mercoledì 20 gennaio 2021

Il 27 gennaio l'amore crea

«Nel cuore di madre il sorriso del bimbo non si cancella, nel cuore, anime bianche nel cielo non vi scordate, per quanto sia il male non vi scordate»: così recita “Allodole”, uno dei brani più intensi de "La variante di Luneburg", fabula in musica con Milva e Walter Mramor ispirata all’omonimo romanzo di Paolo Maurensig. Dopo la deportazione, le torture, l’annientamento, addirittura dopo la morte, c’è qualcosa in grado di sbaragliare tutte le carte in tavola. C’è qualcosa che non muore, che non si cancella. 

Perché celebrare ancora oggi, nel 2021, la Giornata della Memoria? Per questa inaspettata rivelazione, visibile anche a chi non crede, cantata anche in un’opera laica come "La variante di Luneburg". Avvicinarsi all’Olocausto, seppur attraverso articoli di giornale, documentari e opere teatrali, consente di toccare con mano un’assurda verità: dove abbonda l’orrore, sovrabbonda l’amore. 

Memoriale Olocausto

È lì, silenzioso e prepotente l’amore, nello sguardo del figlio che si vede separare da mamma e papà. La madre si allontana silenziosa, accenna un saluto, il padre si oppone e viene colpito, cade a terra. Il cuore di questo figlio sovrabbonda di amore ferito, anche per i suoi genitori lotterà per rimanere vivo, per rimanere uomo. Per rivederli. 

È nel coraggio di Józef Ulma e di sua moglie Wiktoria Niemczak, papà e mamma di sei bambini, che nonostante le persecuzioni e i pericoli decidono di nascondere e dare aiuto agli ebrei in fuga. Per questo vengono trucidati dai soldati nazisti, anche Wiktoria, incinta del settimo figlio. 

È nell’altruismo di padre Massimiliano Kolbe, che offre la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia. E che, guardando dritto negli occhi il proprio carceriere, afferma: «L’odio non serve a niente, solo l’amore crea». 

È nella determinazione del cardinal Clemens August von Galen, vescovo di Münster, che di fronte all’abominio del programma Aktion T4, voluto dal Terzo Reich per eliminare le «vite non degne di essere vissute», prende carta e penna e il 3 agosto del 1941 in una lunga omelia denuncia: «Questa terrificante dottrina cerca di giustificare l'assassinio di uomini innocenti e di conferire sanzione legale all'omicidio sistematico di invalidi, menomati, incurabili e inabili. Ho scoperto che la pratica qui in Westfalia consiste nel compilare liste di pazienti, che vengono poi deportati altrove in quanto "cittadini improduttivi", e dopo un certo periodo vengono messi a morte. […] Semplicemente perché secondo qualche dottore, o per la decisione di qualche commissione, essi non hanno più diritto di vivere perché sono "cittadini improduttivi. Una volta che ammettiamo il diritto ad assassinare le persone improduttive, allora nessuno di noi può essere sicuro della propria vita. Noi non saremo alla mercé di alcuna commissione che possa mettere un uomo sulla lista degli improduttivi». 

È nel rifiuto della vendetta che Liliana Segre ha voluto come motore della propria vita da donna libera. Anche quando, durante la liberazione dal campo di concentramento, si è trovata di fronte il capo più spietato inerme, disarmato, finito. Avrebbe potuto sparargli, colpirlo, insultarlo, avrebbe potuto ucciderlo, invece: «Di colpo capii che non avrei mai potuto farlo, che non avrei mai potuto ammazzare nessuno. Questo fu l’attimo straordinario che dimostrò la differenza tra me e quell’assassino. E da quel preciso istante fui veramente libera». 

L’amore è nelle scelte di migliaia di uomini e donne che di fronte al bivio fra ciò che era giusto e ciò che era facile scelsero la giustizia. Nei vicini che non denunciarono ma anzi nascosero gli ebrei e i dissidenti, nei funzionari del governo che non cedettero alla banalità del male, in chi ebbe la forza di rinunciare a privilegi che gli sarebbero spettati se avesse accettato di tradire i più deboli. 

La variante di Luneburg

Continua in sottofondo il brano “Allodole”, e proprio fra queste note si intravede una «luce suprema che a confronto ogni lume è tenebra»: chi ha conservato un cuore umano anche sulla bocca dell’inferno ha salvato il mondo. 

Il 27 gennaio non è e non potrà mai essere un giorno come tutti gli altri. Perché quando il Male mostra il proprio volto più abominevole, l’uomo ha la possibilità di scegliere il Bene. E alla fine, anche dopo la notte più lunga e tormentata, vince l’amore. Sempre. 

«E ancora la notte trattiene il respiro, in una prolungata apnea. Ma non per molto ancora, che già il sole del suo cappello di feltro leva la tesa nera». 

Leggi anche https://parcodigiacomo.blogspot.com/2021/01/il-treno-e-la-memoria-oggi.html 

(Image by Mika from Unsplash)

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