mercoledì 1 luglio 2020

Giornalismo: lo salvi chi può

Il giornalismo oggi è come Venezia. Una realtà bellissima ma ferita, trasformata eppure ancora confusa, un grande passato dal futuro incerto. L’emergenza Covid-19 sembra aver dato il colpo di grazia a un sistema che già arrancava dietro alla rivoluzione digitale: durante l’isolamento ci sono testate che hanno registrato un -60% di copie cartacee vendute. Boom di clic sui siti, ma quasi ferma la crescita degli abbonamenti digitali, unica vera alternativa sostenibile alle copie cartacee. 

Un giornale brucia a simboleggiare la crisi della carta stampata e della libertà

I giornali in crisi 

Terminata la fase più concitata dell’emergenza i clic sui siti dei giornali sono tornati a diminuire, anche se qualche testata conserva un tesoretto inaspettato, ma le copie vendute in edicola non sembrano tornare ai livelli pre-covid. Per non parlare della pubblicità che, soprattutto nelle realtà locali, si è quasi fermata durante il lockdown

Il problema è che la bellissima città affondava e si spopolava già prima del 23 febbraio scorso. Da almeno 10 anni calano le copie vendute, non crescono abbastanza le copie digitali, il turnover è bloccato, i giovani giornalisti sono esclusi dalle redazioni (se non per qualche sostituzione), si allarga il distacco fra ciò che la gente vive e ciò che il giornale scrive. 

 

Rivoluzione digitale e ideologia

Recentemente ho avuto il piacere di intervistare per iFamNews la collega Monica Mondo, che ci ha regalato una efficace fotografia in movimento del giornalismo italiano. Con un punto di partenza severo: da anni si vede la crisi, ma ancora manca la soluzione. 

Forse più che in altri settori, per il giornalismo la parola d’ordine oggi dev’essere ripartenza. Una ripartenza rinnovata. In primis, investendo sui giovani. Giovani che oggi spesso si trovano a vivere una situazione paradossale: hanno voglia di fare, passione, forse anche un po’ di talento, dunque si vedono affidare sulle spalle grandi responsabilità, compresa la firma in prima pagina, reportage e inchieste. Lavorano dal lunedì alla domenica, tutte e quattro le stagioni, spesso affiancano al tradizionale lavoro di cronisti quello di social media manager, per promuovere anche tra i loro coetanei la testata per la quale scrivono, e alla fine si ritrovano un co.co.co (se va bene) con pagamento di pochi euro a pezzo, senza né ferie né malattia. 

 

Tutele ai giovani 

Eppure spesso sono proprio loro che, stando in strada ogni giorno, tengono vivo il legame fra lettori e giornale. Che ascoltano le fonti, le verificano, vanno di persona nei luoghi dove sono segnalati i problemi, e tutto questo senza tutela alcuna se non la compagnia del fotografo del giornale. Il giornalismo non può diventare un lavoro per ricchi. Il giornalismo non può diventare il passatempo del fine settimana o del pomeriggio di chi fa altri lavori. Il giornalismo richiede una grande professionalità, una dura gavetta, un’attenzione costante a ciò che accade nel mondo, anche a quelle notizie che non “bucano lo schermo”, perché non di rado sono segnali premonitori di eventi ben più grandi. 

 

Tornare all’essenziale 

Nel crepuscolo di Venezia, che proprio al tramonto svela la sua vera magia, si può intravedere la cura: tornare all’essenziale, alla bellezza. Con rispetto per quello che Venezia è, ovvero un capolavoro che parla al visitatore ancora capace di meravigliarsi. 

Il giornalismo deve affrontare oggi due grandi sfide: la nuova sostenibilità economica, troppo a lungo data per scontata, e il superamento dell’ideologia, che compatta ma allo stesso tempo fa perdere uno sguardo di ampio respiro sulla realtà. E senza la fiducia dei lettori, questo non sarà possibile. Si riparte dall’essenziale: cercare la verità e raccontarla. Con libertà, indipendenza, coraggio, rispetto. 

L’Italia che perde Venezia è una corona che perde una delle sue pietre più preziose. La democrazia che perde il giornalismo è un regime, dove l’unica voce che risuona nelle piazze è quella del padrone. 


(Image by Nijwam Swargiary from Unsplash)

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