“Così tanto forte da farla morire…” La consapevolezza
arriva così, all’improvviso, nel traffico di Milano, mentre il disco gira nell’autoradio
coprendo i rumori della strada. Quante volte, prima di oggi, questa melodia ha risuonato nell’abitacolo
senza sconvolgere la guida.
La traccia 5: una canzone così misteriosa, così cupa
eppure lieve, nostalgica e forse terribile. Questa volta è diverso. L’ascolto allarga
l’orizzonte, le parole arrivano finalmente dritte al cuore, e trasformano lo
sguardo in un lago che tenta di straripare.
Il filo di questa storia
delicatissima creata da Nada è sostenuto con dolcezza dalla voce di Ornella
Vanoni. Che canta di una mamma amorevole, intenta a contemplare il viso del suo
bambino. “Voleva fargli trovare la luna sul piatto prima di dormire”: sì, nonostante
“lo stato delle cose”, la mamma voleva sperare. Sembra di vederla, seduta
accanto a una finestra, con il suo piccolo bambino tra le braccia. Lassù nel
cielo splende la luna, che si specchia nel mare. Ma il nuovo giorno irrompe, e la
luce del sole non basta per rinascere. Qualcosa si spezza, forse proprio questo
cuore di madre, e così “di tuoni, venti e lampi ne vennero giù tanti sul mare”.
È dal 2013 che “Meticci” abita nel cassetto della macchina, ma solo adesso “Il
bambino sperduto” ha superato gli scogli dell’inconscio. E la musica che nasce
libera da interessi commerciali e strategie sa fare proprio questo: superare il
tempo, attendere pazientemente la consapevolezza, colpire chi l’ascolta anche
dopo anni dall’acquisto. Oggi la musica che nasce libera è una preziosa
medicina per riscoprirsi persone. Dopo il lungo isolamento, in questa nuova
quotidianità che torna sempre al bivio tra paura e imprudenza, è facile dimenticarsi
di essere umani.
Mentre il rispetto viene distribuito tramite etichette, che hanno i colori dell’arcobaleno ma non conducono a forzieri pieni d’oro, si potrebbe pensare di non essere chiamati in causa. Di non c’entrare niente. È lecito illudersi che sia meglio farsi i fatti propri, abbassando il volume dei sentimenti.
Invece nessuno è inutile, perché il mondo non si salva con l’azione
di tre o quattro supereroi, ma con la quotidiana resistenza al male di migliaia
di persone. Con la resilienza costante alla disumanizzazione. Con la capacità
di riconoscere nell’altro una storia fatta di gioie e ferite, successi e
cadute, speranze e sogni.
Se il mondo corre come trottola impazzita, diventando
una sfera grigia e senza volti, la vera trasgressione è fermarsi. Resistere alla
corrente, agli spintoni di chi si lascia trascinare, al vento che scompone i pensieri.
Per restare liberi, per restare umani, per fare rete, serve sintonizzare il
battito del cuore sul respiro della coscienza. Lasciando sulle rocce le sirene e
le loro promesse rassicuranti.
Mentre “una lacrima si trova sola e muore”,
fuori dal finestrino la città corre veloce e indifferente. Ma il disco continua
a girare, e forse qualche cuore ha ripreso a battere più forte. E non c’è nulla
che aneli alla libertà più di un cuore profondamente umano. “E una carezza
scioglie la tristezza…”
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