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martedì 17 maggio 2016

I diritti nei bagni

Sabato scorso, durante “Leggiamo insieme Avvenire”, abbiamo riscoperto (eureka!) che Barack Obama è a favore dei diritti civili (Rosa Parks 2.0). Una notizia come tante, in questo 2016 monocolore, ma con un elemento di novità: dopo le parole, ora si passa all'azione.
Secondo quanto scrive il New York Times, il governo con una circolare chiederà a tutti i distretti scolastici di permettere agli studenti transgender di utilizzare i bagni a loro scelta, a prescindere dal genere indicato sui documenti personali. La lettera alle autorità scolastiche sarà diffusa oggi, a firma dei dipartimenti di Giustizia e Istruzione. Non ha la forza di una legge, ma contiene una implicita minaccia: le scuole che non rispetteranno l'indicazione dell'amministrazione Obama potranno essere perseguite legalmente o perdere fondi federali, afferma il New York Times.” (Avvenire, 13 maggio 2016). 


mercoledì 11 maggio 2016

Tanto... non fa male a nessuno

Il capitale aspira a neutralizzare ogni comunità ancora esistente, sostituendola con atomi isolati e single, incapaci di parlare e di intendere altra lingua che non sia quella anglofona dell’economia di mercato. Se la famiglia comporta, per sua natura, la stabilità affettiva e sentimentale, biologica e lavorativa, la sua distruzione risulta pienamente coerente con il processo oggi in atto di precarizzazione delle esistenze. Chi pensa di essere dalla parte dell'emancipazione e del progresso perché sta dalla parte della distruzione della famiglia borghese, sappia che il progresso e l'emancipazione per cui lotta sono solo quelli del capitale e del fanatismo economico.” (Diego Fusaro)

La mia generazione è cresciuta mentre infuriava la grande battaglia contro un certo maschilismo che invadeva (è giusto usare l’imperfetto?) la politica e il mondo dello spettacolo. Un maschilismo stanco, un po’ becero, che scadeva in battute sessiste e proponeva messaggi e modelli vuoti, nel tentativo ripetitivo di distrarre la fantasia libera dell’italiano medio e dirottarla lontano dalle tante ingiustizie del quotidiano. Un maschilismo che ha trovato anche valide alleate tra le donne (e neanche così poche purtroppo), disposte a farsi ritrarre come marionette in cambio di notorietà e denaro.
Un circo affascinante, luminoso e pieno di musica e balli. Ma il costo del biglietto non è mai stato giustificato. Dietro a quei corpi, persone e storie, vite spesso inconsapevoli del loro vero valore. “E’ un gioco!” “Ci stiamo solo divertendo!” “Non fa male a nessuno…” Queste le bugie più ricorrenti. Perché ferire se stessi, mortificare la propria dignità, non è mai un atto privo di conseguenze, neanche per lo spettatore (non più) innocente. E non lo è neanche rinchiudersi in una prigione dorata: per quanto bella, rimane sempre una gabbia. Grazie a questa battaglia oggi diciamo no a chi vuole incasellare un certo tipo di “donna di successo” o “donna fortunata” nello stereotipo della velina (quando ancora va bene), ma diciamo no anche a chi vuole omologare il mondo maschile a una massa di cinici fruitori di sogni spezzati nascosti dietro a due belle gambe. Sono “no” secchi, che oggi sappiamo dire con forza e determinazione. 


martedì 22 marzo 2016

Per favore, non sottovalutateci

…Noi siamo quelli che affollano chiassosamente le strade la sera, ma anche quelli che al mattino corrono in università a seguire le lezioni, e magari nel pomeriggio vanno a fare volontariato in una casa di riposo o in un centro per giovani in difficoltà. Abbiamo dentro una sete che ci spinge sempre alla ricerca di una fonte nuova, e questa sete è così forte che a volte ci accontentiamo anche di qualche cocktail in discoteca. O almeno quelli di noi che non soffrono di acidità di stomaco. Noi giovani siamo tutto questo e mille altre cose ancora. Ognuno con le sue particolarità, con la sua unicità, ma tutti legati da un infinito filo rosso: l’essere sempre in cammino…” (“Per favore, non sottovalutateci”, Giacomo Bertoni, “il Ticino”, venerdì 11 marzo 2016)


Ho scritto questa lettera di getto, sentendo nel profondo ogni singola parola. Devo ringraziare Alessandro Repossi, direttore de “il Ticino”, per averla subito pubblicata e fatta conoscere. 
Certo non potevo sperare che suscitasse tanto scalpore da essere invitato a parlarne a “Giovani per i giovani”, programma scritto e condotto da Anna Becattini sulle frequenze di Radio Mater. Ora scopro che la mia lettera ha deciso di fare il giro del web, passando dal blog di Costanza Miriano.
Il mio grazie più sincero al direttore de “il Ticino”, ad Anna, a Enrico Viganò (responsabile della comunicazione Radio Mater) e a Costanza Miriano. 
Quando persone così grandi, dal punto di vista umano e professionale, ti danno la loro fiducia, allora davvero non puoi perdere la speranza per il futuro. Se camminiamo insieme, nessuno ci può fermare. Grazie di cuore. 

mercoledì 27 gennaio 2016

Al Family Day... Con Tv2000

Si avvicina il “Family Day”, che si terrà a Roma il 30 gennaio. Si preannuncia come una grande festa. Celebrerà la famiglia, con le sue gioie e le sue sofferenze, ma ricorderà anche (e non solo a chi ci governa) il valore fondamentale di questo piccolo nucleo posto a base (e sostegno) della società. Non nasce come una manifestazione “contro”, non vuole discriminare nessuno, non intende negare libertà, non spera nell’infelicità altrui. Si fa festa con il “Family Day” perché occorre frenare l’avanzata del pensiero unico - un pensiero unico che ci vorrebbe tutti individui soli e senza storia - ed è possibile farlo ripartendo dalle origini, dalle radici di ciascuno di noi.


La nostra mamma, il nostro papà, i nostri nonni, i parenti, i luoghi dove sono cresciuti, le scuole che hanno frequentato, i loro amici che ancora oggi affollano la nostra quotidianità, le loro passioni, i loro ricordi, il loro affetto. Sono la storia che ci precede e caratterizza: un bagaglio senza il quale non possiamo partire sereni verso il nostro futuro. Conosciamo bene il dolore, lo smarrimento, l’angoscia che si prova nel perdere un proprio caro. Se ne va una persona amata, una presenza amica, ma se ne va anche un pezzo della nostra storia e della nostra memoria. E’ impossibile non avvertirlo. A volte questo mondo pare una trottola impazzita. Ma basta farsi vicini alle persone care, ritornare a poggiare con sicurezza le nostre radici accanto alle loro, e subito cessa il rollio.
C’è chi il 30 gennaio sarà al Circo Massimo, ma c’è anche chi non riuscirà ad essere presente. Per tutti noi, sarà comunque possibile seguire in diretta l’intero evento grazie a Tv2000. Un’occasione per ascoltare, riflettere, osservare, valutare. Un’occasione genuina che non sappiamo se ci sarà consentita dai resoconti successivi dei nostri mass media, ormai così allineati al politicamente corretto da restare spenti di fronte alla verità. Molte persone non andranno al Circo Massimo per scelta... Beh, provate a fare zapping sul canale 28 ogni tanto. Basta fare epochè: sospendere il proprio giudizio sulla realtà e ascoltare. Potremmo scoprire di non essere così distanti come spesso fa comodo raccontare… 


Una tv che costruisce la capacità di guardare il mondo con occhi di misericordia non può aver paura di essere piantata nella realtà. Non si rinchiude nel chiuso dei propri studi. Non costruisce un mondo a propria immagine. Non vende sogni a buon mercato. Sceglie la prossimità come criterio per comprendere, per capire, per sorprendersi e per sorprendere, per agire, per scegliere. Per piangere e per ridere. Per emozionarsi. Per ragionare. Si fa prossima alle persone in carne ed ossa nel mondo reale, non in quello virtuale. Smaschera l’alibi di poter dire non sapevo. Non c’è peggior comunicatore di chi crede di sapere già tutto, incasellando storie e persone in schemi astratti. O di chi addomestica la realtà per renderla più simile a come la vorrebbe. Non c’è comunicazione se non c’è capacità di ascolto e di visione.” (Paolo Ruffini, direttore Tv2000)

venerdì 22 gennaio 2016

A Roma, la grande festa della famiglia

Roma, 30 gennaio 2016.

“Care famiglie, buonasera!
scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto.
È anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore — la sapienza stessa — della vita... Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera, una preghiera per tutti.
È significativo come - anche nella cultura individualista che snatura e rende effimeri i legami - in ogni nato di donna rimanga vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere. La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli...: con tutto questo la famiglia continua ad essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 66-68). E più le sue radici sono profonde, più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri ad alcuna terra. Quest’orizzonte ci aiuta a cogliere l’importanza dell’Assemblea sinodale che si apre domani. (…)” (Papa Francesco, Veglia di preghiera in preparazione al Sinodo sulla Famiglia, 4 ottobre 2014, Piazza San Pietro, Roma)

“ (…) Continuate dunque, senza lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà che incontrate. Il rapporto educativo è per sua natura una cosa delicata: chiama in causa infatti la libertà dell’altro che, per quanto dolcemente, viene pur sempre provocata a una decisione. Né i genitori, né i sacerdoti o i catechisti, né gli altri educatori possono sostituirsi alla libertà del fanciullo, del ragazzo o del giovane a cui si rivolgono. E specialmente la proposta cristiana interpella a fondo la libertà, chiamandola alla fede e alla conversione. Oggi un ostacolo particolarmente insidioso all’opera educativa è costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione, perché separa l'uno dall'altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi chiuso dentro il proprio "io". Dentro a un tale orizzonte relativistico non è possibile, quindi, una vera educazione: senza la luce della verità; prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare della bontà della sua stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della validità del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in comune.
E’ chiaro dunque che non soltanto dobbiamo cercare di superare il relativismo nel nostro lavoro di formazione delle persone, ma siamo anche chiamati a contrastare il suo predominio nella società e nella cultura. E’ molto importante perciò, accanto alla parola della Chiesa, la testimonianza e l’impegno pubblico delle famiglie cristiane, specialmente per riaffermare l’intangibilità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi e amministrativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli, compito essenziale per il nostro comune futuro. Anche per questo impegno vi dico un grazie cordiale. (…)” (Benedetto XVI, apertura del Convegno Ecclesiale della diocesi di Roma su “Famiglia e comunità cristiana”, 6 giugno 2005, Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma)

“ (…) A ciò si deve aggiungere poi una ulteriore riflessione di particolare importanza nel tempo presente. Non raramente all'uomo e alla donna di oggi, in sincera e profonda ricerca di una risposta ai quotidiani e gravi problemi della loro vita matrimoniale e familiare, vengono offerte visioni e proposte anche seducenti, ma che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana. E' un'offerta sostenuta spesso dalla potente e capillare organizzazione dei mezzi di comunicazione sociale, che mettono sottilmente in pericolo la libertà e la capacità di giudicare con obiettività.
Molti sono già consapevoli di questo pericolo in cui versa la persona umana ed operano per la verità. La Chiesa, col suo discernimento evangelico, si unisce ad essi, offrendo il proprio servizio alla verità, alla libertà e alla dignità di ogni uomo e di ogni donna. (…) Si rende, pertanto, necessario ricuperare da parte di tutti la coscienza del primato dei valori morali, che sono i valori della persona umana come tale. La ricomprensione del senso ultimo della vita e dei suoi valori fondamentali è il grande compito che si impone oggi per il rinnovamento della società. Solo la consapevolezza del primato di questi valori consente un uso delle immense possibilità, messe nelle mani dell'uomo dalla scienza, che sia veramente finalizzato alla promozione della persona umana nella sua intera verità, nella sua libertà e dignità. La scienza è chiamata ad allearsi con la sapienza.” (Esortazione apostolica “Familiaris Consortio”, Giovanni Paolo II, Dato a Roma, presso san Pietro, il 22 novembre, Solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell'universo, dell'anno 1981, quarto del Pontificato.)

“Dimmi, Giuseppe, quand'è che hai conosciuto Maria?
Forse, un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio, con l'anfora sul capo e con la mano sul fianco snello come lo stelo di un fiordaliso?
O forse, un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l'arco della Sinagoga?
O forse, un meriggio d'estate, in un campo di grano, mentre, abbassando gli occhi splendidi per non rivelare il pudore della povertà, si adattava all'umiliante mestiere di spigolatrice?
Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e tu non lo sapevi... e poi, tu, nella notte, hai intriso il cuscino con lacrime di felicità?
Ti scriveva lettere d'amore?
Forse sì!
E il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l'armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che ormai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna!
Poi, una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato, sommessamente, le strofe del Cantico dei Cantici:
"Alzati, amica mia, mia bella e vieni!
Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia e se n'è andata.
I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.
Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia, mia bella e vieni!
O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro".
E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero.
È venuta sulla strada, facendoti trasalire.
Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto.
Solo tu, il sognatore, potevi capirla.
Ti ha parlato di:
Jahvé, di un Angelo del Signore, di un Mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo, di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento, che vi sovrastava.
Poi, ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre.
Fu, allora, che la stringesti per la prima volta al cuore e le dicesti tremando:
"Per te, rinuncio volentieri ai miei piani.
Voglio condividere i tuoi, Maria, purché mi faccia stare con te".
Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente. [...]
E io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore.
Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore.
Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura.
Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza.
La carità ha fatto il resto, in te e in lei.” (don Tonino Bello, “Lettera a Giuseppe”)

domenica 11 ottobre 2015

Il Ministro dell'Istruzione francese: "Cappuccetto Rosso è sessista"

Cappuccetto Rosso non va più bene. La favola con cui generazioni di bimbi si sono addormentati non genera sogni, ma incubi. E non per la catartica paura del lupo, ma per l'impianto della storia. Che, si scopre, è profondamente sessista. Così lo ha giudicato il ministro francese dell'Istruzione Najat Vallaud-Belkacem, che ha scatenato una vera e propria caccia alle streghe, con tanto di moderno Indice dei libri proibiti. Sul banco degli imputati, i manuali scolastici tradizionali. Che a quanto pare sarebbero pieni zeppi di pericolosissimi stereotipi di genere. (…) La ricerca sulle "rappresentazioni sessiste" nel primo anno di scuola elementare scandaglia 22 libri per bambini, in cui solo "il 39% dei personaggi è di sesso femminile". Inoltre i personaggi femminili sarebbero raffigurati nelle vesti di mamma o alle prese con i fornelli. Non lo trovate osceno? Sicuramente è meritevole di censura: non sia mai che un bimbo si faccia delle strane idee.” (dall’articolo di Ivan Francese, “Bufera in Francia: Cappuccetto Rosso è sessista, proibitelo a scuola” “il Giornale”, 08/10/2015) 


Le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione francese sulle fiabe classiche sono preoccupanti e sollevano una curiosità: provengono da una forte ignoranza storica e pedagogica, o sono dettate da una pressione ideologica? Non è stravolgendo le fiabe più antiche che si racconta la bellezza del rispetto, del dialogo e della solidarietà ai bambini. Le fiabe tradizionali, popolari, che discendono dalle opere dei fratelli Grimm, hanno sempre avuto il dono di calmare le inquietudini del fanciullo, parlando al suo inconscio a volte tormentato e cullando i suoi sogni. In queste fiabe (ed in molti racconti moderni per bambini) ci sono già avventure, situazioni, episodi e personaggi capaci di trasmettere i valori fondanti la personalità dell'uomo. Tra le righe si trovano già le risposte che il bambino cerca per sconfiggere le ansie e le paure che lo feriscono. Queste sono le priorità assolute che una fiaba deve rispettare. I primi anni di vita del bambino sono anni delicati, fragili, complessi. Non possiamo usarli noi adulti come terreno per battaglie ideologiche. Il conto, ancora una volta, arriverebbe al tavolo dei bambini. E sarebbe salatissimo.