Visualizzazione post con etichetta dittatura. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta dittatura. Mostra tutti i post

venerdì 12 giugno 2020

L’Italia non ha bisogno del Ddl Zan

Si allarga il fronte del “no” al Ddl Zan contro l’omo-transfobia. In campo scende anche la Chiesa: ieri la Conferenza Episcopale Italiana, attraverso una nota, ha espresso preoccupazione per le possibili «derive liberticide» che potrebbero verificarsi se questo disegno diventasse legge. 

A questo allarme ha subito risposto la senatrice Pd Monica Cirinnà con un tweet, nel quale si legge: «Il discorso è semplicissimo: discriminazione e violenza non sono opinioni protette dall’articolo 21 della Costituzione. Di una legge che tuteli la comunità #LGBT+ e tutte le persone dai crimini d’odio c’è molto bisogno. Si approvi in fretta la legge contro #omofobia, con coraggio». 

Articolo sul Ddl Zan contro l'omotransfobia cosa cambia

martedì 7 aprile 2020

Maratona Harry Potter, il gran finale e il senso della saga

Hermione ha cancellato la memoria ai suoi amati genitori: la sua immagine è pian piano scomparsa da tutte le foto di famiglia. Un amore così grande da spingerla a farsi da parte, per proteggere chi le è più caro. Ron combatte a fianco della sua famiglia, li ha visti feriti, forse vedrà qualcuno morire, eppure sa che è il momento di scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è facile. E continua a lottare, per amore. Harry ha già perso i suoi genitori, ha rischiato di perdere le sue radici, fatica a costruirsene di nuove. Ma combatte, continua a combattere, per amore. 

Hermione cancella la memoria ai suoi genitori per difenderli

giovedì 9 gennaio 2020

Tafida al Gaslini: rinasce la speranza

Le condizioni di salute della piccola Tafida migliorano. Ricoverata dall’ottobre scorso all’ospedale Gaslini di Genova, la bambina rimane attaccata con tenacia alla vita. Con i suoi cinque anni e le sue treccine, Tafida lancia un messaggio al mondo, e in modo particolare al Royal London Hospital di Londra, dove è stata ricoverata a febbraio 2019 in seguito a un’emorragia cerebrale, e dove i medici volevano staccare il ventilatore che la aiutava a respirare. Per il suo “best interest”. 

I genitori di Tafida con Citizen Go chiedono il trasferimento in Italia

mercoledì 21 agosto 2019

Terri, Eluana, Charlie, Alfie, Vincent: perché non possiamo tacere

Non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. Anche se il silenzio si è fatto impenetrabile, anche se ogni tentativo per cancellare dalla memoria collettiva Vincent Lambert è tutt’ora in atto, noi abbiamo il dovere di ricordarci di lui. Di un uomo francese di quarant’anni privato di acqua e di cibo fino alla morte perché in stato di coscienza minima. Di una famiglia lacerata che ha comunque combattuto fino allo stremo delle forze, con dignità e rispetto, senza mai scegliere la strada della violenza. Di alcuni medici che, d’accordo con giudici e con il presidente della Repubblica Macron, hanno voluto, cercato e ottenuto la morte per Vincent. Di tanti cittadini che in Francia, in Italia, e in molti Paesi del mondo, hanno organizzato veglie, hanno sollecitato politici e vescovi, hanno pregato affinché non vincesse l’orrore. 

Le dittature cercano sempre un pertugio dal quale insinuarsi di nuovo nelle società. Si presentano con una nuova maschera, un nuovo colore, ma sono mosse sempre dallo stesso odio per l’uomo e per la verità. Ho voluto raggruppare qui alcuni post che ho pubblicato sulla mia pagina facebook in quelle settimane, pagina sulla quale sono confluite tante persone cercando quelle notizie che i grandi media hanno volutamente taciuto.

Sulla mia pagina ho potuto riportare gli aggiornamenti quasi in tempo reale forniti dagli avvocati della famiglia Lambert, e ho condiviso notizie, riflessioni e confronti da “Tempi”, “La Nuova Bussola Quotidiana” e “Avvenire”. Come per Terri Schiavo, Eluana Englaro, Charlie Gard e Alfie Evans è stato importante scoprire di non essere soli. Anche per questo non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. 

Il racconto degli ultimi giorni di vita di Eluana a cura di Lucia Bellaspiga per Avvenire

8 luglio 2019: «Caro Vincent, ma tu vedi già il Paradiso? Cosa stai provando ora, mentre le tue labbra si spaccano dopo oltre sei giorni senza una goccia d'acqua? Cosa pensi del tuo Paese, anestetizzato di fronte all'orrore? Quali pensieri ti suscita l’immagine di chi, proprio oggi, organizza barbecue a Parigi, distraendo la propria coscienza dal tuo volto sofferente? Caro Vincent, ci meritiamo il tuo perdono? Abbiamo protetto i tuoi amati genitori, Pierre e Viviane, dal dolore più grande che potessero provare? Ci vedi già piccole pedine informi dall’alto? Schiavi grigi di una dittatura nuova, che prima ci fa credere liberi persino di poter cambiare la nostra identità, e poi violenta la nostra intelligenza mentendo sulla tua uccisione? Caro Vincent, la dolce morte non esiste. Perdonaci se non siamo riusciti a difenderti. Tu stai incontrando il volto più oscuro di questa orrida ideologia, noi dovremo vivere il suo massimo potere. Ma anche Mordor ha una data di scadenza».

La Cassazione francese sul caso di Vincent Lambert

10 luglio 2019: «Con oggi, siamo al nono giorno di agonia per Vincent. Nove giorni senza acqua né cibo, eppure Vincent è ancora lì, nel suo letto d'ospedale. Privato di tutto, sedato, eppure vivo. Vivo come una piccola luce tremolante in un cielo d'Europa nero di morte». 

10 luglio 2019: «Caro Vincent, sono vicino alla finestra. Dal vetro entrano gli ultimi raggi di sole della giornata, lì accanto il calendario mi ricorda che il sole tramonta sul tuo nono giorno di agonia. Sono 9 giorni che non ti viene concessa una goccia d’acqua, una porzione di cibo, un po’ di vitamine o di elettroliti. Eppure tu, malato terminale, vegetale, non vita, vita futile, sei vivo. Tu continui a respirare autonomamente, il tuo cuore continua a pulsare da solo. Sei aggrappato a questa vita, la pretendi. Da dove ti arriva questa forza che sconvolge le rassicuranti bugie sul tuo stato di salute? Dove trovi questo coraggio di lottare con la mancanza d’acqua, con la sedazione profonda? Perché non ti sei lasciato subito andare? Perché continui a graffiare le nostre coscienze addormentate e spaventate, terrorizzate all’idea di risvegliarsi e comprendere l’orrore?».

Il comitato ONU sul caso di Vincent Lambert

venerdì 28 giugno 2019

Francia, sentenza inappellabile: Vincent Lambert deve morire


La Cassazione ha condannato Vincent Lambert a morire di fame e di sete. Quale colpa ha Vincent? Una sola: Vincent vuole vivere. Vincent, nonostante il gravissimo incidente subito dieci anni fa, vuole continuare a vivere, a respirare da solo, a salutare con lo sguardo la sua mamma e il suo papà. Vincent ci ricorda che la vita vale la pena sempre. Vincent è l’argine che ci difende da una dittatura nella quale non ci sarà posto per gli improduttivi, i diversi, i fragili. Non ci sarà pietà per chiunque non risponderà ai canoni del consumatore perfetto: lavoratore senza affetti né coscienza. E in questo silenzio agghiacciante, mentre il cielo dell’Europa è oscurato da nubi di morte, Vincent, dal suo letto d’ospedale, salva tutti noi.

lunedì 17 giugno 2019

La dolce morte non esiste

Articolo per blog di Costanza Miriano sull'eutanasia

«Lavoro, palestra, apericena, casa, vacanza. Finalmente siamo liberi. Finalmente la nostra vita è veramente nelle nostre mani. Quali altre generazioni, fra quelle che ci hanno preceduti, hanno avuto a disposizione la stessa nostra libertà, unita alla stessa generosità di risorse che caratterizza il nostro tempo? Non possiamo solo sognare un lavoro di successo, possiamo anche provare a ottenerlo. E se non arriva in Italia, arriverà magari in un altro Paese. Possiamo cambiare il nostro fisico, con sessioni in palestra per scolpirlo, integratori per potenziarlo e chirurgia estetica per trasformarlo. Possiamo cambiare città, lavoro, amicizie, relazione, possiamo ricominciare da capo più e più volte la nostra vita. È un po’ come rinascere, e spetta solo a noi decidere quando e come farlo. (…)». Per il blog di Costanza Miriano, una riflessione sulla nostra libertà. 

lunedì 27 agosto 2018

Anche Mordor ha una data di scadenza

Articolo per blog di Costanza Miriano su Mordor e noi

«Come hobbit in una Terra di Mezzo soggiogata da Sauron. Piccoli, fragili, soli. La fotografia di Tolkien sembra scattata pochi giorni fa: Isengard pare dietro l’angolo, lì ogni giorno vengono forgiate nuove menzogne, e Mordor è ormai una città nella città. Nelle nostre città. Ma tutto questo avviene nel silenzio, quasi con dolcezza: nell’aria non risuonano i corni della battaglia, il cielo non è sconquassato da nuvole tempestose. Eppure l’avanzata di Sauron continua ineluttabile, mossa dall’obiettivo di trasformare le comunità in gruppi di pedine grigie, sconosciute e intercambiabili…» Per il blog di Costanza Miriano una riflessione su Sauron e noi. (foto Wikipedia.org) 

venerdì 30 marzo 2018

Oriana Fallaci e la libertà d'espressione

«Nei regimi assolutisti o dittatoriali, spiega Tocqueville, il dispotismo colpisce grossolanamente il corpo. Lo incatena, lo sevizia, lo sopprime con gli arresti e le torture, le prigioni e le Inquisizioni. Con le decapitazioni, le impiccagioni, le fucilazioni, le lapidazioni. E così facendo ignora l’anima che intatta può levarsi sulle carni martoriate, trasformare la vittima in eroe. Nei regimi inertemente democratici, al contrario, il dispotismo ignora il corpo e si accanisce sull’anima. Perché è l’anima che vuole incatenare, seviziare, sopprimere. Alla vittima, infatti, non dice: “O la pensi come me o muori”. Dice: “Scegli. Sei libero di non pensare o di pensarla come me. E se la penserai in maniera diversa da me, io non ti punirò con gli autodafé. Il tuo corpo non lo toccherò, i tuoi beni non li confischerò, i tuoi diritti politici non li lederò. Potrai addirittura votare. Ma non potrai essere votato perché io sosterrò che sei un essere impuro, un pazzo o un delinquente. Ti condannerò alla morte civile, ti renderò un fuorilegge, e la gente non ti ascolterà. Anzi, per non essere a loro volta puniti coloro che la pensano come te ti abbandoneranno”.

Poi aggiunge che nelle democrazie inanimate, nei regimi inertemente democratici, tutto si può dire fuorché la verità. Tutto si può esprimere, tutto si può diffondere, fuorché il pensiero che denuncia la verità. Perché la verità mette con le spalle al muro. Fa paura. I più cedono alla paura e, per paura, intorno al pensiero che denuncia la verità tracciano un cerchio invalicabile. Un’invisibile ma insormontabile barriera all’interno della quale si può soltanto tacere o unirsi al coro. Se lo scrittore scavalca quel cerchio, supera quella barriera, il castigo scatta alla velocità della luce. Peggio: a farlo scattare sono proprio coloro che in segreto la pensano come lui ma che per prudenza si guardano bene dal contestare chi lo anatemizza e lo scomunica. Infatti per un po’ tergiversano, danno un colpo al cerchio ed uno alla botte. Poi tacciono e terrorizzati dal rischio che anche quell’ambiguità comporta s’allontanano in punta di piedi, abbandonano il reo alla sua sorte. (…)

Il libro di Oriana Fallaci con La rabbia e l'orgoglio e La forza della ragione

giovedì 5 ottobre 2017

Irina Ratushinskaya: “Grigio è il colore della speranza”

Tutte le norme dell’esistenza umana inculcate in ognuno di noi ancor prima che cominciamo ad avere coscienza di noi stessi venivano deliberatamente e scrupolosamente calpestate. (…) Una persona normale è scioccata dalla brutalità e dalle menzogne? Allora ve ne forniranno in tale quantità che dovrete chiamare a raccolta tutte le vostre forze interiori per ricordare che esiste, esiste un’altra realtà! Esistono persone perbene, e sono la maggioranza, esistono interi paesi nei quali il nero si chiama nero e il bianco bianco, e ciò non viene perseguito per legge. Ma tutto questo vi sembrerà così lontano che solo con un grande sforzo di volontà riuscirete a conservare quella che era sempre stata la vostra normale scala di valori.” 

Si è spenta nel silenzio Irina Borisovna Ratushinskaya, dissidente sovietica, poetessa e scrittrice. Si è spenta il 5 luglio 2017, a Mosca, ma solo oggi vengo a sapere della sua morte, e ciò avviene per puro caso. Ho ripreso in mano “Grigio è il colore della speranza”, la copia ormai un po’ ingiallita (è l’edizione Rizzoli 1989) del libro che racconta i quattro anni di prigionia che Irina Ratushinskaya ha dovuto scontare in un campo di lavoro. 

Il 18 dicembre 1986, dopo essere stata liberata grazie a una forte mobilitazione dell’opinione pubblica internazionale, Irina aveva ottenuto il permesso di emigrare con il marito in Gran Bretagna. 

Uno sfoglio veloce, poi la ricerca su internet: avrà trovato pace oggi Irina? New York Times, The Guardian, Washington Post, The Economist, Telegraph, The Times, The Boston Globe, The Australian Financial Review: tutti danno notizia della sua morte. In Italia solo Tempi, con un articolo di Sandro Fusina, si ricorda della “poetessa simbolo della malvagità sovietica”. 

Grigio è il colore della speranza

martedì 17 maggio 2016

I diritti nei bagni

Sabato scorso, durante “Leggiamo insieme Avvenire”, abbiamo riscoperto (eureka!) che Barack Obama è a favore dei diritti civili (Rosa Parks 2.0). Una notizia come tante, in questo 2016 monocolore, ma con un elemento di novità: dopo le parole, ora si passa all'azione.
Secondo quanto scrive il New York Times, il governo con una circolare chiederà a tutti i distretti scolastici di permettere agli studenti transgender di utilizzare i bagni a loro scelta, a prescindere dal genere indicato sui documenti personali. La lettera alle autorità scolastiche sarà diffusa oggi, a firma dei dipartimenti di Giustizia e Istruzione. Non ha la forza di una legge, ma contiene una implicita minaccia: le scuole che non rispetteranno l'indicazione dell'amministrazione Obama potranno essere perseguite legalmente o perdere fondi federali, afferma il New York Times.” (Avvenire, 13 maggio 2016). 


mercoledì 4 maggio 2016

L'orribile verità dietro la felice ideologia

Quando segnali una notizia del genere e poi leggi i commenti dei lettori, improvvisamente si squarcia il cielo di carta... 


Tutto il palazzo ideologico felice e colorato che combatte per i diritti crolla miseramente. Sì, perché per il pensiero unico che dolcemente sta colonizzando il mondo ciò che conta di più è l’amore. Ma non tutti sono degni di amore. Di certo non lo sono gli embrioni, senza dubbio non lo sono i disabili, come potrebbero poi esserlo gli anziani? Sì, alla fine vince un proto-sentimento. Ma non è certo amore.

giovedì 5 novembre 2015

Artisti in pre-rec

L'artista è un'eccezione: il suo ozio è un lavoro, e il suo lavoro un riposo: è sia elegante che trascurato; indossa, per scelta, la blusa da contadino e impone il frac indossato dall'uomo alla moda; non subisce le leggi: le detta.” (Honoré de Balzac, “Trattato della vita elegante”, 1830)

Sta facendo molto discutere in questi giorni la querelle Laura Pausini – Marinella Venegoni riguardo l’esclusione di quest’ultima dalla presentazione di “Simili”, il nuovo disco della cantante romagnola in uscita venerdì 6 novembre. Riporto di seguito alcuni stralci dell’articolo firmato Venegoni. 

"(...) Però rilevo anche che negli ultimi anni è molto, molto difficile leggere pezzi di musica popolare con un taglio problematico, non esagero nemmeno a dire critico. Si è appiattito tutto dentro la marmellata della promozione, che è diventata un guaio non arginabile per la deriva che ha preso. (...) Bisogna essere forti e determinati. Volendo, certo. (...) Temo che la sua evoluzione abbia preso una piega divistica, attribuisco questo suo atteggiamento alla presenza di troppi signorsì nei suoi dintorni, e non mi piace questo alone di strapotenza che la circonda. I grandi consiglieri sono quelli che ti dicono anche e soprattutto le cose che non vanno, e tu ne devi far tesoro. Se non lo fai, peggio per te." (Marinella Venegoni, "Pausini e i giornalisti embedded. Le polemiche sul viaggio a Miami", 03/11/2015)

Senza soffermarsi troppo sul caso Pausini, e senza trasformare in dogma l'articolo di Venegoni, la vicenda delinea una triste ma non certo nuova verità: se non stai attento, il mondo dello spettacolo ti risucchia e trasforma in un burattino. Un burattino facilmente manipolabile ed estremamente utile, perché a sua volta ha a disposizione un pubblico più o meno vasto da manipolare. 

Tendenza al conformismo nel mondo contemporaneo più estesa e più profonda che nel passato: la standardizzazione del modo di pensare e di operare assume estensioni nazionali o addirittura continentali”. (A. Gramsci, "Quaderni del carcere", p. 862)

Tutto questo avviene pian piano, dolcemente. La star del momento inizia a dire la sua su alcuni temi di attualità (ovviamente l’arte e la discografia non le considera minimamente), guadagnandosi prime pagine e articoli. I fan più stretti aderiscono “senza se e senza ma” alla verità assoluta ma, successivamente, l’idea raggiunge una platea più vasta, perché la star in questione è una presenza famigliare, che accompagna in radio o in televisione da sempre la nostra quotidianità. Ad un certo punto, sfogliando i giornali, scopri che le lezioni di vita, di amore e di relazione sono impartite da showgirl, cantanti, presentatori, attori… Prese di posizione definite “coraggiose, innovative, aperte”, che ad un’occhiata più attenta appaiono invece perfettamente allineate al politicamente corretto. L’artista non più come colui che detta le mode, ma come un semplice scrutatore della direzione del vento.

Eppure gli artisti sono capaci di guardare la realtà e vedere la finzione, scoprire l’inganno e raccontarlo con l’arte. Gli artisti sanno guardare lontano, prevedere ciò che accadrà, mettere in guardia dalle dittature. E’ questo che hanno sempre fatto. Oggi, invece, molti paiono servi consenzienti della dittatura del pensiero unico. E poco importa se nei loro concerti non c’è più neanche l’onestà di musica e voce 100% live, poco importa se invece di vedere il pericolo di un pensiero unico si coglie l’occasione per una prima pagina in più, poco importa se l’unica cosa che conta è l’applauso automatico del pubblico, poco importa se le domande prevedibili dei giornalisti (?) danno adito a risposte altrettanto prevedibili degli artisti (?)…
 
Ancora una volta pare essenziale un antidoto: la consapevolezza. Ascoltiamo, leggiamo, cantiamo. Ma poi fermiamoci un attimo e riflettiamo, confrontiamo, verifichiamo.
  
"Se mi etichetti, mi annulli." (S. Kierkegaard)