sabato 27 febbraio 2016

Dirige l'orchestra... Il pensiero unico

Si è concluso un Festival di Sanremo caratterizzato da ascolti record: era dal 2005 che la seconda serata del Festival non raggiungeva una media di oltre undici milioni di telespettatori, con uno share da finale dei Mondiali. Nella mia mente un po’ maliziosa si è creato un fotomontaggio, una sovrapposizione di immagini fra la marea umana presente al Circo Massimo il 30 gennaio, ed il tripudio di arcobaleni del palco dell’Ariston.
Una piazza, che non è solo una piazza ma un popolo, che scandisce un messaggio tanto semplice quanto chiaro: i diritti dei bambini vengono prima dei desideri degli adulti. Ed il primo diritto fondamentale di un bambino è quello di avere una mamma e un papà che lo amino e lo accompagnino nella crescita (sì, oggi è necessario scendere in piazza per affermare questo).
Una piazza che raccoglie colori, religioni, età, storie e convinzioni politiche differenti, che nonostante la malafede di parte dell’informazione riesce a sfuggire ad etichette e bugie.
Ma anche una piazza che, nonostante i numeri impressionanti dei partecipanti, nonostante le adesioni da ogni parte dell’Europa, nonostante la diretta televisiva di Tv2000, viene ancora oggi mistificata e sottovalutata nella portata del suo messaggio. 

Braccialetti e nastri arcobaleno al Festival di Sanremo

giovedì 25 febbraio 2016

Renzi ci ricorderemo

A volte è davvero difficile comprendere cosa muova i nostri palazzi del potere: così ingessati quando si tratta di operare per il bene comune, così efficienti quando si tratta di rispondere a pressioni provenienti da lobby o poteri sovranazionali.
Occorre armarsi di zappa. No, non per quello che malignamente state pensando! Occorre la zappa per scavare, per rinfrescare il terreno inzuppato dalle notizie che ci vengono confezionate e consegnate. Informazioni, opinioni, ricerche, sondaggi: un fiume in piena che ci travolge h24, e che negli ultimi tempi appare curiosamente monocolore.
Cambiano le parole, cambiano le leggi, cambiano gli equilibri di potere, ma non cambia la realtà. Noi ci informeremo, cercheremo, confronteremo, dialogheremo. E, soprattutto, ci ricorderemo. 

Lo striscione apparso al raduno del Comitato Difendiamo i nostri figli

"Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l’ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita." (Oriana Fallaci)

mercoledì 17 febbraio 2016

L'AcchiappaLibri!

Desidera il pacchetto completo? Full-optional? No, grazie. Io voglio il pacchetto favole!
In esclusiva per la libreria virtuale EdiGio’, ecco a voi l’AcchiappaLibri! Sei pacchetti di tre libri ciascuno, accomunati per genere o collana.

domenica 14 febbraio 2016

Renato Zero al Festival di Sanremo osa parlare di famiglia

Artista – scrittore, ballerino, poeta, attore, cantante, pittore – è chi, grazie ad una particolare sensibilità, sa cogliere la verità dietro le pieghe del reale e, grazie ad un particolare talento, sa raccontarla attraverso l’arte. E’ chi, di fronte ad una marea color grigio che divora la spiaggia, sa vestirsi d’oro e sa iniziare a camminare verso il mare. Renato Zero a Sanremo? Lampi dorati. 

Renato Zero ospite del Festival di Sanremo

martedì 9 febbraio 2016

Il pensiero unico e l'informazione "libera"

Eppure c’è molta quiete… Strade semideserte, piazze vuote e silenziose, giornali allineati su notizie quasi prevedibili ma rassicuranti… E’ la pace? Guardando più attentamente si vedono foglie secche fra i grandi cespugli verde smeraldo, s’ode che il silenzio della città è in realtà un respiro soffocato, si scorge il filo rosso che lega le notizie allineate nel quadro del pensiero unico… Con questa situazione di calma apparente si apre “Un ponte tra le Valli”… 


La libertà si può imprigionare. Certo, non lo si può fare in un giorno solo: tutti se ne accorgerebbero! Occorre farlo lentamente, oserei dire dolcemente. Chi prova a svelare l’inganno dietro al politicamente corretto, chi infrange il sorriso di cartapesta, viene rapidamente reso inoffensivo: “E’ solo un retrogrado, è contro tutto, è ignorante, è folle…” Le pressioni vengono da lontano, travalicano i confini nazionali ed i soliti palazzi del potere. La battaglia in gioco è più grande di semplici elezioni.  A chi interessa più amministrare solo i soldi, quando si possono amministrare le menti?
I primi cooptati dal pensiero unico (non tutti ovviamente, qualcuno ha la forza di opporsi accettando di scomparire dalla scena) sono i personaggi famosi, poi i politici, e poi, perché no, magari anche qualche uomo di Chiesa più abituato alle luci della ribalta. 
Un piccolo esempio totalmente inventato? Gastone è un ladro. Certo, non è un assassino, ma è un ladro abile e furbo, che appena può ruba ciò che gli interessa, e non lo fa per necessità estrema perché è già molto ricco. Il tuo cantante preferito gli dedica una canzone: “Il furto del cuore”, dove racconta di un ladro innamorato, che ruba cuori e regala amore. Una canzone struggente. Mah, la realtà non è proprio così… Però dai, è solo una canzone: canta e lascia stare. I giornali (tutti, o quasi) lo intervistano, raccontando di un uomo di successo, un uomo affascinante che ha saputo prendere in mano il suo destino. Mah, sarei tentato di prendere in mano una penna e scrivere una lettera: non mi sembrava questa la realtà. Però tanto poi non mi ascolta nessuno, lasciamo stare. I politici si muovono per fare una legge che consenta a Gastone (ricordo, nome e situazione di pura fantasia) di rubare nella piena legalità. Mah, con tutti i problemi del mio Paese forse non è la priorità, forse è proprio sbagliato. Dovrei scrivere… Ma no dai, lo farà qualcun altro. Ecco un’intervista a Mons. In Vino Veritas, nella quale il porporato ammette che la Chiesa dovrebbe fare un passo avanti e superare la dottrina secondo la quale rubare è un peccato. Mah, adesso basta, ora prendo la penna e mi faccio sentire. Come, non c’è più la penna?

domenica 7 febbraio 2016

38° Giornata per la Vita

<<Una vera crescita in umanità avviene innanzitutto grazie all’amore materno e paterno: “la buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo” (3). La famiglia, costituita da un uomo e una donna con un legame stabile, è vitale se continua a far nascere e a generare. Ogni figlio che viene al mondo è volto del “Signore amante della vita” (Sap 11,26), dono per i suoi genitori e per la società; ogni vita non accolta impoverisce il nostro tessuto sociale. Ce lo ricordava Papa Benedetto XVI: “Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l'eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani” (4). Il nostro Paese, in particolare, continua a soffrire un preoccupante calo demografico, che in buona parte scaturisce da una carenza di autentiche politiche familiari. Mentre si continuano a investire notevoli energie a favore di piccoli gruppi di persone, non sembra che ci sia lo stesso impegno per milioni di famiglie che, a volte sopravvivendo alla precarietà lavorativa, continuano ad offrire una straordinaria cura dei piccoli e degli anziani. “Una società cresce forte, cresce buona, cresce bella e cresce sana se si edifica sulla base della famiglia” (5). È la cura dell’altro – nella famiglia come nella scuola – che offre un orizzonte di senso alla vita e fa crescere una società pienamente umana.>> (Messaggio dei Vescovi Italiani, “La misericordia fa fiorire la vita”)

E’ qui la festa?” Questo ho pensato entrando ieri sera nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. L’altare era pieno di splendidi ciclamini, le ultime prove del nostro don Matteo Zambuto e del coro Laetitia Domini diffondevano note vibranti, i bambini della Casa di Accoglienza alla Vita di Belgioioso si guardavano in giro a bocca aperta… “Sì, è qui la festa, qui di casa è la gioia!” La veglia è stata un cammino, nel quale si sono intrecciate preghiere, canti e testimonianze. Abbiamo ascoltato racconti di chi ha trovato il senso della sua vita dopo decenni di buio (Vincenzo Andraous), di una famiglia che ha sfiorato una ferita insanabile ma che, grazie alla fede, ha saputo ricostruire una vita assieme ancora più ricca e aperta agli altri (Betty e Alfonso), di una famiglia che invece proprio in questo momento sta affrontando una difficile sfida educativa (Lidia e Andrea), e di una ragazza nigeriana che si è scoperta incinta nella povertà più assoluta ma grazie al Centro di Aiuto alla Vita ha fatto nascere la sua bambina ed ora assieme al Centro posa i primi mattoni per il suo futuro (Anita). Mi piace riportarvi anche i loro nomi, perché aprire il proprio cuore e raccontarne le piaghe non è facile, ma è un dono immenso, che può fare tanto bene. 

Veglia di preghiera per la Giornata per la Vita

Da pavese sono molto orgoglioso del nostro CAV. Una realtà che, nel silenzio assordante dei media, salva migliaia di vite, offre ascolto alle madri in difficoltà, crea reti e sana legami. Una realtà che ha il coraggio e la forza anche nella società di oggi, dominata da tante ideologie, di accogliere con amore una madre che sta per abortire, e darle un aiuto morale e concreto per salvare la nuova vita che sta crescendo in lei. Che bella la festa della vita. Vita che nasce nella famiglia, e qui impara a prendersi cura degli altri. Famiglia che, anche se ignorata dalla politica, occupata a guardare interessi di lobby poco numerose ma potenti, continua ogni giorno a prendersi cura dei più piccoli e dei più anziani. Un cuore che batte lontano dai riflettori, ma che accoglie e cura i protagonisti più indifesi della nostra società. Le luci di ieri sera erano un presagio. L’alba di un mondo nuovo. 

<<Chiunque si pone al servizio della persona umana realizza il sogno di Dio. Contagiare di misericordia significa aiutare la nostra società a guarire da tutti gli attentati alla vita. L’elenco è impressionante: “È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente” (11). Contagiare di misericordia significa affermare – con papa Francesco – che è la misericordia il nuovo nome della pace. La misericordia farà fiorire la vita: quella dei migranti respinti sui barconi o ai confini dell'Europa, la vita dei bimbi costretti a fare i soldati, la vita delle persone anziane escluse dal focolare domestico e abbandonate negli ospizi, la vita di chi viene sfruttato da padroni senza scrupoli, la vita di chi non vede riconosciuto il suo diritto a nascere. Contagiare di misericordia significa osare un cambiamento interiore, che si manifesta contro corrente attraverso opere di misericordia. Opere di chi esce da se stesso, annuncia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio.>> (Messaggio dei Vescovi Italiani per la 38° Giornata per la Vita, “La misericordia fa fiorire la vita”, 7 febbraio 2016)

venerdì 5 febbraio 2016

Nessuno è contro di voi

“Mi chiamo Giorgio Ponte ho trentun anni e faccio lo scrittore. Molti in questi giorni avranno sentito parlare di me come persona con tendenze omosessuali che si è esposta in difesa della famiglia naturale. Alcuni sicuramente sapranno che sono cattolico e che nella vita, con la fatica e le difficoltà di tutti, cerco di vivere come tale.

Tutto questo è vero e tuttavia non basta a dire ciò che sono, ma soprattutto non è il motivo per cui oggi sono qui, a questo Family Day. Questa infatti non è una riunione di ultracattolici, né di ultraconservatori, né, evidentemente, di eterosessuali. Questa piazza raduna chiunque, uomo o donna, riesca ancora a riconoscere nella coppia maschile-femminile, l’unica unione capace di concepire la vita e quindi adatta a crescerla. E per fare questo non serve avere inclinazioni particolari, una particolare fede, o un determinato colore politico.
Ma chi è qui, questo lo sa già.
Perciò, in quanto persona con tendenze omosessuali, oggi credo sia mio compito fare qualcosa di diverso, e cioè parlare a chi, di là, ci guarda e non capisce: coloro i quali stamattina si sono svegliati con la convinzione che una moltitudine di persone si sia radunata al Circo Massimo contro di loro. A queste persone dico: sappiate che qui c’è qualcuno che sa cosa provate. E si batterà fino alla fine, perché possiate capire cosa facciamo noi.
Io conosco il vostro dolore. Fa male non sentirsi capiti. Fa male credere che il mondo sia contro di noi. Fa male avere la sensazione che la gente esprima un giudizio sulla vostra vita, su chi amate, sulla natura di ciò che provate, come se ci fosse qualcuno in grado di entrare nelle profondità della vostra anima e guardare quanto ci sia di egoismo o quanto di amore vero. Fa male dover rinunciare a un desiderio spontaneo come quello di paternità o maternità.
Fa male, lo so.
Ma non è per questo che questa piazza si è riunita.
Nessuno qui può permettersi di entrare nel merito di ciò che ogni singolo uomo prova per qualcun altro. Nessuno vi chiede di cambiare il vostro stile di vita, di lasciare il vostro compagno, di cambiare il vostro orientamento, di vivere in castità: nessuno è qui per dirvi che siete sbagliati. E se qualcuno lo fa, lo fa a titolo personale, sbagliando egli stesso.
Se nemmeno la Chiesa, nella sua saggezza, si arroga il diritto di dire a una persona con tendenze omosessuali di essere in sé stessa un errore, come potrebbe fare diversamente una piazza che mette insieme migliaia di persone di ogni credo o di nessun credo?
No. Qui, oggi, non vi si chiede di cambiare vita.
Ciò che vi si chiede, ciò che vi chiedo io, è di deporre le armi e guardare con verità alla storia da cui provenite, da cui tutti proveniamo: un maschio e una femmina, un papà e una mamma, che per qualche ragione, fortuita o volontaria, hanno fatto sì che noi oggi esistessimo.
Forse i vostri genitori non sono stati i migliori del mondo. Forse talora possono essere stati persino i peggiori.
Ma almeno voi sapete chi sono.

Noi abbiamo avuto la possibilità di saperlo, per potere farci i conti, per potere restituire a chi ci ha dato la vita, il giusto valore. Perché solo quando facciamo i conti col nostro passato, siamo liberi di affrontare il nostro futuro. E questo lo sa bene chi per disgrazia, questa possibilità non l’ha avuta, perché orfano, perché abbandonato.
Questa legge, il matrimonio gay camuffato sotto altro nome, facilita un sistema che un domani permetterà che migliaia di bambini vengano fatti crescere volontariamente e con l’avallo dello Stato privi di questo diritto: avere una mamma e un papà.
So bene che alcuni di voi questo lo capiscono, e chiedono solo una tutela, che più che tutela è un riconoscimento legale, sociale dalla vostra relazione. Ma purtroppo il clima e le condizioni attuali a livello politico, nazionale ed europeo, hanno spezzato le gambe a qualsiasi possibile compromesso. Non possiamo fare leggi a metà, senza adozioni, perché abbiamo visto che in tutti gli stati in cui sono state approvate, esse sono sempre state il trampolino di lancio per la parificazione col matrimonio e la conseguente possibilità di procreare usando donne e uomini come fornitori di materiale biologico, al pari di mucche e stalloni. Per questo, nessuna legge oggi è possibile.
Perciò se questo riuscite a comprenderlo, vi chiedo di riflettere: siete davvero pronti a prendervi questa responsabilità sulle generazioni future, in nome del vostro pur legittimo desiderio di riconoscimento?
Io no.
Se davvero desiderate essere padri e madri per le generazioni future, allora fate un gesto che solo un autentico genitore può fare: rinunciate al vostro desiderio per amore di questi figli.

lunedì 1 febbraio 2016

Il metodo Anti-Miriano

Ieri sera a Fuori Onda, su La7, si è potuto assistere ad un’efficace manifestazione pratica del pensiero unico. Ospiti della puntata: Costanza Miriano, Rosario Crocetta, Vittorio Sgarbi, Andrea Rubera e Dario De Gregorio. Vorrei far emergere l’impalcatura della trasmissione.
A rappresentare il Family Day viene invitata Costanza Miriano. Tutti gli altri ospiti sono compatti nell’attaccarla. I due conduttori aprono la trasmissione con una presentazione tendenziosa e non veritiera (eppure il Family Day è stato trasmesso in diretta e poi caricato su YouTube: chiunque può verificare, anche i giornalisti). Iniziano le domande. A raffica. Contro Miriano, una lunga serie di provocazioni ricche di inesattezze e contraddizioni logiche che farebbero rabbrividire Aristotele.

Dopo uno tsunami di provocazioni: prego Miriano, risponda, in fretta per favore. Alla prima parola? Risatine, interruzioni, ulteriori inesattezze. Quando poi Miriano riesce finalmente a fare una domanda agli ospiti presenti...? O si cambia discorso, o si lancia uno degli slogan più politicamente corretti che esistano: “l’amore è amore”. 

Tralasciando alcune considerazioni emerse durante il "dibattito", del tipo: “Scusi Miriano, ma che servano una mamma e un papà per fare un bambino chi l’ha detto?” – e ancora – “Madre è solo un concetto”, tralasciando la maleducazione ed il sessismo di cinque uomini che hanno bisogno di slogan e grida per sovrastare una donna, tralasciando le battute sul nome e sui libri di Costanza Miriano, mi chiedo: davvero ci basta questo? 

Ospite scomoda in tv

Davvero di fronte alle domande, rimaste senza risposta, di Costanza Miriano, la risposta intellettuale dialogante è: “l’amore è amore”? La grande cultura di chi si presenta come dialogante e aperto si riduce così: io sono dialogante, quindi se dici che non la pensi come me sei omofobo, retrogrado, tradizionalista, conservatore, chiuso, hai le gambe storte, hai le mani screpolate, etc etc…?
Perché scagliarsi in cinque contro Costanza? Perché non rispondere ad una (almeno una dai!) delle sue domande? Perché cambiare discorso? La grande indignazione che ha travolto di commenti la pagina facebook e twitter della trasmissione dimostra che si può pensarla diversamente, ma l’onestà intellettuale non può essere calpestata.

Cercare di coprire con slogan e inesattezze domande tanto chiare quanto scomode non fa altro che dimostrare la cattiva fede che muove una parte dell’informazione. Stiamo in guardia, sempre, perché il metodo Anti-Miriano si ripeterà molte volte.

Metodo "Anti-Miriano": riempire l’avversario di domande tendenziose e cariche di inesattezze, non consentire la risposta libera, coprire poi il tutto con slogan tratti dal miglior politicamente corretto.