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martedì 10 novembre 2020

Processo Rocchelli, i riflettori rimangano accesi

Conferenze stampa e annunci di un futuro pieno di soddisfazioni. Succede questo in Ucraina attorno a Vitaly Markiv, condannato in primo grado (il 12 luglio del 2019) a 24 anni di reclusione per la morte del fotoreporter Andy Rocchelli, e assolto in secondo grado (il 3 novembre del 2020) per non aver commesso il fatto, secondo l’articolo 530 comma 2 del codice di procedura penale. 

È necessario attendere le motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro 90 giorni, ma intanto cosa succede? La mobilitazione ucraina non si è mai fermata, mentre in Italia tutto tace. 

Arsen Avakov e Vitaly Markiv

venerdì 30 ottobre 2020

Andy Rocchelli, dossier speciale di Ossigeno per l'informazione

I giornalisti come operatori umanitari, contro i quali non si può usare violenza mai, neanche in contesti di guerra. C’è qualcosa di assolutamente inedito nella sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise di Pavia il 12 luglio 2019, con la quale è stato condannato il soldato italo-ucraino Vitaly Markiv a 24 anni di reclusione per concorso nell'omicidio del fotoreporter Andrea (Andy) Rocchelli. 

C’è l’equiparazione dei giornalisti agli operatori che sotto le bombe salvano vite umane, c’è il riconoscimento del giornalismo come attività essenziale per la democrazia, c’è la condanna ferma di ogni tipo di violenza nei confronti di chi fa informazione. 

Un tassello nuovo nel dibattito sul giornalismo che Ossigeno per l’informazione vuole rilanciare per il 2 novembre, in occasione della Giornata Internazionale dell’ONU per mettere fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti (IDEI). 

Mironov e Rocchelli

sabato 24 ottobre 2020

Processo Rocchelli, la difesa: "Assolvete Vitaly Markiv"

«Markiv aveva gli stessi compiti degli altri soldati, non aveva rapporti privilegiati con i suoi superiori, non aveva nessun potere sui comandanti dell’esercito ucraino. Siamo di fronte a una colpa d’autore, è stato presentato alla Corte il mostro perché così non può che essere lui il colpevole. Rimane però l’assordante vuoto probatorio, coperto con l’accusa di crimini contro l’umanità. Ma Pavia non è Norimberga». 

Sono le ore 20.45, il Tribunale di Milano è ormai deserto e numerose luci sono state spente. Nel grande corridoio centrale risuona ancora la voce dell’avvocato Raffaele Della Valle, che sta terminando la sua lunga arringa. 

Tribunale di Milano

venerdì 16 ottobre 2020

Processo Rocchelli, Pg e parti civili: "La sentenza di primo grado sia confermata"

Conferma integrale della sentenza di primo grado, ovvero condanna a 24 anni di reclusione per Vitaly Markiv e risarcimento alle parti civili. Si è chiusa con queste richieste la terza udienza del processo d’appello per la morte del fotoreporter Andy Rocchelli, tenutasi ieri nell’aula della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Milano.

Manifestazione Free Markiv

Un’udienza fiume, apertasi alle 9.30 del mattino, segnata dalla lunga requisitoria del sostituto procuratore generale Nunzia Ciaravolo e dalle arringhe degli avvocati delle parti civili, e conclusasi la sera, pochi minuti prima delle 18. 

Prima della requisitoria, il sostituto procuratore ha espresso il proprio disappunto per il lavoro di traduzione e trascrizione fatto sull’intercettazione ambientale a Vitaly Markiv durante la sua detenzione nel carcere di Torre del Gallo, a Pavia: l’interprete ucraina, oltre a tradurre le frasi pronunciate dai detenuti, ha aggiunto fra parentesi quelle che il Pg ha definito «note interpretative personali», una sorta di spiegazione e commento alle espressioni usate da Markiv. La Corte ha dichiarato che non terrà conto di queste frasi, frasi «non richieste al perito»

Terza udienza Rocchelli

giovedì 8 ottobre 2020

Processo Rocchelli, "The Wrong Place"

Il 15 ottobre la Corte d’Assise d’Appello di Milano scioglierà le riserve sull’acquisizione del documentario “The Wrong Place” nel processo per i responsabili della morte del fotoreporter Andy Rocchelli. La difesa di Vitaly Markiv, unico imputato, condannato in primo grado a 24 anni di reclusione, ha presentato da subito questa richiesta, definendola un tassello fondamentale per la rinnovazione dell’istruttoria. Ma cos’è “The Wrong Place”? 

Cristiano Tinazzi, ideatore del film inchiesta assieme a Danilo Elia, giornalista Rai, Olga Tokariuk, giornalista ucraina, e Ruben Lagattolla, documentarista, ha scritto a “Ossigeno per l’informazione” per spiegare com’è nato il progetto e con quale obiettivo. 

Nell’articolo, che potete leggere cliccando qui, Tinazzi spiega: «Il nostro lavoro si basa sulle carte processuali. Le abbiamo lette e analizzate e portate sul luogo dei fatti seguendo la dinamica degli eventi ricostruita dall’unico testimone sentito in tribunale, il fotografo francese William Roguelon». 

giovedì 1 ottobre 2020

Processo Rocchelli, indagini per minacce all'interprete

Un colpo di scena inaspettato e inquietante questa mattina alla seconda udienza del processo d’appello per la morte del fotoreporter Andy Rocchelli: dietro alla mancata traduzione e trascrizione di un’intercettazione ambientale, che il sostituto procuratore generale vuole acquisire tra le prove, non ci sarebbero solo problemi tecnici, bensì intimidazioni e minacce all’interprete incaricata. La notizia è stata confermata dagli avvocati di parte civile. 

Processo d'appello Rocchelli

martedì 29 settembre 2020

Andy Rocchelli: a Milano il processo d'appello per l'uccisione del fotoreporter

Ha preso il via oggi il processo di appello ai responsabili della morte del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, ucciso insieme al giornalista russo Andrej Mironov il 24 maggio 2014, in Donbass, mentre insieme a lui documentava gli scontri armati fra indipendentisti ed esercito ucraino. 

Manifestazione per Markiv

Seguirò tutto il processo come giornalista accreditato per “Ossigeno per l’informazione”. Lì potrete trovare un resoconto puntuale di ogni udienza. 

Raffaele Della Valle

Sul sito di Ossigeno è anche possibile rileggere tutti gli articoli sul processo di primo grado, che ha portato alla condanna a 24 anni di reclusione per Vitaly Markiv. 

sabato 4 gennaio 2020

Andy Rocchelli e il giornalismo

Il giornalismo come missione, il giornalismo come scoperta, il giornalismo come sospensione del giudizio di fronte a una realtà complessa, spesso più misteriosa delle proprie convinzioni, e dunque tutta da illuminare. Insomma, il giornalismo.

All’inizio del 2018 e per tutto il 2019 ho avuto la fortuna di essere incaricato da “Ossigeno per l’Informazione” di seguire il processo per l’omicidio di Andy Rocchelli, fotoreporter ucciso in Ucraina il 24 maggio del 2014, mentre documentava le condizioni dei civili coinvolti nella guerra. Oltre un anno di udienze, perizie, testimonianze, immagini, video. Un mare di informazioni da ascoltare, comprendere e poi riportare ai lettori.

Intervista ai genitori di Andy Rocchelli alla Provincia Pavese

venerdì 5 luglio 2019

Andy Rocchelli, la guerra e le "Volpi scapigliate"

«Cento morti solo ieri, metà dei quali civili, incursioni aeree sopra Donetsk, caccia ed elicotteri di Kiev che sorvolano Lugansk, il Donbass ribelle sotto l’urlo dell’esercito ucraino, quattro osservatori dell’Osce nelle mani delle milizie filo-russe mentre a Kharkov si recuperano le salme del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del suo collega Andrej Mironov. Difficile continuare a chiamare quella ucraina una "guerra a bassa intensità". Difficile non definirla una guerra civile».

Così scrive, il 28 maggio del 2014, Giorgio Ferrari, dalle pagine degli Esteri di Avvenire. Il suo pezzo è, per molti, un pugno nello stomaco. Di fronte a questa fotografia drammatica, la retorica rassicurante del “noi non c’entriamo” non rassicura più. E la consapevolezza che il conflitto ucraino sia cosa alquanto seria si fa piena. Il conflitto riguarda anche l’Italia, riguarda tutta l’Europa. In mezzo agli scontri armati ci sono civili indifesi, ci sono anziani e bambini. 

Serata di presentazione di Volpi Scapigliate, in ricordo di Andy Rocchelli

Il 15 aprile 2016 la BBC realizza un documentario, rilanciato in Italia da Leone Grotti sulle pagine di Tempi, sull’autoproclamata Repubblica del popolo di Donetsk. Grotti scrive: «La guerra civile in Ucraina va avanti dall’aprile del 2014. Dopo due anni sono morte più di 9 mila persone, mentre 3,5 milioni necessitano di aiuti alimentari e sanitari per sopravvivere. L’Occidente, che prima ha soffiato sul fuoco e poi ha favorito una riconciliazione tra Mosca e Kiev solo quando la situazione era ormai degenerata, ha promosso gli accordi di pace di Minsk II: firmati nel febbraio del 2015, non sono mai stati davvero implementati».

I civili raccontano: «È difficile quando giorno dopo giorno cadono le bombe e volano i proiettili, è davvero difficile. Ma continuiamo a vivere qui». A Oleksandrivka, territorio ribelle, ad appena 800 metri dal confine dove si spara ancora, c’è una scuola. All’entrata una cartello emblematico: «Sono vietate le armi all’interno». L’insegnante, Valentina Cherkas, ha una sola parola per descrivere quello che sta succedendo: «Follia. Io sono ucraina ma il Donbass è la mia terra. È come se mi avessero tagliato a metà».

Ancora una volta, e in questo la guerra non si tradisce mai, i civili si ritrovano in una strage. Nicola Lombardozzi, inviato a Mosca di Repubblica, il 31 gennaio del 2015 scrive: «Muoiono ancora civili nella guerra di Ucraina, questa volta anche cinque anziane pensionate straziate da un proiettile d'artiglieria ucraino a Donetsk mentre facevano la coda per la distribuzione di pacchi di aiuti umanitari: coperte, qualche scatoletta, poveri generi di conforto. Insieme ad altri passanti, beccati da proiettili vaganti nelle strade del capoluogo ribelle del Donbass, le donne di Donetsk portano a 12 il numero quotidiano delle vittime innocenti in città. Da maggio ad oggi siamo già a quasi seimila». 


martedì 25 giugno 2019

Processo Rocchelli, l'arringa della difesa: "Markiv è innocente, sempre amico dei cronisti"

L’avvocato difensore Della Valle ha fatto una lettura delle prove molto diversa dalla requisitoria del Pm. Conclusioni il 5 luglio, sentenza il 12.

Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. 

La difesa dell'imputato Vitaly Markiv

«Vitaly Markiv ha sempre difeso i giornalisti inviati in Ucraina, ha collaborato con loro, lo consideravano un amico. L’istruttoria e la requisitoria del Pm hanno trascurato elementi importanti che cambiano radicalmente la posizione di Markiv». L’avvocato Raffaele Della Valle lo ha affermato venerdì 21 giugno 2019, nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Pavia, svolgendo l’arringa in difesa dell’unico imputato di questo processo per l’omicidio del fotoreporter Andy Rocchelli. (…) 

mercoledì 5 dicembre 2018

Processo Rocchelli. Ci hanno preso di mira, racconta un sopravvissuto

Il racconto del fotoreporter francese William Roguelon che viaggiava in auto insieme con Andrea al momento dell’attacco nel Donbass. 

Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta in collaborazione tra Ossigeno per l’informazione,  La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine  Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotororeporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda.

sabato 1 dicembre 2018

Giustizia per Rocchelli: la difesa chiede sopralluogo in Ucraina

Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta in collaborazione tra Ossigeno per l’informazione,  La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine  Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotororeporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. L’articolo può essere ripubblicato liberamente a condizione di mantenere la firma e questa nota di presentazione. 

mercoledì 19 settembre 2018

Giustizia per Rocchelli. Nuovo rinvio al processo di Pavia

Riprenderà il 23 novembre. Intanto sarà nuovamente notificata all’Ucraina la citazione chiesta dai familiari del fotoreporter italiano ucciso in Ucraina nel 2014. Tensione fuori dal tribunale. 

Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta in collaborazione tra Ossigeno per l’informazione,  La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine  Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. 


«È stato rinviato al 23 novembre 2018 il processo all’italo-ucraino Vitaly Markiv, 29 anni, imputato per l’omicidio del fotoreporter italiano Andy Rocchelli e dello scrittore dissidente russo Andrej Mironov, uccisi il 24 maggio del 2014 in Ucraina mentre realizzavano un reportage per documentare le sofferenze della popolazione civile del Donbass a causa degli scontri tra separatisti filorussi e l’esercito di Kiev (...)».