«Anche i milanesi devono concederci che Pavia col bel tempo
è proprio una bella città, forse la più bella città di Lombardia. (Credo che ci
si possa stancare d’esser milanesi; mai d’esser pavesi). Quel cielo manzoniano,
così bello quando è bello, si distende particolarmente su di lei, che se lo
gode sollevandosi tutta — torri chiese case — in un rapimento tranquillo.
Il
bel tempo a Pavia è un accorto compromesso tra l’azzurro dei cieli longobardi e
l’oro dei cieli latini mediterranei: azzurro inverosimile al nord, verso le
Alpi; incandescenza scarlatta al sud, verso gli Appennini; come abbiamo spesso veduto
nei nostri viaggetti in su e in giù, quando eravamo più giovani. Di mezzo, sta
la pausa sospensiva della valle padana, nella quale la luce trova il suo
temperato splendore, la sua mitezza; in essa, Pavia acquista le trasparenze e
gli splendori delicati della sua storia, e i colori sepolti nei secoli delle
sue pietre tornano a gemere e a rivivere, dal rosso delle torri e del castello
al plenilunio di San Michele, la cui arenaria vanisce in una deliquescenza
subacquea.