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martedì 11 giugno 2019

Festa delle Sante Spine: "Mettiamo al centro della nostra comunità i soggetti più fragili"

«(…) Pensavo: come sarebbe più povera la nostra città senza gesti di memoria come questi, come la festa della Madonna della Stella, o altre feste mariane che mantengono un profilo popolare nelle varie comunità (S. Maria di Caravaggio, la Madonna delle Grazie nella chiesa custodita dai salesiani). Come sarebbe più povera Pavia senza la festa di San Siro, suo patrono, e la festa delle Sante Spine!

Ritrovarsi insieme, come credenti e come pavesi, alla processione delle Sante Spine, passare in Duomo nei giorni in cui le venerande reliquie sono esposte per una preghiera, sono gesti che ci aiutano a non perdere il senso e l’anima della nostra storia e della nostra città, in questi mesi segnati da non pochi cambiamenti a livello d’istituzioni civili, culturali e amministrative. (…)» (dall’editoriale del vescovo Corrado Sanguineti, “il Ticino” di venerdì 7 giugno 2019)

Festa delle Sante Spine e processione in duomo

«(...) Non giriamo gli occhi e il cuore da un’altra parte davanti agli anziani soli che abitano nei nostri quartieri, davanti alle famiglie che vivono disagi sociali e relazionali, davanti ai ragazzi e agli adolescenti che riempiono il vuoto e la noia con l’uso dell’alcool, delle droghe, con forme di trasgressione che portano a banalizzare l’affettività e la sessualità. Ci sia un’alleanza buona e forte nella grande opera dell’educazione, tra le famiglie, la scuola, le parrocchie con gli oratori, tutte le varie associazioni di volontariato che possono offrire esperienze belle e positive. 

Non giriamo gli occhi e il cuore davanti a giovani e meno giovani che faticano a trovare un lavoro stabile e dignitoso, davanti agli immigrati che sono tra noi e che spesso portano con sé storie drammatiche di povertà e di violenza. Mettiamo sempre più al centro della nostra comunità civile i soggetti più fragili e deboli, chi rischia di restare ai margini, coloro che non sono nemmeno accolti al loro affacciarsi alla vita, coloro che non sono adeguatamente curati e accompagnati a una morte dignitosa perché non rispondono a criteri di efficienza e di pretesa qualità della vita. 

martedì 12 marzo 2019

Il compleanno e il bilancio... Che quadra


Quando l’adolescenza è ormai passata (ma siamo sicuri? Sembra ieri…), il compleanno non è più l’attesa dei regali, ma il momento dei bilanci. Inevitabilmente in questa giornata si butta un occhio dietro le spalle e si cerca di capire quanta strada è già stata percorsa. Una controllata alla bussola poi non fa mai male. E nella testa arrivano sempre, puntuali e maliziose, le note «bilancio che non ho quadrato mai...».
Insomma, dopo i 25 il compleanno inizia a presentare qualche criticità. Ma, sarà la fortuna di condividere la giornata con la nascita al cielo di San Luigi Orione, sarà la gioia di festeggiare mentre sboccia la primavera, il bilancio quadra. Quadra nelle coccole della famiglia a colazione, quadra nei gesti degli amici più cari, negli auguri marchio Frozen, nelle telefonate inaspettate, nei vocali infiniti, nei messaggi che ricordano una fetta di vita, negli abbracci che soffocano. Quadra persino nel profumo della pizza fatta in casa che si sparge ovunque, scaldando il cuore.
E allora nella testa arrivano anche altre note: «Non pensare alle cose di ieri, cose nuove fioriscono già... Aprirò nel deserto sentieri, darò acqua nell'aridità… Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori… Io sarò con te dovunque andrai».

mercoledì 23 novembre 2016

"il Ticino": custode e sentinella di Pavia

<<In questo grande giorno di festa, mi piacerebbe fare alcune domande a “il Ticino”. Sedermi accanto a lui, sui gradini del Duomo, in una mattina soleggiata ma cristallizzata da una leggera nebbiolina fredda, pungente. Pavese insomma. E qui, mentre la quotidianità scorre, ascoltare le storie più affascinanti che sono state impresse sulle sue pagine. Ce ne sono tantissime che io ancora non conosco!
Caro Ticino, che da più di un secolo sei testimone, custode e sentinella degli avvenimenti della nostra Pavia, hai avvertito anche tu il rombo tremendo della nostra torre civica che crollava? Hai sofferto con noi per la chiusura del Duomo? Dove hai trovato il coraggio, nei momenti più difficili della guerra, di arrivare comunque in edicola, seppur con le pagine bianche? Hai tremato anche tu quando il ponte è stato bombardato? E quanti avvenimenti storici per la nostra Chiesa pavese hai raccontato! Due Papi hanno visitato la città dalle cento torri e dalle centotrentacinque chiese, la nostra splendida Pavia, che anche sulle tue pagine è stata descritta e amata in modo speciale da Mons. Cesare Angelini, cantore della bellezza pavese. 

Articolo di Giacomo Bertoni sui 125 anni del settimanale "il Ticino"

venerdì 20 dicembre 2013

Un augurio e una riflessione

"Oggi il Natale ha quasi perduto il suo senso originario. Lo «celebrano» anche uomini di altre religioni. Perfino parecchi non credenti vivono in questo giorno una qualche forma di liturgia profana. Non v’è alcuno che rifiuti per Natale qualche dono o almeno una buona cena. (…) Benché il Natale sia una splendida manifestazione della gloria di Dio in Cristo e del suo amore per noi, i discorsi che si fanno a partire dal Natale sanno spesso di buonismo e di speranza a buon mercato. Essi sono un segno di poca lealtà con se stessi e con gli altri. Infatti diciamo delle cose che non sono vere e a cui nessuno crede.
Ci auguriamo a vicenda lunga vita, felicità, successo, ci facciamo doni che vogliono dire l’affetto che ci portiamo, ma per lo più sappiamo che non è così. (...) Il Natale fa emergere le storture della politica, la gravissima crisi economica che stiamo attraversando, le violenze quotidiane fisiche e psicologiche. E si potrebbero aggiungere tante altre cose ancora.
Molti uomini e donne attendono in questo giorno qualcosa, un evento o magari una persona che li tiri su, che restituisca loro l’ottimismo ingenuo che hanno irrevocabilmente perduto; qualcosa di nuovo e di grande, che potrebbe farli tornare indietro.
Ma questa speranza è fallace, perché si basa solo sulle nostre forze e dimentica lo Spirito di Dio, il solo capace di aiutarci in maniera efficace. Dopo i giorni delle feste tutto ritorna più o meno come prima. (…)


Per vivere bene il Natale e ricavarne quel conforto che è giusto attendersi da questa festa, è necessario sforzarsi di capire ciò che viene detto nei Vangeli. In essi, soprattutto nel Vangelo secondo Luca, emerge un progetto di uomo che vive il dono di Dio nella meraviglia, nella gratitudine e nel distacco. Questo uomo nuovo può essere o un semplice come i pastori o uno studioso come i Magi.
Tutti sono chiamati a partecipare all’esperienza dei pastori a cui fu detto: «Vi annunzio una grande gioia» (Lc 2,10). Chi partecipa di questa gioia, si difenderà da quel pericolo che è il Natale del consumismo, che ci impone di non sfigurare davanti ad amici e parenti con costosi regali. Pur avendo la coscienza che molte famiglie fanno fatica a far quadrare il bilancio del mese, si continua a spendere denaro pubblico e privato nella maniera più folle. (…)
Ci sarebbe ancora da trattare di come il presepio può essere contemplato anche da non credenti e da atei. Io penso che questo fascino derivi dall’atmosfera profondamente umana che in esso si respira. Una umanità che sa guardare anche al lato invisibile della realtà e si compendia nella preghiera «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama». Buon Natale a tutti!"
(Carlo Maria Martini, “Corriere della Sera”, 23 dicembre 2010)

("Natività", di Stepan Zavrel, da "Natale", Jaka Book Edizioni, 1981)