Visualizzazione post con etichetta pontificale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pontificale. Mostra tutti i post

lunedì 9 dicembre 2019

San Siro: l'impronta dei santi nella città degli uomini

La storia di Pavia è costellata di testimoni luminosi: uomini «che hanno fatto della loro esistenza un dono d’amore a Dio e agli altri», uomini che sono «un dono per tutti e generano un bene per tutti, credenti e non credenti, lasciando una traccia viva nella Chiesa e nella città degli uomini». È ruotata attorno alle figure di quattro uomini che hanno segnato la storia della città l’omelia del vescovo Corrado Sanguineti per la solennità di San Siro. Una celebrazione che ha unito San Siro, patrono della città e della diocesi, San Riccardo Pampuri, del quale è in corso l’anno giubilare, don Enzo Boschetti, nel luglio scorso dichiarato “venerabile”, e monsignor Carlo Allorio, vescovo di Pavia dal 1942 al 1968.

L'altare di San Siro nel duomo di Pavia

All’inizio del solenne pontificale è stata data lettura del decreto di venerabilità del Servo di Dio don Enzo Boschetti, firmato dal cardinal Angelo Becciu e dall’arcivescovo Marcello Bartolucci. «I testimoni che stanno davanti a noi hanno tratti e cammini originali: San Siro è il vescovo evangelizzatore che ha posto i fondamenti della nostra Chiesa; San Riccardo, per la maggior parte della sua vita, è stato un semplice laico cristiano, medico amato nella campagna di Morimondo, e solo negli ultimi tre anni di vita è diventato religioso nell’ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli – ha spiegato il vescovo Corrado durante l’omelia –; don Enzo, come prete, si è lasciato interpellare da forme nuove di povertà sociale ed esistenziale, soprattutto nel mondo dei giovani, della Pavia a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, e ha speso la sua vita in un’appassionata opera educativa, affrontando inizialmente non poche incomprensioni e fatiche; il vescovo Carlo Allorio, pastore in anni di profondi cambiamenti culturali e sociali, ha amato con cuore di padre il suo popolo, i suoi sacerdoti, e ha favorito nuove forme di pastorale, dando impulso al laicato nelle parrocchie, negli oratori, negli ambienti sportivi e sociali». 

Il vescovo Corrado sul pulpito del duomo per l'omelia

giovedì 29 agosto 2019

Il cardinal Robert Sarah: "Solo Dio dà il vero senso al vivere dell'uomo"

«Solo Dio dà il vero senso al vivere dell'uomo, è Dio che rende possibile una vita più vera, più giusta». Lo ha ripetuto più volte il cardinal Robert Sarah nella sua omelia per la solennità di Sant’Agostino, in una basilica di San Pietro in Ciel d’Oro gremita di fedeli. Il cardinal Sarah è stato accolto dal vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, e dal priore della comunità agostiniana, padre Antonio Baldoni. 

«Ho il cuore ricolmo di gioia per essere qui questa sera, in mezzo a voi, a presiedere questa solenne celebrazione Eucaristica nel giorno della festa di Sant'Agostino – ha detto, abbracciando con lo sguardo i presenti –. Sono molto legato alla figura del santo vescovo Agostino, un illustre Padre della Chiesa, africano come me». Ed è stato proprio il pensiero di Agostino il filo rosso lungo il quale si è snodata l’omelia del cardinal Sarah, un’omelia accolta da un silenzio profondo. 

Solennità di Sant'Agostino nella basilica di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

«Solo Cristo è il modello e la strada che ci conduce verso la perfezione e la santità. Solo Cristo, mite ed umile di cuore, può insegnarci l'umiltà, e suscitare in noi e condurci verso la nostra radicale conversione – ha spiegato il cardinale –. Quanto abbiamo bisogno oggi di ricercare veramente Dio! Dio non conta più nella nostra società, Dio non esiste più, non abbiamo più bisogno di Lui! E Agostino oggi ci insegna a cercare Dio umilmente. Infatti, dai suoi numerosi scritti emerge il profondo rapporto d'amicizia di Agostino con Dio: in tutta la sua vita si è prodigato a conoscere e a far conoscere il Signore in quanto “non si può amare molto chi si conosce poco”. Ha amato e fatto amare Dio, innanzitutto conoscendolo personalmente mediante un'intensa vita ascetica, fatta di preghiera, di silenzio e di studio». 

Eppure oggi non c’è più spazio per Dio nel quotidiano: «Questa nostra società, come ci hanno ricordato gli ultimi pontefici - in particolar modo san Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI -, imposta il proprio vivere come se Dio non esistesse, in una sorta di apostasia silenziosa e di relativismo. Il pensare di bastare a se stessi ci porta ad escludere Dio dalla nostra vita, e senza Dio l'uomo è davvero misero e povero. Il vero povero non è chi manca di beni materiali, di cibo, di vestiti, ma chi manca di Dio; senza Dio l'uomo ricade in una miseria così grande tanto da dirigere la propria vita verso il baratro della disperazione».

sabato 10 dicembre 2016

A Pavia, la Solennità di San Siro

Con trepidazione e gioiaMons. Corrado Sanguineti ha aperto le celebrazioni per la Solennità di San Siro, patrono di Pavia, da lui vissute per la prima volta come pastore della Chiesa pavese. "Il cristianesimo", così ha ricordato nell’omelia del Pontificale, "ha fecondato la società fin dai primi anni della sua nascita", e oggi siamo qui "non per ricordare un passato sepolto", bensì per "celebrare i continui frutti che la fede porta all’uomo di oggi". 


Noi pavesi siamo eredi di una lunga storia, già San Martino di Tours scriveva di una comunità cristiana viva e coinvolgente nella sua visita all’antica Ticinum. Seguendo l’esempio di S. Siro, primo pastore ed evangelizzatore della nostra comunità, siamo chiamati ad “andare in tutto il mondo”, perché la gioia della fede, che è un incontro con la persona di Gesù, è così travolgente che non può essere tenuta solo per noi, e perché “non c’è cristianesimo senza missione”. 
La prima festa di S. Siro di Mons. Sanguineti coincide anche con la sua prima lettera pastorale, dal titolo “Maestro dove dimori? Incontrare Cristo oggi”. Tre i nodi centrali: da dove partire per il cammino della Chiesa? Come rileggere l’incontro di Gesù con i discepoli? Dove vivere oggi questo incontro? Alle comunità parrocchiali l’invito quindi a verificarsi e a fare scelte capaci di rendere la grandezza della fede vissuta nella contemporaneità, riscoprendo il gusto dell’essenziale. Come la tradizione di S. Siro ci ricorda, anche noi siamo chiamati a condividere il poco pane che abbiamo, perché “solo ciò che è condiviso si moltiplica”.