mercoledì 21 agosto 2019

Terri, Eluana, Charlie, Alfie, Vincent: perché non possiamo tacere

Non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. Anche se il silenzio si è fatto impenetrabile, anche se ogni tentativo per cancellare dalla memoria collettiva Vincent Lambert è tutt’ora in atto, noi abbiamo il dovere di ricordarci di lui. Di un uomo francese di quarant’anni privato di acqua e di cibo fino alla morte perché in stato di coscienza minima. Di una famiglia lacerata che ha comunque combattuto fino allo stremo delle forze, con dignità e rispetto, senza mai scegliere la strada della violenza. Di alcuni medici che, d’accordo con giudici e con il presidente della Repubblica Macron, hanno voluto, cercato e ottenuto la morte per Vincent. Di tanti cittadini che in Francia, in Italia, e in molti Paesi del mondo, hanno organizzato veglie, hanno sollecitato politici e vescovi, hanno pregato affinché non vincesse l’orrore. 

Le dittature cercano sempre un pertugio dal quale insinuarsi di nuovo nelle società. Si presentano con una nuova maschera, un nuovo colore, ma sono mosse sempre dallo stesso odio per l’uomo e per la verità. Ho voluto raggruppare qui alcuni post che ho pubblicato sulla mia pagina facebook in quelle settimane, pagina sulla quale sono confluite tante persone cercando quelle notizie che i grandi media hanno volutamente taciuto.

Sulla mia pagina ho potuto riportare gli aggiornamenti quasi in tempo reale forniti dagli avvocati della famiglia Lambert, e ho condiviso notizie, riflessioni e confronti da “Tempi”, “La Nuova Bussola Quotidiana” e “Avvenire”. Come per Terri Schiavo, Eluana Englaro, Charlie Gard e Alfie Evans è stato importante scoprire di non essere soli. Anche per questo non dobbiamo dimenticare, non possiamo dimenticare. 

Il racconto degli ultimi giorni di vita di Eluana a cura di Lucia Bellaspiga per Avvenire

8 luglio 2019: «Caro Vincent, ma tu vedi già il Paradiso? Cosa stai provando ora, mentre le tue labbra si spaccano dopo oltre sei giorni senza una goccia d'acqua? Cosa pensi del tuo Paese, anestetizzato di fronte all'orrore? Quali pensieri ti suscita l’immagine di chi, proprio oggi, organizza barbecue a Parigi, distraendo la propria coscienza dal tuo volto sofferente? Caro Vincent, ci meritiamo il tuo perdono? Abbiamo protetto i tuoi amati genitori, Pierre e Viviane, dal dolore più grande che potessero provare? Ci vedi già piccole pedine informi dall’alto? Schiavi grigi di una dittatura nuova, che prima ci fa credere liberi persino di poter cambiare la nostra identità, e poi violenta la nostra intelligenza mentendo sulla tua uccisione? Caro Vincent, la dolce morte non esiste. Perdonaci se non siamo riusciti a difenderti. Tu stai incontrando il volto più oscuro di questa orrida ideologia, noi dovremo vivere il suo massimo potere. Ma anche Mordor ha una data di scadenza».

La Cassazione francese sul caso di Vincent Lambert

10 luglio 2019: «Con oggi, siamo al nono giorno di agonia per Vincent. Nove giorni senza acqua né cibo, eppure Vincent è ancora lì, nel suo letto d'ospedale. Privato di tutto, sedato, eppure vivo. Vivo come una piccola luce tremolante in un cielo d'Europa nero di morte». 

10 luglio 2019: «Caro Vincent, sono vicino alla finestra. Dal vetro entrano gli ultimi raggi di sole della giornata, lì accanto il calendario mi ricorda che il sole tramonta sul tuo nono giorno di agonia. Sono 9 giorni che non ti viene concessa una goccia d’acqua, una porzione di cibo, un po’ di vitamine o di elettroliti. Eppure tu, malato terminale, vegetale, non vita, vita futile, sei vivo. Tu continui a respirare autonomamente, il tuo cuore continua a pulsare da solo. Sei aggrappato a questa vita, la pretendi. Da dove ti arriva questa forza che sconvolge le rassicuranti bugie sul tuo stato di salute? Dove trovi questo coraggio di lottare con la mancanza d’acqua, con la sedazione profonda? Perché non ti sei lasciato subito andare? Perché continui a graffiare le nostre coscienze addormentate e spaventate, terrorizzate all’idea di risvegliarsi e comprendere l’orrore?».

Il comitato ONU sul caso di Vincent Lambert

11 luglio 2019: «A morire è l’Europa. No, non è Vincent che si spegne nella sua camera d’ospedale dopo 9 giorni di agonia senza né acqua né cibo. A spegnersi è l’Europa, è un continente che ha calpestato i suoi sogni di pace. È un continente che ha trascorso 9 giorni di silenzio complice e di menzogne per celare l’orrore. È un continente che accetta, che coccola una nuova ideologia mortifera e antiumana. Vincent oggi è in Paradiso, l’Europa inizia oggi la discesa verso il baratro. San Benedetto, prega per noi». 

15 luglio 2019: «Adesso però tacete tutti. Cosa c'è di più odioso, di più sconcertante del crimine che si è compiuto in Francia nei confronti di Vincent Lambert? C'è il viscido tentativo di trasformare un atto di eutanasia omissiva in un gesto d'amore. Perché mentire? Per paura, per ignoranza, per interesse? Forse chi mente ha intravisto le nubi nere di una nuova ideologia? Forse, spaventato, spera così di farsi amico dei nuovi dittatori? Forse spera di essere messo a tacere per ultimo? Che tristezza. Di fronte a chi violenta la nostra intelligenza, cercando di far morire due volte Vincent, rimane solo da alzarsi in piedi. Per andarsene da un'altra parte». 

La battaglia d'amore di Viviane Lambert per salvare suo figlio Vincent

21 luglio 2019: «Lo sguardo di Viviane mi ha colpito fin dalla prima volta che ho iniziato a documentarmi sul caso di Vincent Lambert. Non ho problemi a dirlo: questa mamma è un faro di speranza per un’Europa soffocata da un’ideologia mortifera. Mentre noi distribuiamo etichette con la parola “odio”, mentre noi discettiamo di “diritti” e “solidarietà”, a questa donna è stato ucciso il figlio. Ed è stato ucciso dalle istituzioni, da un potere contro il quale non è stato possibile fare nulla. Il medico che stava per interrompere l’idratazione, di fronte alla sua insistenza, le ha detto: “Sia cristiana, signora”. Suvvia Viviane, sia cristiana, mi lasci uccidere suo figlio e non mi parli di responsabilità, non mi infastidisca con il suo amore così puro, così sfolgorante da costringermi ad abbassare lo sguardo. E Viviane, di fronte all’orrore, di fronte all’ingiustizia, di fronte a tanti media che distribuivano menzogne, di fronte allo squarcio interno alla sua famiglia, non ha concesso un solo centimetro di spazio all’odio. Perché la sua era una battaglia d’amore. Viviane, tu dai speranza al nostro mondo».

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