“Con
trepidazione e gioia” Mons. Corrado Sanguineti ha aperto le celebrazioni per la
Solennità di San Siro, patrono di Pavia, da lui vissute per la prima volta
come pastore della Chiesa pavese. "Il cristianesimo", così ha ricordato nell’omelia
del Pontificale, "ha fecondato la società fin dai primi anni della sua nascita",
e oggi siamo qui "non per ricordare un passato sepolto", bensì per "celebrare i
continui frutti che la fede porta all’uomo di oggi".
Noi pavesi siamo eredi di
una lunga storia, già San Martino di Tours scriveva di una comunità cristiana
viva e coinvolgente nella sua visita all’antica Ticinum. Seguendo l’esempio di
S. Siro, primo pastore ed evangelizzatore della nostra comunità, siamo chiamati
ad “andare in tutto il mondo”, perché la gioia della fede, che è un incontro
con la persona di Gesù, è così travolgente che non può essere tenuta solo per
noi, e perché “non c’è cristianesimo senza missione”.
La prima festa di S. Siro
di Mons. Sanguineti coincide anche con la sua prima lettera pastorale, dal
titolo “Maestro dove dimori? Incontrare Cristo oggi”. Tre i nodi centrali: da
dove partire per il cammino della Chiesa? Come rileggere l’incontro di Gesù con
i discepoli? Dove vivere oggi questo incontro? Alle comunità parrocchiali l’invito
quindi a verificarsi e a fare scelte capaci di rendere la grandezza della fede
vissuta nella contemporaneità, riscoprendo il gusto dell’essenziale. Come la
tradizione di S. Siro ci ricorda, anche noi siamo chiamati a condividere il
poco pane che abbiamo, perché “solo ciò che è condiviso si moltiplica”.
Al
solenne Pontificale ha concelebrato anche don Savino D’Amelio, parroco di Amatrice,
che ha portato ai fedeli pavesi il sincero ringraziamento per la solidarietà
giunta dopo i terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre. "La situazione è critica",
ha detto don Savino, "ogni mattina abbiamo temperature intorno ai meno cinque
gradi", ma “Dio è Padre e non dimentica i suoi figli. A nessuno è mancato il
necessario.”
Dalla festa di San Siro, che ha richiamato in un freddo Duomo
centinaia di pavesi, nasce quindi un invito alla collaborazione, all'unità
fra tutte le forze – ecclesiali, istituzionali, politiche, economiche e sociali –
che hanno a cuore il bene dell’uomo: “Servire l’uomo con la stessa passione con
cui si serve Cristo”.
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