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sabato 17 aprile 2021

Copia e incolla? Illegittimo, sempre

Copiare e incollare gli articoli, o riprodurli integralmente con qualsiasi altra modalità, è un atto illegittimo. Anche se fatto per la rassegna stampa. Lo ha sancito definitivamente il Tribunale amministrativo del Lazio con due sentenze (la 04260/2021 e la 04263/2021). 

Il caso si è aperto con il ricorso presentato da L’Eco della Stampa, ma il fenomeno non si esaurisce alle rassegne pure: esistono tanti siti che sfruttano la riproduzione integrale degli articoli altrui per ottenere visite. Tra questi, a sorpresa, si scopre anche il portale di Radio Maria. 

Computer e diritto d'autore

mercoledì 24 marzo 2021

Come condividere un articolo online

Hai letto un articolo su un sito o un blog e vuoi segnalarlo ai tuoi contatti? Vuoi inviare un articolo su WhatsApp? Vuoi consigliare un articolo sui social o rilanciarlo sul tuo blog? Ecco come fare per condividere in modo legale e sicuro un articolo online

Condividere online

sabato 20 marzo 2021

Il buon giornalismo e i lettori

Si è aperta nel ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin la giornata conclusiva del Seminario dell'Università di Roma Tor Vergata in collaborazione con Ossigeno per l'Informazione e Ordine dei Giornalisti del Lazio su “Fake news e violazioni della libertà di stampa”. 

La giornata era dedicata a “Gli ostacoli al buon giornalismo in Italia”, un tema che impone la domanda: cos’è il buon giornalismo? 

«È la linfa della democrazia – ha spiegato Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno –. Non è solo la soddisfazione di un bisogno di informazione, è ciò che rende la società in cui viviamo una comunità partecipata. Il giornalismo rende partecipi i cittadini di tutti i fatti rilevanti». 

Il giornalismo

giovedì 11 marzo 2021

Vaccino ai giornalisti

L’hashtag #VaccinoAiGiornalisti è l’ultima frontiera dell’attacco social a chi fa informazione. Proposto poche ore fa, in abbinamento alla notizia della sospensione del vaccino AstraZeneca per effetti avversi, ha subito raccolto centinaia di tweet. Quasi tutti, banale dirlo, anonimi. 

Dato che la stampa è ormai considerata colpevole della pandemia quasi quanto il virus, la speranza di molti utenti social è che proprio ai giornalisti vengano somministrate le dosi bloccate. 

Ma la "provocazione" è strumentale (oltre che di pessimo gusto), perché tra i primi a non chiedere la priorità, e a combattere l’idea della corporazione privilegiata, ci sono proprio tanti giornalisti. 

Vaccino ai giornalisti

venerdì 5 marzo 2021

Minacce ai giornalisti: +87%

Boom di minacce ai giornalisti: nel 2020 +87%. È questo il dato che emerge dal Centro di Coordinamento sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti, convocato ieri dal Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese dopo le intimidazioni registrate nelle ultime settimane ai danni del quotidiano toscano Il Tirreno (vedi aggressione al giornalista Matteo Scardigli). 

Ne dà notizia oggi Il Fatto Quotidiano, a pagina 13, segnalando che il Centro ha monitorato (nel 2020) 163 episodi intimidatori, episodi che nel 2019 erano stati 87. In forte crescita insulti, intimidazioni e manifestazioni di odio sui social, che rappresentano oltre il 40% degli atti contro i giornalisti, con la crescita di un sentimento che rifiuta il diritto di cronaca, che non lo riconosce più (vedi minacce di morte alla redazione del Piccolo di Alessandria). 

Giornalisti

martedì 23 febbraio 2021

Gli insulti e le scuse (che non bastano)

Chiedere scusa non basta. Gli insulti all’onorevole Giorgia Meloni, giunti pochi giorni dopo il messaggio antisemita della consigliera comunale M5S di Torino e dopo le minacce alla senatrice Liliana Segre, “colpevole” di essersi vaccinata contro il Covid-19, non si possono cancellare con un semplice messaggio di scuse. Non funziona così. 

Lo spiega senza mezzi termini il collega Giorgio Levi sul blog “Il Times” (il pezzo merita lettura integrale): «Alle scuse è necessario accoppiare un gesto significativo, irreversibile, forte». 

Odio e hater

martedì 16 febbraio 2021

Brunetta, il Corsera e il giornalismo

La triste vicenda dell’intervista vintage a Renato Brunetta, riproposta come ultim’ora inedita dal Corriere della Sera, ricorda che le testate giornalistiche devono smetterla di inseguire i siti di quart’ordine per acchiappare una manciata di clic in più. 

Non è una questione marginale: se il giornalismo perde la propria deontologia allora si consegna inerme al mondo dei social, allora mette sullo stesso piano un giornalista professionista che fa cronaca e un profilo anonimo che pubblica tutto ciò che gli passa per la testa

Renato Brunetta

mercoledì 10 febbraio 2021

Ossigeno alla libertà di stampa

Che senso ha parlare della libertà di stampa oggi? Sui social chiunque può pubblicare qualsiasi notizia. Che senso ha investire ancora sugli inviati speciali? Sui social chi si trova sul luogo della notizia pubblica subito foto e video dell’accaduto. Che senso ha fare distinzioni fra chi è giornalista e chi non lo è? Sui social non serve il tesserino per informare. 

È il tempo della libertà assoluta, tempo nel quale il giornale di carta è visto o come malinconico retaggio del tempo che fu o come accessorio fashion da sfoggiare nei selfie, per fingere con i propri follower una predisposizione all’approfondimento che non esiste. 

Entrare in edicola se si è under 50? Impossibile. Quando un giovane passa davanti a un’edicola vede solo un piccolo chiosco abbandonato, come quando un babbano passa davanti al castello di Hogwarts

Giornali di carta

domenica 31 gennaio 2021

Foto di minori sui giornali

Si possono pubblicare sui giornali fotografie di vittime minorenni? Si può prendere una foto o screenshottare un video con un minore da un social e poi pubblicare le immagini sulla testata? La deontologia giornalistica, nello specifico la Carta di Treviso, non lascia spazio a interpretazioni: «Il fondamentale diritto all’informazione può trovare dei limiti quando venga in conflitto con i diritti dei soggetti bisognosi di una tutela privilegiata». 

Il minore è un soggetto bisognoso di tutela privilegiata, il suo sviluppo armonico ed equilibrato è il limite invalicabile di fronte al quale anche il diritto di cronaca (che, quasi, non conosce limiti) deve rallentare. 

Le domande tornano però a farsi pressanti perché la cronaca in queste settimane si è trovata segnata dai terribili casi dei minori che si sono suicidati in seguito a una sfida nata su TikTok. 

Un bambino su una panchina

giovedì 28 gennaio 2021

Notizie e pirati

Si sa, nella vita non si finisce mai di stupirsi. E lo stupore è destinato a rinnovarsi ogni volta con nuovo vigore, in modo particolare di fronte alla furberia. Anzi, alla pirateria (ma senza Johnny Depp che interpreta Jack Sparrow). Un esempio? Oggi si parla di giornalismo 4.0

Le testate giornalistiche tradizionali sono in crisi, perché affrontano la rivoluzione digitale con strutture che hanno mantenuto le caratteristiche degli anni d’oro della stampa, quando il giornale di carta era l’imprescindibile compagno della colazione, quando la propria appartenenza politico-ideologica veniva sfoggiata anche con il quotidiano di riferimento sotto il braccio, quando il lavoro era pesante ma sicuro, stabile, ed entrare in una redazione voleva dire rimanerci tutta la vita, salvo personali desideri di cambiamento. 

Pirata Lego

domenica 27 dicembre 2020

Vaccino anti Covid-19 e giornali

È arrivato il Vax Day, l’inizio della somministrazione del vaccino in Europa, e su quasi tutti i giornali (versioni cartacee e online) campeggiano le immagini del furgone Pfizer che ha attraversato l’Italia per raggiungere la capitale. Immagini che pian piano vengono sostituite con i volti dei primi tre operatori sanitari vaccinati questa mattina alle 7.20 allo Spallanzani di Roma. Online si trova anche il modulo da compilare per ricevere il vaccino anti Covid-19

Su molti giornali la cronaca lascia il posto a una narrazione entusiastica, che comprende il tweet del premier Giuseppe Conte, «Oggi l’Italia si risveglia», e le numerose dichiarazioni di fiducia nella scienza di medici e infermieri. Con l’invito, ribadito più volte da tutti gli intervistati, affinché gli italiani si apprestino a richiedere la vaccinazione

Una scelta editoriale netta, che vede come principale portabandiera Il Fatto Quotidiano, ma che è tacitamente approvata dalla maggior parte delle testate giornalistiche italiane. 

Vaccino anti coronavirus

giovedì 24 dicembre 2020

Crisi dell'Inpgi e precariato

«Beh comunque non è che ti fanno lavorare gratis, ti pagano, quindi non devi lamentarti, dai basta». Una scossa elettrica. Ci sono frasi che, come fulmini, rompono l’equilibrio. 

Un anno fa: ero in macchina con un collega, in viaggio verso una conferenza stampa. Mi stavo lamentando del mio contratto, uno sfogo in cerca di solidarietà dopo giornate particolarmente pesanti. Il collega era in pensione, ma oltre a quella percepiva uno stipendio sul quale ovviamente non pagava i contributi. Io ero pagato a pezzo, e per il servizio che stavamo andando a fare insieme sapevo già che avrei preso 4 euro (lordi, perché ci avrei pagato sopra tutti i contributi). 

Oggi: alcune grandi firme del giornalismo italiano scrivono al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere un intervento in favore dell’Inpgi, la cassa previdenziale dei giornalisti, che da anni soffre per una crisi profonda, riflesso di quella che attraversa la professione. 

Giornali di carta

martedì 22 dicembre 2020

Giornalismo, i sogni salvano

Sono passati quattro anni dalla prima volta che ho varcato questa porta. E ricordo come fosse ieri le mani un po’ tremanti per la sensazione di entrare in un posto atteso, sognato, sperato, immaginato a lungo. Al tempo muovevo i primi passi in una gavetta stupenda e terribile fatta di lavoro full-time, 7 giorni su 7, senza tregue né garanzie. 

Tante, tantissime le scoperte, è vero che questo lavoro si impara macinando chilometri a caccia di notizie ogni giorno e con giornate dietro la scrivania a fare macchina e cucina (essendo stato a lungo esterno, dunque abituato a cucine barbare, ho sempre cercato di essere rispettoso e delicato), e tante, tantissime le soddisfazioni, come la firma in prima pagina per reportage, inchieste e interviste importanti. Non pochi i lividi, perché la gavetta non prevede particolari tutele, contrattuali e umane, per il giovane aspirante giornalista. 

E la crisi feroce che attanaglia il settore rende le redazioni posti quasi inaccessibili, a volte cupi, dove i giovani sono visti più come possibili minacce che come risorse. Se poi vengono riconosciuti come risorse allora si trovano sulle spalle un carico extra di lavoro, che sostanzialmente comprende i loro compiti più quelli dei colleghi che hanno perso l’entusiasmo per la professione. E questa professione non perdona: farla senza entusiasmo significa precipitare in un girone infernale. Dorato, se si è fatto in tempo a firmare il contratto nazionale qualche anno fa, ma pur sempre un girone infernale. 

OdG Lombardia

mercoledì 9 dicembre 2020

Come riconoscere le fake news

Hai ricevuto su WhatsApp l’ennesimo messaggio contenente un articolo copiato e incollato, e ora ti chiedi se hai tra le mani una fake news? Ebbene, nel 99% dei casi la risposta è sì. In questa lunga fase di infodemia, che corre parallela alla pandemia causata dal Covid-19, anche i non addetti ai lavori hanno scoperto che non esistono solo notizie verificate e bufale. 

Si allarga infatti a macchia d’olio un’ampia zona grigia fatta di notizie verosimili, imprecise, tendenziose, dalle fonti non verificate o addirittura derubate. E la loro diffusione è facilitata dalla nascita di siti e blog gestiti da non giornalisti che copiano e incollano contenuti solo per acchiappare clic e guadagnare visibilità e pubblicità (clamoroso il caso degli articoli copiati e incollati sul sito di Radio Maria, raccontato su questo blog il 18 novembre 2020). 

Fake News

mercoledì 2 dicembre 2020

La bricconeria quotidiana

Continua il nostro viaggio nel sottobosco di siti e blog con il vizietto del copia e incolla selvaggio. Dopo la scoperta degli articoli copiati e incollati sul sito di Radio Maria, raccontata da questo blog il 18 novembre 2020, oggi l’approdo (assolutamente casuale) è su “La fede quotidiana”. Il sito si presenta come: «Un progetto editoriale per il web che ha l’obiettivo di far circolare notizie in lingua italiana sul mondo cattolico, provenienti da tutti i continenti». 

E ancora: «LaFQ riporta notizie di politica nazionale ed estera, sociali, economiche, culturali e sportive che siano legate al mondo cattolico dando una cronaca imparziale e completa su quanto avviene nel mondo». Sul sito capito per segnalazione di un amico, che mi invia un link riguardante le Messe di Natale negate in Belgio. Peccato che le prime tre righe suonino, come dire, familiari. Già sentite. 

Clown It

lunedì 30 novembre 2020

Le notizie DOP e IGP

«Le foto come gli articoli presenti su XXX sono presi in larga parte da Internet e quindi valutati di pubblico dominio». Sì, è necessario leggere più e più volte per accertarsene, ma c’è scritto davvero così. La frase compare in fondo a un blog cattolico tradizionalista molto cliccato e molto condiviso sui social

Una giustificazione simile, riguardo l’utilizzo libero del materiale online, compare in fondo a un altro sito, che si presenta come un “notiziario di informazione cattolica indipendente”. Anche in questo caso si specifica che «Le foto presenti sul sito sono prese in larga parte da Internet e quindi valutate di pubblico dominio». Ma l’elenco potrebbe continuare per molte battute, rivelando un fitto sottobosco di “informazione” cattolica. 

Mascherina di carta
Image by Charles Deluvio from Unsplash

venerdì 20 novembre 2020

Facebook in zona rossa

Non è facile decidere di abbandonare Facebook per chi fa il giornalista. Non è facile perché oggi dai social arriva una percentuale imponente di traffico, dunque di visibilità, dunque di pubblicità e abbonamenti e donazioni. Arriva cioè una buona fetta dei ricavi, diretti e indiretti, che consentono a un giornale o a un blog di guadagnare, soprattutto se parliamo di prodotti esclusivamente digitali, nati senza versione cartacea. 

Eppure, dopo circa otto anni dall'iscrizione, posso dire con serenità che il clima che si respira sulla piattaforma di Mark Zuckerberg non fa più per me. 

Social e news online

mercoledì 18 novembre 2020

Radio Maria, così non va

«Padre Livio Fanzaga, il nemico perfetto di chi ci vuole zombie». Il titolo campeggia su un link condiviso sulla pagina Facebook ufficiale di Radio Maria. Il direttore, padre Livio Fanzaga, è da giorni nell’occhio del ciclone per le sue dichiarazioni sulle origini del Covid-19. 

Secondo la voce storica della radio cattolica più ascoltata in Italia infatti, il virus sarebbe stato creato in laboratorio come strumento delle élite mondiali per trasformare le persone in zombie. Non in senso stretto, ovviamente, anche se qualche lettore avrà subito pensato alle atmosfere di “Buffy l’ammazzavampiri”, ma come effetto indiretto della nuova vita: isolamento, perdita del lavoro, sfilacciamento delle relazioni. Insomma, perdita della libertà. 

Padre Livio Fanzaga

domenica 15 novembre 2020

Barbara D'Urso intervista il piccolo Tommaso

Alla fine arriva Barbara. Ebbene sì, le luci di Barbara D’Urso hanno raggiunto e illuminato il piccolo Tommaso, autore della discussa lettera (in realtà una PEC) indirizzata al premier Conte nella quale chiede delucidazioni sull’autocertificazione che dovrà usare Babbo Natale. Discussa, appunto, per giorni: alzi la mano chi non ha pensato a una manovra propagandistica firmata Casalino. 

Ora si scopre che il piccolo Tommaso non si chiama Rocco, esiste e ha davvero cinque anni. Ma il problema non è scoprire la paternità effettiva della missiva, bensì cogliere l’occasione per fare un ripasso. 

Torniamo al 5 ottobre del 1990: quel giorno Ordine dei Giornalisti, Federazione nazionale stampa italiana e Telefono Azzurro si siedono attorno a un tavolo e firmano la Carta di Treviso. Cuore della carta deontologica? Lo sviluppo armonico e integrale del minore. 

Pomeriggio Cinque

venerdì 13 novembre 2020

Piovono bufale: come difendersi

«Il Natale è spirituale non viene bene farlo in tanti», il premier Giuseppe Conte. «Le feste natalizie? Meglio trascorrerle su Skype», Massimo Galli, primario infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, che ospite di “Mattino Cinque” aggiunge: «I regali dovrebbero essere acquistati esclusivamente su Internet, il cenone dovrebbe avvenire in gruppi ristretti magari collegandosi in video-chiamata». E ancora: «Lockdown? Io non esco già più di casa», la professoressa Ilaria Capua. «Napoli è malata, agire o sfileranno le bare», Bruno Zuccarelli, vice presidente dell'Ordine dei medici di Napoli. 

Questo è il clima che si respira visitando le versioni online di alcuni quotidiani e accendendo la tv. Sempre più spesso la caccia all’ultimo clic prende il sopravvento, e la situazione degenera. Se poi, per puro masochismo, si aprono i social, si viene inondati da “articoli” e video provenienti dai siti più bizzarri, spesso anonimi, e lì la ricerca della verità diventa una vera mission impossible: «Quello che nessuno vuole dirti», «La grande bugia del coronavirus», «Ecco perché le mascherine fanno solo male», «Manda subito questo messaggio a tutti i tuoi contatti, ecco come vogliono tracciarci», «Colpo di Stato», «Tutti in farmacia a prendere il bionitratodiammonioecadmio…», e si potrebbe continuare per pagine e pagine. 

Fake News