venerdì 8 gennaio 2021

Roberto Saviano al Corriere della Sera

Quando un giornale assume nuovi giornalisti, o avvia nuove collaborazioni, c’è sempre da gioire. La salute delle testate giornalistiche è infatti la cartina tornasole delle condizioni di salute della democrazia, di un dibattito pubblico plurale e libero, di un’opinione pubblica informata e dunque in grado di scegliere consapevolmente. L’annuncio di poche ore fa, «Roberto Saviano nuova firma del Corriere della Sera», non invita però a stappare bottiglie di spumante. 

Roberto Saviano

I quotidiani italiani attraversano una crisi profonda, che si trascina da anni (almeno dal 2008) senza una controffensiva degna di questo nome. La linea generale è stata quella di garantire sempre di più le firme storiche, già ben protette dal contratto nazionale firmato negli anni d’oro, tagliando progressivamente le collaborazioni esterne. 

In un quotidiano si può trovare così un redattore anziano che prepara un pezzo a settimana e un collaboratore esterno che, correndo a caccia di notizie tutti i giorni, di pezzi ne consegna otto ogni sera. A fine anno il collaboratore esterno guadagna ciò che quel redattore anziano ha guadagnato in un mese. Qualcuno ha anche il coraggio di sorprendersi poi quando guarda i conti in rosso dell’Inpgi, ma questo è un altro discorso. 

La crisi strutturale delle testate tradizionali è anche segno di una profonda crisi di fiducia dei lettori nei confronti di questa professione. Di un giornalismo che si è fatto sempre più critica e sempre meno cronaca, per di più critica arricciata su se stessa, incapace di stare dalla parte della verità. 

Ho sulla scrivania la copia del Corriere della Sera acquistata poco fa in edicola. Non ho ancora avuto il tempo di leggerla, ma guardando la prima pagina non posso non notare una cosa. Editoriale? Doppio: Aldo Cazzullo, che parla degli estremisti pro Trump, e poco sotto Beppe Severgnini, che parla dello sconcerto provato per gli estremisti pro Trump. La spalla è firmata da Claudio Magris, che invita a non voltare la faccia di fronte agli estremisti pro Trump. Il taglio basso è di Massimo Gramellini, che sfotte (con grazia) gli estremisti pro Trump. Le civette della spalla sono dedicate alle scuse di Trump per i suoi sostenitori estremisti e alle falle della sicurezza evidenziate dagli estremisti pro Trump, le civette del taglio basso sono dedicate ai numeri del Covid-19 (numeri già ascoltati in tutti i telegiornali e letti sulle versioni online dei giornali ieri sera), all’apertura rinviata delle scuole in Lombardia e ai retroscena sul Conte ter con Monica Guerzoni e Francesco Verderami. 

Cosa potrebbe fare la differenza tra un quotidiano e un altro, quando tutte le prime pagine si rincorrono con editoriali e opinioni? La cronaca. Il racconto di un giornalista che era alla manifestazione, che gli spintoni li ha ricevuti, che le voci le ha ascoltate lontano dalle telecamere, che ha visto con i propri occhi ciò che è avvenuto a Capitol Hill. Leggere i rumori, i colori, gli odori e le sensazioni di quei momenti concitati e terribili. 

Il giornalista è là dove la Storia si scrive, e la racconta per chi non c’è. Senza questo, la critica perde smalto, l’editoriale perde la propria ragion d’essere. Ma tutto ciò è impossibile senza un vero ricambio generazionale. In ultimo, ma non è una questione marginale, ci sono quasi duecento giovani che nel pieno della pandemia hanno sostenuto e superato l’esame di stato (dopo anni di gavetta) per diventare giornalisti professionisti. Vedere che gli unici movimenti in entrata nei giornali riguardano persone neanche iscritte all’albo non è propriamente un segnale incoraggiante. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2020/04/i-giornali-gratis-su-telegram.html 

(Image by Roberto Saviano’s official Facebook page)

2 commenti:

  1. Non risulta iscritto all'albo neanche come pubblicista, ma quindi non paga neanche i contributi all'Inpgi?

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  2. Ero sicuro che fosse iscritto! Quindi non è iscritto all'albo, non firma contratti giornalistici, non deve rispettare la deontologia, non può essere richiamato dall'ordine, non ha superato esami, non deve fare la formazione professionale continua. Chiamalo scemo!

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