mercoledì 3 marzo 2021

Un Festival incatenato ai social

Sono bastate le prime note de “Il mare d’inverno” per mettere in crisi un Festival di Sanremo 2021 partito con una debolezza strutturale evidente. La ricerca del meme virale trash a tutti i costi (vedi l’ingresso di Fiorello e gli sguardi sorpresi a favor di camera di Amadeus) non paga. O meglio, può pagare oggi, data l’invadenza del virtuale sul reale (da non dimenticare zone arancioni e coprifuoco), ma se inserita in un contesto vivace e ricco di qualità. 

La scenetta trash (ma è davvero irrinunciabile oggi?) non arriva al pubblico se inserita in una scaletta che le si adegua attorno, con tempi morti e gag così noiose (vedi l’ingresso di Ibra con “le mie regole”) da far provare nostalgia persino per il playback dei super ospiti. Così, quando l’Ariston è stato invaso da “Il mare d’inverno è solo un film in bianco e nero…” lo iato è risultato lampante. 

Festival di Sanremo classifica

Con una esibizione pure non perfetta dal punto di vista vocale, Loredana Bertè ha ricordato che il vero segreto per far tremare il teatro è la musica. Sono quelle tre o quattro note di intro che tutti riconoscono, che anche chi non è fan della Bertè si ritrova a canticchiare sul divano. Che le farfalle tra i capelli azzurri bisogna potersele permettere, che devono essere un di più rispetto a canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana (distanza siderale, ahinoi, anche con il nuovo singolo). 

Da lampante, lo iato è diventato poi brutale quando l’immagine di Loredana Bertè è stata sostituita con quella di Achille Lauro. Una intro metafisica, una lunga serie di parole a effetto, la dizione dimenticata nel camerino, una canzone cantata forse live forse in pre-rec, e la pretesa che tutto ciò sia considerato genio artistico. 

L’ego smisurato è concesso agli artisti, provoca anche tenerezza e simpatia nel pubblico, ma deve essere giustificato da un talento fuori dal comune. E l’eventuale assenza di talento non si può camuffare con le piume e gli effetti speciali. 

Ad alcune esibizioni è stata aggiunta una spolverata di autotune tanto abbondante che neanche Cher in vent’anni di “Believe”, mentre su altre forse l’autotune avrebbe aiutato a limitare i danni. 

Domanda: la gag sulle dita dei piedi di Fiorello, che raccontava del suo “alluciologo”, avrebbe retto in una serata normale con una seria controprogrammazione? Faceva tanti anni ’90, grande show del sabato sera su Rai 1, peccato che nel frattempo sia cambiato il mondo. 

L’unica nostalgia vera, buona, creativa, è quella in campo musicale. E qui il Festival di Sanremo ha una memoria preziosissima: dal palco dell’Ariston sono passate canzoni indimenticabili. Alcune popolari in tutto il mondo (“Nel blu, dipinto di blu”), altre piccoli gioielli per pochi intenditori (“Sono felice”). Il segreto del successo passa dalla riscoperta di questa memoria. Pretendere disperatamente il meme su Twitter non è cosa da Sanremo. Almeno Sanremo resti libero dall'ansia dei trending topic

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/03/milva-speciale-tv.html 

(Image from Festival di Sanremo’s official Facebook page)

1 commento:

  1. Bravo, Giacomo! Hai descritto benissimo quello che è stata la prima serata del festival. Per dirti la verità, a un certo punto, ho smesso di guardarlo. Mi stavo terribilmente annoiando. Un saluto dalla tua amica scrittrice, nonesa.

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