domenica 24 gennaio 2016

Neanche una parola per le Sentinelle in Piedi

Ieri sera e oggi quasi tutti i giornali, radiogiornali e telegiornali hanno aperto le loro edizioni parlando del grande successo della manifestazione “Sveglia Italia”. Qualche domanda però sorge spontanea


Perché nessuno parla delle centinaia di piazze italiane nelle quali silenziosamente si ritrovano le Sentinelle in Piedi? Perchè le Sentinelle in Piedi si trovano spesso a manifestare fra insulti e violenze verbali (a volte, purtroppo, anche fisiche)? Perché i numeri di “Sveglia Italia” (“un milione di partecipanti”, secondo ArciGay) non sono stati verificati? Ricordo che per la manifestazione “Difendiamo i nostri figli” del giugno 2015, nonostante le foto mostrassero una folla oceanica, ci fu chi presentò complessi calcoli per conteggiare le persone presenti… Perché da settimane si opera una lenta ma capillare denigrazione del “Family Day” in programma il 30 gennaio al Circo Massimo? Perché i politici che hanno partecipato a “Sveglia Italia” pensano al bene comune mentre quelli che parteciperanno al “Family Day” pensano alla loro poltrona? Le mie non sono domande tendenziose, sia ben chiaro: si tratta di pura e semplice curiosità. 


Non è possibile dialogare, capirsi, camminare insieme, se il punto di partenza è un’ideologia che spegne la ragione. Non è possibile dibattere se non ci si racconta la verità. Non è possibile scoprire l’inganno se non si indaga. Si cade facilmente nella “guerra per proclami”, quella tipica dei talk-show a caccia di audience, ed è ovvio che il vincitore qui sarà lo slogan più politicamente corretto. Chi osa dire nulla su “Famiglia = Amore”, “Dove c’è amore c’è casa”, “Quella piazza manifesta contro i diritti, noi per l’amore”, etc etc… Ma davvero basta questo? Davvero siamo disposti, noi uomini acculturati del 2016, ad accettare una così rozza confusione fra “diritti”, "desideri" e “doveri”? 


Noi, che vantiamo serate a teatro e pomeriggi in libreria, vogliamo davvero fingere di non vedere le contraddizioni (anche logiche) che ci vengono raccontate? E in nome di cosa? Di uno slogan politicamente corretto, che “suona bene”? La verità non è politicamente corretta, la verità è scomoda, fa male, fugge dal potere. La verità è spesso osteggiata, mistificata. Per trovare la verità occorre ricerca, ascolto, confronto. E, spiace dirlo, ma i nostri telegiornali non ci stanno aiutando nella ricerca. Non accontentiamoci del racconto politicamente corretto. Rimbocchiamoci le maniche e scaviamo.

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