Cosa fai per il tuo compleanno? Guardo i fiori del mio
giardino. E ascolto una canzone. È tutto così diverso questo 12 marzo 2020, stretti in famiglia mentre
fuori tutto è rallentato, come se il tempo fosse sospeso. Due passi in giardino
sono l’unica boccata d’aria concessa, anche se il silenzio irreale continua ad
essere rotto dalle sirene delle ambulanze. Quante ne stanno passando in questi
giorni? Si perde il conto già al mattino.
I segnali della primavera ci sono tutti: i fiori più impazienti mostrano già tutti i loro colori. Ma il pericolo delle gelate è ancora forte.
I segnali della primavera ci sono tutti: i fiori più impazienti mostrano già tutti i loro colori. Ma il pericolo delle gelate è ancora forte.
Si scriverà un giorno di questo 12 marzo 2020? Si
ricorderà nelle canzoni, nelle fotografie, nei libri di storia? Oggi ci
sentiamo veramente parte della Storia: anche se piccoli segni di punteggiatura
in un infinito libro, noi siamo tutti preziosi. Se manca anche uno solo di noi
il senso della frase cambia. Il nostro impegno per restare in casa rallenta il
contagio, le nostre telefonate riscaldano i cuori, la nostra preghiera ravviva la comunione dei santi. Oggi nessun gesto è slegato, nessuna lacrima è inutile,
nessuna speranza è vana.
Avete presente quando una melodia continua a tornare nella testa? Ecco, da stamattina la mente è prepotentemente occupata da una canzone, “1950”: più che un momento storico, il brano di Minghi fotografa una tensione verso un futuro migliore, verso un amore a lungo atteso, verso una pace duratura. C’è tutta la voglia di domani della quale abbiamo bisogno ora.
Avete presente quando una melodia continua a tornare nella testa? Ecco, da stamattina la mente è prepotentemente occupata da una canzone, “1950”: più che un momento storico, il brano di Minghi fotografa una tensione verso un futuro migliore, verso un amore a lungo atteso, verso una pace duratura. C’è tutta la voglia di domani della quale abbiamo bisogno ora.
Le
note corrono sulla gioia, che quest’anno continua sottovoce, portando nel cuore
i nostri straordinari operatori sanitari, gli anziani, i malati, chi si trova
più solo che mai davanti alla paura. Dovremmo poter festeggiare con loro. Dovremo
far festa a loro. Ci sarà tempo per gli abbracci, per le strette di mano.
Torneranno i sorrisi e i nostri momenti di condivisione. Ora, sentiamoci
vicini.
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