giovedì 1 aprile 2021

Embrioni e sperimentazioni: la Chiesa cosa dice

Non si ferma il dibattito su vaccini anti covid-19 e aborto. I vescovi USA hanno invitato i cattolici a rifiutare il siero Johnson & Johnson perché l’azienda utilizza linee cellulari da feti abortiti anche per la produzione, il vescovo ausiliario di Nur-Sultan ha chiamato all’obiezione di coscienza verso tutti i vaccini che abbiano un legame con l’aborto anche solo nella fase di sperimentazione. 

Ma cosa afferma la Chiesa in materia di aborto, sperimentazioni sugli embrioni e difesa della vita? La "Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini anti-Covid-19", promulgata dalla Congregazione per la dottrina della fede il 21 dicembre 2020, non è l’unico intervento in materia. 

Rehumanize

Il primo “no” all’aborto si trova nel Catechismo della Chiesa cattolica, parte terza, sezione seconda, capitolo secondo, articolo 5. Al numero 2270 si legge: «La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita». Al numero 2274: «L'embrione, poiché fin dal concepimento deve essere trattato come una persona, dovrà essere difeso nella sua integrità, curato e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro essere umano». Al numero 2275: «È immorale produrre embrioni umani destinati a essere sfruttati come "materiale biologico" disponibile». 

La difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, è un filo rosso, anzi il filo rosso, che attraversa tutti i pronunciamenti della Chiesa. Senza il riconoscimento della sacralità della vita, dell’inviolabilità della vita, ogni altro diritto perde forza. 

Il 7 dicembre 1965 papa Paolo VI, oggi santo, nell’enciclica “Gaudium et Spes”, una delle quattro Costituzioni del Concilio Vaticano II, al capitolo 52 scrive: «Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l'aborto e l'infanticidio sono delitti abominevoli». 

Il 23 ottobre 1982 papa Giovanni Paolo, parlando alla Pontificia Accademia delle scienze, afferma: «Condanno nel modo più esplicito e formale le manipolazioni sperimentali dell’embrione umano, poiché l’essere umano dal suo concepimento alla morte non può mai essere strumentalizzato per nessuno scopo». 

Il 22 ottobre 1983 la Pontificia Accademia della vita promulga la “Carta dei diritti della famiglia”, il cui articolo 3 recita: «L'aborto è una diretta violazione del diritto fondamentale alla vita dell'essere umano. Il rispetto per la dignità dell'essere umano esclude ogni manipolazione sperimentale o sfruttamento dell'embrione umano». 

Il 22 febbraio 1987 la Congregazione per la dottrina della fede pubblica la Nota “Donum Vitae”, che indaga il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione. Si legge: «L'essere umano è da rispettare - come una persona - fin dal primo istante della sua esistenza». 

Questo perché, come si legge nella “Dichiarazione sull’aborto procurato” del 18 novembre 1974: «Dal momento in cui l'ovulo è fecondato, si inaugura una nuova vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora. A questa evidenza di sempre la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: un uomo, quest'uomo-individuo con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l'avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi capacità richiede tempo per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire». 

Il “no” a qualsiasi sperimentazione sugli embrioni è chiaro: «Nessuna finalità, anche in se stessa nobile, come la previsione di una utilità per la scienza, per altri esseri umani o per la società, può in alcun modo giustificare la sperimentazione sugli embrioni o feti umani vivi – si legge ancora nella Nota –. Usare l'embrione umano, o il feto, come oggetto o strumento di sperimentazione rappresenta un delitto nei confronti della loro dignità di esseri umani che hanno diritto allo stesso rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona umana. (…) Inoltre va sempre fatta salva l'esigenza morale che non vi sia stata complicità alcuna con l'aborto volontario e che sia evitato il pericolo di scandalo. Anche nel caso di feti morti, come per i cadaveri di persone adulte, ogni pratica commerciale deve essere ritenuta illecita e deve essere proibita». 

Difficile scegliere solo un altro intervento di papa Giovanni Paolo II, oggi santo, in favore della vita, si rimanda pertanto all’enciclica “Evangelium vitae”: «Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa – si legge nell’enciclica ai capitoli 62 e 63 –. La valutazione morale dell'aborto è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l'uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica e legalmente ammessa in alcuni Stati. (…) La stessa condanna morale riguarda anche il procedimento che sfrutta gli embrioni e i feti umani ancora vivi — talvolta «prodotti» appositamente per questo scopo mediante la fecondazione in vitro — sia come «materiale biologico» da utilizzare sia come fornitori di organi o di tessuti da trapiantare per la cura di alcune malattie. In realtà, l'uccisione di creature umane innocenti, seppure a vantaggio di altre, costituisce un atto assolutamente inaccettabile». 

Significativa anche l’Istruzione “Dignitatis personae”, pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede l’8 settembre 2008 (come aggiornamento della “Donum Vitae”), dove si affronta, tra gli altri, il tema delle migliaia di embrioni crioconservati nei Paesi che praticano la fecondazione in vitro. Lì risuona la terribile domanda: «Che fare di loro?», lì si ribadisce il “no” a qualsiasi sperimentazione sugli embrioni, lì si conclude che queste pratiche generano «una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile». 

Il 12 novembre 2011 papa Benedetto XVI, incontrando i partecipanti al Convegno internazionale promosso dal Pontificio consiglio per la cultura, ha detto: «Quanti difendono la ricerca sulle cellule staminali embrionali nella speranza di raggiungere tale risultato (combattere le malattie degenerative N.d.R.) compiono il grave errore di negare il diritto inalienabile alla vita di tutti gli esseri umani dal momento del concepimento fino alla morte naturale. La distruzione perfino di una sola vita umana non si può mai giustificare nei termini del beneficio che ne potrebbe presumibilmente conseguire per un’altra». 

Il 18 maggio 2017, incontrando i malati di "Còrea di Huntington", papa Francesco ha invitato il mondo della ricerca a non alimentare la “cultura dello scarto”: «Alcuni filoni di ricerca, infatti, utilizzano embrioni umani causando inevitabilmente la loro distruzione. Ma sappiamo che nessuna finalità, anche in sé stessa nobile, come la previsione di una utilità per la scienza, per altri esseri umani o per la società, può giustificare la distruzione di embrioni umani». 

Il dibattito sulla liceità morale dei vaccini anti covid-19 che utilizzano linee cellulari da feti abortiti è dunque ancora aperto, con la «cooperazione al male remota» rifiutata dai vescovi americani, almeno per i vaccini che utilizzano queste linee cellulari anche per la produzione, e con l’auspicio di una grande obiezione di coscienza lanciato dal vescovo ausiliario di Nur-Sultan, monsignor Athanasius Schneider

Per approfondire https://parcodigiacomo.blogspot.com/search/label/giornalismo 

(Image by Maria Oswalt from Unsplash – A sign at the March for Life) 

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