venerdì 29 novembre 2019

Da grande voglio fare...

Ma tu, che cosa vuoi fare da grande? Hai ancora il coraggio di porti la domanda, una domanda «politicamente scorretta in questo tempo che non ama le scelte»? L’idolo dei nostri anni è l’indeterminatezza: «Al centro di tutto c’è un ego edonista che vuole soddisfarsi e che non accetta limitazioni – ha spiegato don Luca Massari nel nuovo appuntamento con “La quinta direzione” –. La vita è intesa come un foglio bianco, oppure come un foglio scritto con la penna cancellabile. Ma in questa indeterminatezza, ad essere precaria diventa la tua storia. In questa indeterminatezza, in uno scorrere senza una direzione, pesca il consumismo».

Sempre alla ricerca di nuovi burattini infatti, di nuove pedine isolate, grigie, manipolabili e interscambiabili, il consumismo approfitta di una situazione che rischia di essere quella incisa sull’epitaffio tombale di Cyrano de Bergerac, che “in vita sua fu tutto e non fu niente”. 

Immagine con Snoopy che dice da grande voglio fare la persona felice

lunedì 25 novembre 2019

Ticino: l'esondazione e la resilienza

«Sono i pro e i contro di vivere qui». Così spiega un borghigiano alla giornalista di SkyTg24. L’acqua del Ticino gli supera le caviglie e corre dentro al cortile della sua casa, ma lui non sembra darci troppo peso.

Il Ticino esonda a Pavia in via Milazzo

Intorno alla troupe l’attività continua frenetica: la barca della polizia locale si avvicina alla riva, ne scendono il sindaco Fabrizio Fracassi e il comandante Flaviano Crocco. «Ci sono case sommerse per oltre un metro – racconta il sindaco –, è difficile fare previsioni su quello che accadrà nelle prossime ore, molto dipende dall’acqua che arriva dal Piemonte. Stiamo valutando se chiudere anche il Ponte Coperto al traffico, ma soprattutto siamo qui, a disposizione dei pavesi»

I borghigiani si aiutano durante l'esondazione del Ticino

venerdì 22 novembre 2019

"Dobbiamo smettere di usare la vita come un paravento"

Come ogni mattina ci svegliamo, facciamo cose, le facciamo perché le dobbiamo fare, ma dentro di noi avvertiamo il desiderio profondo di capire chi siamo, dove stiamo andando, perché siamo nati. Viviamo gran parte della nostra vita calati nel mondo, procedendo a tentoni, per tentativi: sarà questa la donna della mia vita? Tento. Sarà questa la facoltà giusta? Tento. Sarà questo il modo giusto di stare al mondo? Tento. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci apra gli occhi, che ci ricordi il vero motivo per cui vale la pena tutto.

Questo desiderio è la vocazione: ovunque nasce un uomo o una donna, si porta addosso un desiderio di vocazione, un desiderio di tenere gli occhi aperti sul motivo per cui la sua vita vale la pena. E così il Vangelo di Marco (10,46-52), con il cieco Bartimeo che grida a Gesù, è diventato specchio della nostra vocazione nella catechesi di don Luigi Maria Epicoco, ospite della diocesi di Pavia per la catechesi di Avvento dedicata ai giovani. 

Gesù guarisce il cieco Bartimeo, dal Vangelo di Marco

lunedì 18 novembre 2019

Chiesa e giovani (2): luce nella notte

Chi non ha una preghiera nascosta nel cuore? Chi non ha una paura che lo blocca, un desiderio che lo anima, una speranza che lo fa vivere? Chi non ha bisogno di una luce per illuminare la notte? Ci sono incontri, segni, gesti che parlano al cuore di tutti i giovani di buona volontà: continua il nostro viaggio “Chiesa e giovani”. 

Lo skyline di Firenze, di notte, è segnato dalla grande cupola del Brunelleschi illuminata
Foto di Rolanas Valionis da Pixabay

Venerdì 23 ottobre, ore 21.30, Duomo, cupola illuminata. L’appuntamento è di quelli che non si possono perdere: si replica “Luce nella notte”. L’evento, proposto l’anno scorso grazie alla collaborazione della pastorale universitaria con i frati Minori, aveva colpito la movida pavese con la sorpresa di una Cattedrale aperta di notte, dove qualunque giovane desideroso di pregare, confessarsi, ma anche solo parlare e confrontarsi era il benvenuto. Anche stavolta siamo stati divisi in quattro gruppi: chi avrebbe animato la serata con il canto, chi avrebbe girato le strade della movida per invitare i ragazzi all’evento, chi avrebbe fatto accoglienza in Cattedrale e chi avrebbe pregato perché questo momento speciale potesse essere illuminato dallo Spirito Santo.

Scelto per il servizio di accoglienza, ho avuto la fortuna di incontrare per tutta la serata e buona parte della notte la vera Pavia notturna, una Pavia che la parola “movida” non sa descrivere appieno. Il degrado che toglie colore alle vie del centro la notte ferisce il cuore di chi ama Pavia e vorrebbe poterla vivere in serenità sempre, ma sembra impossibile trovare soluzioni. Se è vero che la repressione, le multe ed i controlli non bastano, anche se sarebbe gradito vederne di più, occorre impegnarsi per creare alternative ricche di senso alle serate vuote fatte di alcool e fumo. “Luce nella notte” è stato anche questo. 

venerdì 15 novembre 2019

Esuberi alla Provincia Pavese: non numeri ma persone

Morena, Monica, Elena, Roberta, Gianpiero, Giulio, Monia. I loro nomi mi sono esplosi nella testa appena ho saputo la decisione di GEDI di tagliare 121 poligrafici nelle 15 testate del gruppo, 7 di questi a Pavia, alla Provincia Pavese. Perché dietro a questo numero, 7, dietro a questa parola, poligrafici, parola forse misteriosa per i non addetti ai lavori, ci sono volti, voci, sorrisi, lavoro.

Sono i poligrafici che ti accolgono quando entri nella redazione di viale Canton Ticino, sono loro che rispondono al telefono, al 434511, sono le loro voci che danno risposta alle domande dei lettori, che li rassicurano, che li consigliano. I poligrafici sono il primo contatto con la città, sono l’anello di congiunzione fra i lettori e i giornalisti. Loro raccolgono le segnalazioni, fanno le prime verifiche, a volte rassicurano i lettori che si trovano a raccontare una brutta esperienza vissuta. Sono i poligrafici che aiutano a disegnare il giornale, che gli danno forma e colore. 

La sede della Provincia Pavese illuminata, foto di Andrea Zanin per Il parco di Giacomo

"Mai troppo umano": è nella relazione che il dolore si apre alla speranza

Il dolore è oggi una parola Cenerentola che fugge dal dibattito pubblico, eppure le domande di senso si fanno sempre più insistenti: perché l’uomo deve soffrire? Perché esiste il dolore innocente? Cosa possiamo sperare in questa vita? Davanti al binomio “dolore e speranza” si sono posti Alfonso Pedatzur Arbib, rabbino capo della comunità ebraica di Milano, Rosanna Virgili, teologa, e Silvana Borutti, filosofa, nell’aula magna dell’ateneo pavese che è rimasta colma di persone fino a mezzanotte per la prima conferenza di “Mai troppo umano”. Il dibattito è stato moderato da Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera.  

La prima serata di "Mai troppo umano" con S. Borutti, C. Sanguineti, L. Fontana, A. Arbib e R. Virgili

«Il dolore – ha introdotto il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti – è un fattore scandaloso, che suscita domande e contestazioni anche contro Dio. Da qui vuole partire il comitato “Mai troppo umano”, per coinvolgere tutti gli uomini amanti del vero, credenti e non, per un sano confronto tra le visioni del mondo. In un’intervista al Corriere Umberto Galimberti pensando ai giovani ha parlato di angoscia del nichilismo, di assenza di futuro. Eppure in questa angoscia permane una promessa di bene, permane la domanda: cosa possiamo sperare?». Concentrarsi sulla propria sofferenza è uno dei problemi più grandi della sofferenza: «Non vedere oltre la propria sofferenza e concentrarsi solo sul proprio dolore è tradire se stessi – ha spiegato il rabbino Alfonso Arbib –. Pensiamo al capitolo 28 del libro di Giobbe: qui, dopo il racconto del mondo che è franato addosso a quest’uomo giusto, a quest’uomo di fede, c’è la perdita totale della speranza. L’uomo è consapevole della sofferenza, ed è consapevole che non troverà mai risposte alla sofferenza. L’intelligenza e la sapienza umana si fermano davanti al mistero. Eppure improvvisamente Dio interviene, ed offre a Giobbe un quadro più ampio, gli consente di ridimensionare il suo dolore. E, soprattutto, dopo notti di dolore e domande, Dio si fa sentire. Uno dei motivi della speranza è essere in relazione, perché una malattia condivisa è una sofferenza che può aprirsi alla speranza»

L'articolo di presentazione del nuovo comitato apparso sulla Provincia Pavese a firma di Giacomo Bertoni

martedì 12 novembre 2019

Pavia: screening gratuito dei parametri connessi al diabete

Giovedì 14 novembre, Giornata mondiale del diabete, dalle ore 9 alle 17 saranno allestite in città 4 postazioni per lo screening gratuito dei parametri “spia” del diabete e del rischio cardiovascolare: glucosio, colesterolo, trigliceridi e pressione arteriosa. A tutti i cittadini che si presenteranno agli stand sarà rilasciata una scheda con i valori misurati e con i consigli per un corretto stile di vita in base all’età. L’iniziativa è stata presentata ieri in comune (ne scrivo oggi sulla Provincia Pavese) alla presenza del sindaco Fabrizio Fracassi, dell’assessore ai servizi sociali Anna Zucconi e del consigliere comunale con delega alla sanità Lidia Decembrino. 

Il 14 novembre a Pavia screening gratuito dei parametri glico-metabolici

venerdì 8 novembre 2019

Perché l'individualismo ci ruba la speranza

Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia…” 
(“Dilemma”, Giorgio Gaber) 

«Voi parlate tanto dei vostri figli, ma che mondo lasciate loro?». Greta Thunberg compare sul maxi schermo e attacca i politici, colpevoli di aver creato e di continuare a promuovere un modello iniquo di società, dove pochi si arricchiscono sulle spalle di tanti. «Il cuore del messaggio di Greta non è tanto l’ambiente, quanto un mondo nel quale si sono rotti tutti i legami. Quello fra l’uomo e la natura, certo, ma prima di tutto quelli fra gli uomini, come il legame transgenerazionale», commenta don Luca Massari al termine del video.

È giovedì sera, siamo nell’aula magna del seminario vescovile di Pavia. Fuori diluvia: per raggiungere il seminario abbiamo attraversato le viuzze longobarde trasformate in fiumi. Si apre così la seconda serata de “La Quinta Direzione”, il cammino per i giovani che si presenta come: «Un percorso rivolto a chi non si accontenta di cercare seguendo le classiche planimetrie, i quattro punti cardinali che ben descrivono le realtà piatte, senza spessore». 

Oggi tante persone vivono in solitudine, immagine di un uomo solo in un grande parcheggio
Foto di Harut Movsisyan da Pixabay

martedì 5 novembre 2019

Accettare il dolore, trovare la speranza

Ci sono scale che sono più faticose di altre, sono più ripide, sono infinite. Scale alla fine delle quali arrivi senza fiato, con il cuore in gola. Davanti a te trovi una porta antipanico, in teoria facile da aprire, in realtà pesante come se dall’altra parte ci fosse la paura a opporsi. E forse c’è.

Quando si affrontano le scale che si arrampicano lungo i nove piani del Dea, il nuovo padiglione del San Matteo a Pavia, si è investiti da questo vortice di sensazioni, che rallenta il passo e spezza il respiro. Camminando poi nei 65mila metri quadrati della struttura ci si scontra con tante domande: da dove veniamo? A cosa tendiamo? Chi o cosa è in grado di garantirci la felicità? Cos’è il male? Perché esiste la sofferenza? Siamo liberi?

E proprio su questi interrogativi vuole riflettere il nuovo gruppo di studio nato da un’alleanza fra la diocesi di Pavia, l’ateneo pavese e l’Irccs policlinico San Matteo. 

Il logo del comitato Mai troppo umano, nato a Pavia da un'alleanza fra diocesi, università e San Matteo

lunedì 4 novembre 2019

Chiesa e giovani (1): come essere felici?

Ma io sono davvero felice? Cosa penso della mia vita? Gli amici che ho accanto mi aiutano a volare? Gli studi che ho scelto sono il mio sogno o il frutto di un calcolo? Che senso hanno le mie serate in discoteca? Cosa mi regala quel cocktail in più? Dove vanno a finire i pensieri che nascondo sotto apericena, palestra e smartphone? Ci sono domande, a volte sommerse a volte dirompenti, che nascono e prendono dimora nel cuore dei giovani. Domande alle quali molte sirene cercano di dare risposta, offrendo scorciatoie, slogan ciclostilati in proprio e compromessi in cambio di follower. 

La Chiesa da sempre offre ristoro all’inquietudine dell’uomo, e lo fa anche attraverso proposte pensate apposta per i giovani, proposte che prendono vita nelle singole diocesi. Nelle prossime settimane vorrei riproporvi alcune esperienze, cresciute nella vivace diocesi di Pavia, come stimolo e spunto di riflessione per condividere bellezza. Partiamo oggi dalla sera del 12 aprile 2014: siamo in piazza del Carmine insieme a tantissimi giovani…

Un giovane in cima a una montagna, accanto a una croce, guarda la città illuminata
 Photo by Joshua Earle on Unsplash

Noi giovani desideriamo ardentemente la felicità. Riconosciamo il valore della serenità, della saggezza, della pace interiore, ma la nostra ricerca più frenetica è volta alla felicità. Lo potete leggere nei nostri occhi, lo potete scoprire scavando nei nostri discorsi, a volte sciocchi a volte importanti, osservandoci per le strade di Pavia. Spesso crediamo di trovare la felicità nel non avere problemi, in una buona situazione economica, nell’incontro con una persona che ci ami. A volte scopriamo che non ci basta, a volte rischiamo addirittura di perderci per strade pericolose, inutili, e tutto per la felicità. Con questo bagaglio di aspettative ci siamo ritrovati sabato 12 aprile in piazza del Carmine per l’inizio della “Veglia delle palme. I giovani in preghiera col Vescovo”. 

La Veglia delle Palme con i giovani della diocesi di Pavia

sabato 2 novembre 2019

La "solidarietà soprannaturale" di papa Paolo VI

«Regna tra gli uomini, per arcano e benigno mistero della divina volontà, una solidarietà soprannaturale, per cui il peccato di uno nuoce anche agli altri, così come la santità di uno apporta beneficio agli altri». Così scriveva papa Paolo VI, nella costituzione apostolica “Indulgentiarum doctrina”, il 1° gennaio del 1967. 

Sono parole da rileggere in questi giorni di visite ai cimiteri, giorni durante i quali è anche possibile lucrare l’indulgenza plenaria per i defunti: «Cristo, infatti, "il quale non commise peccato", "patì per noi", "fu ferito per le nostre iniquità, schiacciato per i nostri delitti... per le sue piaghe siamo stati guariti". Seguendo le orme di Cristo, i fedeli cristiani sempre si sono sforzati di aiutarsi vicendevolmente nella via che va al Padre celeste, mediante la preghiera, lo scambio di beni spirituali e la espiazione penitenziale; più erano animati dal fervore della carità tanto maggiormente imitavano Cristo sofferente, portando la propria croce in espiazione dei propri e degli altrui peccati, persuasi di poter aiutare i loro fratelli presso Dio, Padre delle misericordie, a conseguire la propria salvezza. 

È questo l’antichissimo dogma della comunione dei santi, mediante il quale la vita dei singoli figli di Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene congiunta con legame meraviglioso alla vita di tutti gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale unità del corpo mistico di Cristo, fin quasi a formare una sola mistica persona».

Una foto del cimitero monumentale di Pavia dal Famedio nel giorno della Commemorazione dei fedeli defunti

venerdì 1 novembre 2019

Carlotta Nobile: la vita vale la pena sempre

Come si può mantenere lo sguardo fiducioso e incantato di fronte alla diagnosi “melanoma al quarto stadio con metastasi”? Come si fa a continuare a vivere, a sorridere, a suonare, senza gridare ogni istante contro gli altri e contro Dio il proprio dolore? La terribile diagnosi piomba nella vita di Carlotta Nobile il 5 ottobre del 2011.

Carlotta ha solo 22 anni, ma ha già ottenuto un diploma al conservatorio e la maturità classica, ha girato l’Europa con i più grandi maestri di violino, si sta laureando in storia dell’arte e ha scritto due libri. La prima reazione è la rabbia: perché a me? Perché questo errore del destino? Perché il cancro dopo tutti i miei sforzi per realizzare bene la mia vita? 

La storia di Carlotta Nobile raccontata durante la Veglia nella Notte dei Santi a Pavia