Joseph Pulitzer scriveva: “presentalo brevemente così che
possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera
pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente, così che possano
essere guidati dalla sua luce.” Fare buon giornalismo oggi significa affrontare
sfide inedite, apparentemente insuperabili. La crisi della carta stampata
precarizza ulteriormente un lavoro delicato, perennemente in bilico fra
esigenze di verità e di opportunità. Ma i colpevoli (no, non i fattori) di
questa crisi sono molteplici.
A molti fa comodo che si perda l’abitudine della lettura mattutina del giornale, con i riti sociali ad essa annessi. Le chiacchiere in edicola, il confronto al bar, le conversazioni nate per caso sui mezzi pubblici sbirciando il giornale del vicino, gli articoli sottolineati e ritagliati per l’amico, o letti e commentati in classe. Con la bugia del progresso digitale, nel quale il calo delle vendite del cartaceo non è minimamente equilibrato dall’aumento delle vendite digitali, si taglia la filiera relazionale dell’informazione.
Non siamo individui, siamo persone, e le persone sono fatte di relazione. Non di click su articoli scritti per generare click e guadagnare in pubblicità. Così si plasma un individuo facilmente manipolabile, guidato attraverso verità istituzionali e comode, cullato nel sempre rasserenante politicamente corretto. Un individuo che clicca e legge ogni giorno decine di informazioni proposte dai maggiori motori di ricerca, senza il minimo strumento per analizzare, discernere, rifiutare. Se il link viene dimenticato dopo pochi minuti, l’informazione superficiale viene assimilata, generando nuova sete di news.
Io leggo una notizia non firmata, pubblicata su un sito di proprietà dello stesso motore di ricerca che me l’ha prontamente fatta trovare tra i primi risultati, e mi fido. Chi ha trovato, analizzato, verificato e scritto quella notizia per me? Esiste un caporedattore che l’ha letta e approvata? Quale editore l’ha pubblicata? Chi l’ha distribuita? Con quali soldi viene pagato il giornalista? Stiamo parlando di un vero giornalista?
Possiamo risparmiare su tante cose. Non facciamolo sull’informazione. C’è in gioco la nostra libertà.
(un grazie speciale ad Andrea Zanin, che ha realizzato e
donato, in esclusiva per i lettori de “Il parco di Giacomo”, questa suggestiva
fotografia della sede de “la Provincia Pavese”, quotidiano d’informazione in
edicola dal 1870)
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