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martedì 9 febbraio 2016

Il pensiero unico e l'informazione "libera"

Eppure c’è molta quiete… Strade semideserte, piazze vuote e silenziose, giornali allineati su notizie quasi prevedibili ma rassicuranti… E’ la pace? Guardando più attentamente si vedono foglie secche fra i grandi cespugli verde smeraldo, s’ode che il silenzio della città è in realtà un respiro soffocato, si scorge il filo rosso che lega le notizie allineate nel quadro del pensiero unico… Con questa situazione di calma apparente si apre “Un ponte tra le Valli”… 


La libertà si può imprigionare. Certo, non lo si può fare in un giorno solo: tutti se ne accorgerebbero! Occorre farlo lentamente, oserei dire dolcemente. Chi prova a svelare l’inganno dietro al politicamente corretto, chi infrange il sorriso di cartapesta, viene rapidamente reso inoffensivo: “E’ solo un retrogrado, è contro tutto, è ignorante, è folle…” Le pressioni vengono da lontano, travalicano i confini nazionali ed i soliti palazzi del potere. La battaglia in gioco è più grande di semplici elezioni.  A chi interessa più amministrare solo i soldi, quando si possono amministrare le menti?
I primi cooptati dal pensiero unico (non tutti ovviamente, qualcuno ha la forza di opporsi accettando di scomparire dalla scena) sono i personaggi famosi, poi i politici, e poi, perché no, magari anche qualche uomo di Chiesa più abituato alle luci della ribalta. 
Un piccolo esempio totalmente inventato? Gastone è un ladro. Certo, non è un assassino, ma è un ladro abile e furbo, che appena può ruba ciò che gli interessa, e non lo fa per necessità estrema perché è già molto ricco. Il tuo cantante preferito gli dedica una canzone: “Il furto del cuore”, dove racconta di un ladro innamorato, che ruba cuori e regala amore. Una canzone struggente. Mah, la realtà non è proprio così… Però dai, è solo una canzone: canta e lascia stare. I giornali (tutti, o quasi) lo intervistano, raccontando di un uomo di successo, un uomo affascinante che ha saputo prendere in mano il suo destino. Mah, sarei tentato di prendere in mano una penna e scrivere una lettera: non mi sembrava questa la realtà. Però tanto poi non mi ascolta nessuno, lasciamo stare. I politici si muovono per fare una legge che consenta a Gastone (ricordo, nome e situazione di pura fantasia) di rubare nella piena legalità. Mah, con tutti i problemi del mio Paese forse non è la priorità, forse è proprio sbagliato. Dovrei scrivere… Ma no dai, lo farà qualcun altro. Ecco un’intervista a Mons. In Vino Veritas, nella quale il porporato ammette che la Chiesa dovrebbe fare un passo avanti e superare la dottrina secondo la quale rubare è un peccato. Mah, adesso basta, ora prendo la penna e mi faccio sentire. Come, non c’è più la penna?

venerdì 21 agosto 2015

Leggere per essere liberi

Negli ultimi tempi fatico a leggere i nostri quotidiani. Da sempre sono stato abituato a sfogliare ogni giorno queste pagine dal profumo intenso di mondo, eppure oggi non trovo più quel profumo, un po’ forte forse, ma vero. A leggere alcune interviste, alcuni commenti, ci si chiede: “Ma dov’è la verità? Dov’è la voce del giornalista che chiede conto di quanto viene detto? Dov’è il dato di realtà con il quale dovrebbe confrontarsi questo discorso?”

Spesso, troppo spesso, diviene riconoscibile un filo rosso che lega le strade percorse da alcuni rami dell’informazione. Un filo che porta verso il pensiero unico, dimenticando la sua vocazione originaria: raccontare la verità, rendere consapevoli, dare la libertà. Sì, perché non c’è libertà senza verità e consapevolezza. Non possiamo dirci liberi se le parole con le quali ci viene raccontato il mondo sono false, tendenziose, se sono distorte con noncuranza, travolgendo la realtà empirica con la forza della menzogna. E’ un gioco ingiusto e pericoloso, rafforzato dal “sentito dire”, dai virgolettati non citati, da tutto quel magma vorticoso che popola i social network. E’ il gioco del telefono senza fili, solo che qui si gioca con la realtà, e alla fine del gioco siamo spesso guidati da giocatori invisibili.

Ai bambini racconto questo pericolo facendomi aiutare dalla magia delle favole in “Gino e la Vecchia Consigliera”: chi racconta le bugie non si presenta con la scritta “bugiardo” sulla fronte, anzi, appare come la fonte migliore della verità! 
Quindi leggiamo variando le nostre fonti, leggiamo tanto, anche locale, perché ciò che accade nella nostra comunità è lo specchio di ciò che accade nei piani più alti dei palazzi di potere. Che non sono più, e da molto, solo quelli della politica.