Il 31 marzo del 2005 Terri Schindler moriva di fame e di
sete dopo una terribile agonia lunga 15 giorni. Pochi giorni dopo Oriana
Fallaci rompeva il suo silenzio concedendo una storica intervista a “Il Foglio”
e rileggendo la vicenda di Terri.
Oriana scardina, con precisione quasi
maniacale, le bugie del politicamente corretto. Oriana denuncia, con forza
inarrestabile, il crimine che si è compiuto sulla giovane donna. Oriana mette
in guardia, con uno sguardo tremendamente profetico, dalla crescita di una
nuova cultura della Morte.
La memorabile intervista, realizzata da Christian
Rocca, uscì sul Foglio il 13 aprile 2005, con il titolo “
Barbablù e il Mondo Nuovo”. Di seguito, alcuni estratti.
«[…] Io non sono capace di guardare
certe cose con distacco, indifferenza, freddezza. Ma poche volte ho sofferto
quanto per questa donna innocente, uccisa dall’ottusità della Legge e dalla
crudeltà di un Barbablù. Nonostante la mancanza di sangue, di manifesta
brutalità, v’è qualcosa di particolarmente mostruoso nella morte di Terri
Schindler.
Intende dire Terri Schiavo… Io non dico mai Terri Schiavo. Mi sembra
una beffa, una crudeltà supplementare, chiamarla col cognome di suo marito. Era
nata come Theresa Marie Schindler, povera Terri. E se la sapessero tutta, penso
che anche gli italiani direbbero Terri Schindler e non Terri Schiavo. Uso le
parole "se-la-sapessero-tutta" perché ho l’impressione che in Italia
anzi in Europa la gente non sia stata bene informata. Che sia i giornali sia le
televisioni abbiano sottolineato la sensazionalità della faccenda, non i suoi
retroscena. Io invece l’ho seguita giorno per giorno ed ora per ora, qui in
America, e l’effetto è stato così disastroso che non credo più alla Legge. […] Se
mi sbaglio, se la Legge significa davvero Giustizia, Equità, Imparzialità, me
lo si dimostri incriminando i magistrati che per ben dodici volte si sono
accaniti su quella creatura colpevole soltanto d’essere una malata inguaribile.
In testa a loro, quel George Greer che per primo accolse l’istanza di Barbablù
e ordinò di staccare la spina cioè di togliere a Terri il feeding-support: il
tubo nutritivo. Dopo George Greer, i trentanove becchini che travestiti da
magistrati confermarono il suo verdetto. Tra di loro i buoni Samaritani della
Corte d’Appello di Atlanta che il 30 marzo rifiutaron d’accogliere l’estrema
supplica di Bob e Mary Schindler, ancora illusi che la Legge significasse
Giustizia eccetera. […]
Sta dicendo che lo stato-vegetativo di Terri non era
irreversibile? Non lo dico io. Lo dicono i neurologi che contestano e per anni
contestarono la diagnosi dei vari Cranford. […] Lo stato-vegetativo si
distingue dal coma in modo molto preciso. Il coma è un sonno continuo. Lo
stato-vegetativo è un alternarsi di sonno e di veglia durante la quale il
malato vede, capisce, reagisce agli stimoli. Per esempio, alle persone che gli
stanno vicino. E questo era il caso di Terri. "A vederci si illuminava
come un albero di Natale" hanno detto più volte i suoi genitori. E la
prova che non mentivano ci è fornita dal video trasmesso da tutte le
televisioni del mondo. Quello nel quale sua madre si china a baciarla e Terri
si illumina veramente come un albero di Natale. I suoi occhi si spalancano,
brillano di gioia. La sua bocca si apre in un sorriso beato, e attraverso quel
sorriso beato sembra dire: "Grazie d’esser venuta, mamma". C’è di
più. A un certo punto, la madre le mostra un palloncino coi personaggi di Walt
Disney. E Terri lo osserva incuriosita, divertita. Il padre le pone domande e
Terri risponde rantolando sì o no. "Yeaaah! Naaah!". Lo pronuncia
davvero male, quel sì e quel no. Però si tratta proprio di un sì e di un no.
Chiunque abbia visto e udito quel video può testimoniarlo, e a dirlo sono anche
le infermiere che la curavano.
Due di loro raccontano addirittura che, a veder
Barbablù, Terri si comportava in modo completamente diverso da quello in cui si
comportava coi genitori. Chiudeva gli occhi oppure distoglieva lo sguardo,
assumeva un’espressione ostile, taceva ostinatamente, e altro che
stato-irreversibile! Quella era una donna che capiva. Che pensava, che
ragionava. Io sono certa che la sua lunga agonia, la sua interminabile
esecuzione effettuata attraverso la fame e la sete, Terri l’abbia vissuta
consapevolmente. Quanto a quel tipo di esecuzione, alla fame e alla sete che
sopravvengono quando si rimuove il tubo nutritivo, dico: gli spartani che
eliminavano i bambini deformi gettandoli dalla Rupe del Taigeto erano più
civili di noi. Perché a cadere dalla Rupe del Taigeto i bambini morivan sul
colpo. Terri, invece, a morire ci ha messo ben quattordici giorni.
