“L'artista è un'eccezione: il suo ozio è un lavoro, e il
suo lavoro un riposo: è sia elegante che trascurato; indossa, per scelta, la blusa
da contadino e impone il frac indossato dall'uomo alla moda; non subisce le
leggi: le detta.” (Honoré de Balzac, “Trattato della vita elegante”, 1830)
Sta facendo molto discutere in questi giorni la querelle
Laura Pausini – Marinella Venegoni riguardo l’esclusione di quest’ultima dalla
presentazione di “Simili”, il nuovo disco della cantante romagnola in uscita venerdì 6 novembre. Riporto di seguito alcuni stralci dell’articolo firmato
Venegoni.
"(...) Però rilevo anche che negli ultimi anni è molto, molto
difficile leggere pezzi di musica popolare con un taglio problematico, non
esagero nemmeno a dire critico. Si è appiattito tutto dentro la marmellata
della promozione, che è diventata un guaio non arginabile per la deriva che ha
preso. (...) Bisogna essere forti e determinati. Volendo, certo. (...) Temo che
la sua evoluzione abbia preso una piega divistica, attribuisco questo suo
atteggiamento alla presenza di troppi signorsì nei suoi dintorni, e non mi
piace questo alone di strapotenza che la circonda. I grandi consiglieri sono
quelli che ti dicono anche e soprattutto le cose che non vanno, e tu ne devi
far tesoro. Se non lo fai, peggio per te." (Marinella Venegoni,
"Pausini e i giornalisti embedded. Le polemiche sul viaggio a Miami",
03/11/2015)
Senza soffermarsi troppo sul caso Pausini, e senza trasformare in dogma l'articolo di Venegoni, la vicenda delinea una
triste ma non certo nuova verità: se non stai attento, il mondo dello
spettacolo ti risucchia e trasforma in un burattino. Un burattino facilmente
manipolabile ed estremamente utile, perché a sua volta ha a disposizione un
pubblico più o meno vasto da manipolare.
“Tendenza al conformismo nel mondo contemporaneo più
estesa e più profonda che nel passato: la standardizzazione del modo di pensare
e di operare assume estensioni nazionali o addirittura continentali”. (A. Gramsci,
"Quaderni del carcere", p. 862)
Tutto questo avviene pian piano, dolcemente. La star del
momento inizia a dire la sua su alcuni temi di attualità (ovviamente l’arte e
la discografia non le considera minimamente), guadagnandosi prime pagine e
articoli. I fan più stretti aderiscono “senza se e senza ma” alla verità assoluta ma,
successivamente, l’idea raggiunge una platea più vasta, perché la star in
questione è una presenza famigliare, che accompagna in radio o in televisione
da sempre la nostra quotidianità. Ad un certo punto, sfogliando i giornali,
scopri che le lezioni di vita, di amore e di relazione sono impartite da
showgirl, cantanti, presentatori, attori… Prese di posizione definite “coraggiose,
innovative, aperte”, che ad un’occhiata più attenta appaiono invece
perfettamente allineate al politicamente corretto. L’artista non più come colui
che detta le mode, ma come un semplice scrutatore della direzione del vento.
Eppure
gli artisti sono capaci di guardare la realtà e vedere la finzione, scoprire l’inganno
e raccontarlo con l’arte. Gli artisti sanno guardare lontano, prevedere ciò che
accadrà, mettere in guardia dalle dittature. E’ questo che hanno sempre fatto.
Oggi, invece, molti paiono servi consenzienti della dittatura del pensiero
unico. E poco importa se nei loro concerti non c’è più neanche l’onestà di
musica e voce 100% live, poco importa se invece di vedere il pericolo di un
pensiero unico si coglie l’occasione per una prima pagina in più, poco importa
se l’unica cosa che conta è l’applauso automatico del pubblico, poco importa se
le domande prevedibili dei giornalisti (?) danno adito a risposte altrettanto
prevedibili degli artisti (?)…
Ancora una volta pare essenziale un antidoto: la
consapevolezza. Ascoltiamo, leggiamo, cantiamo. Ma poi fermiamoci un attimo e
riflettiamo, confrontiamo, verifichiamo.
"Se mi etichetti, mi annulli." (S. Kierkegaard)
Giacomo la parola "artisti" per chi canta e ragiona in playback forse è davvero troppo.
RispondiEliminaLaura Pausini: "Non sposerò il mio compagno fino a quando in Italia non potrà sposarsi anche la mia amica lesbica." Marketing&Sentimenti 2.0.
RispondiEliminaMi manca molto la "vecchia" Lauretta, quella che nei concerti cantava sempre tutti dal vivo, e se sbagliava qualcosa rideva con noi, quella che così facendo ogni sera era diversa, quella che curava meno l'abbigliamento e più le emozioni, quella che non dava giudizi su tutto, ma parlava della sua musica, e soprattutto cantava col cuore. Mi manca tantissimo. Non riconosco più la "nuova" Laura.
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