tante persone vivono in solitudine, immagine di un uomo solo in un grande parcheggio
Foto di Harut Movsisyan da Pixabay

sabato 26 ottobre 2019

"Sradicati": i cittadini globali e il mito della società aperta

Un nuovo ordine mondiale economico e politico non funziona se non c’è un rinnovamento spirituale, se non possiamo avvicinarci di nuovo a Dio. (Benedetto XVI, omelia, 6 gennaio 2007) 

La nuova presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, nel suo discorso programmatico da candidata alla presidenza aveva annunciato, fra l’altro, che triplicherà i fondi destinati a Erasmus, il programma di mobilità studentesca della Ue. Un dettaglio, forse. Oppure un'indicazione precisa per spingere ancora di più su di un certo modello di cittadino europeo? Tanti giovani beneficiano del programma di mobilità studentesca, ma oltre alle opportunità ci sono tante criticità. «È un programma ideologico volto a produrre persone sradicate e conformiste, attraverso anche l’industria del divertimento e dello sballo», dice il giovane storico Paolo Borgognone al Timone. Di fronte a fenomeni complessi come il cosiddetto globalismo, ricordiamo che popolo e nazione sono realtà che fanno parte della dimensione naturale della persona. Pensare di fabbricare a tavolino una terra dei padri è utopia, scrive Stefano Fontana. Questo e molto altro sul numero di ottobre del Timone

Il progetto studentesco Erasmus fabbrica cittadini globali, il dossier del mensile "il Timone"

lunedì 7 ottobre 2019

Quando giocavamo con le macchinine

Sono ancora lì, nel grande scatolone colorato, chiuse da anni eppure ancora pronte a rombare fuori. Grandi, piccole, medie. Da collezione o da poco più di mille lire. Perfette riproduzioni in scala di modelli esistenti o strani prototipi futuristici. Sono le macchinine! Quanti pomeriggi abbiamo passato a giocarci? A volte con i compagni di classe, a volte sequestrando i nonni e costringendoli a rispettare le (nostre) infinite regole del gioco.

Perché, osservando la scena dall’esterno, magari dalla porta della cameretta, un adulto poteva vedere un bambino seduto a terra davanti al suo letto, intento a spingere una o più macchinine. In realtà il bambino non era davanti al letto, ma dentro a una metropoli fatta di grattacieli, strade trafficate, pedoni, fantasmagorici uffici dove andare a fare fantastici lavori. E ogni modello di macchinina aveva la sua perfetta collocazione.

Per attraversare la nostra città immaginaria, per esempio, le automobiline ideali erano quelle piccole, magari dotate di ammortizzatori, così da rendere più realistiche le frenate e le ripartenze ai semafori, e di portiere apribili, perché bisognava pur scendere per fare le commissioni. Il massimo era unire le macchinine ai tappeti con disegnate strade, aiuole, case, supermercati e sensi unici. 

Collezione di macchinine piccole, medie e grandi, con i modelli più famosi di automobili

venerdì 13 settembre 2019

Agli amici che ritrovano con noi la rotta perduta

Ci sono amici che entrano nella nostra vita in momenti di foschia, di nebbia, di navigazione a vista. Senza imporre nulla ci fanno compagnia accanto al timone e, tra una pizza e una chiacchiera, aggiustano la nostra bussola, ritrovano con noi la rotta perduta. Poi, magari, ci si perde di vista, ma quell’incontro rimane luminoso nella memoria, e si riaccende ad ogni saluto, ad ogni confidenza, ad ogni promessa di un caffè.

Anche quando ci si frequenta meno, c’è un’immediatezza nello sguardo che vince ogni attesa. C’è la comprensione, la consapevolezza di aver fatto insieme un tratto di percorso decisivo, che a sua volta ha aperto nuove strade di amicizie ed esperienze. Succede che un giorno il lavoro metta sul piatto una opportunità da non perdere, in una città lontana. E allora la tristezza si fa sentire. Perché quell’amicizia era una sicurezza nel caos del quotidiano. 

Il duomo di Pavia illuminato per la Veglia delle Palme 2019

Camminando per le strade della città in una sera di settembre, in una passeggiata che vuole essere un arrivederci e per questo continua a trovare nuove viuzze da percorrere, si rivedono i luoghi che proprio quell’amicizia ha fatto vivere. Quel bar, che ha già cambiato gestione tre volte, dove si chiacchierava con il nostro piccolo gruppetto di amici fino a quando la proprietaria non ci accompagnava alla porta per chiudere. Quella libreria dove ci siamo confrontati, scoperti attraverso i nostri titoli preferiti, dove abbiamo cercato regali per compleanni sempre, testardamente, all’ultimo secondo.

Quelle finestre, dove prima abitava la nostra amica in comune, dietro le quali facevamo serate (e nottate) di giochi da tavolo, per la gioia dei vicini. Quelle basiliche, tante, una più bella dell’altra, che tante volte grazie alla pastorale giovanile e universitaria siamo riusciti a tenere aperte per coinvolgere i giovani della città con canti, preghiere, confessioni e adorazione. 

L'interno del duomo di Pavia illuminato per la Veglia delle Palme 2019