martedì 22 dicembre 2020

Giornalismo, i sogni salvano

Sono passati quattro anni dalla prima volta che ho varcato questa porta. E ricordo come fosse ieri le mani un po’ tremanti per la sensazione di entrare in un posto atteso, sognato, sperato, immaginato a lungo. Al tempo muovevo i primi passi in una gavetta stupenda e terribile fatta di lavoro full-time, 7 giorni su 7, senza tregue né garanzie. 

Tante, tantissime le scoperte, è vero che questo lavoro si impara macinando chilometri a caccia di notizie ogni giorno e con giornate dietro la scrivania a fare macchina e cucina (essendo stato a lungo esterno, dunque abituato a cucine barbare, ho sempre cercato di essere rispettoso e delicato), e tante, tantissime le soddisfazioni, come la firma in prima pagina per reportage, inchieste e interviste importanti. Non pochi i lividi, perché la gavetta non prevede particolari tutele, contrattuali e umane, per il giovane aspirante giornalista. 

E la crisi feroce che attanaglia il settore rende le redazioni posti quasi inaccessibili, a volte cupi, dove i giovani sono visti più come possibili minacce che come risorse. Se poi vengono riconosciuti come risorse allora si trovano sulle spalle un carico extra di lavoro, che sostanzialmente comprende i loro compiti più quelli dei colleghi che hanno perso l’entusiasmo per la professione. E questa professione non perdona: farla senza entusiasmo significa precipitare in un girone infernale. Dorato, se si è fatto in tempo a firmare il contratto nazionale qualche anno fa, ma pur sempre un girone infernale. 

OdG Lombardia

In questi quattro anni ho avuto la fortuna di vivere la strada, con la cronaca locale più vera, ma anche la redazione, con l’equilibrio sempre più difficile fra comunicazioni istituzionali e inchieste scomode. Una fortuna rara oggi, e ci penso mentre tiro verso di me la porta dell’Ordine, in questo 22 dicembre inedito. 

Quattro anni di gavetta (a volte più sfruttamento che gavetta), quattro anni di vera scuola, di formazione, di incontri (e scontri) con giornalisti professionisti, di cronaca da vivere ogni giorno per poterla raccontare e analizzare. Prima la tessera da giornalista praticante, poi quella da giornalista pubblicista, oggi finalmente la tessera da professionista. Con tanto di esame di stato in piena pandemia (132° sessione), con doppia trasferta a Roma per scritto e orale assieme a quattrocento colleghi. Con i corsi di preparazione in presenza, con i viaggi in treno, le corse in taxi, le camminate infinite con le mascherine che spezzavano il fiato. 

Per di più in una sessione d’esame che ha segnato il record di bocciati degli ultimi anni, per di più in una Roma deserta, con musei senza visitatori e saracinesche abbassate, nella quale ci siamo mossi come extraterrestri alla scoperta di un pianeta nuovo. Mentre chiudo la porta dell’Ordine devo riconoscere che questo 2020 è stato per me straordinario. In tutti i sensi. 

E mi ritrovo ancora più convinto di quanto scritto su questo blog dopo aver superato l’esame da pubblicista, un anno fa: «Tu non credere. Non credere a chi, invidioso e insoddisfatto, prospetta solo il fallimento. Non credere a chi, beatamente accomodato, dice che non c’è più posto. Non credere a chi, con lucida consapevolezza, cerca di far precipitare a terra il tuo sogno. Segui il sentiero che hai idealizzato, atteso e sperato. Preparati a renderlo più reale, più concreto, preparati a ridimensionarlo, ma non accettare di sporcarlo. Mai. Se la tua fiaccola resterà accesa, se continuerà a brillare vivace verso l’alto, troverai sicuramente la fine della foresta». 

Se non ora, quando iniziare a rimboccarsi le maniche per il proprio sogno? Non esistono sogni facili, non esistono traguardi importanti che si raggiungono con pochi minuti di autostrada. Ma superare la Foresta Proibita regala una gioia che riempie di senso anche un anno difficile come quello che stiamo vivendo. Mai credere alle scorciatoie. Nonostante tutto, e questo tutto può essere molto pesante, credere fino in fondo a un sogno salva. 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2020/01/andy-rocchelli-e-il-giornalismo.html

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, cosa ne pensi?