lunedì 22 marzo 2021

Eutanasia: il "no" della Chiesa

Giovedì 18 marzo 2021 è stata approvata in Spagna la legge sull’eutanasia. Il giorno stesso, pochi minuti dopo la votazione, l’Ansa riporta che «l'applauso in Aula dura più di tre minuti» e che «l'ultimo scoglio è superato». 

Immediata l’esultanza diffusa in Europa, forte il dolore dei vescovi spagnoli: «Per evitare la sofferenza si causa la morte di coloro che la subiscono». La Chiesa rimane voce solitaria per il “sì” alla vita nel dibattito pubblico: fanalino di coda o faro di civiltà? 

Ponte sospeso

Paola Del Vecchio, inviata di Avvenire a Madrid, scrive che: «Dopo Olanda, Belgio e Lussemburgo, la Spagna diventa il quarto Paese in Europa, il settimo nel mondo dopo Canada, Colombia e Nuova Zelanda, dove la “morte assistita” è legale». 

La legge, aggiunge l’Ansa, stabilisce che: «l'eutanasia (la morte indotta direttamente da un professionista sanitario) o il suicidio assistito (cioè il decesso autoindotto grazie ad un farmaco prescritto da un medico) potranno essere richiesti da persone affette da una malattia "grave e incurabile" o da una patologia "grave, cronica e disabilitante", che provochino "una sofferenza insopportabile"». A garantire la gratuità della prestazione ci penserà il servizio sanitario nazionale spagnolo, che ne coprirà i costi per chi vive in Spagna da almeno 12 mesi. 

La Chiesa ha espresso il proprio netto “no” a ogni forma di eutanasia, chiedendo invece la promozione delle cure palliative, attraverso monsignor Luis Argüello Garcia, vescovo ausiliare di Valladolid, ma uno dei testi più completi sulla vita è l’enciclica “Evangelium Vitae”, scritta da papa Giovanni Paolo II, datata 25 marzo 1995. 

Al punto 64 del lungo documento, il pontefice polacco afferma: «Siamo qui di fronte a uno dei sintomi più allarmanti della “cultura di morte”, che avanza soprattutto nelle società del benessere, caratterizzate da una mentalità efficientistica che fa apparire troppo oneroso e insopportabile il numero crescente delle persone anziane e debilitate». 

Non vi sono giustificazioni per l’eutanasia, ricorda il papa oggi santo citando anche un passo dell’Epistola 204 di sant’Agostino, e aggiunge: «L'eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante “perversione” di essa: la vera “compassione”, infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. E tanto più perverso appare il gesto dell'eutanasia se viene compiuto da coloro che — come i parenti — dovrebbero assistere con pazienza e con amore il loro congiunto o da quanti — come i medici —, per la loro specifica professione, dovrebbero curare il malato anche nelle condizioni terminali più penose». 

La cronaca riporta la memoria alle vicende di Terri Schindler, Eluana Englaro, Charlie Gard, Alfie Evans, Vincent Lambert, ma Giovanni Paolo II sembra anticiparle: «La scelta dell'eutanasia diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l'ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell'arbitrio e dell'ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire». 

Le ripercussioni sono a cascata, e privano di senso ogni futura invocazione alla solidarietà e alla fratellanza: «La vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone». 

La promessa di nuovi diritti civili basati sul relativismo etico è una menzogna, ricorda ancora il pontefice: «Urge dunque, per l'avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l'esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi, che scaturiscono dalla verità stessa dell'essere umano ed esprimono e tutelano la dignità della persona: valori, pertanto, che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere». 

Tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono responsabili, e sono chiamati a fuggire la «cooperazione ad azioni cattive», anche se ciò non è facile: «L'introduzione di legislazioni ingiuste pone spesso gli uomini moralmente retti di fronte a difficili problemi di coscienza in materia di collaborazione in ragione della doverosa affermazione del proprio diritto a non essere costretti a partecipare ad azioni moralmente cattive. Talvolta le scelte che si impongono sono dolorose e possono richiedere il sacrificio di affermate posizioni professionali o la rinuncia a legittime prospettive di avanzamento nella carriera». 

La libertà ha un prezzo, anche per la carriera, e sorprende la consapevolezza in materia che il papa dimostra con queste parole, scritte nel 1995. Quasi 30 anni dopo la pubblicazione, l’enciclica “Evangelium Vitae” rimane un ponte ben saldo nella realtà per chiunque voglia comprendere il “sì” alla vita senza rischiare di cadere nel vorticoso scorrere delle ideologie. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/02/giornalismo-e-giornata-per-la-vita.html 

(Image by Robert Bye from Unsplash – 5702 Conzelman Rd, Mill Valley, CA 94941, USA, United States)

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