Visualizzazione post con etichetta rizzoli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta rizzoli. Mostra tutti i post

sabato 27 ottobre 2018

Oriana Fallaci: "Poi, all'improvviso, la notte"

«L’indomani ero partita per il Vietnam. C’era la guerra in Vietnam e se uno faceva il giornalista finiva prima o poi per andarci. Perché ce lo mandavano, o perché lo chiedeva. Io l’avevo chiesto. Per dare a me stessa la risposta che non sapevo dare a Elisabetta, la vita cos’è, per ricercare i giorni in cui avevo troppo presto imparato che i morti non rinascono a primavera. 

Ed ora mi trovavo a Saigon e i miei occhi vagavan sorpresi senza vedere la guerra: dov’era la guerra? Nell’aeroporto di Than Son Nhut i caccia a reazione, gli elicotteri con le mitraglie pesanti, i rimorchi con le bombe al napalm si allineavano insieme ai soldati dall’aria triste. Ma questa non era ancora la guerra. Lungo la strada che porta in città si ammucchiavano sbarramenti di filo spinato, fortificazioni coi sacchi di sabbia, torrette da cui i soldati puntavan fucili. Ma questa non era ancora la guerra. In città passavano jeep coi militari armati, camion coi cannoncini spianati, convogli con le cassette di munizioni. Ma questa non era ancora la guerra. 

Cosa c’entra la guerra coi risciò che si tuffan leggeri, a pedalate, nel traffico, le venditrici di acqua che corrono a piccoli passi bilanciando la merce sui piatti a stadera sospesi a una canna di bambù, le minuscole donne dai lunghi vestiti e i capelli sciolti che dondolan dietro le spalle come veli neri, le biciclette, le motociclette, i bambini con le scatole di cera e le spazzole per pulirti le scarpe, i taxi luridi e svelti. 

Il libro di Oriana Fallaci sulla guerra in Vietnam

martedì 29 dicembre 2015

"Pasolini un uomo scomodo", di Oriana Fallaci

Diventammo subito amici, noi amici impossibili. Cioè io donna normale, e tu uomo anormale, almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà, io innamorata della vita e tu innamorato della morte. Io così dura e tu così dolce.” (Oriana Fallaci) 

Ci sono incontri che segnano la storia. Uno di questi è senza dubbio quello fra Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini. Così diversi, eppure così vicini. Uniti da un grande amore per la ricerca della verità, simili nel disprezzo dell’ipocrisia che animava e anima la nostra società. 

Il libro di Oriana Fallaci su Pier Paolo Pasolini, edizioni Rizzoli

Oggi più che mai è affascinante leggere “Pasolini un uomo scomodo”, perché all’ipocrisia piccolo borghese si sta sostituendo il pensiero unico, i cui germi erano già stati individuati da Fallaci e da Pasolini. Un pensiero unico che invade dolcemente televisione, giornali, libri, scuole, politica. La verità viene truccata e resa orribile, offensiva, fuori moda. E chi osa più pronunciarla?

Pur nella diversità di vedute, Oriana e Pier Paolo avevano il dono di vedere oltre la realtà, come solo gli artisti e gli intellettuali veri sanno fare. Forse è un dono, sicuramente è uno strumento che va educato durante la vita, ed è un percorso doloroso. Fallaci e Pasolini, ciascuno nella sua storia personale, hanno saputo combattere tutta la vita per vedere oltre, per leggere tra le righe della quotidianità i piccoli dettagli nascosti, per anticipare la scoperta della verità, per pungere le coscienze intorpidite. Come tutti i grandi artisti, giornalisti, intellettuali, è impossibile etichettare Fallaci e Pasolini. Non si può dire “è di sinistra”, “è anti…”, “è radical-chic”… O meglio, c’è chi con miopia non sempre inconsapevole ci prova, ma il risultato è distorto. 

La verità non è politicamente corretta, la verità non è vicina al potere, la verità è spesso nascosta da poteri e trame occulte. Oggi più che mai abbiamo bisogno di intellettuali liberi, coraggiosi, di artisti capaci di tornare a dettare le mode, e non a subirle fingendosene gli inventori. “Pasolini un uomo scomodo”, Oriana Fallaci, Rizzoli. Da leggere e regalare. Da diffondere. 

Sono cattiva a dirti questo? Sono crudele anch’io? Forse, ma sei stato tu ad insegnarmi che bisogna essere sinceri a costo di sembrare cattivi, onesti a costo di risultare crudeli, sempre coraggiosi dicendo ciò in cui si crede: anche se è scomodo, scandaloso, pericoloso”. (“Lettera a Pier Paolo”, Oriana Fallaci, “Europeo”, 14 novembre 1975)