martedì 25 febbraio 2020

Isolati ma non soli

Sì, un po’ di paura c’è, inutile negarlo. Quando arriva la sera, anzi la notte, mentre il lavoro rallenta accelerano i pensieri. Nella mente ci sono le parole delle persone che mi hanno fermato per strada, mentre giravo un video contributo davanti al policlinico San Matteo: «Cosa sta succedendo davvero? Ci state dicendo tutta la verità?».

Ci sono gli scaffali vuoti dei supermercati visitati, con clienti armati di mascherine che fanno scorte di carne tali da superare tre quarantene di seguito. Ma c’è anche il messaggio del vescovo di Pavia Corrado Sanguineti che, pur sospendendo le messe con concorso di pubblico, chiede che tutti i sacerdoti continuino a celebrare a porte chiuse, e che il suono delle campane ricordi a tutti che l’Eucaristia è offerta per i vivi e i defunti. 

Chiesa vuota per coronavirus foto di don Luca Roveda

Ieri poi, in una piccola pausa, ho ricevuto due immagini da due sacerdoti della diocesi di Pavia: don Marco Labate e don Luca Roveda. «Senza il popolo, ma con tutti gli angeli del cielo e i nostri cari defunti», scrive don Marco mentre si appresta a celebrare la santa Messa nella sua chiesa deserta. Don Luca (sua la foto di apertura del post) prima di iniziare la messa ricorda: «La chiesa non è mai vuota perché nella comunione dei santi siamo uniti con i beati, i defunti e tra noi con la preghiera. Oggi una preghiera speciale per tutti i medici, personale sanitario e infermieristico, protezione civile, ricercatori e forze dell’ordine, le tantissime persone impegnate in questa emergenza. Ogni giorno vi penserò nella santa Messa». 

Scaffali dell'acqua vuoti per coronavirus foto scattata a Pavia

E le loro voci sembrano risuonare tra le panche vuote, scontrarsi contro quei portoni chiusi, ma non fermarsi lì. Come la voce di don Gabriele Bernardelli, il parroco di Castiglione D’Adda, che non ha nascosto il pianto ai suoi fedeli di fronte alla paura della prova, ma ha saputo ricordare loro che la preghiera apre ogni situazione a Dio. In questi giorni avvertiamo in modo misterioso e profondo la comunione dei santi.

Al di là di ogni formazione, di ogni professione, di ogni fede, di ogni ideologia, davanti alla possibilità della malattia siamo tutti uguali. Siamo tutti fragili, tutti finiti, tutti bisognosi. E se è vero che la paura può generare mostri, è anche vero che dalla paura possono liberarsi scintille di responsabilità e solidarietà. 

Scaffali della frutta e della verdura vuoti in Lombardia foto da Pavia

Il messaggio stesso del sindaco di Milano Sala ha toccato, con particolare garbo, bisogna riconoscerlo, un nodo centrale e molto italiano: occorre mettere da parte le distanze, anche quelle apparentemente insuperabili, per il bene comune. Pochi come gli italiani sanno dividersi per sciocche diatribe, pochi come gli italiani sanno unirsi di fronte a grandi difficoltà. È il momento della responsabilità, forse anche di qualche sacrificio.

Oggi fare un’uscita in meno può voler dire proteggere noi stessi, ma soprattutto proteggere chi è più anziano e fragile di noi. E restare umani in questa fase significa anche essere trasparenti nell’informazione, nelle comunicazioni istituzionali, nella pubblicazione dei dati.

La chiesa vuota fotografata da don Marco Labate a Pavia

Ogni singola persona può fare la differenza, restando al suo posto e rispettando le regole. Senza dimenticare che l’altro è un grande scrigno di storie. Riconosciamoci. Quando suonano le campane, un sacerdote sta celebrando anche per noi.

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