giovedì 16 luglio 2020

Gianluca e Flavio, una ferita da curare

No, la maschera di Pilato non è accettabile. Di fronte alla morte di Gianluca e Flavio, i due adolescenti di Terni uccisi da una bottiglietta di metadone, lavarsi le mani sperando di candeggiare così la coscienza non vale. Non funziona. 

Per i due giovani la morte è arrivata di notte, nel buio delle loro camerette. Una morte inaspettata, forse involontariamente cercata, esito terribile di un gioco più grande di loro. Ma per il mondo degli adulti il passo felpato della morte dovrebbe essere sirena che squarcia la notte. Non ha dubbi il procuratore capo di Terni, che parla di “responsabilità collettiva”, proprio ora che il presunto colpevole c’è, proprio ora che le indagini stanno rivelando cosa è accaduto quella notte. 

Immagine di una fabbrica abbandonata in bianco e nero

lunedì 13 luglio 2020

La Chiesa e il pericolo di uno scisma

La Chiesa cattolica si è ammalata. È successo nel 2013, quando, stravolgendo una storia bimillenaria, papa Benedetto XVI ha rinunciato al ministero petrino. È successo quando, dopo un conclave inedito e discusso, dalla loggia di San Pietro si è affacciato papa Francesco, e alla folla che lo acclamava ha detto: «Per favore, pregate per me». In quel preciso istante, forse proprio dalla finestra aperta sulla piazza gremita, è entrato un virus nuovo, per il quale Oltre Tevere non esistono anticorpi. 

Non è infatti una malattia esterna, come il comunismo per Giovanni Paolo II, o il modernismo per Pio IX, o il relativismo per Benedetto XVI. Nella storia, la Chiesa si è spesso posta come medico nei confronti di una società via via sempre più indifferente alle radici cristiane. Questa volta però il medico si è ammalato. E non se ne è accorto. 

Immagine di San Pietro a Roma che si specchia nel Tevere di notte

mercoledì 8 luglio 2020

Coronavirus: una seconda ondata di infodemia?

L’assalto alle farmacie in cerca di integratori di vitamina C, le lunghe code fuori dai supermercati per il timore di una improvvisa chiusura, i feroci dibattiti sui social tra sostenitori del lockdown e contrari alle limitazioni imposte da Regioni e Governo. Sono solo alcune delle immagini che rimangono oggi, mentre il Covid-19 sembra allentare la sua presa, almeno sull’Italia. 

Accanto alla pandemia causata dal virus, il belpaese si è trovato ad affrontarne un’altra, altrettanto invisibile e altrettanto globale: l’infodemia. Il neologismo è stato coniato per indicare la grande sete di informazioni che ha caratterizzato in modo particolare i mesi della Fase 1 quando, con l’Italia intera dichiarata zona rossa, si è registrato un vero e proprio boom di clic ai siti dei giornali e un significativo aumento dei dati Auditel.

Secondo Primacomunicazione.it, durante il lockdown alcuni quotidiani hanno visto un incremento di visite ai loro siti pari al 30%. Ma con quali risultati? 

Immagine di un computer acceso e uno smartphone con Facebook attivo

mercoledì 1 luglio 2020

Giornalismo: lo salvi chi può

Il giornalismo oggi è come Venezia. Una realtà bellissima ma ferita, trasformata eppure ancora confusa, un grande passato dal futuro incerto. L’emergenza Covid-19 sembra aver dato il colpo di grazia a un sistema che già arrancava dietro alla rivoluzione digitale: durante l’isolamento ci sono testate che hanno registrato un -60% di copie cartacee vendute. Boom di clic sui siti, ma quasi ferma la crescita degli abbonamenti digitali, unica vera alternativa sostenibile alle copie cartacee. 

Un giornale brucia a simboleggiare la crisi della carta stampata e della libertà