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mercoledì 10 febbraio 2021

Ossigeno alla libertà di stampa

Che senso ha parlare della libertà di stampa oggi? Sui social chiunque può pubblicare qualsiasi notizia. Che senso ha investire ancora sugli inviati speciali? Sui social chi si trova sul luogo della notizia pubblica subito foto e video dell’accaduto. Che senso ha fare distinzioni fra chi è giornalista e chi non lo è? Sui social non serve il tesserino per informare. 

È il tempo della libertà assoluta, tempo nel quale il giornale di carta è visto o come malinconico retaggio del tempo che fu o come accessorio fashion da sfoggiare nei selfie, per fingere con i propri follower una predisposizione all’approfondimento che non esiste. 

Entrare in edicola se si è under 50? Impossibile. Quando un giovane passa davanti a un’edicola vede solo un piccolo chiosco abbandonato, come quando un babbano passa davanti al castello di Hogwarts

Giornali di carta

venerdì 15 gennaio 2021

Difendi il tuo diritto di sapere

«Negli ultimi quattordici anni (2006-2019), quasi 1.200 giornalisti sono stati uccisi per il semplice fatto di aver cercato notizie e averle riferite al pubblico. In media, ogni quattro giorni è stato ucciso un giornalista. In nove casi su dieci gli assassini sono rimasti impuniti». 

Lo ha ricordato Ossigeno per l’informazione il 2 novembre scorso, Giornata Internazionale dell’ONU per mettere fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti (IDEI). Il compito di un giornalista è quello di cercare la verità e diffonderla attraverso giornali, telegiornali, giornali radio e blog. 

Ossigeno per l'informazione

mercoledì 9 dicembre 2020

Come riconoscere le fake news

Hai ricevuto su WhatsApp l’ennesimo messaggio contenente un articolo copiato e incollato, e ora ti chiedi se hai tra le mani una fake news? Ebbene, nel 99% dei casi la risposta è sì. In questa lunga fase di infodemia, che corre parallela alla pandemia causata dal Covid-19, anche i non addetti ai lavori hanno scoperto che non esistono solo notizie verificate e bufale. 

Si allarga infatti a macchia d’olio un’ampia zona grigia fatta di notizie verosimili, imprecise, tendenziose, dalle fonti non verificate o addirittura derubate. E la loro diffusione è facilitata dalla nascita di siti e blog gestiti da non giornalisti che copiano e incollano contenuti solo per acchiappare clic e guadagnare visibilità e pubblicità (clamoroso il caso degli articoli copiati e incollati sul sito di Radio Maria, raccontato su questo blog il 18 novembre 2020). 

Fake News

mercoledì 2 dicembre 2020

La bricconeria quotidiana

Continua il nostro viaggio nel sottobosco di siti e blog con il vizietto del copia e incolla selvaggio. Dopo la scoperta degli articoli copiati e incollati sul sito di Radio Maria, raccontata da questo blog il 18 novembre 2020, oggi l’approdo (assolutamente casuale) è su “La fede quotidiana”. Il sito si presenta come: «Un progetto editoriale per il web che ha l’obiettivo di far circolare notizie in lingua italiana sul mondo cattolico, provenienti da tutti i continenti». 

E ancora: «LaFQ riporta notizie di politica nazionale ed estera, sociali, economiche, culturali e sportive che siano legate al mondo cattolico dando una cronaca imparziale e completa su quanto avviene nel mondo». Sul sito capito per segnalazione di un amico, che mi invia un link riguardante le Messe di Natale negate in Belgio. Peccato che le prime tre righe suonino, come dire, familiari. Già sentite. 

Clown It

lunedì 30 novembre 2020

Le notizie DOP e IGP

«Le foto come gli articoli presenti su XXX sono presi in larga parte da Internet e quindi valutati di pubblico dominio». Sì, è necessario leggere più e più volte per accertarsene, ma c’è scritto davvero così. La frase compare in fondo a un blog cattolico tradizionalista molto cliccato e molto condiviso sui social

Una giustificazione simile, riguardo l’utilizzo libero del materiale online, compare in fondo a un altro sito, che si presenta come un “notiziario di informazione cattolica indipendente”. Anche in questo caso si specifica che «Le foto presenti sul sito sono prese in larga parte da Internet e quindi valutate di pubblico dominio». Ma l’elenco potrebbe continuare per molte battute, rivelando un fitto sottobosco di “informazione” cattolica. 

Mascherina di carta
Image by Charles Deluvio from Unsplash

venerdì 27 novembre 2020

Feltri vs. Boldrini, i giornali sono altro

Il direttore decide cosa esce sul giornale che dirige e cosa no. Basterebbe questo, in condizioni normali, a mettere una pietra sopra al roboante dibattito che vede contrapposto Mattia Feltri, direttore dell’Huffington Post, a Laura Boldrini, che si dichiara vittima della censura. 

La vicenda è ormai nota anche ai non addetti ai lavori, ma vale la pena rifletterci sopra un istante, perché le mille voci che si rincorrono dimostrano una cosa sola: il giornalismo è una cosa seria. E il 99% di chi sta gridando contro Feltri non ha la più pallida idea di cosa sia il giornalismo. 

Già, perché in questo tempo nel quale i contorni delle professioni diventano sfocati, il giornalista è sicuramente uno dei professionisti più colpiti dalla nebbia

Giornalista e fotoreporter

mercoledì 18 novembre 2020

Radio Maria, così non va

«Padre Livio Fanzaga, il nemico perfetto di chi ci vuole zombie». Il titolo campeggia su un link condiviso sulla pagina Facebook ufficiale di Radio Maria. Il direttore, padre Livio Fanzaga, è da giorni nell’occhio del ciclone per le sue dichiarazioni sulle origini del Covid-19. 

Secondo la voce storica della radio cattolica più ascoltata in Italia infatti, il virus sarebbe stato creato in laboratorio come strumento delle élite mondiali per trasformare le persone in zombie. Non in senso stretto, ovviamente, anche se qualche lettore avrà subito pensato alle atmosfere di “Buffy l’ammazzavampiri”, ma come effetto indiretto della nuova vita: isolamento, perdita del lavoro, sfilacciamento delle relazioni. Insomma, perdita della libertà. 

Padre Livio Fanzaga

martedì 10 novembre 2020

Processo Rocchelli, i riflettori rimangano accesi

Conferenze stampa e annunci di un futuro pieno di soddisfazioni. Succede questo in Ucraina attorno a Vitaly Markiv, condannato in primo grado (il 12 luglio del 2019) a 24 anni di reclusione per la morte del fotoreporter Andy Rocchelli, e assolto in secondo grado (il 3 novembre del 2020) per non aver commesso il fatto, secondo l’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale. 

È necessario attendere le motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro 90 giorni, ma intanto cosa succede? La mobilitazione ucraina non si è mai fermata, mentre in Italia tutto tace. 

Arsen Avakov e Vitaly Markiv

venerdì 30 ottobre 2020

Andy Rocchelli, dossier speciale di Ossigeno per l'informazione

I giornalisti come operatori umanitari, contro i quali non si può usare violenza mai, neanche in contesti di guerra. C’è qualcosa di assolutamente inedito nella sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise di Pavia il 12 luglio 2019, con la quale è stato condannato il soldato italo-ucraino Vitaly Markiv a 24 anni di reclusione per concorso nell'omicidio del fotoreporter Andrea (Andy) Rocchelli. 

C’è l’equiparazione dei giornalisti agli operatori che sotto le bombe salvano vite umane, c’è il riconoscimento del giornalismo come attività essenziale per la democrazia, c’è la condanna ferma di ogni tipo di violenza nei confronti di chi fa informazione. 

Un tassello nuovo nel dibattito sul giornalismo che Ossigeno per l’informazione vuole rilanciare per il 2 novembre, in occasione della Giornata Internazionale dell’ONU per mettere fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti (IDEI). 

Mironov e Rocchelli

sabato 24 ottobre 2020

Processo Rocchelli, la difesa: "Assolvete Vitaly Markiv"

«Markiv aveva gli stessi compiti degli altri soldati, non aveva rapporti privilegiati con i suoi superiori, non aveva nessun potere sui comandanti dell’esercito ucraino. Siamo di fronte a una colpa d’autore, è stato presentato alla Corte il mostro perché così non può che essere lui il colpevole. Rimane però l’assordante vuoto probatorio, coperto con l’accusa di crimini contro l’umanità. Ma Pavia non è Norimberga». 

Sono le ore 20.45, il Tribunale di Milano è ormai deserto e numerose luci sono state spente. Nel grande corridoio centrale risuona ancora la voce dell’avvocato Raffaele Della Valle, che sta terminando la sua lunga arringa. 

Tribunale di Milano

venerdì 16 ottobre 2020

Processo Rocchelli, Pg e parti civili: "La sentenza di primo grado sia confermata"

Conferma integrale della sentenza di primo grado, ovvero condanna a 24 anni di reclusione per Vitaly Markiv e risarcimento alle parti civili. Si è chiusa con queste richieste la terza udienza del processo d’appello per la morte del fotoreporter Andy Rocchelli, tenutasi ieri nell’aula della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Milano.

Manifestazione Free Markiv

Un’udienza fiume, apertasi alle 9.30 del mattino, segnata dalla lunga requisitoria del sostituto procuratore generale Nunzia Ciaravolo e dalle arringhe degli avvocati delle parti civili, e conclusasi la sera, pochi minuti prima delle 18. 

Prima della requisitoria, il sostituto procuratore ha espresso il proprio disappunto per il lavoro di traduzione e trascrizione fatto sull’intercettazione ambientale a Vitaly Markiv durante la sua detenzione nel carcere di Torre del Gallo, a Pavia: l’interprete ucraina, oltre a tradurre le frasi pronunciate dai detenuti, ha aggiunto fra parentesi quelle che il Pg ha definito «note interpretative personali», una sorta di spiegazione e commento alle espressioni usate da Markiv. La Corte ha dichiarato che non terrà conto di queste frasi, frasi «non richieste al perito»

Terza udienza Rocchelli

giovedì 8 ottobre 2020

Processo Rocchelli, "The Wrong Place"

Il 15 ottobre la Corte d’Assise d’Appello di Milano scioglierà le riserve sull’acquisizione del documentario “The Wrong Place” nel processo per i responsabili della morte del fotoreporter Andy Rocchelli. La difesa di Vitaly Markiv, unico imputato, condannato in primo grado a 24 anni di reclusione, ha presentato da subito questa richiesta, definendola un tassello fondamentale per la rinnovazione dell’istruttoria. Ma cos’è “The Wrong Place”? 

Cristiano Tinazzi, ideatore del film inchiesta assieme a Danilo Elia, giornalista Rai, Olga Tokariuk, giornalista ucraina, e Ruben Lagattolla, documentarista, ha scritto a “Ossigeno per l’informazione” per spiegare com’è nato il progetto e con quale obiettivo. 

Nell’articolo, che potete leggere cliccando qui, Tinazzi spiega: «Il nostro lavoro si basa sulle carte processuali. Le abbiamo lette e analizzate e portate sul luogo dei fatti seguendo la dinamica degli eventi ricostruita dall’unico testimone sentito in tribunale, il fotografo francese William Roguelon». 

giovedì 1 ottobre 2020

Processo Rocchelli, indagini per minacce all'interprete

Un colpo di scena inaspettato e inquietante questa mattina alla seconda udienza del processo d’appello per la morte del fotoreporter Andy Rocchelli: dietro alla mancata traduzione e trascrizione di un’intercettazione ambientale, che il sostituto procuratore generale vuole acquisire tra le prove, non ci sarebbero solo problemi tecnici, bensì intimidazioni e minacce all’interprete incaricata. La notizia è stata confermata dagli avvocati di parte civile. 

Processo d'appello Rocchelli

martedì 29 settembre 2020

Andy Rocchelli: a Milano il processo d'appello per l'uccisione del fotoreporter

Ha preso il via oggi il processo di appello ai responsabili della morte del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, ucciso insieme al giornalista russo Andrej Mironov il 24 maggio 2014, in Donbass, mentre insieme a lui documentava gli scontri armati fra indipendentisti ed esercito ucraino. 

Manifestazione per Markiv

Seguirò tutto il processo come giornalista accreditato per “Ossigeno per l’informazione”. Lì potrete trovare un resoconto puntuale di ogni udienza. 

Raffaele Della Valle

Sul sito di Ossigeno è anche possibile rileggere tutti gli articoli sul processo di primo grado, che ha portato alla condanna a 24 anni di reclusione per Vitaly Markiv. 

sabato 1 agosto 2020

Ddl Zan al voto il 3 agosto. Una rassegna stampa

Approda alla Camera lunedì 3 agosto il ddl Zan, dopo la discussa approvazione del disegno di legge in Commissione Giustizia. Ma la mobilitazione di chi ritiene questo provvedimento «inutile, ambiguo e liberticida» non si placa. Ecco una breve (e sicuramente incompleta) rassegna stampa delle voci critiche rispetto all’introduzione del reato di «omotransfobia».

Perché il ddl Zan è considerato liberticida? Quali pericoli sono nascosti nell’introduzione del nuovo reato? Esiste una ideologia che muove l’azione politica in materia di diritti LGBT+? Chi si sta opponendo all’approvazione del disegno di legge firmato da Alessandro Zan (PD), Laura Boldrini (PD), Ivan Scalfarotto (Italia Viva), Mario Perantoni (M5s) e Giusi Bartolozzi (FI)?

domenica 7 giugno 2020

J.K. Rowling e la censura del politicamente corretto

J.K. Rowling è sotto attacco sui social per aver affermato che «è sbagliato cancellare il concetto di sesso». Nel giro di poche ore l’autrice della saga di Harry Potter è stata ricoperta di insulti e minacce, con centinaia di utenti social che ora pretendono le sue scuse. 

A scatenare tutto il dibattito è stato un tweet della scrittrice nel quale si legge: «Se il sesso non è reale, non c'è attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale viene cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di sesso rimuove la capacità di molti di discutere in modo significativo delle loro vite. Non è odio dire la verità». 

Una sostanziale presa di distanza dalla teoria del gender, ma anche un segno di vicinanza alle persone transessuali, che Rowling conosce e ama. Parole inaccettabili secondo diverse associazioni LGBT+, parole piene d’odio secondo centinaia di utenti social. 

Immagine della mamma di Harry Potter dalla sua pagina Facebook

mercoledì 13 maggio 2020

Repubblica, bonus da 600 euro al miglior giornalista

I collaboratori esterni sono giornalisti che lavorano per un giornale dall’esterno appunto, spesso da casa. Non hanno accesso alla redazione, non possono usare i computer della redazione, ricevono indicazioni via telefono e via mail. Un tempo una scelta di libertà, oggi la scorciatoia dei giornali per avere forza lavoro senza assumere. 

In questa situazione di crisi congelata, piomba la proposta del neodirettore di Repubblica Maurizio Molinari di premiare ogni settimana il giornalista che presenterà la proposta migliore. Con un bonus da 600 euro. Ma procediamo per gradi e torniamo ai collaboratori esterni. 

Immagine di Fantozzi con il mega direttore parodia di Repubblica e bonus 600 euro

venerdì 5 luglio 2019

Andy Rocchelli, la guerra e le "Volpi scapigliate"

«Cento morti solo ieri, metà dei quali civili, incursioni aeree sopra Donetsk, caccia ed elicotteri di Kiev che sorvolano Lugansk, il Donbass ribelle sotto l’urlo dell’esercito ucraino, quattro osservatori dell’Osce nelle mani delle milizie filo-russe mentre a Kharkov si recuperano le salme del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del suo collega Andrej Mironov. Difficile continuare a chiamare quella ucraina una "guerra a bassa intensità". Difficile non definirla una guerra civile».

Così scrive, il 28 maggio del 2014, Giorgio Ferrari, dalle pagine degli Esteri di Avvenire. Il suo pezzo è, per molti, un pugno nello stomaco. Di fronte a questa fotografia drammatica, la retorica rassicurante del “noi non c’entriamo” non rassicura più. E la consapevolezza che il conflitto ucraino sia cosa alquanto seria si fa piena. Il conflitto riguarda anche l’Italia, riguarda tutta l’Europa. In mezzo agli scontri armati ci sono civili indifesi, ci sono anziani e bambini. 

Serata di presentazione di Volpi Scapigliate, in ricordo di Andy Rocchelli

Il 15 aprile 2016 la BBC realizza un documentario, rilanciato in Italia da Leone Grotti sulle pagine di Tempi, sull’autoproclamata Repubblica del popolo di Donetsk. Grotti scrive: «La guerra civile in Ucraina va avanti dall’aprile del 2014. Dopo due anni sono morte più di 9 mila persone, mentre 3,5 milioni necessitano di aiuti alimentari e sanitari per sopravvivere. L’Occidente, che prima ha soffiato sul fuoco e poi ha favorito una riconciliazione tra Mosca e Kiev solo quando la situazione era ormai degenerata, ha promosso gli accordi di pace di Minsk II: firmati nel febbraio del 2015, non sono mai stati davvero implementati».

I civili raccontano: «È difficile quando giorno dopo giorno cadono le bombe e volano i proiettili, è davvero difficile. Ma continuiamo a vivere qui». A Oleksandrivka, territorio ribelle, ad appena 800 metri dal confine dove si spara ancora, c’è una scuola. All’entrata una cartello emblematico: «Sono vietate le armi all’interno». L’insegnante, Valentina Cherkas, ha una sola parola per descrivere quello che sta succedendo: «Follia. Io sono ucraina ma il Donbass è la mia terra. È come se mi avessero tagliato a metà».

Ancora una volta, e in questo la guerra non si tradisce mai, i civili si ritrovano in una strage. Nicola Lombardozzi, inviato a Mosca di Repubblica, il 31 gennaio del 2015 scrive: «Muoiono ancora civili nella guerra di Ucraina, questa volta anche cinque anziane pensionate straziate da un proiettile d'artiglieria ucraino a Donetsk mentre facevano la coda per la distribuzione di pacchi di aiuti umanitari: coperte, qualche scatoletta, poveri generi di conforto. Insieme ad altri passanti, beccati da proiettili vaganti nelle strade del capoluogo ribelle del Donbass, le donne di Donetsk portano a 12 il numero quotidiano delle vittime innocenti in città. Da maggio ad oggi siamo già a quasi seimila». 


martedì 25 giugno 2019

Processo Rocchelli, l'arringa della difesa: "Markiv è innocente, sempre amico dei cronisti"

L’avvocato difensore Della Valle ha fatto una lettura delle prove molto diversa dalla requisitoria del Pm. Conclusioni il 5 luglio, sentenza il 12.

Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. 

La difesa dell'imputato Vitaly Markiv

«Vitaly Markiv ha sempre difeso i giornalisti inviati in Ucraina, ha collaborato con loro, lo consideravano un amico. L’istruttoria e la requisitoria del Pm hanno trascurato elementi importanti che cambiano radicalmente la posizione di Markiv». L’avvocato Raffaele Della Valle lo ha affermato venerdì 21 giugno 2019, nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Pavia, svolgendo l’arringa in difesa dell’unico imputato di questo processo per l’omicidio del fotoreporter Andy Rocchelli. (…) 

mercoledì 5 dicembre 2018

Processo Rocchelli. Ci hanno preso di mira, racconta un sopravvissuto

Il racconto del fotoreporter francese William Roguelon che viaggiava in auto insieme con Andrea al momento dell’attacco nel Donbass. 

Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta in collaborazione tra Ossigeno per l’informazione,  La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine  Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotororeporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda.