martedì 30 marzo 2021

Vaccino Johnson & Johnson e aborto

Dal 19 aprile 2021 sarà disponibile in Europa il nuovo vaccino anti covid-19 prodotto da Johnson & Johnson, in Italia sono attese oltre 7 milioni di dosi nel secondo trimestre del 2021 e 27 milioni di dosi in totale entro l'anno (fonte: Agi). Il siero, il quarto approvato in Europa, somministrato in un’unica dose, solleva non pochi problemi etici, in quanto utilizza linee cellulari da feti abortiti per sperimentazione e produzione. 

In America il dibattito sul tema è incandescente, basti pensare che la diocesi di Bismarck ha rilasciato un comunicato nel quale definisce il vaccino Johnson & Johnson: «moralmente compromesso e quindi inaccettabile per i cattolici». Ora un nuovo “no” al vaccino arriva dal vescovo ausiliario di Nur-Sultan, che non ha dubbi: la cooperazione morale del paziente è tutto fuorché «remota». 

Positivo al covid-19

Il legame fra vaccini anti covid-19 e aborto non è una fake news creata ad hoc da un sito di quarta categoria, bensì un problema etico che pone non pochi interrogativi a ricercatori, medici e pazienti. Il 21 dicembre 2020 la Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato una Nota con la quale ha giudicato che, in assenza di alternative etiche e in caso di grave emergenza, è «moralmente accettabile ricevere vaccini che hanno utilizzato linee cellulari da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione». Ciò è possibile solo perché la cooperazione al male del paziente è giudicata «remota» 

Quando la Nota è stata pubblicata però il vaccino Johnson & Johnson non era ancora disponibile. Il 2 marzo 2021 il dibattito esplode in America, con i vescovi USA che chiedono ai cattolici di scegliere il vaccino «con il minor legame con le linee cellulari derivate dall’aborto», e li invitano a fare pressione sulle case farmaceutiche affinché la produzione si sposti su vaccini etici. 

Tutte queste notizie, oggi riportate in estrema sintesi, sono state date nei giorni scorsi dalle pagine virtuali di questo blog con approfondimenti e analisi. Il dibattito americano è stato ignorato da tutte le principali testate giornalistiche italiane, ancora oggi è difficile trovarne traccia con articoli in lingua italiana (salvo quelli pubblicati su questo blog). 

Nonostante ciò, continuano a levarsi voci che tentano di proporre pensieri liberi dalle pressioni di una narrazione sempre più a senso unico. L’ultimo intervento è quello di monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliario dell’arcidiocesi di Maria Santissima a Nur-Sultan, capitale del Kazakistan (fino al 2019 chiamata Astana), che ha affidato al blog del giornalista Aldo Maria Valli una lunga riflessione

Se i vescovi USA si rifiutano di considerare "remota" la cooperazione al male con il vaccino Johnson & Johnson, il vescovo Schneider fa un passo oltre, e condanna senza mezzi termini l'utilizzo di linee cellulari da aborto anche per test di laboratorio e sperimentazione (come accade per Pfizer e Moderna). 

Si legge: «Esiste la distinzione tra la presenza diretta delle linee cellulari provenienti dall’assassinio di un bambino non nato nel vaccino e il loro uso per i test, e quest’ultimo è, ovviamente, oggettivamente meno grave. Ma non possiamo accettare nemmeno l’uso di queste cellule o delle linee cellulari solo per i test, poiché questo ci avvicina al crimine di commercializzare parti del corpo di bambini uccisi. Anche in questo caso c’è un accumulo di orribili crimini». 

Il vescovo ausiliario di Nur-Sultan, nel suo lungo scritto, non nasconde le difficoltà che incontra chi sceglie di andare controcorrente, ma invita i cristiani a farsi sentire: «Non accetteremo mai questa ingiustizia, anche se è già così diffusa in medicina! Non è consentito trattare i nascituri, le vite delle persone più deboli e indifese del mondo intero, in un modo così degradante affinché i già nati possono trarne un temporaneo beneficio per la salute». 

Monsignor Schneider richiama alcuni passi dell’enciclica “Evangelium Vitae” di papa Giovanni Paolo II, in particolare il capitolo 63 nel quale si legge: «La valutazione morale dell'aborto è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l'uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica e legalmente ammessa in alcuni Stati. Se «si devono ritenere leciti gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati alla sua guarigione, al miglioramento delle sue condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale», si deve invece affermare che l'uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona. La stessa condanna morale riguarda anche il procedimento che sfrutta gli embrioni e i feti umani ancora vivi — talvolta «prodotti» appositamente per questo scopo mediante la fecondazione in vitro — sia come «materiale biologico» da utilizzare sia come fornitori di organi o di tessuti da trapiantare per la cura di alcune malattie. In realtà, l'uccisione di creature umane innocenti, seppure a vantaggio di altre, costituisce un atto assolutamente inaccettabile». 

In questi passaggi l’enciclica del pontefice polacco, oggi santo, richiama anche il documento della Congregazione per la dottrina della fede, “Donum vitae”, del 22 febbraio 1987, e la “Carta dei diritti della famiglia”, Pontificio consiglio per la famiglia, 22 ottobre 1983. 

Dunque un dibattito, quello sui problemi etici sollevati dai vaccini anti covid-19, che, nonostante l’indifferenza delle grandi testate, è destinato a crescere nelle prossime settimane anche in Italia. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/03/vaccini-aborto-e-il-mondo-mostruoso.html 

(Image by Prasesh Shiwakoti (Lomash) from Unsplash)

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