Le condizioni di salute della piccola Tafida migliorano.
Ricoverata dall’ottobre scorso all’ospedale Gaslini di Genova, la bambina
rimane attaccata con tenacia alla vita. Con i suoi cinque anni e le sue
treccine, Tafida lancia un messaggio al mondo, e in modo particolare al Royal
London Hospital di Londra, dove è stata ricoverata a febbraio 2019 in seguito a
un’emorragia cerebrale, e dove i medici volevano staccare il ventilatore che la
aiutava a respirare. Per il suo “best interest”.
Blog di Giacomo Bertoni, giornalista e scrittore. Già la Provincia Pavese, Ossigeno per l'informazione, il Ticino, Radio Mater, iFamNews. Qui si parla di giornalismo, giovani, vita, libri, Chiesa e futuro.
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giovedì 9 gennaio 2020
Tafida al Gaslini: rinasce la speranza
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giovedì 26 settembre 2019
Suicidio assistito, MpV: "Una sconfitta per tutta la società"
«Si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche
da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile
volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone
direttamente la morte con l’eutanasia». I vescovi italiani scelgono queste
parole di papa Francesco per ribadire il loro “sì” alla difesa della vita, di
ogni vita, in modo particolare quando è segnata dalla malattia e dalla sofferenza.
Nella nota della Presidenza della CEI si legge inoltre: «La preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I Vescovi confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati. Si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta».
Nella nota della Presidenza della CEI si legge inoltre: «La preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I Vescovi confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati. Si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta».
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mercoledì 21 agosto 2019
Terri, Eluana, Charlie, Alfie, Vincent: perché non possiamo tacere
Non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. Anche
se il silenzio si è fatto impenetrabile, anche se ogni tentativo per cancellare
dalla memoria collettiva Vincent Lambert è tutt’ora in atto, noi abbiamo il
dovere di ricordarci di lui. Di un uomo francese di quarant’anni privato di
acqua e di cibo fino alla morte perché in stato di coscienza minima. Di una
famiglia lacerata che ha comunque combattuto fino allo stremo delle forze, con
dignità e rispetto, senza mai scegliere la strada della violenza. Di alcuni
medici che, d’accordo con giudici e con il presidente della Repubblica Macron,
hanno voluto, cercato e ottenuto la morte per Vincent. Di tanti cittadini che
in Francia, in Italia, e in molti Paesi del mondo, hanno organizzato veglie,
hanno sollecitato politici e vescovi, hanno pregato affinché non vincesse
l’orrore.
Le dittature cercano sempre un pertugio dal quale insinuarsi di nuovo nelle società. Si presentano con una nuova maschera, un nuovo colore, ma sono mosse sempre dallo stesso odio per l’uomo e per la verità. Ho voluto raggruppare qui alcuni post che ho pubblicato sulla mia pagina facebook in quelle settimane, pagina sulla quale sono confluite tante persone cercando quelle notizie che i grandi media hanno volutamente taciuto.
Sulla mia pagina ho potuto riportare gli aggiornamenti quasi in tempo reale forniti dagli avvocati della famiglia Lambert, e ho condiviso notizie, riflessioni e confronti da “Tempi”, “La Nuova Bussola Quotidiana” e “Avvenire”. Come per Terri Schiavo, Eluana Englaro, Charlie Gard e Alfie Evans è stato importante scoprire di non essere soli. Anche per questo non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare.
8 luglio 2019: «Caro Vincent, ma tu vedi già il Paradiso?
Cosa stai provando ora, mentre le tue labbra si spaccano dopo oltre sei giorni
senza una goccia d'acqua? Cosa pensi del tuo Paese, anestetizzato di fronte
all'orrore? Quali pensieri ti suscita l’immagine di chi, proprio oggi,
organizza barbecue a Parigi, distraendo la propria coscienza dal tuo volto sofferente?
Caro Vincent, ci meritiamo il tuo perdono? Abbiamo protetto i tuoi amati
genitori, Pierre e Viviane, dal dolore più grande che potessero provare? Ci
vedi già piccole pedine informi dall’alto? Schiavi grigi di una dittatura
nuova, che prima ci fa credere liberi persino di poter cambiare la nostra
identità, e poi violenta la nostra intelligenza mentendo sulla tua uccisione?
Caro Vincent, la dolce morte non esiste. Perdonaci se non siamo riusciti a
difenderti. Tu stai incontrando il volto più oscuro di questa orrida ideologia,
noi dovremo vivere il suo massimo potere. Ma anche Mordor ha una data di
scadenza».
10 luglio 2019: «Con oggi, siamo al nono giorno di agonia per
Vincent. Nove giorni senza acqua né cibo, eppure Vincent è ancora lì, nel suo
letto d'ospedale. Privato di tutto, sedato, eppure vivo. Vivo come una piccola
luce tremolante in un cielo d'Europa nero di morte».
10 luglio 2019: «Caro
Vincent, sono vicino alla finestra. Dal vetro entrano gli ultimi raggi di sole
della giornata, lì accanto il calendario mi ricorda che il sole tramonta sul
tuo nono giorno di agonia. Sono 9 giorni che non ti viene concessa una goccia
d’acqua, una porzione di cibo, un po’ di vitamine o di elettroliti. Eppure tu,
malato terminale, vegetale, non vita, vita futile, sei vivo. Tu continui a
respirare autonomamente, il tuo cuore continua a pulsare da solo. Sei
aggrappato a questa vita, la pretendi. Da dove ti arriva questa forza che
sconvolge le rassicuranti bugie sul tuo stato di salute? Dove trovi questo
coraggio di lottare con la mancanza d’acqua, con la sedazione profonda? Perché
non ti sei lasciato subito andare? Perché continui a graffiare le nostre
coscienze addormentate e spaventate, terrorizzate all’idea di risvegliarsi e
comprendere l’orrore?».
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domenica 7 luglio 2019
Don Roberto Colombo: "Vincent Lambert è vivo come lo siamo noi"
«(…) Nessuno può sentirsi escluso dalle implicazioni che la
storia del signor Lambert ha per ciascuno di noi, i nostri genitori e i nostri
figli, le generazioni future e la società e la cultura che prepariamo per loro.
Anzitutto, il riconoscimento – anche da parte dell’autorevole Comitato delle
Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità che ha accolto ed
esaminerà l’istanza dei genitori di Vincent di non provocarne intenzionalmente
il decesso – che egli è un “disabile”, gravemente cerebroleso ma pur sempre un
portatore di handicap, non un paziente nella fase “terminale” della sua
malattia, né un morente in stato di agonia o pre-agonia.
Il signor Lambert è
vivo senz’ombra di dubbio clinico, a pieno titolo come lo siamo noi, un
disabile o un anziano non autosufficiente. Non è possibile dichiararlo morto
con il criterio cardiocircolatorio-respiratorio (respira senza assistenza
ventilatoria e ha un battito cardiaco spontaneo) e neppure con quello
neurologico (non è in stato di “morte cerebrale”).
Si può solo farlo morire intenzionalmente attraverso un atto di eutanasia omissiva, sospendendo l’idratazione e la nutrizione necessarie alle sue funzioni fisiologiche essenziali (come alle nostre) dopo averlo sedato in modo profondo perché non abbia coscienza di quanto gli viene fatto e non soffra per la disidratazione e l’inanizione. (…)
Si può solo farlo morire intenzionalmente attraverso un atto di eutanasia omissiva, sospendendo l’idratazione e la nutrizione necessarie alle sue funzioni fisiologiche essenziali (come alle nostre) dopo averlo sedato in modo profondo perché non abbia coscienza di quanto gli viene fatto e non soffra per la disidratazione e l’inanizione. (…)
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mercoledì 3 luglio 2019
Xavier Ducrocq: "Far morire Vincent Lambert significa sotterrare Ippocrate"
Sono ormai quasi 24 ore che Vincent Lambert è privato
dell’acqua e del cibo ed è tenuto sotto sedazione profonda. Un atto eutanasico
che si sta compiendo nel silenzio complice di un’Europa che ha calpestato
i suoi sogni di continente di pace. L’appello di Viviane Lambert all’ONU sembra
caduto nel vuoto.
La richiesta urgente del Comitato ONU per i diritti delle persone disabili a continuare l’idratazione e la nutrizione a Vincent è stato finora ignorato dall’ospedale di Reims e dal governo francese. L’unica reazione della struttura è arrivata poche ore fa, con il reclutamento di una squadra di vigilantes privati per blindare l’ospedale. Vincent è prigioniero dell’ospedale che dovrebbe curarlo.
La richiesta urgente del Comitato ONU per i diritti delle persone disabili a continuare l’idratazione e la nutrizione a Vincent è stato finora ignorato dall’ospedale di Reims e dal governo francese. L’unica reazione della struttura è arrivata poche ore fa, con il reclutamento di una squadra di vigilantes privati per blindare l’ospedale. Vincent è prigioniero dell’ospedale che dovrebbe curarlo.
Il comitato “Je soutiens Vincent” segnala, attraverso un
comunicato, l’intervento del neurologo Xavier Ducrocq, che qui vi ripropongo in
italiano.
Il neurologo Xavier Ducrocq ristabilisce la verità medica sul caso Vincent Lambert: «L’uomo, la cui eutanasia ha preso avvio martedì mattina, non è in fin di vita e non è in una situazione di irragionevole ostinazione. “Fermare i trattamenti” significa semplicemente lasciarlo morire di fame e di sete. Nel 2013 Vincent ha resistito a trent’un giorni di privazione di qualsiasi alimentazione, con un’idratazione minima. Tanto che, per ricominciare (la procedura N.d.T.), si accompagna questa privazione della nutrizione ad una sedazione profonda, fino ad arrivare alla morte. In nome della legge!
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martedì 2 luglio 2019
Vincent Lambert: non nel mio nome
Potrebbe riprendere fra pochi minuti la procedura di
sospensione dell’idratazione e della nutrizione per Vincent Lambert. Vincent
respira da solo, si addormenta e si sveglia da solo, segue con lo sguardo i
suoi genitori ed è consapevole di ciò che accade attorno a lui. Per ucciderlo
sarà necessario interrompere l’idratazione e rimuovere la sonda attraverso la
quale viene nutrito, iniziando poi una sedazione profonda per limitare le
terribili sofferenze provocate da una morte per fame e per sete. Cosa si può
fare ora? Pregare, bussare alle porte di chi può intervenire direttamente per
impedire questo atto eutanasico, e tenere lo sguardo fisso sulla Francia. Perché
se uno dei Paesi fondatori dell’Europa vuole uccidere un suo cittadino perché disabile,
questo gesto non può passare sotto il nostro silenzio complice. Vincent non può
essere ucciso nel mio nome.
venerdì 28 giugno 2019
Francia, sentenza inappellabile: Vincent Lambert deve morire
La Cassazione ha condannato Vincent Lambert a morire di
fame e di sete. Quale colpa ha Vincent? Una sola: Vincent vuole vivere.
Vincent, nonostante il gravissimo incidente subito dieci anni fa, vuole
continuare a vivere, a respirare da solo, a salutare con lo sguardo la sua
mamma e il suo papà. Vincent ci ricorda che la vita vale la pena sempre.
Vincent è l’argine che ci difende da una dittatura nella quale non ci sarà
posto per gli improduttivi, i diversi, i fragili. Non ci sarà pietà per
chiunque non risponderà ai canoni del consumatore perfetto: lavoratore senza
affetti né coscienza. E in questo silenzio agghiacciante, mentre il cielo dell’Europa
è oscurato da nubi di morte, Vincent, dal suo letto d’ospedale, salva tutti
noi.
venerdì 31 maggio 2019
Vincent Lambert e l'accanimento eutanasico
Il governo francese ricorre in Cassazione contro la
sentenza della corte d’appello di Parigi che aveva ordinato la ripresa
dell’alimentazione e dell’idratazione a Vincent Lambert. Perché questo
accanimento? Perché questo volere, questo cercare ad ogni costo la morte?
Perché Vincent non può essere affidato alle cure della sua famiglia? Perché non
può lasciare l’ospedale dove ormai è prigioniero? Perché non può iniziare un
percorso di riabilitazione? Perché la vita di un paziente in stato di coscienza
minima è giudicata “futile”? Perché continuiamo a chiamare “civile” uno Stato
che vuole uccidere un disabile? Perché questo silenzio assordante da parte di
un’Europa che ha calpestato i suoi sogni di continente di pace? Perché nessuno
ha il coraggio di dire che la vera onda nera, la vera minaccia alla democrazia
è questa ideologia mortifera e antiumana che vuole renderci tutti consumatori
perfetti, pedine grigie, numeri sacrificabili quando improduttivi?
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venerdì 17 maggio 2019
Vincent Lambert, è il momento di agire
«Non è una provocazione, non è per far polemica. L’invito
di Riccardo Cascioli, direttore della Nuova Bussola Quotidiana, a un intervento
diretto di monsignor Paglia per salvare Vincent Lambert non è una boutade. È il
grido disperato di un popolo che si sente impotente, e chiede ai suoi pastori
di agire, di farsi voce e braccia e gambe di fronte all’orrore (…)». Per
il blog di Costanza Miriano una riflessione su Vincent Lambert. Perché il vero
futuro dell’Europa non si decide il 26 maggio alle urne, ma lunedì 20 a Reims,
in Francia.
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domenica 28 aprile 2019
Charlie Gard e Vincent Lambert: l'ideologia e la speranza
Sabato 29 luglio 2017, Inghilterra: a Charlie Gard,
bambino nato con la sindrome da deplezione del DNA mitocondriale, viene spento
il ventilatore che lo aiuta a respirare. Secondo medici e giudici “la sua
qualità della vita è troppo bassa”. Charlie muore così soffocato, davanti agli
occhi disperati e impotenti dei suoi giovani genitori. Un anno fa, come ben
ricorda alla Nuova Bussola Quotidiana la giornalista Benedetta Frigerio (unica
inviata italiana a Liverpool), il piccolo Alfie Evans viene ucciso per
soffocamento. La sua vita, come emerse durante le udienze, era considerata “futile”.
Oggi, in Francia, Vincent Lambert, uomo in stato di coscienza minima da 11 anni
dopo un grave incidente, è condannato a morire di fame e di sete “per la sua
dignità”.
C’è un filo rosso che lega le tre vicende, e che unisce a sé altre storie, altri nomi, altre vite spezzate. C’è il volto macabro e oscuro di un’ideologia antiumana, che mira a scartare chiunque non sia più produttivo, sfruttabile, chiunque non sia manipolabile come una pedina grigia, chiunque possa ricordare al mondo, attraverso la sua fragile e magari silenziosa esistenza, che la vita non è solo routine ideologizzata a servizio di un padrone. Ma dove l’ideologia si fa opprimente, la speranza cresce. Perché anche Mordor ha una data di scadenza.
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