venerdì 19 marzo 2021

Il 21 marzo con la Fondazione Jérôme Lejeune

«Lasciateci entrare nella storia!». Si chiama così la grande campagna organizzata dalla Fondazione Jérôme Lejeune per la Giornata mondiale della Sindrome di Down di domenica 21 marzo 2021. 

E no, non si tratta di un’operazione puramente social: fino al 24 marzo enormi manifesti daranno vita e colore ai muri delle linee 1, 2, 3, 6, 7, 9, 8, 10, 11, 12 della metropolitana di Parigi, nonché sulla RER A, B, D, E. 

La Fondazione non ha dubbi: «È ora di dare alle persone con sindrome di Down i mezzi e la possibilità di fare la storia». 

Manifesto Fondazione Lejeune

Charlie Chaplin, il generale De Gaulle, Edith Piaf, Napoleone e un giocatore della squadra di calcio francese: questi i personaggi che campeggiano nei manifesti della Fondazione Jérôme Lejeune, tutti impersonati da giovani con la sindrome di Down. 

Sono persone che hanno lasciato una traccia nella storia: «Nonostante i loro difetti, che fanno parte della natura umana. Le vite di Charlie Chaplin, quella di Napoleone o di Edith Piaf non sono state perfette, e hanno avuto i loro momenti di gloria e di successo, come inevitabilmente hanno avuto momenti di dubbio, prova e sofferenza – spiega la Fondazione presentando la campagna –. La storia di tutti gli uomini è una storia ferita, forgiata dal successo ma anche dall’insuccesso. Ogni uomo, ogni donna, indipendentemente dalla propria origine sociale, culturale, situazione o fragilità ha il diritto non soltanto di avere successo nella vita, ma di realizzare la propria vita». 

Ma cosa significa avere successo? «Il nostro tempo cerca la perfezione, la realizzazione dei propri desideri, la soddisfazione del piacere, ma rifiuta la sofferenza, respinge la differenza e la vulnerabilità, fugge il sacrificio e la morte – racconta la Fondazione –. Nel momento in cui gli uomini e le donne confondono il soddisfacimento dei loro desideri individuali con l’aspirazione alla vera felicità, è logico che le persone con sindrome di Down sconcertino, perché rimandano l'umanità alla sua parte di ombra e di mistero, alle sue imperfezioni e alla sua vulnerabilità». 

Ancora una volta, seguendo con serena precisione la traccia lasciata da Jérôme e dalla moglie Birthe, la Fondazione Lejeune accende i riflettori sulle ipocrisie di una società arricciata sull’ego dei singoli, una società capace anche di aprire la strada, senza scrupoli né memoria, al ritorno dell'eugenetica. 

Potrebbe fare diversamente la Fondazione? Difficile pensarlo. Jérôme Lejeune ha sempre agito così. Come quella volta che all’Onu ebbe la forza di affermare: «Ecco un’istituzione per la salute che si trasforma in istituzione di morte», e la mattina dopo sui muri di Parigi comparvero insulti e minacce di morte. Le associazioni pro-aborto non potevano sopportare il coraggio di questo scienziato troppo impegnato in favore della vita, troppo proteso verso la vita più fragile, troppo assiduo nel ricordare che non esistono vite non degne di essere vissute, troppo disposto a perdere tutto, anche la carriera, pur di difendere i suoi ragazzi. E pensare che proprio questi giovani, ancora oggi, «non smettono mai di sconcertarci con il loro desiderio di felicità e la loro tenerezza», ricorda la Fondazione. 

«Come possiamo accettare oggi che la maggior parte delle occupazioni professionali siano loro precluse?», com’è possibile parlare di solidarietà e diritti quando un favor mortis opprimente vorrebbe cancellare ogni forma di fragilità (del corpo, perché le fragilità dell’anima crescono invece indisturbate)? 

I pendolari di Parigi saranno pungolati da questo e tanti altri interrogativi, perché la bellezza di questa campagna è proprio nella sua capacità di riaccendere il pensiero critico, svelando catene dove si pensava di aver visto preziosi braccialetti. 

A guardare questi manifesti forse qualcuno inizierà a pensare che: «Con loro la nostra storia è diversa, più imprevedibile, a volte maggiormente messa alla prova, ma anche più felice, perché ci insegna a deconcentrarci da noi stessi, a volgerci verso chi ha bisogno, verso chi, per la sua differenza e la sua fragilità, ci rende migliori». 

Nonostante tutto, c’è ancora spazio per la speranza. Grazie Fondazione Jérôme Lejeune. «È tempo di offrire alle persone con Trisomia 21 i mezzi e la possibilità di entrare nella storia! Non abbiamo niente da perdere e tutto da guadagnare». 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/02/jerome-lejeune-e-venerabile.html 

(Image from fondationlejeune.org)

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