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martedì 23 giugno 2020

La crisi del giornalismo e il politicamente corretto

La crisi del giornalismo e il politicamente corretto che impera anche nelle redazioni. L’ideologia che cerca di imporsi sulla realtà. Una democrazia in pericolo, perché senza verità non c’è libertà. Non potevamo che affrontare questi temi con Monica Mondo, giornalista, autrice e conduttrice su Tv2000 di “Soul”, un dialogo senza reticenze alla ricerca della verità, con ampio spazio per le grandi domande di senso della vita. 

E proprio senza reticenze Monica Mondo risponde alle nostre domande, regalandoci una fotografia preziosa del giornalismo oggi, un giornalismo ferito da una grande rivoluzione digitale e da un’ideologia soffocante. Si può ripartire, si può ricostruire, c’è tutto da rinnovare. 

Su iFamNews l’intervista completa a Monica Mondo, qui un piccolo bonus di lettura dalla lunga intervista che ci ha concesso.

Immagine della giornalista Monica Mondo da Soul su Tv2000

domenica 7 giugno 2020

J.K. Rowling e la censura del politicamente corretto

J.K. Rowling è sotto attacco sui social per aver affermato che «è sbagliato cancellare il concetto di sesso». Nel giro di poche ore l’autrice della saga di Harry Potter è stata ricoperta di insulti e minacce, con centinaia di utenti social che ora pretendono le sue scuse. 

A scatenare tutto il dibattito è stato un tweet della scrittrice nel quale si legge: «Se il sesso non è reale, non c'è attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale viene cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di sesso rimuove la capacità di molti di discutere in modo significativo delle loro vite. Non è odio dire la verità». 

Una sostanziale presa di distanza dalla teoria del gender, ma anche un segno di vicinanza alle persone transessuali, che Rowling conosce e ama. Parole inaccettabili secondo diverse associazioni LGBT+, parole piene d’odio secondo centinaia di utenti social. 

Immagine della mamma di Harry Potter dalla sua pagina Facebook

sabato 9 maggio 2020

Con Costanza (Miriano), per la libertà

Insulti, intimidazioni, minacce e bestemmie. Tutto questo hanno scritto a Costanza Miriano sui social. La sua colpa? Aver disdetto l’abbonamento a Disney+ come protesta contro la scelta della casa di produzione di aderire alle battaglie delle associazioni LGBT. Nel giro di poche ore centinaia di messaggi pieni di violenza verbale hanno invaso i suoi profili social, costringendola a chiedere l’intervento di Facebook e di Instagram. Intervento mai arrivato, causa “personale ridotto”, così la giornalista ha dovuto rendere il post visibile solo ai contatti amici, per fermare l’ondata di odio. 

Passa qualche ora ed ecco un articolo del Fatto Quotidiano nel quale si lascia supporre una ipotetica marcia indietro di Costanza Miriano, che avrebbe cancellato il post della vergogna, forse proprio per vergogna. No, la vicenda non può finire qui. 

Immagine della giornalista e scrittrice e blogger Costanza Miriano

mercoledì 21 agosto 2019

Terri, Eluana, Charlie, Alfie, Vincent: perché non possiamo tacere

Non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. Anche se il silenzio si è fatto impenetrabile, anche se ogni tentativo per cancellare dalla memoria collettiva Vincent Lambert è tutt’ora in atto, noi abbiamo il dovere di ricordarci di lui. Di un uomo francese di quarant’anni privato di acqua e di cibo fino alla morte perché in stato di coscienza minima. Di una famiglia lacerata che ha comunque combattuto fino allo stremo delle forze, con dignità e rispetto, senza mai scegliere la strada della violenza. Di alcuni medici che, d’accordo con giudici e con il presidente della Repubblica Macron, hanno voluto, cercato e ottenuto la morte per Vincent. Di tanti cittadini che in Francia, in Italia, e in molti Paesi del mondo, hanno organizzato veglie, hanno sollecitato politici e vescovi, hanno pregato affinché non vincesse l’orrore. 

Le dittature cercano sempre un pertugio dal quale insinuarsi di nuovo nelle società. Si presentano con una nuova maschera, un nuovo colore, ma sono mosse sempre dallo stesso odio per l’uomo e per la verità. Ho voluto raggruppare qui alcuni post che ho pubblicato sulla mia pagina facebook in quelle settimane, pagina sulla quale sono confluite tante persone cercando quelle notizie che i grandi media hanno volutamente taciuto.

Sulla mia pagina ho potuto riportare gli aggiornamenti quasi in tempo reale forniti dagli avvocati della famiglia Lambert, e ho condiviso notizie, riflessioni e confronti da “Tempi”, “La Nuova Bussola Quotidiana” e “Avvenire”. Come per Terri Schiavo, Eluana Englaro, Charlie Gard e Alfie Evans è stato importante scoprire di non essere soli. Anche per questo non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. 

Il racconto degli ultimi giorni di vita di Eluana a cura di Lucia Bellaspiga per Avvenire

8 luglio 2019: «Caro Vincent, ma tu vedi già il Paradiso? Cosa stai provando ora, mentre le tue labbra si spaccano dopo oltre sei giorni senza una goccia d'acqua? Cosa pensi del tuo Paese, anestetizzato di fronte all'orrore? Quali pensieri ti suscita l’immagine di chi, proprio oggi, organizza barbecue a Parigi, distraendo la propria coscienza dal tuo volto sofferente? Caro Vincent, ci meritiamo il tuo perdono? Abbiamo protetto i tuoi amati genitori, Pierre e Viviane, dal dolore più grande che potessero provare? Ci vedi già piccole pedine informi dall’alto? Schiavi grigi di una dittatura nuova, che prima ci fa credere liberi persino di poter cambiare la nostra identità, e poi violenta la nostra intelligenza mentendo sulla tua uccisione? Caro Vincent, la dolce morte non esiste. Perdonaci se non siamo riusciti a difenderti. Tu stai incontrando il volto più oscuro di questa orrida ideologia, noi dovremo vivere il suo massimo potere. Ma anche Mordor ha una data di scadenza».

La Cassazione francese sul caso di Vincent Lambert

10 luglio 2019: «Con oggi, siamo al nono giorno di agonia per Vincent. Nove giorni senza acqua né cibo, eppure Vincent è ancora lì, nel suo letto d'ospedale. Privato di tutto, sedato, eppure vivo. Vivo come una piccola luce tremolante in un cielo d'Europa nero di morte». 

10 luglio 2019: «Caro Vincent, sono vicino alla finestra. Dal vetro entrano gli ultimi raggi di sole della giornata, lì accanto il calendario mi ricorda che il sole tramonta sul tuo nono giorno di agonia. Sono 9 giorni che non ti viene concessa una goccia d’acqua, una porzione di cibo, un po’ di vitamine o di elettroliti. Eppure tu, malato terminale, vegetale, non vita, vita futile, sei vivo. Tu continui a respirare autonomamente, il tuo cuore continua a pulsare da solo. Sei aggrappato a questa vita, la pretendi. Da dove ti arriva questa forza che sconvolge le rassicuranti bugie sul tuo stato di salute? Dove trovi questo coraggio di lottare con la mancanza d’acqua, con la sedazione profonda? Perché non ti sei lasciato subito andare? Perché continui a graffiare le nostre coscienze addormentate e spaventate, terrorizzate all’idea di risvegliarsi e comprendere l’orrore?».

Il comitato ONU sul caso di Vincent Lambert

venerdì 3 marzo 2017

Una colazione sana

Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto”. (Horacio Verbitsky)


Una colazione sana è fatta prima di tutto di parole.

lunedì 2 gennaio 2017

La carta stampata è il futuro

Joseph Pulitzer scriveva: “presentalo brevemente così che possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente, così che possano essere guidati dalla sua luce.” Fare buon giornalismo oggi significa affrontare sfide inedite, apparentemente insuperabili. La crisi della carta stampata precarizza ulteriormente un lavoro delicato, perennemente in bilico fra esigenze di verità e di opportunità. Ma i colpevoli (no, non i fattori) di questa crisi sono molteplici.

A molti fa comodo che si perda l’abitudine della lettura mattutina del giornale, con i riti sociali ad essa annessi. Le chiacchiere in edicola, il confronto al bar, le conversazioni nate per caso sui mezzi pubblici sbirciando il giornale del vicino, gli articoli sottolineati e ritagliati per l’amico, o letti e commentati in classe. Con la bugia del progresso digitale, nel quale il calo delle vendite del cartaceo non è minimamente equilibrato dall’aumento delle vendite digitali, si taglia la filiera relazionale dell’informazione. 

La sede della Provincia fotografata da Andrea Zanin per Il parco di Giacomo

martedì 22 marzo 2016

Per favore, non sottovalutateci

…Noi siamo quelli che affollano chiassosamente le strade la sera, ma anche quelli che al mattino corrono in università a seguire le lezioni, e magari nel pomeriggio vanno a fare volontariato in una casa di riposo o in un centro per giovani in difficoltà. Abbiamo dentro una sete che ci spinge sempre alla ricerca di una fonte nuova, e questa sete è così forte che a volte ci accontentiamo anche di qualche cocktail in discoteca. O almeno quelli di noi che non soffrono di acidità di stomaco. Noi giovani siamo tutto questo e mille altre cose ancora. Ognuno con le sue particolarità, con la sua unicità, ma tutti legati da un infinito filo rosso: l’essere sempre in cammino…” (“Per favore, non sottovalutateci”, Giacomo Bertoni, “il Ticino”, venerdì 11 marzo 2016)


Ho scritto questa lettera di getto, sentendo nel profondo ogni singola parola. Devo ringraziare Alessandro Repossi, direttore de “il Ticino”, per averla subito pubblicata e fatta conoscere. 
Certo non potevo sperare che suscitasse tanto scalpore da essere invitato a parlarne a “Giovani per i giovani”, programma scritto e condotto da Anna Becattini sulle frequenze di Radio Mater. Ora scopro che la mia lettera ha deciso di fare il giro del web, passando dal blog di Costanza Miriano.
Il mio grazie più sincero al direttore de “il Ticino”, ad Anna, a Enrico Viganò (responsabile della comunicazione Radio Mater) e a Costanza Miriano. 
Quando persone così grandi, dal punto di vista umano e professionale, ti danno la loro fiducia, allora davvero non puoi perdere la speranza per il futuro. Se camminiamo insieme, nessuno ci può fermare. Grazie di cuore. 

martedì 9 febbraio 2016

Il pensiero unico e l'informazione "libera"

Eppure c’è molta quiete… Strade semideserte, piazze vuote e silenziose, giornali allineati su notizie quasi prevedibili ma rassicuranti… E’ la pace? Guardando più attentamente si vedono foglie secche fra i grandi cespugli verde smeraldo, s’ode che il silenzio della città è in realtà un respiro soffocato, si scorge il filo rosso che lega le notizie allineate nel quadro del pensiero unico… Con questa situazione di calma apparente si apre “Un ponte tra le Valli”… 


La libertà si può imprigionare. Certo, non lo si può fare in un giorno solo: tutti se ne accorgerebbero! Occorre farlo lentamente, oserei dire dolcemente. Chi prova a svelare l’inganno dietro al politicamente corretto, chi infrange il sorriso di cartapesta, viene rapidamente reso inoffensivo: “E’ solo un retrogrado, è contro tutto, è ignorante, è folle…” Le pressioni vengono da lontano, travalicano i confini nazionali ed i soliti palazzi del potere. La battaglia in gioco è più grande di semplici elezioni.  A chi interessa più amministrare solo i soldi, quando si possono amministrare le menti?
I primi cooptati dal pensiero unico (non tutti ovviamente, qualcuno ha la forza di opporsi accettando di scomparire dalla scena) sono i personaggi famosi, poi i politici, e poi, perché no, magari anche qualche uomo di Chiesa più abituato alle luci della ribalta. 
Un piccolo esempio totalmente inventato? Gastone è un ladro. Certo, non è un assassino, ma è un ladro abile e furbo, che appena può ruba ciò che gli interessa, e non lo fa per necessità estrema perché è già molto ricco. Il tuo cantante preferito gli dedica una canzone: “Il furto del cuore”, dove racconta di un ladro innamorato, che ruba cuori e regala amore. Una canzone struggente. Mah, la realtà non è proprio così… Però dai, è solo una canzone: canta e lascia stare. I giornali (tutti, o quasi) lo intervistano, raccontando di un uomo di successo, un uomo affascinante che ha saputo prendere in mano il suo destino. Mah, sarei tentato di prendere in mano una penna e scrivere una lettera: non mi sembrava questa la realtà. Però tanto poi non mi ascolta nessuno, lasciamo stare. I politici si muovono per fare una legge che consenta a Gastone (ricordo, nome e situazione di pura fantasia) di rubare nella piena legalità. Mah, con tutti i problemi del mio Paese forse non è la priorità, forse è proprio sbagliato. Dovrei scrivere… Ma no dai, lo farà qualcun altro. Ecco un’intervista a Mons. In Vino Veritas, nella quale il porporato ammette che la Chiesa dovrebbe fare un passo avanti e superare la dottrina secondo la quale rubare è un peccato. Mah, adesso basta, ora prendo la penna e mi faccio sentire. Come, non c’è più la penna?

venerdì 5 febbraio 2016

Nessuno è contro di voi

“Mi chiamo Giorgio Ponte ho trentun anni e faccio lo scrittore. Molti in questi giorni avranno sentito parlare di me come persona con tendenze omosessuali che si è esposta in difesa della famiglia naturale. Alcuni sicuramente sapranno che sono cattolico e che nella vita, con la fatica e le difficoltà di tutti, cerco di vivere come tale.

Tutto questo è vero e tuttavia non basta a dire ciò che sono, ma soprattutto non è il motivo per cui oggi sono qui, a questo Family Day. Questa infatti non è una riunione di ultracattolici, né di ultraconservatori, né, evidentemente, di eterosessuali. Questa piazza raduna chiunque, uomo o donna, riesca ancora a riconoscere nella coppia maschile-femminile, l’unica unione capace di concepire la vita e quindi adatta a crescerla. E per fare questo non serve avere inclinazioni particolari, una particolare fede, o un determinato colore politico.
Ma chi è qui, questo lo sa già.
Perciò, in quanto persona con tendenze omosessuali, oggi credo sia mio compito fare qualcosa di diverso, e cioè parlare a chi, di là, ci guarda e non capisce: coloro i quali stamattina si sono svegliati con la convinzione che una moltitudine di persone si sia radunata al Circo Massimo contro di loro. A queste persone dico: sappiate che qui c’è qualcuno che sa cosa provate. E si batterà fino alla fine, perché possiate capire cosa facciamo noi.
Io conosco il vostro dolore. Fa male non sentirsi capiti. Fa male credere che il mondo sia contro di noi. Fa male avere la sensazione che la gente esprima un giudizio sulla vostra vita, su chi amate, sulla natura di ciò che provate, come se ci fosse qualcuno in grado di entrare nelle profondità della vostra anima e guardare quanto ci sia di egoismo o quanto di amore vero. Fa male dover rinunciare a un desiderio spontaneo come quello di paternità o maternità.
Fa male, lo so.
Ma non è per questo che questa piazza si è riunita.
Nessuno qui può permettersi di entrare nel merito di ciò che ogni singolo uomo prova per qualcun altro. Nessuno vi chiede di cambiare il vostro stile di vita, di lasciare il vostro compagno, di cambiare il vostro orientamento, di vivere in castità: nessuno è qui per dirvi che siete sbagliati. E se qualcuno lo fa, lo fa a titolo personale, sbagliando egli stesso.
Se nemmeno la Chiesa, nella sua saggezza, si arroga il diritto di dire a una persona con tendenze omosessuali di essere in sé stessa un errore, come potrebbe fare diversamente una piazza che mette insieme migliaia di persone di ogni credo o di nessun credo?
No. Qui, oggi, non vi si chiede di cambiare vita.
Ciò che vi si chiede, ciò che vi chiedo io, è di deporre le armi e guardare con verità alla storia da cui provenite, da cui tutti proveniamo: un maschio e una femmina, un papà e una mamma, che per qualche ragione, fortuita o volontaria, hanno fatto sì che noi oggi esistessimo.
Forse i vostri genitori non sono stati i migliori del mondo. Forse talora possono essere stati persino i peggiori.
Ma almeno voi sapete chi sono.

Noi abbiamo avuto la possibilità di saperlo, per potere farci i conti, per potere restituire a chi ci ha dato la vita, il giusto valore. Perché solo quando facciamo i conti col nostro passato, siamo liberi di affrontare il nostro futuro. E questo lo sa bene chi per disgrazia, questa possibilità non l’ha avuta, perché orfano, perché abbandonato.
Questa legge, il matrimonio gay camuffato sotto altro nome, facilita un sistema che un domani permetterà che migliaia di bambini vengano fatti crescere volontariamente e con l’avallo dello Stato privi di questo diritto: avere una mamma e un papà.
So bene che alcuni di voi questo lo capiscono, e chiedono solo una tutela, che più che tutela è un riconoscimento legale, sociale dalla vostra relazione. Ma purtroppo il clima e le condizioni attuali a livello politico, nazionale ed europeo, hanno spezzato le gambe a qualsiasi possibile compromesso. Non possiamo fare leggi a metà, senza adozioni, perché abbiamo visto che in tutti gli stati in cui sono state approvate, esse sono sempre state il trampolino di lancio per la parificazione col matrimonio e la conseguente possibilità di procreare usando donne e uomini come fornitori di materiale biologico, al pari di mucche e stalloni. Per questo, nessuna legge oggi è possibile.
Perciò se questo riuscite a comprenderlo, vi chiedo di riflettere: siete davvero pronti a prendervi questa responsabilità sulle generazioni future, in nome del vostro pur legittimo desiderio di riconoscimento?
Io no.
Se davvero desiderate essere padri e madri per le generazioni future, allora fate un gesto che solo un autentico genitore può fare: rinunciate al vostro desiderio per amore di questi figli.

lunedì 1 febbraio 2016

Il metodo Anti-Miriano

Ieri sera a Fuori Onda, su La7, si è potuto assistere ad un’efficace manifestazione pratica del pensiero unico. Ospiti della puntata: Costanza Miriano, Rosario Crocetta, Vittorio Sgarbi, Andrea Rubera e Dario De Gregorio. Vorrei far emergere l’impalcatura della trasmissione.
A rappresentare il Family Day viene invitata Costanza Miriano. Tutti gli altri ospiti sono compatti nell’attaccarla. I due conduttori aprono la trasmissione con una presentazione tendenziosa e non veritiera (eppure il Family Day è stato trasmesso in diretta e poi caricato su YouTube: chiunque può verificare, anche i giornalisti). Iniziano le domande. A raffica. Contro Miriano, una lunga serie di provocazioni ricche di inesattezze e contraddizioni logiche che farebbero rabbrividire Aristotele.

Dopo uno tsunami di provocazioni: prego Miriano, risponda, in fretta per favore. Alla prima parola? Risatine, interruzioni, ulteriori inesattezze. Quando poi Miriano riesce finalmente a fare una domanda agli ospiti presenti...? O si cambia discorso, o si lancia uno degli slogan più politicamente corretti che esistano: “l’amore è amore”. 

Tralasciando alcune considerazioni emerse durante il "dibattito", del tipo: “Scusi Miriano, ma che servano una mamma e un papà per fare un bambino chi l’ha detto?” – e ancora – “Madre è solo un concetto”, tralasciando la maleducazione ed il sessismo di cinque uomini che hanno bisogno di slogan e grida per sovrastare una donna, tralasciando le battute sul nome e sui libri di Costanza Miriano, mi chiedo: davvero ci basta questo? 

Ospite scomoda in tv

Davvero di fronte alle domande, rimaste senza risposta, di Costanza Miriano, la risposta intellettuale dialogante è: “l’amore è amore”? La grande cultura di chi si presenta come dialogante e aperto si riduce così: io sono dialogante, quindi se dici che non la pensi come me sei omofobo, retrogrado, tradizionalista, conservatore, chiuso, hai le gambe storte, hai le mani screpolate, etc etc…?
Perché scagliarsi in cinque contro Costanza? Perché non rispondere ad una (almeno una dai!) delle sue domande? Perché cambiare discorso? La grande indignazione che ha travolto di commenti la pagina facebook e twitter della trasmissione dimostra che si può pensarla diversamente, ma l’onestà intellettuale non può essere calpestata.

Cercare di coprire con slogan e inesattezze domande tanto chiare quanto scomode non fa altro che dimostrare la cattiva fede che muove una parte dell’informazione. Stiamo in guardia, sempre, perché il metodo Anti-Miriano si ripeterà molte volte.

Metodo "Anti-Miriano": riempire l’avversario di domande tendenziose e cariche di inesattezze, non consentire la risposta libera, coprire poi il tutto con slogan tratti dal miglior politicamente corretto.

domenica 24 gennaio 2016

Neanche una parola per le Sentinelle in Piedi

Ieri sera e oggi quasi tutti i giornali, radiogiornali e telegiornali hanno aperto le loro edizioni parlando del grande successo della manifestazione “Sveglia Italia”. Qualche domanda però sorge spontanea


Perché nessuno parla delle centinaia di piazze italiane nelle quali silenziosamente si ritrovano le Sentinelle in Piedi? Perchè le Sentinelle in Piedi si trovano spesso a manifestare fra insulti e violenze verbali (a volte, purtroppo, anche fisiche)? Perché i numeri di “Sveglia Italia” (“un milione di partecipanti”, secondo ArciGay) non sono stati verificati? Ricordo che per la manifestazione “Difendiamo i nostri figli” del giugno 2015, nonostante le foto mostrassero una folla oceanica, ci fu chi presentò complessi calcoli per conteggiare le persone presenti… Perché da settimane si opera una lenta ma capillare denigrazione del “Family Day” in programma il 30 gennaio al Circo Massimo? Perché i politici che hanno partecipato a “Sveglia Italia” pensano al bene comune mentre quelli che parteciperanno al “Family Day” pensano alla loro poltrona? Le mie non sono domande tendenziose, sia ben chiaro: si tratta di pura e semplice curiosità. 


Non è possibile dialogare, capirsi, camminare insieme, se il punto di partenza è un’ideologia che spegne la ragione. Non è possibile dibattere se non ci si racconta la verità. Non è possibile scoprire l’inganno se non si indaga. Si cade facilmente nella “guerra per proclami”, quella tipica dei talk-show a caccia di audience, ed è ovvio che il vincitore qui sarà lo slogan più politicamente corretto. Chi osa dire nulla su “Famiglia = Amore”, “Dove c’è amore c’è casa”, “Quella piazza manifesta contro i diritti, noi per l’amore”, etc etc… Ma davvero basta questo? Davvero siamo disposti, noi uomini acculturati del 2016, ad accettare una così rozza confusione fra “diritti”, "desideri" e “doveri”? 


Noi, che vantiamo serate a teatro e pomeriggi in libreria, vogliamo davvero fingere di non vedere le contraddizioni (anche logiche) che ci vengono raccontate? E in nome di cosa? Di uno slogan politicamente corretto, che “suona bene”? La verità non è politicamente corretta, la verità è scomoda, fa male, fugge dal potere. La verità è spesso osteggiata, mistificata. Per trovare la verità occorre ricerca, ascolto, confronto. E, spiace dirlo, ma i nostri telegiornali non ci stanno aiutando nella ricerca. Non accontentiamoci del racconto politicamente corretto. Rimbocchiamoci le maniche e scaviamo.

martedì 29 dicembre 2015

"Pasolini un uomo scomodo", di Oriana Fallaci

Diventammo subito amici, noi amici impossibili. Cioè io donna normale, e tu uomo anormale, almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà, io innamorata della vita e tu innamorato della morte. Io così dura e tu così dolce.” (Oriana Fallaci) 

Ci sono incontri che segnano la storia. Uno di questi è senza dubbio quello fra Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini. Così diversi, eppure così vicini. Uniti da un grande amore per la ricerca della verità, simili nel disprezzo dell’ipocrisia che animava e anima la nostra società. 

Il libro di Oriana Fallaci su Pier Paolo Pasolini, edizioni Rizzoli

Oggi più che mai è affascinante leggere “Pasolini un uomo scomodo”, perché all’ipocrisia piccolo borghese si sta sostituendo il pensiero unico, i cui germi erano già stati individuati da Fallaci e da Pasolini. Un pensiero unico che invade dolcemente televisione, giornali, libri, scuole, politica. La verità viene truccata e resa orribile, offensiva, fuori moda. E chi osa più pronunciarla?

Pur nella diversità di vedute, Oriana e Pier Paolo avevano il dono di vedere oltre la realtà, come solo gli artisti e gli intellettuali veri sanno fare. Forse è un dono, sicuramente è uno strumento che va educato durante la vita, ed è un percorso doloroso. Fallaci e Pasolini, ciascuno nella sua storia personale, hanno saputo combattere tutta la vita per vedere oltre, per leggere tra le righe della quotidianità i piccoli dettagli nascosti, per anticipare la scoperta della verità, per pungere le coscienze intorpidite. Come tutti i grandi artisti, giornalisti, intellettuali, è impossibile etichettare Fallaci e Pasolini. Non si può dire “è di sinistra”, “è anti…”, “è radical-chic”… O meglio, c’è chi con miopia non sempre inconsapevole ci prova, ma il risultato è distorto. 

La verità non è politicamente corretta, la verità non è vicina al potere, la verità è spesso nascosta da poteri e trame occulte. Oggi più che mai abbiamo bisogno di intellettuali liberi, coraggiosi, di artisti capaci di tornare a dettare le mode, e non a subirle fingendosene gli inventori. “Pasolini un uomo scomodo”, Oriana Fallaci, Rizzoli. Da leggere e regalare. Da diffondere. 

Sono cattiva a dirti questo? Sono crudele anch’io? Forse, ma sei stato tu ad insegnarmi che bisogna essere sinceri a costo di sembrare cattivi, onesti a costo di risultare crudeli, sempre coraggiosi dicendo ciò in cui si crede: anche se è scomodo, scandaloso, pericoloso”. (“Lettera a Pier Paolo”, Oriana Fallaci, “Europeo”, 14 novembre 1975)

martedì 25 agosto 2015

"Io leggo locale" a... Ivrea!

In visita al Forte di Bard per la splendida mostra di Salgado ho scoperto "la Sentinella del Canavese", periodico fondato nel 1893 che oggi ha sede a Ivrea. Mi ha permesso di conoscere meglio un territorio splendido e ricco di arte e cultura. Purtroppo domenica apriva con una notizia molto triste.
Come procede il vostro leggere locale? Avete scoperto nuovi periodici locali durante le vostre vacanze? Postate le foto sulla pagina facebook dell’evento “#ioleggolocale”!