mercoledì 8 luglio 2020

Coronavirus: una seconda ondata di infodemia?

L’assalto alle farmacie in cerca di integratori di vitamina C, le lunghe code fuori dai supermercati per il timore di una improvvisa chiusura, i feroci dibattiti sui social tra sostenitori del lockdown e contrari alle limitazioni imposte da Regioni e Governo. Sono solo alcune delle immagini che rimangono oggi, mentre il Covid-19 sembra allentare la sua presa, almeno sull’Italia. 

Accanto alla pandemia causata dal virus, il belpaese si è trovato ad affrontarne un’altra, altrettanto invisibile e altrettanto globale: l’infodemia. Il neologismo è stato coniato per indicare la grande sete di informazioni che ha caratterizzato in modo particolare i mesi della Fase 1 quando, con l’Italia intera dichiarata zona rossa, si è registrato un vero e proprio boom di clic ai siti dei giornali e un significativo aumento dei dati Auditel.

Secondo Primacomunicazione.it, durante il lockdown alcuni quotidiani hanno visto un incremento di visite ai loro siti pari al 30%. Ma con quali risultati? 

Immagine di un computer acceso e uno smartphone con Facebook attivo

A giudicare dai dibattiti social, la relazione maggiore lettura uguale maggiore conoscenza sul tema non è confermata. Non è un problema per soli addetti ai lavori, anche se investe un settore, quello dell’informazione, che già da anni paga il prezzo di una pesante crisi strutturale, ma è un campanello d’allarme per la tenuta sociale del Paese. 

Grande attenzione è nata attorno ai virologi, che improvvisamente si sono ritrovati ospiti di numerose trasmissioni televisive, anche quattro in una sola giornata. Un meccanismo che ha aumentato l’interesse del pubblico, spaccandolo però in diverse tifoserie. A fronte di pochissimi dati certi sul nuovo virus, il confine fra cronaca e opinione si è fatto sempre più labile, con il risultato che molte persone hanno deciso di seguire un virologo piuttosto che un altro in base alla propria sensibilità personale. 

A rendere ancora più inclinato il piano, il prolificare di siti e blog che hanno diffuso notizie non verificate, titoli “acchiappa clic”, teorie complottiste e virgolettati esasperati. A fronte di questa delicata situazione, non va infatti dimenticato che molte persone hanno deciso se rispettare o no le regole dopo aver dibattuto sui social, l’OMS ha mostrato tutta la sua fragilità, con dichiarazioni ritardatarie o contraddittorie, che hanno lasciato confusione anche in chi ha voluto leggerle direttamente dalla fonte. 

Non è possibile oggi prevedere con esattezza una seconda ondata di Covid-19, ma la paura di una nuova pandemia sta portando a nuovi investimenti nei reparti di terapia intensiva. La paura di una nuova infodemia, nella quale la cronaca del reale viene spodestata dall’opinione più rassicurante, sta portando a un ripensamento del ruolo dell’informazione? È questo il momento per parlarne. 


(Image by William Iven from Pixabay)

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, cosa ne pensi?