giovedì 23 aprile 2020

I giornali gratis su Telegram

Il giornalismo affronta oggi la sua crisi più grande. Le vendite dei giornali sono in caduta libera dal 2008, anno nel quale è stato anche congelato il turnover nelle redazioni. A questa emorragia di copie cartacee si affiancano altre ferite: una crescita debolissima del digitale, una concorrenza feroce di Google e dei social network nella raccolta pubblicitaria, la diffusione illegale dei giornali in pdf su Telegram. 

Immagine di un espositore di giornali cartacei

Coronavirus, vendite e copie pirata su Telegram 

Con il coronavirus, la situazione è precipitata: si registra sì un boom di clic sui siti dei quotidiani, ma i ricavi dell’online sono una briciola rispetto alle spese fisse di giornali che hanno conservato la struttura aziendale degli anni ’80. L’isolamento ha inoltre ridotto drasticamente il numero di persone che scelgono di recarsi in edicola tutte le mattine, contribuendo a spostare online la ricerca delle notizie. Con l’esplosione di un fenomeno odioso quale la condivisione gratuita dei giornali in formato pdf sui gruppi Telegram. 

I furti dei giornali in formato digitale, e la diffusione delle copie pirata, hanno raggiunto numeri così elevati che la Fieg, la Federazione italiana editori giornali, ha chiesto ad Agcom la sospensione della piattaforma di messaggistica. La condivisione gratuita dei pdf con i numeri completi dei quotidiani e delle riviste comporta una perdita per i giornali che supera i 670mila euro al giorno: occorrono subito azioni concrete per ripristinare la legalità, salvaguardando un settore in sofferenza da anni. Fatto questo, sarà però necessario avviare una seria riflessione sulla crisi del giornalismo, che ha radici antiche e indipendenti rispetto alla crisi del 2008 e alle copie rubate. 

Il giornalismo secondo Oriana Fallaci 

«Sa, i miei rapporti con il giornalismo sono sempre stati difficili. Oserei dire dolorosi. Ai miei occhi il giornalismo non ha quasi mai corrisposto all’idea platonica che ho di tale mestiere. E sebbene a lui abbia dedicato la maggior parte della mia esistenza, sebbene a lui debba il privilegio d’aver vissuto come un tarlo dentro la Storia della mia epoca, io mi sento più a mio agio nella solitudine della letteratura». Così si racconta Oriana Fallaci nel 2004, nelle prime pagine dell’ultimo libro scritto prima di morire, "Oriana Fallaci intervista sé stessa - l'Apocalisse". 

In questo, e in altri suoi testi, Fallaci tratteggia un giornalismo macchiato dalla superficialità, dalla ricerca del titolo ad ogni costo, dall’ideologia, dall’asservimento al potente di turno, dal matrimonio con il politicamente corretto. Una malattia che si è insinuata nelle redazioni, dove l’assenza di un profondo ricambio generazionale, e il mantenimento di privilegi ormai fuori da qualsiasi mercato, hanno creato un distacco insanabile tra narrazione e realtà quotidiana. 

La fiducia dei lettori 

Il giornalismo si è fatto via via sempre più autoreferenziale, capace di parlare solo attraverso slogan ciclostilati in proprio e di riproporre vecchi schemi e semplificazioni che fanno rabbrividire anche il lettore meno colto. Non è raro, nelle riunioni di redazione, sentir parlar male dei lettori. A volte questo snobismo traspare serenamente anche negli articoli, dimenticando la lucida analisi di Joseph Pulitzer: «Una stampa cinica e mercenaria prima o poi creerà un pubblico ignobile». Non si raccoglie forse la stessa superficialità seminata per anni? 

I giovani giornalisti precari 

In questi grandi dinosauri che sono i giornali oggi, lo spazio per i giovani è l’angolo vicino al ripostiglio. Spediti a caccia di notizie ogni giorno, i giovani precari macinano chilometri (mai rimborsati) realizzando reportage e inchieste (pagate pochi euro lordi), che spesso vengono cucinate in modo indegno prima di essere messe in pagina. 

Non riconoscere il proprio articolo, trovarci dentro errori grammaticali mai commessi, scoprire praticamente che la notizia è cambiata, sono esperienze comuni a tutti i giovani collaboratori. E allora sì, la diffusione delle copie pirata è un fenomeno vergognoso e squallido. Ma per salvare il giornalismo non basterà fermare i furti.

Il futuro dei giornali 

C’è da ricostruire una fiducia ferita, c’è da raccontare una passione, c’è da sanare un gap fra generazioni unico nel mondo del lavoro, c’è da cercare senza sosta la verità. C'è da ripensare la struttura stessa dei giornali, senza fingere che si potranno evitare sacrifici. Ma che siano sacrifici per rinascere: il prezzo di questa rivoluzione non può essere pagato solo dai giovani. Bisogna gridare al mondo che questo è e sarà sempre il lavoro più bello del mondo, un lavoro senza il quale la democrazia stessa è in pericolo. Si può ripartire, si deve rinnovare tutto. 


(image by MichaelGaida from Pixabay)

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