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giovedì 26 settembre 2019

Suicidio assistito, MpV: "Una sconfitta per tutta la società"

«Si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia». I vescovi italiani scelgono queste parole di papa Francesco per ribadire il loro “sì” alla difesa della vita, di ogni vita, in modo particolare quando è segnata dalla malattia e dalla sofferenza.

Nella nota della Presidenza della CEI si legge inoltre: «La preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità. I Vescovi confermano e rilanciano l’impegno di prossimità e di accompagnamento della Chiesa nei confronti di tutti i malati. Si attendono che il passaggio parlamentare riconosca nel massimo grado possibile tali valori, anche tutelando gli operatori sanitari con la libertà di scelta». 

Corteo in Francia per chiedere la liberazione di Vincent Lambert

giovedì 25 febbraio 2016

Renzi ci ricorderemo

A volte è davvero difficile comprendere cosa muova i nostri palazzi del potere: così ingessati quando si tratta di operare per il bene comune, così efficienti quando si tratta di rispondere a pressioni provenienti da lobby o poteri sovranazionali.
Occorre armarsi di zappa. No, non per quello che malignamente state pensando! Occorre la zappa per scavare, per rinfrescare il terreno inzuppato dalle notizie che ci vengono confezionate e consegnate. Informazioni, opinioni, ricerche, sondaggi: un fiume in piena che ci travolge h24, e che negli ultimi tempi appare curiosamente monocolore.
Cambiano le parole, cambiano le leggi, cambiano gli equilibri di potere, ma non cambia la realtà. Noi ci informeremo, cercheremo, confronteremo, dialogheremo. E, soprattutto, ci ricorderemo. 

Lo striscione apparso al raduno del Comitato Difendiamo i nostri figli

"Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita." (Oriana Fallaci)

venerdì 5 febbraio 2016

Nessuno è contro di voi

“Mi chiamo Giorgio Ponte ho trentun anni e faccio lo scrittore. Molti in questi giorni avranno sentito parlare di me come persona con tendenze omosessuali che si è esposta in difesa della famiglia naturale. Alcuni sicuramente sapranno che sono cattolico e che nella vita, con la fatica e le difficoltà di tutti, cerco di vivere come tale.

Tutto questo è vero e tuttavia non basta a dire ciò che sono, ma soprattutto non è il motivo per cui oggi sono qui, a questo Family Day. Questa infatti non è una riunione di ultracattolici, né di ultraconservatori, né, evidentemente, di eterosessuali. Questa piazza raduna chiunque, uomo o donna, riesca ancora a riconoscere nella coppia maschile-femminile, l’unica unione capace di concepire la vita e quindi adatta a crescerla. E per fare questo non serve avere inclinazioni particolari, una particolare fede, o un determinato colore politico.
Ma chi è qui, questo lo sa già.
Perciò, in quanto persona con tendenze omosessuali, oggi credo sia mio compito fare qualcosa di diverso, e cioè parlare a chi, di là, ci guarda e non capisce: coloro i quali stamattina si sono svegliati con la convinzione che una moltitudine di persone si sia radunata al Circo Massimo contro di loro. A queste persone dico: sappiate che qui c’è qualcuno che sa cosa provate. E si batterà fino alla fine, perché possiate capire cosa facciamo noi.
Io conosco il vostro dolore. Fa male non sentirsi capiti. Fa male credere che il mondo sia contro di noi. Fa male avere la sensazione che la gente esprima un giudizio sulla vostra vita, su chi amate, sulla natura di ciò che provate, come se ci fosse qualcuno in grado di entrare nelle profondità della vostra anima e guardare quanto ci sia di egoismo o quanto di amore vero. Fa male dover rinunciare a un desiderio spontaneo come quello di paternità o maternità.
Fa male, lo so.
Ma non è per questo che questa piazza si è riunita.
Nessuno qui può permettersi di entrare nel merito di ciò che ogni singolo uomo prova per qualcun altro. Nessuno vi chiede di cambiare il vostro stile di vita, di lasciare il vostro compagno, di cambiare il vostro orientamento, di vivere in castità: nessuno è qui per dirvi che siete sbagliati. E se qualcuno lo fa, lo fa a titolo personale, sbagliando egli stesso.
Se nemmeno la Chiesa, nella sua saggezza, si arroga il diritto di dire a una persona con tendenze omosessuali di essere in sé stessa un errore, come potrebbe fare diversamente una piazza che mette insieme migliaia di persone di ogni credo o di nessun credo?
No. Qui, oggi, non vi si chiede di cambiare vita.
Ciò che vi si chiede, ciò che vi chiedo io, è di deporre le armi e guardare con verità alla storia da cui provenite, da cui tutti proveniamo: un maschio e una femmina, un papà e una mamma, che per qualche ragione, fortuita o volontaria, hanno fatto sì che noi oggi esistessimo.
Forse i vostri genitori non sono stati i migliori del mondo. Forse talora possono essere stati persino i peggiori.
Ma almeno voi sapete chi sono.

Noi abbiamo avuto la possibilità di saperlo, per potere farci i conti, per potere restituire a chi ci ha dato la vita, il giusto valore. Perché solo quando facciamo i conti col nostro passato, siamo liberi di affrontare il nostro futuro. E questo lo sa bene chi per disgrazia, questa possibilità non l’ha avuta, perché orfano, perché abbandonato.
Questa legge, il matrimonio gay camuffato sotto altro nome, facilita un sistema che un domani permetterà che migliaia di bambini vengano fatti crescere volontariamente e con l’avallo dello Stato privi di questo diritto: avere una mamma e un papà.
So bene che alcuni di voi questo lo capiscono, e chiedono solo una tutela, che più che tutela è un riconoscimento legale, sociale dalla vostra relazione. Ma purtroppo il clima e le condizioni attuali a livello politico, nazionale ed europeo, hanno spezzato le gambe a qualsiasi possibile compromesso. Non possiamo fare leggi a metà, senza adozioni, perché abbiamo visto che in tutti gli stati in cui sono state approvate, esse sono sempre state il trampolino di lancio per la parificazione col matrimonio e la conseguente possibilità di procreare usando donne e uomini come fornitori di materiale biologico, al pari di mucche e stalloni. Per questo, nessuna legge oggi è possibile.
Perciò se questo riuscite a comprenderlo, vi chiedo di riflettere: siete davvero pronti a prendervi questa responsabilità sulle generazioni future, in nome del vostro pur legittimo desiderio di riconoscimento?
Io no.
Se davvero desiderate essere padri e madri per le generazioni future, allora fate un gesto che solo un autentico genitore può fare: rinunciate al vostro desiderio per amore di questi figli.

lunedì 1 febbraio 2016

Il metodo Anti-Miriano

Ieri sera a Fuori Onda, su La7, si è potuto assistere ad un’efficace manifestazione pratica del pensiero unico. Ospiti della puntata: Costanza Miriano, Rosario Crocetta, Vittorio Sgarbi, Andrea Rubera e Dario De Gregorio. Vorrei far emergere l’impalcatura della trasmissione.
A rappresentare il Family Day viene invitata Costanza Miriano. Tutti gli altri ospiti sono compatti nell’attaccarla. I due conduttori aprono la trasmissione con una presentazione tendenziosa e non veritiera (eppure il Family Day è stato trasmesso in diretta e poi caricato su YouTube: chiunque può verificare, anche i giornalisti). Iniziano le domande. A raffica. Contro Miriano, una lunga serie di provocazioni ricche di inesattezze e contraddizioni logiche che farebbero rabbrividire Aristotele.

Dopo uno tsunami di provocazioni: prego Miriano, risponda, in fretta per favore. Alla prima parola? Risatine, interruzioni, ulteriori inesattezze. Quando poi Miriano riesce finalmente a fare una domanda agli ospiti presenti...? O si cambia discorso, o si lancia uno degli slogan più politicamente corretti che esistano: “l’amore è amore”. 

Tralasciando alcune considerazioni emerse durante il "dibattito", del tipo: “Scusi Miriano, ma che servano una mamma e un papà per fare un bambino chi l’ha detto?” – e ancora – “Madre è solo un concetto”, tralasciando la maleducazione ed il sessismo di cinque uomini che hanno bisogno di slogan e grida per sovrastare una donna, tralasciando le battute sul nome e sui libri di Costanza Miriano, mi chiedo: davvero ci basta questo? 

Ospite scomoda in tv

Davvero di fronte alle domande, rimaste senza risposta, di Costanza Miriano, la risposta intellettuale dialogante è: “l’amore è amore”? La grande cultura di chi si presenta come dialogante e aperto si riduce così: io sono dialogante, quindi se dici che non la pensi come me sei omofobo, retrogrado, tradizionalista, conservatore, chiuso, hai le gambe storte, hai le mani screpolate, etc etc…?
Perché scagliarsi in cinque contro Costanza? Perché non rispondere ad una (almeno una dai!) delle sue domande? Perché cambiare discorso? La grande indignazione che ha travolto di commenti la pagina facebook e twitter della trasmissione dimostra che si può pensarla diversamente, ma l’onestà intellettuale non può essere calpestata.

Cercare di coprire con slogan e inesattezze domande tanto chiare quanto scomode non fa altro che dimostrare la cattiva fede che muove una parte dell’informazione. Stiamo in guardia, sempre, perché il metodo Anti-Miriano si ripeterà molte volte.

Metodo "Anti-Miriano": riempire l’avversario di domande tendenziose e cariche di inesattezze, non consentire la risposta libera, coprire poi il tutto con slogan tratti dal miglior politicamente corretto.

sabato 30 gennaio 2016

Lettera ai partecipanti al Family Day

"Il 30 gennaio si raduneranno a Roma migliaia di persone in difesa della famiglia naturale e di un’idea di uomo che non sia staccata dalla verità inscritta nel suo corpo. Ci raduniamo a difendere le nuove generazioni, perché possano sempre conoscere le proprie radici; ci raduniamo per difendere le donne da un’idea di femminilità e maternità che non sia vissuta solo in termini di produttività e desiderio; ci raduniamo infine anche in difesa delle persone con tendenze omosessuali, perché riscoprano la loro natura primaria di uomini e donne, prima che di persone attratte dal proprio stesso sesso. Tutto questo, però, chi legge già lo sa.

Quando Tempi mi ha chiesto di scrivere un articolo in vista del Family Day mi sono chiesto perciò se in questa battaglia in difesa dell’essere umano, io e le altre persone con tendenze omosessuali, abbiamo solo il compito di ribadire l’ovvio (che oggi ovvio non è, altrimenti non saremmo qui a parlare) o se piuttosto non ci sia chiesto qualcosa di diverso.
Io credo che, a chi come me conosce sulla sua pelle cosa vuol dire avere un desiderio omosessuale, pur riconoscendo una verità della persona che supera quel desiderio, spetta il compito di aiutare gli uni e gli altri di entrambi gli “schieramenti” a intendersi, proprio per mostrare come l’idea di un “noi” contro “loro” sia falsa in se stessa. Perché “noi”, siamo in realtà “tutti”: esseri umani, uomini e donne. E questo, la piazza del 30 gennaio ha il dovere di ricordarlo.
Perciò, in quest’ottica, oggi mi rivolgo a voi che questo sabato sarete con me al Circo Massimo, perché non perdiate di vista ciò che ci sta muovendo a lasciare qualsiasi cosa stiamo facendo, per correre a Roma da tutte le parti d’Italia.

Quanta fatica per capire
Lo ammetto, è difficile non farsi prendere dall’entusiasmo. Ancora una volta si è compiuto un miracolo che molti (io per primo), non pensavano possibile: in due settimane una moltitudine è stata richiamata in modo esponenziale, come uno tsunami che parte al largo da una piccola onda e man mano che si avvicina alla terra solleva la sua cresta di centinaia di metri.
Attenzione però. Perché uno tsunami finisce col travolgere tutto ciò che tocca, lasciando dietro di sé una scia di distruzione. E noi, credo, siamo chiamati a fare di più che essere solo travolgenti. Siamo chiamati a fare la differenza.

mercoledì 27 gennaio 2016

Al Family Day... Con Tv2000

Si avvicina il “Family Day”, che si terrà a Roma il 30 gennaio. Si preannuncia come una grande festa. Celebrerà la famiglia, con le sue gioie e le sue sofferenze, ma ricorderà anche (e non solo a chi ci governa) il valore fondamentale di questo piccolo nucleo posto a base (e sostegno) della società. Non nasce come una manifestazione “contro”, non vuole discriminare nessuno, non intende negare libertà, non spera nell’infelicità altrui. Si fa festa con il “Family Day” perché occorre frenare l’avanzata del pensiero unico - un pensiero unico che ci vorrebbe tutti individui soli e senza storia - ed è possibile farlo ripartendo dalle origini, dalle radici di ciascuno di noi.


La nostra mamma, il nostro papà, i nostri nonni, i parenti, i luoghi dove sono cresciuti, le scuole che hanno frequentato, i loro amici che ancora oggi affollano la nostra quotidianità, le loro passioni, i loro ricordi, il loro affetto. Sono la storia che ci precede e caratterizza: un bagaglio senza il quale non possiamo partire sereni verso il nostro futuro. Conosciamo bene il dolore, lo smarrimento, l’angoscia che si prova nel perdere un proprio caro. Se ne va una persona amata, una presenza amica, ma se ne va anche un pezzo della nostra storia e della nostra memoria. E’ impossibile non avvertirlo. A volte questo mondo pare una trottola impazzita. Ma basta farsi vicini alle persone care, ritornare a poggiare con sicurezza le nostre radici accanto alle loro, e subito cessa il rollio.
C’è chi il 30 gennaio sarà al Circo Massimo, ma c’è anche chi non riuscirà ad essere presente. Per tutti noi, sarà comunque possibile seguire in diretta l’intero evento grazie a Tv2000. Un’occasione per ascoltare, riflettere, osservare, valutare. Un’occasione genuina che non sappiamo se ci sarà consentita dai resoconti successivi dei nostri mass media, ormai così allineati al politicamente corretto da restare spenti di fronte alla verità. Molte persone non andranno al Circo Massimo per scelta... Beh, provate a fare zapping sul canale 28 ogni tanto. Basta fare epochè: sospendere il proprio giudizio sulla realtà e ascoltare. Potremmo scoprire di non essere così distanti come spesso fa comodo raccontare… 


Una tv che costruisce la capacità di guardare il mondo con occhi di misericordia non può aver paura di essere piantata nella realtà. Non si rinchiude nel chiuso dei propri studi. Non costruisce un mondo a propria immagine. Non vende sogni a buon mercato. Sceglie la prossimità come criterio per comprendere, per capire, per sorprendersi e per sorprendere, per agire, per scegliere. Per piangere e per ridere. Per emozionarsi. Per ragionare. Si fa prossima alle persone in carne ed ossa nel mondo reale, non in quello virtuale. Smaschera l’alibi di poter dire non sapevo. Non c’è peggior comunicatore di chi crede di sapere già tutto, incasellando storie e persone in schemi astratti. O di chi addomestica la realtà per renderla più simile a come la vorrebbe. Non c’è comunicazione se non c’è capacità di ascolto e di visione.” (Paolo Ruffini, direttore Tv2000)

domenica 24 gennaio 2016

Neanche una parola per le Sentinelle in Piedi

Ieri sera e oggi quasi tutti i giornali, radiogiornali e telegiornali hanno aperto le loro edizioni parlando del grande successo della manifestazione “Sveglia Italia”. Qualche domanda però sorge spontanea


Perché nessuno parla delle centinaia di piazze italiane nelle quali silenziosamente si ritrovano le Sentinelle in Piedi? Perchè le Sentinelle in Piedi si trovano spesso a manifestare fra insulti e violenze verbali (a volte, purtroppo, anche fisiche)? Perché i numeri di “Sveglia Italia” (“un milione di partecipanti”, secondo ArciGay) non sono stati verificati? Ricordo che per la manifestazione “Difendiamo i nostri figli” del giugno 2015, nonostante le foto mostrassero una folla oceanica, ci fu chi presentò complessi calcoli per conteggiare le persone presenti… Perché da settimane si opera una lenta ma capillare denigrazione del “Family Day” in programma il 30 gennaio al Circo Massimo? Perché i politici che hanno partecipato a “Sveglia Italia” pensano al bene comune mentre quelli che parteciperanno al “Family Day” pensano alla loro poltrona? Le mie non sono domande tendenziose, sia ben chiaro: si tratta di pura e semplice curiosità. 


Non è possibile dialogare, capirsi, camminare insieme, se il punto di partenza è un’ideologia che spegne la ragione. Non è possibile dibattere se non ci si racconta la verità. Non è possibile scoprire l’inganno se non si indaga. Si cade facilmente nella “guerra per proclami”, quella tipica dei talk-show a caccia di audience, ed è ovvio che il vincitore qui sarà lo slogan più politicamente corretto. Chi osa dire nulla su “Famiglia = Amore”, “Dove c’è amore c’è casa”, “Quella piazza manifesta contro i diritti, noi per l’amore”, etc etc… Ma davvero basta questo? Davvero siamo disposti, noi uomini acculturati del 2016, ad accettare una così rozza confusione fra “diritti”, "desideri" e “doveri”? 


Noi, che vantiamo serate a teatro e pomeriggi in libreria, vogliamo davvero fingere di non vedere le contraddizioni (anche logiche) che ci vengono raccontate? E in nome di cosa? Di uno slogan politicamente corretto, che “suona bene”? La verità non è politicamente corretta, la verità è scomoda, fa male, fugge dal potere. La verità è spesso osteggiata, mistificata. Per trovare la verità occorre ricerca, ascolto, confronto. E, spiace dirlo, ma i nostri telegiornali non ci stanno aiutando nella ricerca. Non accontentiamoci del racconto politicamente corretto. Rimbocchiamoci le maniche e scaviamo.